Romaeterna Cantores celebra Santa Francesca Romana con una solenne Santa Messa a Trastevere

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.03.2023 – Vik van Brantegem] – La chiesa di Santa Maria in Cappella, nel cuore di Trastevere, lunedì 10 marzo 2025 alle ore 18.00 ospiterà una solenne Santa Messa in onore di Santa Francesca Romana, presieduta dal Cardinale Fortunato Frezza, Camerlengo del Capitolo della Basilica papale di San Pietro in Vaticano, assistito dal Diacono Massimiliano Floridi. La liturgia sarà impreziosita dall’esecuzione musicale dell’ensemble Romaeterna Cantores, diretto dal Maestro Aurelio Porfiri.
Il programma musicale della Celebrazione Eucaristica include brani di grandi compositori della tradizione polifonica, come Orlando di Lasso e Giovanni Pierluigi da Palestrina, accanto a composizioni liturgiche dello stesso Maestro Aurelio Porfiri. Tra i pezzi eseguiti, spiccano l’introito Iubilate Deo, l’offertorio Veni sponsa Christi e la conclusione con Gaudent in caelis.
Santa Francesca Romana (Roma, 1384–Roma, 9 marzo 1440), figura di grande carità e devozione nella Roma del XV secolo, è particolarmente venerata nella capitale. Questa celebrazione rappresenta un’importante occasione per onorare la sua memoria attraverso la bellezza della liturgia e della musica sacra.
Oltre a essere compatrona di Roma con i santi apostoli Pietro e Paolo, viene anche invocata come protettrice dalle pestilenze e per la liberazione delle anime dal Purgatorio. Nel 1950 Papa Pio XII l’ha dichiarata patrona degli automobilisti, perché il suo Angelo Custode l’accompagnava sempre durante i suoi spostamenti, sprigionando una luce che le permetteva di vedere chiaro anche di notte. Ratificava quindi un’usanza per cui ancora oggi, il 9 marzo di ogni anno, gli automobilisti di Roma si radunano nei pressi della chiesa di Santa Francesca Romana per ricevere una speciale benedizione per sé e per i propri mezzi.
Il Martirologio Romano recita: «Santa Francesca, religiosa, che, sposata in giovane età e vissuta per quarant’anni nel matrimonio, fu moglie e madre di specchiata virtù, ammirevole per pietà, umiltà e pazienza. In tempi di difficoltà, distribuì i suoi beni ai poveri, servì i malati e, alla morte del marito, si ritirò tra le oblate che ella stessa aveva riunito a Roma sotto la regola di san Benedetto».

Santa Francesca Romana
Francesca Bussa de’ Leoni nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l’ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori. La giovanissima sposa, appena tredicenne, prese dimora con lo sposo Lorenzo de’ Ponziani, altrettanto ricco e nobile, nella sua casa nobiliare a Trastevere. Con semplicità accettò i grandi doni della vita, l’amore dello sposo, i suoi titoli nobiliari, le sue ricchezze, i tre figli nati dalla loro unione, due dei quali le morirono. Da sempre generosa con tutti, specie i bisognosi, per poter allargare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la Congregazione delle Oblate Benedettine di Maria, dette anche Nobili Oblate di Tor de’ Specchi e, oggi, Oblate di Santa Francesca Romana. Tre anni dopo la morte del marito, emise ella stessa i voti nella congregazione da lei fondata. Morì il 9 marzo 1440. È stata canonizzata da Papa Paolo V il 29 maggio 1608, diventando la prima donna italiana santa dal tempo di Caterina da Siena, ma anche la prima cittadina della Roma moderna a ottenere gli onori degli altari. I suoi resti mortali sono venerati nella basilica di Santa Maria Nova a Roma, popolarmente detta “di Santa Francesca Romana”, posti in una cripta sotto l’altare maggiore.


La chiesa di Santa Maria in Cappella
Una lapide, posta sulla destra appena entrati in questa antichissima chiesa, ricorda il giorno della consacrazione, effettuata il 25 marzo 1090 da Papa Urbano II, e il suo nome ad pineam (ossia presso la pigna). L’attuale appellativo ha un’origine incerta, e diverse sono le sue interpretazioni:
- La più complessa, e anche la meno probabile, fa riferimento proprio alla lapide d’entrata, il cui quarto stico recita: “que appell(atur) ad pinea(m) per ep(iscop)os Ubaldu”; l’espressione que appell ad, divenne nel gergo popolare cappella.
- Altri ritengono che il nominativo cappella derivi dal latino cupella, ossia barile. A prova di ciò il fatto che nel XV secolo la Compagnia dei barilai aveva in questa chiesa la sua sede.
- La soluzione più semplice invece riconduce tale denominazione ad una preesistente cappella o oratorio sul luogo dell’attuale chiesa.
La chiesa poi non è molto menzionata nel corso dei secoli successivi all’XI. Oltre alla consacrazione di un altare nel 1113, la chiesa è ricordata quando, per motivi di stabilità, la navata destra fu chiusa al pubblico e nel 1391 Andreozzo Ponziani, suocero di Francesca Romana vi fondò, dopo restauro, l’ospedale del Santissimo Salvatore. Alla sua morte, l’ospedale rimase affidato a Francesca e la chiesa passò poi alle Oblate di Tor de’ Specchi, che la cedettero nel 1540 alla Compagnia dei barilai.
I Doria-Pamphilj vi esercitarono il patronato e Papa Innocenzo X ne conferì la proprietà nel 1650 a Donna Olimpia che, acquistando vari terreni attorno, vi fece costruire un casino e un giardino di delizie detto “i bagni di Donna Olimpia”, affacciato direttamente sul Tevere: se ne intravede ancora la facciata dal Lungotevere Ripa, dietro un muro moderno.
In seguito la chiesa divenne fatiscente, fu quindi chiusa e poi riaperta, passò poi di mano più volte, finché nel 1797 subì una prima serie di importanti restauri ad opera del Sodalizio dei Marinari di Ripa e Ripetta. Altri restauri furono intrapresi dai proprietari Doria-Pamphilj, a metà dell’Ottocento, sotto la direzione di Andrea Busiri Vici: con questi lavori la chiesa prese il suo aspetto attuale, e furono costruiti due nuovi corpi di fabbrica ai lati del casino, installandovi un ospizio (ancora funzionante come “Casa di riposo della Fondazione di Santa Francesca Romana”, convenzionata con la sanità pubblica), e mantenendo il giardino.
La facciata della chiesa è frutto del restauro del Busiri Vici, mentre il campanile è ancora quello medievale (XII secolo). L’interno si presenta a tre navate, divise fra loro da antiche colonne di spoglio, ossia recuperate da altri edifici precedenti. La decorazione interna è frutto dei lavori di restauro dell’Ottocento e quasi più nulla rimane di medievale. Dal cortile si accede all’ospizio.
