19 marzo, solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.03.2025 – Vik van Brantegem] – Il 19 marzo ricorre la solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua Famiglia.
I padri vengono celebrati fin dal Medioevo il 19 marzo, giorno di San Giuseppe. Secondo un’antica tradizione, il culto del padre putativo di Gesù si sviluppò fin dal V secolo in certi monasteri egiziani dove fu scritta la Storia apocrifa di Giuseppe il falegname e dove la sua festa fu fissata al 20 luglio, come tuttora rimane nel calendario copto. La sua festa del 19 marzo, sei giorni prima della solennità dell’Annunciazione del Signore, appare nell’anno 800 in un martirologio gallicano scritto da Rheinau, in cui è chiamato Ioseph sponsus Mariae (Giuseppe sposo di Maria). Nei secoli successivi, non fu più conosciuto semplicemente come il marito di Maria, ma come un padre, Nutritor Domini (Nutritore del Signore). Il suo culto, al quale la Chiesa associa tradizionalmente la festa dei padri, si sviluppa nei secoli XIV e XV (in particolare sotto l’influenza francescana, che sono diventati i custodi della “casa di Giuseppe”. Il capitolo generale dei Francescani di Assisi adotta la sua festa del 19 marzo nel 1399, ma la tradizione fatica a imporsi perché Giuseppe rimane «il grande silenzioso del Vangelo» e diventa precetto per tutta la Chiesa solo nel 1621 per decisione di Papa Gregorio XV. Il primo Papa a dedicare un’Enciclica a San Giuseppe fu Leone XIII, Papa mariano e giuseppino, la Quamquam pluries del 15 agosto 1889, nella quale si trova la preghiera A te, o beato Giuseppe. Già nella prima allocuzione al Collegio cardinalizio del 28 marzo 1878 poneva il suo pontificato sotto «la potentissima protezione di San Giuseppe, celeste patrono della Chiesa». E in molte sue Encicliche invoca San Giuseppe subito dopo l’intercessione della beata Vergine Maria. Papa Pio IX nel Decreto Quemadmodum Deus dell’8 dicembre 1870 e nella Lettera apostolica Inclytum Patriarcham del 7 luglio 1874 affida la Chiesa alla protezione di San Giuseppe e lo proclama Patrono della Chiesa universale. Nel corso del Concilio Vaticano II, Papa Giovanni XXIII decretò che venisse aggiunta, all’interno del Canone romano, la menzione di San Giuseppe, presente per la prima volta nell’edizione del Messale del 1962.
La solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, ha profonde radici bibliche. Giuseppe è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custode della sua casa. Egli collega Gesù, re messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, rifacendo il cammino dell’Esodo.

Oggi, solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, leggiamo la raccolta di riflessioni e preghiere in onore di San Giuseppe, Ite ad Joseph. Padre di tenerezza. Uomo di speranza (Edizioni Ares 2025, 174 pagine [QUI]), un libro scritto con grande cura e profonda devozione da Antida Pozzi, con la Prefazione dell’Arcivescovo metropolita di Bologna, Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il testo, fin dal tiolo, è un invito a rivolgersi a San Giuseppe nelle varie situazioni della vita e a fidarsi della sua potente intercessione presso Gesù, ricordandosi che San Giuseppe, prima di essere un santo straordinario, è un padre buono e pieno di premure, su cui si può sempre contare.
«Presentiamo con santa confidenza al glorioso San Giuseppe le nostre necessità: ricordandoci che al grande Santo obbedirono Gesù e Maria!» (San Luigi Guanella).
«Tutti abbiamo bisogno di protezione e quando questa non c’è ci sentiamo abbandonati e senza valore. Giuseppe si mette a servizio. La sua grandezza è proprio questa: fare grandi gli altri, Maria e Gesù con il suo amore concreto» (Cardinale Matteo Zuppi).
«Ite ad Joseph» (Andate da Giuseppe) erano le parole con cui il faraone ordinava agli Egiziani, afflitti dalla carestia, di rivolgersi a Giuseppe, Viceré d’Egitto e figlio del Patriarca Giacobbe. Andate da Giuseppe sono le parole con cui la Chiesa insieme con le suppliche alla Vergine si rivolge all’altro Giuseppe, lo sposo di Maria di Nazareth e padre terreno del Figlio di Dio. In Giuseppe si riflette la paternità di Dio e nella Famiglia di Nazareth rifulge l’amore del Paradiso: ecco perché nella sua storia di straordinario-ordinario troviamo modelli e spunti di tenerezza e di quella speranza che il Patrono della Chiesa universale diffonde nel mondo con lo stile “silenzioso” e concreto della sua vita. Queste pagine, che raccolgono anche gli Inni, le preghiere e le devozioni più belle, ne tracciano un profilo delicato e completo, grazie anche alle parole che al santo falegname hanno dedicato i santi, i pontefici, Papa Francesco.
Antida Pozzi è catechista dell’Arcidiocesi di Milano, ministro straordinario dell’Eucaristia, appassionata di Sacra Scrittura, teologia e liturgia. Ha lavorato presso il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo come difensore del vincolo del matrimonio nelle cause di nullità e ha collaborato nel suo decanato ai corsi per fidanzati. Già insegnante di diritto e di religione nelle scuole superiori, ha pubblicato il libro La Misericordia è il nome di Dio (Editrice Ancilla 2016).

La copertina del libro Ite ad Joseph riporta la grande pala di Pietro Annigoni, collocato nella basilica di San Lorenzo in Firenze, che ritrae San Giuseppe e il Bambino Gesù nella sua bottega da falegname, mostrando il rapporto padre-figlio. È quasi come se fossimo lì, nella bottega, con Giuseppe e Gesù. Ma c’è molto di più che la semplice rappresentazione di un bel momento condiviso tra padre e figlio. Un fascio di luce che cade sulla trave di legno disegna una croce, che predice già il destino di Gesù quando verrà crocifisso sulla croce di legno. Il legame tra il legno della bottega di Giuseppe e il legno della croce su cui fu crocifisso Gesù è un aspetto profondo della nostra fede Cristiana, che sottolinea il potente legame tra l’umile lavoro di Giuseppe e l’opera redentrice di Gesù sulla Croce. Mentre Gesù si diverte a giocare con gli attrezzi del babbo, Giuseppe con uno sguardo compassionevole e al tempo stesso colmo di dolore guarda al figlio, consapevole del tragico destino che lo attende. Questa non è considerata una delle più grandi opere dell’artista, ma vista all’interno della basilica di San Lorenzo fa un certo effetto.

Foto di copertina: San Giuseppe con il Bambino, di Nacho Valdés con l’aiuto di Sofia Novelli.