Chi ben ragiona deve evitare la guerra (Euripide, 415 a.C.)

Cassandra
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.03.2025 – Vik van Brantegem] – Con la sua tragedia Le Troiane, Euripide conferma la sua acuta consapevolezza politica e intellettuale, raccontando le crudeltà vissute dalle donne sopravvissute al conflitto troiano, che condividono un destino di schiavitù come bottino di guerra dei conquistatori di Troia. Di fronte all’ineluttabilità di questa triste sorte, ciascuna di loro sentenzia la propria amara condanna nei confronti della guerra di aggressione. Nel verso 400, in uno dei momenti più belli e toccanti della tragedia, tramite la voce di Cassandra Euripide afferma che bisogna fuggire la guerra: ϕεύγειν μὲν οὖν χρὴ πόλεμον ὅστις εὖ ϕρονεῖ (Dunque, chi ben ragiona deve evitare la guerra).

L’affermazione di Cassandra si contrappone alla furia guerresca degli eroi del mito. Ma ormai lo slancio bellico è distruttivo ed a esso Euripide contrappone i valori di civiltà e giustizia della polis, alludendo alla pace, a cui si può indirizzare solo chi ha intelletto. Cassandra enuncia una chiara ed esplicita condanna della guerra, toccando il punto più alto della riflessione euripidea.

Per questo, Euripide viene ricordato come il primo antibellicista ed antimilitarista della storia. «Si sa con certezza, che questo verso anche al tempo di Euripide aveva una lampante implicazione politica. Era una condanna della guerra in generale, e in particolare delle spedizioni coloniali», disse a proposito delle parole di Cassandra Jean-Paul Sarte, sintetizzando perfettamente il messaggio di condanna della tragedia euripideo nei confronti dell’arte della guerra, la cui fascinazione perversa seduce gli uomini stolti, fino a preferirla alla pace. Con Le Troiane, Euripide cerca di comprendere il motivo in numerose tragedie, che mostrano l’irrimediabile brutalità della guerra, maestra di violenza.

Rappresentata nella primavera del 415 a.C., pochi mesi prima della rovinosa spedizione in Sicilia, Le Troiane riflettono il dibattito politico che risuonava ad Atene, focalizzandosi sulle atrocità che accompagnano inevitabilmente la guerra e che incarnano la più completa negazione dei valori di civiltà della polis. Euripide intendeva portare i suoi concittadini a conoscenza dell’inasprimento del conflitto del Peloponneso dal 422 a.C., avvenuto in concomitanza con una forte stasi bellica.

Nella città impegnata fin dal 431 a.C. nella grande guerra contro Sparta e i suoi alleati, il dissenso antibellicista – che aveva trovato un’eco nella voce potente dei drammaturghi – ma non aveva impedito alla grande massa ateniese di appoggiare, proprio in quella stessa primavera del 415 a.C., la proposta di Alcibiade e lanciare quindi un’offensiva contro Siracusa e gli alleati di Sparta in Sicilia.

Cassandra è una figura della mitologia greca, menzionata da vari autori, tra cui Omero (nell’Iliade e nell’Odissea), Apollodoro, Virgilio e Igino. Gemella di Eleno e sorella minore di Ettore, figlia di Ecuba e di Priamo, Sovrani di Troia, fu sacerdotessa nel tempio di Apollo, da cui ebbe la facoltà della preveggenza. Profetizzò terribili sventure, ed era pertanto invisa a molti.

Ancora bambina, alla nascita del fratello Paride predisse il suo ruolo di distruttore della città, profezia non creduta da Priamo ed Ecuba, ma confermata da Esaco, interprete di sogni, che consigliò ai sovrani di esporre il piccolo sul monte Ida. Paride però si salvò e quando divenne adulto tornò a Troia per partecipare ai giochi, durante i quali fu riconosciuto dalla sorella, che chiese al padre e ai fratelli di ucciderlo, scatenando la reazione contraria e facendo ritornare il giovane Paride al suo rango originale di principe. Profetizzò sciagure quando il fratello partì per raggiungere Sparta, predicendo il rapimento di Elena e la successiva caduta di Troia. Quando il cavallo di legno fu introdotto in città, rivelò a tutti che al suo interno vi erano soldati Greci, ma rimase inascoltata. Solo Laocoonte credette alle sue parole e si unì alla sua protesta, venendo per questo punito dalla dea Atena, favorevole ai Greci, che lo fece uccidere da due serpenti marini assieme ai figli.

Quando Troia fu conquistata dai Greci, le diedero fuoco, massacrandone i cittadini. I membri della famiglia reale si rinchiusero nei templi troiani, ma ciò valse a poco. Priamo morì sull’altare del santuario ucciso da Neottolemo mentre Cassandra, rifugiatasi nel tempio di Atena, fu trovata da Aiace di Locride e violentata sul posto. Trascinata via dall’altare, si aggrappò alla statua della dea, il Palladio, che Aiace, empio e miscredente, fece cadere dal piedistallo. A causa del suo comportamento furono puniti quasi tutti i principi Greci, che non ebbero felice ritorno a casa: Aiace trovò addirittura la morte in mare per volere di Atena e Poseidone.

Per antonomasia, è frequente l’attribuzione dell’appellativo “Cassandra” a chi, pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non viene creduto. Con la “sindrome di Cassandra” viene definita la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche, ed è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino.

«La guerra non serve a nulla, non risolve nulla. Appena una guerra è finita ti accorgi che i motivi per cui era scoppiata non sono scomparsi, o che se ne sono aggiunti di nuovi in seguito ai quali ne scoppierà un’altra dove gli ex nemici saranno gli amici e gli ex amici i nemici. La guerra è figlia della violenza che a sua volta è figlia della forza fisica, e il trinomio non partorisce che scelleratezze» (Oriana Fallaci, Insciallah).

Foto di copertina: Evelyn De Morgan, Cassandra, 1898, olio su tela, 48×98 cm, The De Morgan Centre, Londra.

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