Coach o challenge?

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Leggevo un articolo stimolante su korazym.org, dove si parla di un interessantissimo libro, credo utile anche a chi vuole essere coach o coach cattolico, ma sul serio, non solo per arricchirsi. Nei mesi scorsi, invece, mi è capitato di vedere qualcosa pubblicato da Altroconsumo. Partiamo da ciò  che ho letto. Si tratta di un articolo su un’opera dedicata alla comunicazione tra le persone a livello sociale e umano a cui il papa, lo scorso anno, ha impartito la sua benedizione. La Comunicazione Creativa per lo Sviluppo Socio-Umanitario si schiera contro chi  cerca di fare passare il messaggio che un linguaggio libero da menzogne, insulti e parolacce sia un modo vincente per vivere.

Al mondo ci sono diverse e illusorie comunicazioni distorte che i giovani e le persone sole ,alla ricerca di informazioni e compagnia, ritrovano nei media e, in particolare i social. E qui, purtroppo, finisce la parte bella, almeno momentaneamente. Perché leggevo una petizione (ok, diffusa dai social, ma solo allo scopo di farla conoscere) che tratta proprio dei pericoli ancora in atto per chi bazzica i servizi di rete sociali senza saperne di più.

Altroconsumo, infatti, ha dichiarato da un po’ ‘guerra aperta’  a Tik Tok. Nonostante alcune repressioni che si diceva di aver fatto a tutte le piattaforme sociali durante il lockdown, esistono ancora messaggi negativi che provocano danni irreparabili alla salute veicolati dalle challenge. Sinceramente, la competizione, i confronti e quindi le challenge hanno iniziato a rompere le scatole ai Millennials da diverso tempo, forse è per questo che, qualcuno veramente provato da tutto ciò, ha deciso di inventarsi queste ‘garette’ stupide. Sì, perché non solo non portano a nulla di buono, se non al pericolo, ma molte sono false.

Nonostante ciò che si vede sullo schermo, (o che vogliono farci credere di aver visto) non viene fatto davvero ciò che si ‘promette’ nel video,almeno non nel modo in cui viene mostrato al pubblico. Tagli, app per modificare cose e persone vengono utilizzati per fare brillare chi non ha luce e così, accecati dal riflesso della luna, i ‘polli’ non vedono il vero raggio di  sole. Già, per molti ‘creators’ i fan, chi accetta le challenge eccetera sono ‘polli’ da spennare per arrivare alla propria ed unica realizzazione. Loro sono i migliori, ma se barano? Che gusto c’è a vincere truccando i risultati?

Perché fingere di saper fare quando non è così? Lo scopo dell’ultima challenge contro cui si batte Altroconsumo è quello distringersi la pelle delle guance fino a che non compaiono ematomied echimosi vicino agli zigomi, ottenendo un aspetto da duro e fingere di aver partecipato a una rissa. Si chiama cicatrice francese e, come molte challenge di Tik Tok, sembra innocua, i danni di questa ‘sfida’, infatti, sono permanenti. I soggetti che ne hanno subito le conseguenze sono principalmente ragazzi.

A marzo 2024, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato aveva già sanzionato TikTok chiedendo ai responsabili della piattaforma € 10.000.000, proprio per non aver controllato in modo adeguato e permesso la diffusione di contenuti che invitano, soprattutto i giovani, a partecipare a challenge pericolose. Ricordiamo che molti bambini sono già morti a causa delle challenge di TikTok, seguite da quelle di Facebook e YouTube.

Tik Tok  pare essere ancora uno dei luoghi virtuali più pericolosi per le ‘sfide’, quindi Altroconsumo, insieme agli altri paesi del gruppo Euroconsumers (il network di organizzazioni di consumatori del quale fa parte Altroconsumo), ha inviato una lettera al già menzionato social, evidenziando che esso non ha implementato misure sufficienti per la protezione  di minori  e persone vulnerabili dai rischi causati dalla diffusione di contenuti che mettono in pericolo la loro vita o salute. Per questo viene chiesto a TikTok di rimediare alla situazione attraverso

un risarcimento per ciascun partecipante alla cosiddetta sfida cicatrice francese,  poiché ha subito un danno diretto e irreversibile  partecipandovi, senza conoscerne la pericolosità. Viene richiesto anche di  implementare e dimostrare, entro tre mesi, l’adozione di misure sufficienti a prevenire la diffusione di materiali che presentano rischi per il benessere psicologico e fisico degli utenti, in particolare dei minori e degli individui vulnerabili, rendendo la piattaforma un luogo virtuale sicuro dove chi non sempre può distinguere realtà e fantasia, come i minori, pur avendo la propensione a imitare la condotta di gruppo, non abbiano più danni del genere. E’ vero che anche genitori e scuola dovrebbero aiutare in questo ma sappiamo che, ormai, il ‘potere’ è in mano ai ‘creators’.

Sono loro che vengono seguiti perché promettono le luci della ribalta. Chiunque voglia firmare la petizione di Altroconsumo, può farlo qui: https://www.altroconsumo.it/azioni-collettive/risarcimento-danni-cicatrice-tiktok?utm_source=facebook&utm_me dium=fb-sponsored-ads&utm_campaign=tiktok-risarcimento&fbclid=IwZXh0bgNhZW0BMABhZGlkAasWabM4fDIBHcJbuxC1tqP7iCMUGUvMybD5KHFnupMT1kOQUDWauUoL5-jcRGYoSKaEIQ_aem_wsh5NKT6LCVpxTM-eEwkBQ&utm_id=120208078706210738&utm_content=120208403011830738&utm_term=12020807870620073.

In un contesto come questo, è molto importante il messaggio del libro di cui sopra. Tutti i luoghi virtuali , i media ecc che propongono sottocultura, violenza, il cyberbullismo, ma anche bullismo quando applicato nella vita reale, e l’incitazione all’odio vanno contrastati. Si può mostrare che la parola, detta o scritta, dà importanza alla persona umana, al suo valore image1741045990969.pnginteriore di individuo. La violenza e generalizzaimage1741045990973.pngzioni, stereotipazioni varie, portano alle guerre,all’odio tra vicini e lontani, facendo regredire l’umanità ad uno stato in cui vince solo il più forte, non il più sveglio.

Trionfa il furbo, non il saggio. Sempre fermarsi a riflettere prima di fare, di credere, copiare ciò che i social propongono, idem alcuni tipi di siti che utilizzano in modo scorretto (spero sappiamo tutti quali, date le notizie di cronaca) dell’intelligenza artificiale. Anche questa modifica le cose e può ingannare chi non è totalmente a conoscenza della materia o chi non ne sa nulla. Siamo arrivati ad un tempo in cui non puoi più credere a quello che vedi, ma neanche a quello che senti. Un mondo robotico, modificato che, se cerchi di seguire, prima o poi ti frega. Se cerchi di essere te stesso con le tue imperfezioni, le tue difficoltà, le tue possibilità sei cacciato e definito meno bravo o capace.

C’è chi lo vive ogni giorno. In un mondo in cui conta il vero talento, una persona con difficoltà potrebbe ancora farsi notare e dimostrare che, nonostante le problematiche, c’è la fa e ha un minimo di abilità residue e verrebbe apprezzata. Si parla molto di dare importanza al merito, ma chi soffre ogni giorno e si impegna per fare contenuti di qualità, nonostante tutto, non ha merito? Non ne ha di più di chi  modifica, taglia e cuce dicendo che quella cosa si può fare, che lui o lei ci ha provato e  ha raggiunto quel risultato? Usciamo dall’illusione e, se proprio dobbiamo seguire i social, facciamolo cercando persone che, nonostante lo schermo, siano quello che sono.

Abbattiamo le barriere della solitudine creando un nuovo modello di comunicazione, come proposto dal libro preso in esame a inizio articolo, e mettiamo al primo posto la relazione umana. Solo stando davvero tutti uniti, anche con gli ultimi, gli emarginati perché malati single, anziani  o altro potremo arrivare all’emancipazione morale ed umana della società, come auspica il testo del giornalista di America Oggi TV. Perché è proprio con parole di affetto, comprensione,a lodando e non offendendo, suggerendo e non criticando che il mondo si unisce e non si sente solo.

Senza la solitudine, quella che ti lascia da solo anche in mezzo alla gente perché diverso, che finalmente tutti avremo qualcuno e non dovremo più ‘attaccarci’ alle solite poche persone che, quando se ne vanno, ti lasciano un buco affettivo dentro tale da spingerti a cercare all’infinito di ricreare la stessa relazione. Se si riesce si riallaccia con la persona stessa, altrimenti  si cerca il medesimo legame con altri. Inevitabilmente, però, si cade nella trappola del ‘simile’ e quindi si resta ancora delusi. Per chi è solo, vulnerabile o anziano, ad esempio, è normale attaccarsi ad alcuni affetti dentro o fuori la famiglia.

Chi gli sta accanto è tutto per lui e non sa cosa fare se ‘resta solo’. Sì, è qui che mi sento di collegare il brano ‘La cura per me’ di Giorgia. Perché non tratta solo di una relazione d’amore uomo donna come coppia. Ascoltando le parole si può intendere anche un amore di altro tipo. La scrittura di Blanco, questa volta, ha portato ad un testo che  permette a molte categorie di persone sole, ‘lasciate indietro’ di  identificarsi nel pezzo. E perché ci sono sempre più persone sole che aspettano quel solo essere umano che dà loro amore e attenzione? Proprio perché le parole usate per comunicare sono negative, di esclusione e non di inclusione ( no, non sto parlando di woke né quello positivo iniziale né quello travisato poi, ma di valore dell’essere umano).

Le parole dei media sono spesso di morte perché parlano sempre di cose negative, anche quando ci sono rari casi in cui un malvagio si pente davvero o altro che può ribaltare la notizia. Perché, quando si parla di true crime non si trattano di più le rare storie di chi ce l’ha fatta e ha ripreso in mano la sua vita? Tutti noi conosciamo almeno due esempi, ma per quanto ne hanno parlato? Troppo poco. Spazio, invece, viene dato a chi non si pente o finge di farlo per suoi motivi. La colpa, però, è di chi gestisce i media e obbliga, in alcuni casi, i suoi dipendenti a parlare in un certo modo.

Mettiamo prima parole di vita, esperienze e persone positive:le  notizie buone ci sono, se solo uno le va a cercare. Se siamo stati educati al brutto e all’esclusione, possiamo essere educati al bello e all’inclusione. Perché i social non propongono sfide positive come imitare persone realmente esistite che hanno fatto cose grandi? Perché non si parla di più di non violenza?  Una bella challenge sarebbe quella di non dire brutte parole su qualcuno per una settimana. Nessuna parola che possa generare odio e lite.

Un’altra potrebbe essere quella di non alzare le mani contro l’altro , piuttosto stringere un antistress. Girando il significato della parola, le challenge potrebbero diventare positive ed essere svolte anche in classe e in famiglia. Si può anche dare un premio gustoso alla fine della gara. Non è certo che le challenge, anche ribaltate, siano positive al 100×100, ma per cambiare non si può togliere tutto subito, si deve modificare e guardare le cose da un altro punto di vista.