Profili teologici e scientifici dello ‘sguardo dell’anima e della  ragione’: da occhi di ombra ad occhi di fede

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Tuttavia, è importante ricordare che questi segnali non verbali trasmessi attraverso gli occhi non sono sempre validi a livello universale. Sono fortemente influenzati da fattori come il carattere individuale della persona, la sua cultura, l’educazione ricevuta e il contesto specifico in cui si trova. Pertanto, mentre gli occhi possono essere potenti narratori, la loro ‘storia’ deve essere interpretata considerando queste variabili, ricordando che la comunicazione (verbale e non) è sempre un linguaggio complesso, che può prestarsi a più interpretazioni.

Uno degli esempi più notevoli proviene da Gustavo Adolfo Bécquer, un influente scrittore spagnolo della seconda metà dell’800. Bécquer ha descritto con poesia l’intensità espressiva degli occhi, affermando che:‘L’anima che può parlare con gli occhi, può anche baciare con lo sguardo.’

Sebbene non permettano di stabilire con certezza l’origine dell’espressione, queste citazioni letterarie evidenziano il fascino duraturo del legame tra occhi e anima attraverso la letteratura e la cultura popolare degli scorsi secoli.

La connessione tra gli occhi e l’anima è stata ampiamente esplorata nel campo della psicologia, sia nella teoria psicoanalitica sia nella ricerca empirica. La scuola freudiana e post-freudiana, con figure come Jacques Lacan, ha profondamente indagato il ruolo dello sguardo nello sviluppo psichico, nelle relazioni sociali e affettive, e nell’empatia.

 Non posso non illustrare in materia (gli occhi sono lo specchio dell’anima) la dottrina di Sant’Agostino d’Ippona, Dottore della Chiesa cattolica

 ( cfr. https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://psiche.santagostino.it/occhi-specchio-anima/&ved=2ahUKEwjU9c2i6vKLAxVKywIHHTpWKskQFnoECBMQAw&usg=AOvVaw2n6MTxRvJ1BFFxPvQ6yMWs ).

  In questo testo, che condivido pienamente, viene evidenziato che vi sono alcuni i quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa piuttosto che accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda agli uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché non siamo in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo, tuttavia dimostriamo alle menti umane che si devono credere anche quelle cose che non si vedono.

E, in primo luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così schiavi degli occhi carnali che giudicano di non dover credere ciò che con quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano ma anche conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo, che è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli. Per non parlare di altro, proprio la fede con la quale crediamo o il pensiero con il quale sappiamo di credere o di non credere qualcosa, sono totalmente estranei agli sguardi di codesti occhi; eppure che c’è di più manifesto, di più evidente, di più certo dell’interiore visione dell’animo?

 Come dunque possiamo non credere ciò che non vediamo con gli occhi del corpo, quando ci accorgiamo di credere o di non credere pur non potendo giovarci degli occhi del corpo? Cfr.       https://www.monasterovirtuale.it/s-agostino/la-fede-nelle-cose-che-non-si-vedono.html

In riferimento alla  memoria ed al corpo, si  discute affinché sia evidente che l’anima non può essere considerata piccola o grande secondo l’ estensione (“oculare” ); in tale “ottica” si pongono delle domande esplicative:

 (cfr. Sant’ Agostino https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.monasterovirtuale.it/s-agostino/la-grandezza-dell-anima.html&ved=2ahUKEwjxwbzgnvWLAxX03AIHHbWuNCsQFnoECCMQAQ&usg=AOvVaw3MGsgFZ2efVikjjcFTUUiS :

“ Dimmi, per gentilezza, se ritieni che la facoltà, denominata memoria, è un nome vuoto.
 E chi lo riterrebbe?
 E pensi che appartiene all’anima ovvero al corpo?
Anche qui sarebbe ridicolo dubitare. Non può essere oggetto né di fede né di pensiero che un corpo esanime si ricordi di qualche cosa.
Ti ricordi ancora di Milano?
 La ricordo bene.
 Ed ora, dal momento che è stata rievocata alla mente, ricordi la sua grandezza e configurazione?
 Certo che ricordo, anzi nessun ricordo è così fresco e completo.
 Ed ora, sebbene non la vedi con gli occhi, la rievochi nella coscienza.
 Sì.
 Ricordi, penso, quanto ora dista da noi? Sì, anche questo ricordo.
Vedi dunque nella coscienza la distanza stessa.? Sì.
Quindi se la tua anima è dove è il tuo corpo e non si estende al di fuori di esso, come è stato dianzi dimostrato, come avviene che essa intuisce tutte quelle cose?
 Avviene mediante la memoria, penso, e non perché è presente a quei luoghi.

Sul piano giuridico sottolinea “ Non ti colpisce una certa grande e stabile giustizia anche in queste cose?
 E come?
 Perché, a mio avviso, noi concepiamo la giustizia come equità ed è manifesto che equità è denominata da eguaglianza. Ora l’equità in questa virtù comporta che sia dato a ciascuno il suo. E certamente non si può dare a ciascuno il suo, se non mediante una certa distinzione. La pensi diversamente?. È chiaro e son pienamente d’accordo.
 E ritieni che si dia distinzione, se tutte le cose fossero eguali e non differissero in nulla fra di loro?
No, certamente.
 Quindi non si può attuare la giustizia, se nelle cose, in cui è attuata, vi sia una certa, per così dire, ineguaglianza e dissimiglianza.
 Capisco.


Dunque noi ammettiamo che le figure, di cui stiamo trattando, una che risulta di tre angoli e l’altra di quattro, sono dissimili, sebbene siano composte di linee eguali. Non ti sembra quindi che è stata conservata una certa giustizia, nel senso che la prima, la quale non può avere l’eguaglianza dei contrari, mantiene una rigida eguaglianza degli angoli, nella seconda invece, poiché v’è grande corrispondenza dei contrari, la legge degli angoli tolleri una certa ineguaglianza? Il principio mi ha colpito profondamente. Perciò mi è sembrato opportuno chiederti in quale misura “vedevi” l’esteticità di questa verità, equità, eguaglianza ??…”

Per il momento, compreso che cosa sono il segno, la lunghezza e la superficie, rifletti quale di essi, secondo te, necessita, per essere, dell’altro e di quale.
  “Vedo” che la superficie necessita della lunghezza, senza di cui è inconcepibile. Hai mai visto con “ gli occhi del corpo “un tale punto, una tale linea o una tale superficie?
 Mai, non sono oggetti sensibili.
 Dunque se gli oggetti sensibili per una certa mirabile affinità sono percepiti dagli occhi del corpo, è necessario che lo spirito, con cui vediamo gli oggetti sovrasensibili, non sia corporeo o corpo. La pensi diversamente? 
Suvvia, ormai sono d’accordo che lo spirito non è corpo o qualche cosa di corporeo. “Il punto mediano dell’occhio, la pupilla, non è in certo senso che il centro dell’occhio”. Ma vi risiede tanta funzionalità, che con esso da un luogo elevato può osservare, spaziando, la metà del cielo, la cui estensione è inesprimibile. Dunque non è illogico che lo spirito sia totalmente immune da grandezza corporea, la quale si ottiene con le tre dimensioni, sebbene possa rappresentarsi qualsiasi grandezza corporea. Ma a pochi è concesso “ lo spirito con lo spirito stesso, cioè che lo spirito veda se stesso. Si vede mediante l’intelligenza !!!!!!”

Cessa di stupirtene. Ti darò una risposta simile alla precedente. Lo sviluppo delle membra non è dimostrazione valida che l’anima ne tragga vantaggio, poiché molti con corporatura esile e gracile sono più prudenti di altri che hanno una gagliarda complessione. Allo stesso modo noi “vediamo” che alcuni giovani sono più attivi e costanti di parecchi anziani.

Pertanto, sembra strano, ma, come hanno confermato gli autori citati, gli occhi, gli sguardi, la vista possono essere analizzati sotto i profili più variegati e secondo  le differenziate scienze e religioni, infatti in questa angolazione posso confermare che il tema è trattato anche dal Vangelo…. per cui sono indispensabili le visite costanti da parte degli specialisti in grado di descrivere tutte le forme patologiche che possono emergere purtroppo in tutte le età.