Aggiornamento sul processo al Tribunale di Modena per la mostra blasfema di Carpi

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.03.2023 – Vik van Brantegem] – Riportiamo di seguito la relazione dell’Avv. Francesco Fontana, Presidente di Iustitia in Veritate, sull’Udienza che si è svolta il 3 marzo 2025 presso il Tribunale di Modena per il procedimento a carico dell’Arcivescovo metropolita di Modena e Vescovo di Carpi, Mons. Erio Castellucci, insieme ad Andrea Saltini, e Don Carlo Bellini e Cristina Muccioli, l’artista e i curatori della mostra blasfema Gratia Plena, inaugurata sabato 2 marzo 2024 e chiuso anticipatamente il 18 aprile successivo, dopo 47 giorni di apertura al pubblico, che esponeva le opere dell’artista Saltini, al Museo diocesano “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia” presso la Chiesa di Sant’Ignazio a Carpi. Tutti e quattro gli indagati sono accusati di vilipendio ai sensi dell’art. 403 del Codice Penale [QUI e QUI]. Iustitia in Veritate è presente a difesa dei fedeli offesi dalla mostra blasfema di Carpi.

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La difesa degli imputati ha depositato memorie difensive oltre i termini di legge che, a seguito dell’eccezione di tardività sollevata, sono state espunte dal fascicolo del procedimento.

Le nostre memorie sono state invece ammesse e si è proceduto alla discussione, nella quale abbiamo sottolineato, in aggiunta a tutte le questioni già sollevate nelle opposizioni all’archiviazione, due aspetti ulteriori: il plagio e l’oscenità, soprattutto nei confronti dei minori, visto che la mostra era aperta al pubblico senza alcun filtro, quindi accessibile a tutti.

Sono quindi configurabili nuove ipotesi di reato, tra cui la grave offesa ai minori, per cui anche la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, era all’epoca intervenuta.

Dalla risposta ricevuta dalla Pontificia Commissione, all’istanza urgente dell’Avvocato Rotale, che collabora con Iustitia in Veritate – prodotta in allegato alla memoria – si capisce che la reazione alla mostra sia stata da subito anche ben più ampia di quella che conosciamo, perché alcuni si rivolsero proprio all’Avvocato Rotale già all’epoca, ancora prima dell’esposto inviato alla Procura.

In altre parole emerge, che alcuni preferirono agire direttamente con la Santa Sede, e ciò a dimostrazione che la sofferenza dei fedeli fu enorme, e grave ed evidente il vulnus subito dal popolo di Dio.

Come prevedibile, gli avvocati dei 4 indagati hanno cercato, con argomentazioni suadenti, di minimizzare gli eventi, e di dare una lettura come quella fornita all’epoca direttamente dalla Curia, ovvero che la reazione oppositiva del popolo fu eccessiva, quasi da Santa Inquisizione, e sollevando di nuovo l’ipotesi di aggressioni subite dall’artista – peraltro mai provate – definendole reazioni violente di persone squilibrate.

In altre parole, è stata utilizzata una sequenza di grottesche argomentazioni per negare l’evidenza dei fatti e una maldestra lettura teologica usata per far passare i Cattolici, che hanno reagito contro la mostra blasfema, come membri di una setta “ultra-tradizionalista” che è fuori dalla Chiesa.

Tecnicamente hanno cercato di togliere la sede naturale della valutazione dei fatti per ricondurla a un ambito ecclesiale/teologico, e dunque negando che ci siano gli estremi dei reati configurabili, ovvero: il vilipendio, il plagio e le oscenità condannate.

Anche sperando di far venire meno la naturale base di discussione e affronto dei reati davanti a un Tribunale ordinario, è stato negato che ci sia stata commissione alcuna di reati ed è stato ribadito che si sia trattato solo di libera espressione di opinioni artistiche, coerentemente col messaggio del Papa che ha invitato a esprimersi, anche ad artisti non credenti.

Secondo la difesa, l’autore della mostra pertanto non avrebbe fatto altro, con le sue opere, che dare concretezza a queste indicazioni; opere che solo un occhio torvo può quindi considerare blasfeme, in vilipendio e oscene.

Per certi versi la discussione è stata anche divertente, nel vedere come alcuni soggetti che si presentano come paladini della fede vera e di una Chiesa dell’armonia, che è difficile (citando proprio Papa Francesco), manchino di riconoscere la prima evidenza: cioè il rispetto dovuto al Sacro e alla Fede stessa dei credenti.

In conclusione, l’aver cercato di ridimensionare l’accaduto e di banalizzare il dolore dei fedeli – come emerso dalle difese degli indagati – evidenzia solo un’inquietante insensibilità verso il sentimento religioso, la Fede e il rispetto dovuto ai luoghi di culto.

Al momento non resta che attendere la decisione del magistrato, confidando che venga fatta piena giustizia.

Avv. Francesco Fontana
Presidente di Iustitia in Veritate

151.11.48.50