Pacchetto sicurezza al voto. Acli e Sant’Egidio: “Offende la dignità”
In votazione al Senato le norme del pacchetto sicurezza voluto dal governo. No al matrimonio senza permesso di soggiorno, reato di immigrazione clandestina, detenzione nei centri di permanenza temporanea fino a 18 mesi, tassa sul permesso di soggiorno fra le misure all’esame del Parlamento. Comunità di Sant’Egidio,Acli, Centro Astalli e Comunità Papa Giovanni XXIII bocciano senza mezzi termini l’intero provvedimento: “Rendere più difficile la vita alle persone straniere non rende il paese più sicuro”
APPELLO – La gran parte delle norme contenute nel pacchetto sicurezza “offendono la dignità umana”, sollevano “indignazione morale”, costano molto e non garantiranno il raggiungimento degli obiettivi per le quali sono state pensate. E’ questa l’opinione di Comunità di Sant’Egidio, Acli, Centro Astalli e Comunità Papa Giovanni XXIII, che chiedono al governo e al parlamento di riflettere attentamente sulle misure da assumere e sul clima generale che si sta creando in Italia verso le persone straniere, considerati “cittadini di seconda categoria” e individuati come “capro espiatorio” dei problemi del momento. Le quattro realtà passano in rassegna le norme su matrimonio, cure mediche, residenza, tassa sui permessi di soggiorno, reato di clandestinità e prolungamento della permanenza nei centri di identificiazione ed espulsione e bocciano l’intero pacchetto che sarà esaminato domani dal Senato. Secondo le associazioni il disegno di legge limita gravemente i diritti delle persone e si accanisce su una parte della popolazione nella presunzione che “rendere più difficile la vita alle persone straniere” porti ad una maggiore sicurezza sociale: una “pura illusione” che – fra l’altro – costerà cara anche alle tasche degli italiani, già costretti ad affrontare le conseguenze delle crisi economica. La via da seguire è invece quella di una maggiore integrazione, con la regolarizzazione delle persone già integrate ma escluse in passato dalla concessione del permesso di soggiorno e da una chiara e definita via che conduca a certe condizioni alla concessione certa della cittadinanza italiana.
Le quattro associazioni cattoliche sottolineano con preoccupazione la situazione dei minori non accompagnati e quella delle persone sbarcate a Lampedusa: per i primi è necessario pensare alla concessione della cittadinanza e a percorsi di integrazione sociale e scolastica, per i secondi si sottolinea la necessità di contrastare chi lucra sulla “tratta”: il reato di clandestinità, da questo punto di vista, secondo le quattro realtà “colpisce le vittime invece che i loro approfittatori rendendo addirittura più inefficace la risposta dello Stato”. Per le associazioni il reato di clandestinità costringerebbe infatti lo Stato a celebrare con spese esorbitanti decine di migliaia di processi, con “conseguenze evidenti e negative”. Parere negativo anche sull’allungamento del periodo di detenzione amministrativa per i migranti irregolari, che “si trasformerà in una sofferta privazione della libertà personale priva di scopo pratico” e sulla norma che prevede l’inacessibilità per stranieri considerati “irregolari” servizi pubblici essenziali: un provvedimento che “mette a rischio la sicurezza della vita e della salute senza alcun giovamento e anzi con maggior danno per la pubblica sicurezza”.
CAMBIO DI ROTTA – “Quello che va radicalmente cambiato – fa notare il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo – è l’atteggiamento di fondo, il giudizio con il quale gli italiani si rapportano nei confronti degli stranieri: la cultura comune, quando va bene, considera queste persone dal punto di vista del lavoro, come lavoratori che fanno crescere il Pil e rendono un servizio alla nostra economica, ma – sottolinea il presidente di Sant’Egidio – queste persone vanno rispettate in quanto tali, come esseri umani, anche se non incidessero affatto sulla nostra economia”. “La badante che finisce il suo turno di lavoro da un nostro anziano – incalza Impagliazzo – non ha meno diritti quando prende un mezzo pubblico, va al cinema o al supermercato, o vuole pregare”. Il governo e il parlamento dunque – è l’appello finale – riflettano bene prima di approvare le norme in esame.