Papa Francesco e la follia della corsa dell’Europa al riarmo

Papa Francesco a Hiroshima 2019
Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.03.2025 – Vik van Brantegem] – Mentre il Santo Padre Francesco da un mese è ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, l’Europa vara un piano da 800 miliardi di Euro per il riarmo. Il Papa non ha mai fatto mancare la sua voce contro la guerra. Nel discorso alla delegazione della Fondazione Cattolica di Verona il 18 gennaio 2025 nella Sala del Concistoro in Vatican, Papa Francesco ha affermato che investire denaro per uccidere è da pazzi, condannando l’industria degli armi, che preferisce la follia di realizzare guadagni investendo denaro per uccidere.

Papa Francesco affermava: «Non dimentichiamo che il denaro rende di più quando è investito a vantaggio del prossimo. Questo è importante. C’è una situazione molto brutta, adesso, sugli investimenti. In alcuni Paesi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi: investire per uccidere. Sono pazzi! Questo non è a vantaggio della gente. E quando si fa così, contro o fuori rispetto al vantaggio della gente, il denaro invecchia e appesantisce il cuore, rendendolo duro e sordo alla voce dei poveri. La prima cosa da scartare per l’egoismo sono i poveri, è curioso questo. Quando mettiamo la ricchezza a servizio della dignità dell’uomo, non possiamo che averne guadagno, sempre: promuovendo il bene comune, infatti, si migliorano i legami della società cui tutti partecipiamo».

Fatto è che i pazzi dell’riarmo europea ignorano, come di consueto, quello che ne pensano i cittadiani. Il sondaggio condotto dall’Istituto Eumetra per la trasmissione PiazzaPulita in onda su La7 rivela che le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, sul piano che prevede lo stanziamento di 800 miliardi di euro per il riarmo dell’Europa, non sono piaciute alla maggior parte degli Italiani. È emerso che il 53,4% è contrario, con solo il 27,5% favorevole, mentre 19,1% non sa o non esprime un parere al riguardo.

Certamente, nella sua stanza di ospedale, Papa Francesco si preoccupa per la follia della corsa al riarmo di questi giorni. Non è un caso che ieri, sul house organ della Santa Sede Vatican News, è stato pubblicato un articolo a firma del Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, in cui si legge: «Fa davvero impressione il modo con cui, in Europa e nel mondo, viene presentata la corsa agli armamenti, quasi fosse una prospettiva inesorabilmente necessaria, l’unica percorribile».

«Grido con amore a te, antica Europa: Ritrova te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia. Ricostruisci la tua unità spirituale» (Papa Giovanni Paolo II – Santiago de Compostela, 9 novembre 1982).

Riarmo e ombrello nucleare, la parola a Francesco
“Come possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti?”
di Andrea Tornielli
Vatican News, 15 marzo 2025

I venti di guerra, il riarmo con l’impiego di enormi investimenti, le proposte di rilancio delle armi atomiche… Fa davvero impressione il modo con cui, in Europa e nel mondo, viene presentata la corsa agli armamenti, quasi fosse una prospettiva inesorabilmente necessaria, l’unica percorribile. Dopo anni in cui la diplomazia è rimasta silente e la capacità di negoziato assente, sembra che l’unica via percorribile sia quella del riarmo. Si scomodano padri fondatori come Alcide De Gasperi, che aveva sostenuto la creazione di un esercito comune europeo, per giustificare iniziative assai diverse, che non vedono protagonista l’Unione Europea ma i singoli Stati. Si torna a parlare di “ombrello nucleare” e di “deterrenza”, che fa rivivere i peggiori scenari della Guerra Fredda ma in un clima di maggiore instabilità e incertezza rispetto al secolo scorso, con il baratro di una Terza Guerra Mondiale sempre più all’orizzonte. In questi anni, con profetica lucidità, Papa Francesco ha visto avvicinarsi il pericolo. Le sue parole sono illuminanti per comprendere il momento che stiamo vivendo. Diamo voce a lui, che ricoverato al Policlinico Gemelli offre le sue sofferenze e le sue preghiere per la pace nel mondo.

«È un dato di fatto – aveva detto Francesco nel novembre 2017 – che la spirale della corsa agli armamenti non conosce sosta e che i costi di ammodernamento e sviluppo delle armi, non solo nucleari, rappresentano una considerevole voce di spesa per le nazioni, al punto da dover mettere in secondo piano le priorità reali dell’umanità sofferente: la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani… Gli armamenti che hanno come effetto la distruzione del genere umano sono persino illogici sul piano militare».

Nel novembre 2019, da Nagasaki città martire dell’atomica, il Vescovo di Roma affermava: «Uno dei desideri più profondi del cuore umano è il desiderio di pace e stabilità. Il possesso di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa non è la migliore risposta a questo desiderio; anzi, sembrano metterlo continuamente alla prova. Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo».

E aggiungeva: «La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani».

Sempre nel novembre 2019, da Hiroshima, Francesco ricordava, facendo sue le parole di Papa Montini, che la vera pace può essere solo disarmata: «Di fatto, se realmente vogliamo costruire una società più giusta e sicura, dobbiamo lasciare che le armi cadano dalle nostre mani: “non si può amare con armi offensive in pugno” (S. Paolo VI, Discorso alle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965, 5). Quando ci consegniamo alla logica delle armi e ci allontaniamo dall’esercizio del dialogo, ci dimentichiamo tragicamente che le armi, ancor prima di causare vittime e distruzione, hanno la capacità di generare cattivi sogni, «esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli» (ibid., 5). Come possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti? Che questo abisso di dolore richiami i limiti che non si dovrebbero mai oltrepassare. La vera pace può essere solo una pace disarmata».

Quella del Successore di Pietro, continuava, è «la voce di coloro la cui voce non viene ascoltata e che guardano con inquietudine e con angoscia le crescenti tensioni che attraversano il nostro tempo, le inaccettabili disuguaglianze e ingiustizie che minacciano la convivenza umana, la grave incapacità di aver cura della nostra casa comune, il ricorso continuo e spasmodico alle armi, come se queste potessero garantire un futuro di pace».

Poi la condanna non soltanto dell’uso ma anche del possesso delle armi nucleari che ancora oggi riempiono gli arsenali del mondo con una potenza tale da essere in grado di distruggere decine di volte l’umanità intera: «Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo».

Secondo la Federation of American Scientists, citata dal quotidiano Domani, in Europa ci sono 290 testate atomiche sotto il controllo francese e 225 testate in Gran Bretagna. La quasi totalità delle testate atomiche – l’88% – è negli arsenali di Stati Uniti e Russia, più di 5.000 testate ciascuno. In tutto sono 9 i paesi ad avere bombe nucleari, oltre a quelli già citati ci sono Cina, India, Corea del Nord, Pakistan e Israele. Esistono oggi missili balistici in grado di scatenare una potenza distruttiva mille volte superiore a quella delle bombe sganciate a Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Viene da domandarsi: abbiamo davvero bisogno di ancora più armi? È davvero questa l’unica via per difenderci?

«La Chiesa Cattolica – aveva detto a Nagasaki sei anni fa Papa Francesco – è irrevocabilmente impegnata nella decisione di promuovere la pace tra i popoli e le nazioni: è un dovere per il quale si sente obbligata davanti a Dio e davanti a tutti gli uomini e le donne di questa terra… Nella convinzione che un mondo senza armi nucleari è possibile e necessario, chiedo ai leader politici di non dimenticare che queste non ci difendono dalle minacce alla sicurezza nazionale e internazionale del nostro tempo».

Foto di copertina: Papa Francesco in preghiera durante l’Incontro per la Pace al Memoriale della Pace di Hiroshima, domenica 24 novembre 2019, durante il Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone, 19-26 novembre 2019 [QUI].
«Uno dei desideri più profondi del cuore umano è il desiderio di pace e stabilità. Il possesso di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa non è la migliore risposta a questo desiderio; anzi, sembrano metterlo continuamente alla prova. Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani. (…) In questo luogo di memoria, che ci impressiona e non può lasciarci indifferenti, è ancora più significativo confidare in Dio, perché ci insegni ad essere strumenti efficaci di pace e a lavorare per non commettere gli stessi errori del passato» (Messaggio sugli armi nucleari del Santo Padre Francesco all’Atomic Bomb Hypocentre Park di Nagasaki, domenica 24 novembre 2019
[QUI]).