Papa Francesco invita a promuovere il multilateralismo

“E’ per me sempre un piacere rivolgermi alle donne e agli uomini di scienza, come pure alle persone che nella Chiesa coltivano il dialogo con il mondo scientifico. Insieme potete servire la causa della vita e il bene comune. Nell’Assemblea generale di quest’anno vi siete proposti di affrontare la questione che oggi viene definita policrisi. Essa riguarda alcuni aspetti fondamentali della vostra attività di ricerca nel campo della vita, della salute e della cura”:
così inizia il messaggio che papa Francesco ha inviato dal Policlinico Gemelli ai partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Academia per la Vita, sul tema ‘The End of the World? Crises, Responsibilities, Hopes’, in svolgimento fino al 5 marzo al Centro Conferenze dell’Augustinianum con planetologi, fisici, biologi, paleoantropologi, teologi, storici.
Nel messaggio il papa ha invitato ad esaminare correttamente la visione del mondo: “Un primo passo da compiere è quello di esaminare con maggiore attenzione quale sia la nostra rappresentazione del mondo e del cosmo. Se non facciamo questo e se non analizziamo seriamente le nostre resistenze profonde al cambiamento, sia come persone sia come società, continueremo a fare ciò che abbiamo fatto con altre crisi, anche recentissime. Pensiamo alla pandemia da covid: l’abbiamo, per così dire, ‘sprecata’; avremmo potuto lavorare più a fondo nella trasformazione delle coscienze e delle pratiche sociali”.
E’ un invito ad ascoltare la scienza: “Ed un altro passo importante per evitare di rimanere immobili, ancorati alle nostre certezze, alle nostre abitudini e alle nostre paure, è ascoltare attentamente il contributo dai saperi scientifici. Il tema dell’ascolto è decisivo. E’ una delle parole-chiave di tutto il processo sinodale che abbiamo avviato e che ora si trova nella sua fase di attuazione. Apprezzo quindi che il vostro modo di procedere ne riprenda lo stile”.
E’ stato un richiamo alla ‘profezia sociale’ del Sinodo: “Vedo in esso il tentativo di praticare nel vostro ambito specifico quella ‘profezia sociale’ a cui anche il Sinodo si è dedicato. Nell’incontro con le persone e con le loro storie e nell’ascolto delle conoscenze scientifiche, ci rendiamo conto di quanto i nostri parametri riguardo all’antropologia e alle culture esigano una profonda revisione”.
Per il papa la scienza ‘propone’ sempre conoscenza: “L’ascolto delle scienze ci propone continuamente nuove conoscenze. Consideriamo quanto ci dicono sulla struttura della materia e sull’evoluzione degli esseri viventi: ne emerge una visione molto più dinamica della natura rispetto a quanto si pensava ai tempi di Newton. Il nostro modo di intendere la ‘creazione continua’ va rielaborato, sapendo che non sarà la tecnocrazia a salvarci: assecondare una deregulation utilitarista e neoliberista planetaria significa imporre come unica regola la legge del più forte; ed è una legge che disumanizza”.
E non a caso ha richiamato all’attenzione dei partecipanti il tentativo di dialogo messo in atto da p. de Chardin: “Possiamo citare come esempio di questo tipo di ricerca p. Teilhard de Chardin e il suo tentativo (certamente parziale e incompiuto, ma audace e ispirante) di entrare seriamente in dialogo con le scienze, praticando un esercizio di trans-disciplinarità… Così egli ha lanciato le sue intuizioni che hanno messo al centro la categoria di relazione e l’interdipendenza tra tutte le cose, ponendo homo sapiens in stretta connessione con l’intero sistema dei viventi”.
Questi modi di interazione possono offrire segnali di speranza: “Questi modi di interpretare il mondo e il suo evolversi, con le inedite modalità di relazione che vi corrispondono, possono fornirci dei segni di speranza, dei quali andiamo in cerca come pellegrini durante questo anno giubilare. La speranza è l’atteggiamento fondamentale che ci sostiene nel cammino”.
Per tali ragioni il papa ha rilanciato la necessità degli organismi internazionali: “Anche per questa dimensione comunitaria della speranza, davanti a una crisi complessa e planetaria, siamo sollecitati a valorizzare gli strumenti che abbiano una portata globale.
Dobbiamo purtroppo constatare una progressiva irrilevanza degli organismi internazionali, che vengono minati anche da atteggiamenti miopi, preoccupati di tutelare interessi particolari e nazionali… In tal modo si promuove un multilateralismo che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile. Si tratta di un compito urgente che riguarda l’umanità intera”.
Infatti in conferenza stampa mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha sottolineato la necessità di costruire una nuova ‘arca’: “Sta a noi quindi lavorare alla costruzione di un’arca comune con tutti dentro: un nucleo ordinato secondo la parola di Dio, che Noè ha ascoltato attentamente per realizzare il suo artefatto, in modo di custodire la logica della creazione realizzando il proprio percorso grazie alla capacità di stare a galla nel mare che sommerge ogni altra realtà. In questo modo l’arca è simbolo di uno spazio in cui il progetto di vita di Dio può navigare attraverso la morte e la distruzione (violenta) verso un nuovo inizio”.
E’ stato un invito a non disperare come ha fatto Noè: “40 giorni e diverse settimane di esplorazione, che mostrano Noè come uomo della pazienza e della speranza. Una speranza che non è sinonimo di rassegnazione o di rinuncia, ma di attesa operosa ed esplorativa con l’aiuto di tutti i mezzi disponibili (corvi e colombe, allora non c’erano i droni) resistendo nella durata, affidandosi alla promessa di una parola che ritiene degna di fede che richiede una decisione per poter accedere alla realtà di quanto annuncia”.
Mentre dalla prof.ssa Katalin Karikó, premio Nobel per la Medicina 2023, è giunto l’invito alla collaborazione: “Le persone hanno opinioni e pensieri diversi, come un medico o uno scienziato di base, e pensano in modo diverso. Se lavorano insieme e si rispettano a vicenda, è possibile realizzare una nuova invenzione. Questo è ciò che ritengo importante, quindi cerco di sottolineare che le donne sono importanti per la scienza e che la scienza ha bisogno di più donne perché all’inizio ci sono molte donne che si laureano e hanno il loro sogno, ma le difficoltà possono arrivare quando vogliono costruire una famiglia. In molti Paesi, come sappiamo, se non si ha un sostegno economico sufficiente, si deve rinunciare al lavoro perché quel bambino piange e bisogna prendersene cura”.
Per questo il prof. Henk ten Have, docente all’Anahuac University di Città del Messico, ha evidenziato la necessità di una prospettiva educativa: “In primo luogo, l’educazione non dovrebbe concentrarsi solo sul futuro, ma riflettere sul passato (mostrando che nella storia di tutte le civiltà sono circolate idee di declino e collasso), per analizzare il presente (mostrando che le idee apocalittiche non sono uniformi e dipendono dalle condizioni socio-economiche, dalla cultura e dalla religione)”.
Infine suor Giustina Holha Holubets, responsabile dell’associazione ‘NGO Perinatal Hospice’ di Lviv, in Ucraina, ha messo in evidenza le minacce alla vita: “Qualsiasi minaccia alla vita e alla dignità della persona colpisce la Chiesa profondamente nel suo cuore. In particolare diventa attuale al giorno d’oggi dove assistiamo a molti attacchi, la guerra contro la vita delle persone e dei popoli, e in particolare verso la vita fragile e indifesa. Il crimine contro la vita ha oggi una grande diffusione.
Ogni volta che con lo sviluppo della medicina e della tecnologia, si nota una sovrapposizione della diagnosi prenatale con la prevenzione delle malattie ereditarie, spesso questo porta all’interruzione della gravidanza in seguito alla diagnosi. L’aborto cosi comporta una riduzione nelle statistiche delle patologie e malformazioni innate”.
Ed un figlio non nato è sempre un lutto: “La perdita di un bambino è un lutto che lascia il senso di una profonda mancanza, solitudine, tristezza e per questo c’è bisogno di un particolare approccio nell’aiutare all’elaborazione del lutto. Nella società mancano informazioni su che cosa vuol dire il lutto prenatale e perinatale. Non si conoscono le modalità appropriate di comunicazione e di comportamento in queste situazioni”.
Infine la proposta: “Per questo motivo, abbiamo cominciato di sviluppare la celebrazione nel livello nazionale il 15 ottobre del Giorno Mondiale della Consapevolezza sul Lutto in gravidanza e dopo la nascita. Per noi è una opportunità di annunciare il valore e l’importanza di una vita breve. Questo è il giorno dei nostri Angeli. Questo è il giorno per festeggiare la maternità e la paternità”.