Eluana Englaro è ad Udine. Si va verso lo stop all’alimentazione.

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La ragazza in stato vegetativo, lasciata la clinica di Lecco dove è stata negli ultimi quindici anni, è stata trasferita nella notte nella città friulana. Il neurologo: “Fra tre giorni sarà sospesa l’alimentazione”. Il ministro Sacconi: “Valutiamo la situazione, sarebbe giusto adottare un principio di cautela e di prudenza”. Sir: “Togliere la vita ad una persona indifesa è una barbarie”.Scienza&Vita: “Invochiamo l’ingerenza umanitaria”.

 IL TRASFERIMENTO – Un trasferimento nella notte per lasciare Lecco e gli ultimi quindici anni trascorsi nella clinica Beato Talamoni ed essere portata ad Udine, alla casa di cura La Quiete, dove nei prossimi giorni si potrà dare corso al decreto dei giudici milanesi che hanno autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione per la giovane Eluana Englaro. E’ il primo passo che condurrà verso la morte della ragazza in stato vegetativo: secondo quanto ha riferito il neurologo che segue Eluana, il prof. Carlo Alberto Defanti, “per i primi tre giorni si continuerà a nutrirla artificialmente, allo scopo di permettere al personale di verificare la situazione” e “dopo questi tre giorni verrà sospesa l’alimentazione”. Eluana sarà seguita da una équipe che darà si costituirà in una associazione per meglio regolare i rapporti giuridici con la struttura che ospiterà Eluana. Si chiamerà “Per Eluana” e sarà composta dal primario di terapia intensiva dell’ospedale di Udine Amato De Monte e da altri medici e tecnici specializzati. L’ambulanza che ha trasportato Eluana Englaro, partita da Lecco nel cuore della notte, all’1.30, è arrivata alla casa di cura ‘La Quiete’ di Udine pochi minuti prima delle ore sei della mattina. Al momento della partenza da Lecco, alcune persone hanno manifestato la propria protesta e indignazione per il trasferimento e la volontà di sospendere nutrizione e idratazione. Un “accorato appello alla coscienza di tutti” è stato lanciato anche dal vescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, per far continuare a vivere Eluana Englaro. «Faccio appello alla coscienza di tutti – ha scritto mons. Brollo – perché quanti hanno chiaro di essere al cospetto di una persona vivente non esitino a volerne e ad esigerne la tutela, mentre – ha aggiunto – quanti dubitano ancora abbiano la sapienza e la prudenza di astenersi da qualsiasi decisione irreparabile».

IL MINISTRO – “Stiamo valutando il caso anche dal punto di vista formale, alla luce della situazione di fatto e diritto. Ma oltre a questo, valgono gli interrogativi che dobbiamo porci nell’assoluto rispetto di tutte le posizioni”. Queste le prime parole pubbliche del ministro del Welfare Maurizio Sacconi che a dicembre aveva emanato un atto di indirizzo che impediva di fatto a tutte le strutture sanitarie pubbliche di dare corso alla sentenza che decretava il via libera allo stop dell’alimentazione forzata. Il ministro oltre a ritenere doverosa la comprensione “verso il dramma della famiglia” considera altrettanto doveroso che società e istituzioni riflettano sul senso della vita e dalla morte, “nel caso specifico di una persona che si trova in stato vegetativo, non è in una condizione di morte cerebrale tanto che nessuno ha ipotizzato l’espianto degli organi, che nell’attuale condizione non è sottoposta ad accanimento terapeutico ma piuttosto ad alimentazione e idratazione attraverso un sondino in quanto non è in grado di provvedere a se stessa, che è in una condizione di molti disabili e non ha espresso una volontà che deve essere acclarata da una certificazione come probabilmente chiederà la nuova legislazione. Davanti a tutto questo – ha aggiunto – ho pensato che fosse giusto adottare un principio di cautela, di prudenza, in assenza di una legislazione specifica. Guai se perdessimo il valore della vita e se non ci interrogassimo sul fatto che a volte la scienza non dà certezze”.

SCIENZA E VITA – “Dinanzi alla tragedia che si sta consumando a Udine e alla decisione di togliere l’acqua e il cibo a Eluana Englaro, invochiamo una vera e propria ingerenza umanitaria, in nome di un sacrosanto principio di precauzione che solo per lei non si vuole applicare”. Così si esprime l’Associazione Scienza & Vita che da sempre sostiene che “la giovane Eluana è una persona in condizione di massima fragilità, un grande disabile, a cui si dovrebbe sentire l’urgenza di garantire il necessario per continuare a vivere, ovvero l’idratazione e l’alimentazione che non dovrebbero mai essere negate alle persone, e sono migliaia in Italia, che versano nelle stesse condizioni”. Scienza & Vita pertanto annuncia che metterà in essere ogni tentativo, anche sul territorio friulano, perché emerga “il dissenso popolare rispetto alla scelta della magistratura italiana”. “Siamo convinti – aggiunge l’Associazione – che il sentimento popolare diffuso sia quello per la salvaguardia della vita e che la fuga in avanti della magistratura, che ha rafforzato le convinzioni della famiglia, rappresenti un gravissimo strappo alla coesione sociale del nostro Paese”. “L’ingerenza umanitaria – precisa Scienza & Vita – dovrà trovare forme rispettose sia delle leggi, delle sentenze come della sensibilità della famiglia. Ma non ci si può chiedere il silenzio dinanzi ad un atto, togliere l’acqua e il cibo a un disabile, che è semplicemente disumano. Noi continueremo a dare voce a chi ritiene la vita un bene supremo indisponibile e che la medicina debba curare e non dare la morte”.

SIR – E anche l’agenzia della Conferenza episcopale ha emesso una nota sul trasferimento di Eluana Englaro a Udine. Eccone il testo integrale. “Il viaggio della morte  è cominciato di notte: Eluana Englaro è stata trasportata dalla clinica di Lecco, dove in questi anni è stata amorevolmente assistita, ad una struttura sanitaria di Udine, dove dovrà morire. Tra qualche giorno le verrà tolta l’alimentazione e l’idratazione. Tutto questo con l’avallo di una sentenza.  un momento triste per tutti coloro che – credenti o non – hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita ad un altro, togliere la vita ad una persona totalmente indifesa è una barbarie. La fragilità e la debolezza, al contrario, sono un appello alla solidarietà, anche attraverso quei mezzi che oggi si hanno a disposizione. In tal senso, Benedetto XVI ha ricordato, all’Angelus di domenica 1° febbraio, che “l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo”. La vera risposta non può essere, infatti, dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. n questa vicenda taluni organi di informazione hanno sostenuto la tesi che il principio fondamentale sia l’autonomia di scelta della persona, fino al punto di decidere se far vivere o meno. La Chiesa, invece, ha trasmesso la convinzione che nessuno può essere abbandonato nella debolezza e nella sofferenza. a vita, cioè, è un bene sociale e, in una città solidale, tutti sono chiamati a fare la propria parte. L’autonomia assoluta condanna alla solitudine, la relazione conduce alla solidarietà. In questa direzione andava la richiesta, tante volte avanzata da chi quotidianamente assisteva Eluana, di affidarla proprio a loro: suore, medici, volontari, amici. Avevano domandato una sorta di adozione: e questo è un meraviglioso gesto di amore. Segno che in Italia il popolo della vita esiste.

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