Una voce dal capezzale

Statua Giovanni Paolo II al Gemelli
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.03.2025 – Andrea Gagliarducci] – La prima “prova di vita” di Papa Francesco da quando è entrato in ospedale il 14 febbraio è arrivata la scorsa settimana, sotto forma di un messaggio audio registrato e trasmesso ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro la sera di giovedì 6 marzo, prima del Rosario serale per la sua salute. Non è stata diffusa alcuna foto del Papa in ospedale e il Papa non è mai stato visto. L’accesso alla sua stanza è limitato e sono pochissime le persone autorizzate ad incontrarlo.

Il messaggio di Papa Francesco è stato molto breve, pronunciato nella sua lingua madre, lo spagnolo, con una voce stanca e logorata dalla malattia. Oltre alle parole di ringraziamento, il messaggio ha testimoniato due cose: Papa Francesco non sta bene davvero e Papa Francesco non ha assolutamente intenzione di farsi da parte. Infatti, tutte le prove indicano che nutre il desiderio di tornare sulla scena da protagonista.

In questi giorni di ricovero, Papa Francesco formalmente non ha mai smesso di lavorare. Papa Francesco non ha mai davvero delegato. Ha sempre preso personalmente le decisioni, che riteneva più importanti e non ha mai creato una vera squadra attorno a sé. I Segretari particolari sono cambiati spesso, così come coloro che costituiscono la “vera” corte papale, una serie di personaggi che orbitano attorno a Papa Francesco e che, a volte, orientano le sue scelte. Ora che il Papa è in ospedale, questo vuoto attorno a lui si fa in qualche modo sentire. Papa Francesco voleva essere un uomo solo al comando, e non c’erano altri intermediari tra lui e le decisioni.

Far sentire la sua voce, quindi, riflette più che altro la precisa volontà del Papa di restare sulla scena. Stanca e quasi senza forze, la voce del Papa ha detto a tutti, che è vero che il Papa non tornerà di certo alla sua vita precedente, ma che vuole tornare. Era anche un messaggio a quanti ipotizzavano una sua possibile rinuncia al papato. Papa Francesco non rinuncerà all’Ufficio. Vuole restare fino all’ultimo minuto.

Poi, ci sono altre circostanze da considerare.

Papa Francesco non ha mai dato un inquadramento giuridico alla figura del Papa emerito in questi dodici anni, nonostante Benedetto XVI abbia vissuto per quasi dieci anni in Vaticano con quel titolo. Il Papa non ha nemmeno dato un quadro giuridico alla questione del possibile “Papa impedito”. Per dirla in breve: cosa accadrebbe se il Papa, durante la sua degenza in ospedale, si trovasse in condizioni fisiche così invalidanti da non poter governare?

Non ci sono regole nella Chiesa che definiscano questa eventualità, ma un gruppo di studiosi internazionali, guidati dalla Prof.ssa Geraldina Boni, ha avviato il Progetto Canonico Sede Romana, una piattaforma per discutere possibili proposte legislative sia per delineare la figura del Papa emerito sia per dare alcune regole in caso di impedimento del Papa [*].

È improbabile che Papa Francesco affronti questo vuoto giuridico. Non lo ha fatto nei nove anni di convivenza con il Papa emerito ed è improbabile che lo faccia ora. Così come sembra improbabile che Papa Francesco vada a cambiare le regole del Conclave, cosa di cui molti hanno paura. Il Papa non le ha cambiate negli ultimi dodici anni e sa che un cambiamento ora significherebbe mostrare all’opinione pubblica che vuole controllare la sua elezione. Potrebbe decidere di non preoccuparsene. Papa Francesco, tuttavia, è molto sensibile all’immagine che darà ai posteri.

Nonostante i bollettini medici incoraggianti [QUI], sembra anche che stiamo esaurendo il tempo per una vera riforma strutturale di questioni così importanti. Quando Benedetto XVI decise di modificare le norme del Conclave per consentire di iniziarlo anche prima dei quindici giorni richiesti dall’inizio della sede vacante, non fu in grado di fare una riforma strutturale. Fece un Motu proprio, con lievi modifiche, soprattutto cerimoniali.

Papa Francesco ha legiferato per mezzo del Motu proprio più di qualsiasi altro Papa nella storia recente. Potrebbe seguire questa strada anche qui. Sembra improbabile, tuttavia, che debba usare una qualsiasi delle preziose poche energie a sua disposizione al momento, per iniziare una riforma che potrebbe anche non avere effetti concreti.

Papa Francesco ha già ampliato la partecipazione al Conclave, superando il tetto di 120 cardinali stabilito da Papa Paolo VI e creando cardinali da ogni parte del mondo, come se ogni parte del mondo dovesse essere rappresentata nel Collegio cardinalizio e poi nella scelta del nuovo Papa. Papa Francesco ha derogato alle regole per allargare la base elettorale senza cambiarle. Finché è in vita può fare lo stesso.

Se il Papa governa e vuole continuare a governare, perché ci sono tutte queste voci sulle sue dimissioni?

Perché, come sempre accade alla fine di un pontificato, le cose cominciano a essere ridefinite. I cardinali, parlando delle sue dimissioni, hanno raccontato anche la loro visione della Chiesa. Alcune questioni, con il prossimo pontificato, sono destinate a crescere, altre sono destinate ad avere un rinnovato interesse.

La sinodalità, ad esempio, verrà presto accantonata. Probabilmente torneremo all’idea di una presenza viva nella società, una Chiesa che sappia anche essere una “guerriera culturale” per ristabilire le Verità della Fede. Una mano sarà tesa ai fedeli della Messa tradizionale, che questo pontificato ha praticamente esiliato.

Non sarà una rivoluzione o una restaurazione. Sarà la ricerca di un equilibrio dove le ferite sono state dure e difficili da rimarginare. Ce lo dicono le voci e le speculazioni. Il fatto che Papa Francesco abbia accettato di inviare un messaggio audio, ci dice che il Papa non vuole arrendersi. Strana situazione, quella in cui si trova oggi la Chiesa.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] Gruppo di ricerca – Sede romana totalmente impedita e status giuridico del Vescovo di Roma che ha rinunciato è un gruppo di canonisti di diversi Paesi che ha predisposto, collaborando attraverso gli strumenti informatici, due distinte proposte di legge per disciplinare la Sede romana totalmente impedita, dovuta a circostanze esterne ovvero a inhabilitas, temporanea o permanente, del Romano Pontefice, e importanti profili relativi alla condizione giuridica del Vescovo di Roma che ha rinunciato al suo ufficio, secondo quanto già annunciato nel saggio di Geraldina Boni, Una proposta di legge, frutto della collaborazione della scienza canonistica, sulla Sede romana totalmente impedita e la rinuncia del Papa.
Lo spazio virtuale Progetto Canonico Sede Romana [QUI] vuole essere il luogo nel quale quanto elaborato dal gruppo di ricerca viene sottoposto all’attenzione della canonistica di tutto il mondo: lo scopo è di affinare e migliorare le proposte normative, attraverso i suggerimenti ricevuti, per sottoporle, infine, alla considerazione del legislatore della Chiesa.