Il futuro da decifrare

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.03.2025 – Andrea Gagliarducci] – La lettera che Papa Francesco ha indirizzato al quotidiano Il Corriere della Sera il 14 marzo [QUI] è l’epitome del pontificato. Quando il quotidiano ha pubblicato la lettera il 18 marzo, è stato subito evidente, che non poteva essere stato il Papa a scriverla. Non c’è niente di sbagliato in questo. Non tutti i testi del Papa sono scritti personalmente dal Papa. Lui, però, deve approvarli prima che vengano pubblicati.
Come mai, allora, una lettera di risposta al Direttore del Corriere della Sera è diventata una priorità per Papa Francesco? Ora, il Papa è dimesso dall’ospedale. Quando la lettera è stata pubblicata, le informazioni dicevano che il Papa stava meglio, il suo respiro era più regolare e aveva gradualmente ripreso alcune attività lavorative. Dopotutto, alcune decisioni possono essere prese solo dal Papa, a partire dalle disposizioni dei nuovi vescovi e svolgere alcune attività regolari.
Non è un caso che il Sostituto della Segreteria di Stato, che si occupa degli affari generali, sia colui che vede di più il Papa quando le attività sono regolari. Il Sostituto sottopone al Papa le decisioni di governo ordinario, i problemi che possono sorgere e i testi da approvare e firmare. In definitiva, il Sostituto, nell’organigramma della Curia, è la persona più vicina al Papa in assoluto.
Durante la sua degenza in ospedale, la Santa Sede annunciava regolarmente quando il Papa poteva dedicarsi a qualche lavoro. I bollettini medici sottolineavano generalmente che il Papa aveva alternato il lavoro con il riposo.
Per due volte, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha fatto visita a Papa Francesco con il Sostituto, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra. In entrambi i casi, le visite si sono svolte la domenica mattina. In pratica, il Papa ha incontrato la sua Segreteria ogni due settimane da quando era in ospedale.
Perché il Corriere della Sera è diventato una priorità per Papa Francesco? È qui che risiede la sintesi del pontificato. Al di fuori dell’Istituzione che lavora con e per il Papa, c’è un mondo parallelo di persone di cui il Papa si fida, che portano il Papa a prendere decisioni al di fuori dei canali istituzionali. Fino alla lettera al Corriere della Sera, la registrazione della voce del Papa era passata attraverso il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e, da lì, era stata distribuita ai fedeli. L’unica foto del Papa in ospedale, scattata con cura per non mostrare segni di malattia, era stata anche quella mediata dal Dicastero per la Comunicazione.
Questa “protezione” attorno al Papa è stata però spezzata da una lettera a un giornale, un’iniziativa personale, che non poteva che creare pregiudizi. Perché è stato scelto proprio quel giornale? Perché Papa Francesco non ha risposto a tutti gli altri messaggi? Perché Papa Francesco continua a preferire canali non ufficiali per una comunicazione così importante?
Vale la pena ricordare che Papa Francesco non è l’unico Papa a darsi ai media laici. Papa Benedetto XVI ha pubblicato una riflessione su The Financial Times, per fare un esempio recente. Nessun Papa, tuttavia, ha dedicato così tanta attenzione a comunicare sé stesso al di fuori dell’Istituzione della Chiesa. La scelta di rispondere al Corriere della Sera è in linea con il pontificato di Francesco, ma è anche indicativa dell’indirizzo dato dai più stretti collaboratori del Papa. E così, ci troviamo di fronte ad una bolla di comunicazione attorno a Papa Francesco.
Finché il Papa era in ospedale, il governo della Chiesa sembrava stare fermo, perché era difficile conoscere le effettive condizioni del Papa. Non tutte le comunicazioni sulla salute del pontefice devono essere pubbliche. Non c’era, tuttavia, una rete informativa interna, almeno per i cardinali chiamati a essere i primi consiglieri del Papa, che consentisse a tutti di capire come andare avanti, che tipo di decisione prendere e procedere in quale prospettiva.
In breve, una mancanza di rete istituzionale aiuta la Chiesa ad andare avanti oltre il personalismo di Papa Francesco. L’Istituzione è uscita drammaticamente indebolita da questo pontificato, e l’Istituzione sarebbe quella che garantirebbe la continuità anche in situazioni critici. Ad esempio, quando Papa Giovanni Paolo II era malato, era ben noto chi era il custode delle sue istruzioni.
E, se si leggono le cronache degli ultimi due mesi di vita di Papa Giovanni Paolo II, si nota che il Cardinale Joseph Ratzinger gli fece visita, che fu subito un punto di riferimento per tutti. Tuttavia, questo pontificato non ha un punto di riferimento riconosciuto, se non il Papa. La speranza è che questa condizione di limbo finisca presto.
Ora che il Papa è stato riportato a Santa Marta, resta da vedere se riuscirà a riprendere il suo normale ritmo di lavoro, il che è altamente dubbio. Resta anche da vedere se coloro che lo circondano lo spingeranno di nuovo a prendere decisioni. Non sarebbe una novità.
Ci sono sempre stati degli sciacalli attorno al Papa, come attorno a qualsiasi figura di potere. Tuttavia, gli sciacalli del passato consideravano ancora l’importanza e l’equilibrio dell’Istituzione che servivano. Ora, sembra che l’Istituzione stessa sia in bilico.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].
La Cronistoria del ricovero del Santo Padre Francesco al Gemelli dal 14 febbraio 2025 [QUI].