Mettere in contesto non è contestare ma contestualizzare

Contesto
Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.03.2025 – Jan van Elzen] – Il contesto. Una parodia è un romanzo di Leonardo Sciascia, in cui racconta che in un paese non nominato eppure a tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». Il contesto apparve nel 1971 e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire.

«Il testo è quanto è effettivamente detto e scritto, il contesto è il complesso delle idee e delle motivazioni (e il tono, le caratteristiche) che ne costituiscono il tessuto, l’aspetto distintivo, nel quale una parola o una frase assumono significati che altrove non avrebbero».

«Un individuo entra in ogni situazione con un insieme prestabilito di principi ordinatori, ma è il contesto a determinare a quali di questi principi verrà fatto ricorso per organizzare l’esperienza. L’esperienza viene organizzata da un particolare principio invariante solo quando c’è una situazione che si presta ad essere organizzata in questo modo» (Robert D. Stolorow e George E. Atwood, I contesti dell’essere. Le basi intersoggettive della vita psichica, 1995).

«Può aver ragione lei o puoi aver ragione tu: è questione di contesto».

Riprendiamo da Una parola al giorno-UPAG [QUI] la parola “contesto”, una voce dotta recuperata dal latino contextus, propriamente participio passato del latino “contessere” (contessere, intrecciare insieme). Significa, come aggettivo, intessuto, trapunto, fregiato, congiunto; come sostantivo, insieme delle idee e dei fatti complessivamente contenuti in un testo, che permette di determinare il senso di un passo o di una parola ivi contenuta; insieme organico, messo in rapporto con un suo fattore.

Contesto è una parola talmente fondamentale, talmente scontata che nell’uso non contempliamo nemmeno lontanamente l’idea della sua origine. Il suo essere “complesso di circostanze che determina sensi specifici e sviluppi determinati” — così astratto, così intellettuale — eclissa il suo essere anche, e logicamente prima, participio passato di “contessere” e cioè un “tessuto insieme”. Un meraviglioso participio passato, un meraviglioso aggettivo.

Non è solo un vezzo, parlare di un drappo contesto d’oro e d’argento, di vecchi muri sbrecciati contesti d’edera e glicine, di cieli contesti di stelle, delle travi della casa conteste con maestria: quest’uso ci rende con forza immediata il quadro — diciamo pure il contesto — del contesto. È un intessuto, un trapunto, un fregiato, un congiunto: ciò che è ‘tessuto insieme’ non decora in maniera epidermica, superficiale. Orna e costituisce a un tempo.

Ma già in latino contextus era anche sostantivo, ed è questo che viene recuperato nel Trecento coi significati consueti che diamo al contesto, a cominciare da quelli… del testo. Perché ricordiamolo, il testo, insieme intrecciato di parole, è fratello del tessuto. Textus è participio passato di texere. Il contesto è l’insieme delle idee e dei fatti complessivamente contenuti in un testo, che permette di determinare il senso di un passo, di una parola di quel testo stesso.

Anche se non è mai esplicitato, evinciamo dal contesto che colui che viene indicato nello scambio di messaggi come “il Genio” è tuo cugino (e dal contesto capiamo che l’uso non intende essere lusinghiero).

Se leggo: «Si tratta di una manifestazione epicoria», probabilmente non capisco che cosa vuol dire, ma dal contesto della frase, che continua dicendo «una manifestazione epicoria, strettamente legata al ramo del clan che abita questo specifico villaggio», posso annusare che epicorio significa tipico, del luogo.

Se io, col mio gruppo, voglio insinuare che il tuo gruppo non abbia una proposta propria, posso isolare una tua affermazione dal suo contesto, e magari trasformare il tuo: «Anche se siamo su posizioni diverse dobbiamo collaborare, dateci le vostre idee, dai», in un: «Ci avete implorato, ‘Dateci le vostre idee, dai’: siete senza uno straccio di progetto».

Di qui, da questa situazione di testo che tutta insieme dà senso ai singoli elementi di cui è trapunta e intrecciata, e ne orienta l’interpretazione, il contesto diventa un insieme organico, messo in rapporto con un suo fattore. Posso parlare di come un’opera sia stata influenzata dal contesto artistico, posso spiegare un comportamento personale attraverso il contesto familiare, posso notare come sia difficile giudicare un’azione, se non l’attualizziamo e teniamo conto del contesto in cui è stata compiuta. Capiamo bene che qui il contesto si fa uno strumento di pensiero sofisticato e imprescindibile, oltre che estremamente versatile. Ma teniamo presente la sua figura primordiale: così una parola piena di significato e magra di consistenza, ricca di sfumature e povera d’immagine, si può fare icastica, e si può slanciare in usi futuri. Basta tener presente il contesto come… contessuto.

In coda chiosiamo che il contestare non c’entra niente: è legato ai testimoni portati anticamente all’apertura del processo.

Custodire le buone abitudini

Dal 2010 Una parola al giorno-UPAG offre gratuitamente dei contenuti di qualità, ogni giorno. Si creano e custodiscono una buona abitudine che fa la differenza per tante persone e per la loro cultura, un’abitudine che dimostrano di rendere sempre più ricca, sempre più incisiva ogni volta che ne viene data l’occasione. Coloro che vogliono mettere le ali a questo progetto, si invitato di abbonarsi a UPAG Premium (5 Euro al meso o 40 Euro all’anno) che permette di sostenere il progetto di Una parola al giorno-UPAG e accedere a funzionalità riservate [QUI].

Una parola al giorno-UPAG è anche una casa editrice, che pubblica libri sulle meraviglie delle parole e della lingua, che possono essere acquistati solo sulla bottega di Una parola al giorno-UPAG [QUI].