Giornata dei Missionari Martiri: la speranza non delude

Condividi su...

Oggi, nella data dell’assassinio di mons. Oscar Romero, avvenuto il 24 marzo 1980 in San Salvador, si celebra la 33^ Giornata dei Missionari Martiri, in ricordo di tutti i missionari e le missionarie uccisi a causa del Vangelo. Da questo esempio di mons. Romero Missio Giovani lanciò l’idea di istituire questa Giornata per ricordare tutti coloro che mettono la propria vita al servizio del Vangelo e degli ultimi, come ha spiegato Elisabetta Vitali, Segretaria nazionale di Missio Giovani:

“Il suo impegno accanto al popolo salvadoregno in lotta contro un regime indifferente alle condizioni dei più deboli e dei lavoratori e la sua figura così vicina e attenta agli ultimi, lo resero un punto di riferimento. La sua figura affascina ancora oggi i giovani, perché capace di incarnare un simbolo di una vita cristiana attenta alla preghiera e alla Parola, così come all’attenzione per le sorelle e i fratelli rimasti ai margini della società”,

Dal rapporto annuale pubblicato dall’Agenzia Fides, sono 13 i missionari cattolici (8 sacerdoti e 5 laici) uccisi nel 2024 ed in Africa ed in America si registra il numero più alto di operatori pastorali uccisi: cinque in entrambi i continenti. Negli ultimi anni sono infatti  l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica. Dal 2000 al 2024 il totale dei missionari e operatori pastorali uccisi è di 608. Nel 2024 due sacerdoti sono morti a seguito di assalti violenti in due Paesi europei.

‘Andate e invitate’ è lo slogan di questa Giornata, in riferimento al brano del Vangelo di Matteo, che ha accompagnato lo scorso ottobre missionario. Nella parabola raccontata da Gesù, è il comando che il re dà ai suoi servi nel momento in cui gli invitati non si presentano al banchetto e quindi decide di invitare tutti, anche coloro che stanno ai crocicchi delle strade.

La Giornata dei Missionari Martiri di quest’anno si inserisce nel cammino di Quaresima e in quello del Giubileo ‘Pellegrini di Speranza’: “Nel cammino di questa Quaresima, accompagnati dai tanti missionari testimoni del Vangelo, insieme vogliamo ricordarli nella preghiera, impegnarci nelle nostre realtà alla luce del loro esempio e offrendo anche noi un contributo concreto frutto del nostro digiuno, per sostenere progetti di assistenza e sviluppo lì dove mancano le opportunità per un futuro più chiaro e dignitoso”.

La testimonianza dei missionari è un importante incoraggiamento: “In questa giornata di preghiera e di solidarietà, la loro testimonianza di vita vissuta alla luce della Parola incarnata nella quotidianità delle genti con cui l’hanno condivisa, richiama a vivere la propria fede con autenticità. L’esempio di tanti missionari/e, testimoni di una vita piena, incoraggia tutti/e a  rinnovare l’impegno nell’aiuto ai più bisognosi, nella lotta alle ingiustizie e nel prendere posizione davanti a atti di prepotenza, ricordando che anche nelle situazioni umane più drammatiche può accendersi una luce di Speranza”.

Nella riflessione per tale Giornata don Giuseppe Pizzoli, direttore generale Fondazione Missio, ha evidenziato la necessità di ricordare la loro testimonianza: “Il coraggio, la capacità e la forza di affrontare la persecuzione (e la sua estrema conseguenza che consiste nel martirio) sono virtù che fanno dunque parte della identità e della vita quotidiana dei discepoli del Signore e devono essere assunte coscientemente, non solo perché la persecuzione appare inevitabile, ma anche perché rappresentano la via maestra per dare efficacia alla testimonianza della propria fede.

Mantenere viva la Speranza allora è il principio vitale che sorregge la missione dei discepoli anche nei momenti più bui e nelle situazioni di più aspre avversità, temprando il loro carattere e rendendo efficace la loro testimonianza… Il martire, mosso dalla speranza, non si limita a subire la morte, ma la trasforma in una testimonianza potente, capace di ispirare coraggio, resilienza e fede”.

Ecco il motivo per cui il martirio diventa testimonianza: “Il martirio, pertanto, non è solo un sacrificio personale, ma una testimonianza per gli altri credenti. Il martire diventa un simbolo di speranza per tutta la comunità. Pensiamo per esempio alla figura di san Oscar Romero: pensavano di mettere a tacere una voce scomoda ed egli è diventato invece simbolo duraturo di lotta per ideali più grandi di giustizia e di solidarietà con i più poveri, ispirando così molte altre persone, gruppi e movimenti nell’impegno per la giustizia e la libertà. In un certo senso possiamo dire che il martirio, vissuto e sostenuto dalla speranza, diventa egli stesso generatore di Speranza”.