La vicenda del Cardinal Becciu: un macigno per il Conclave. Continuiamo a sperare che il Papa rimedi all’errore in cui è stato indotto

Cardinal Becciu
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.03.2025 – Vik van Brantegem] –Segnalando un articolo di Silere non possum pubblicato il 28 febbraio 2025 – Conclave. Becciu, dentro o fuori? L’ennesimo pasticcio di Francesco [QUI] – il Curatore della Rassegna Stampa sul “Caso Becciu” [QUI], Andrea Paganini, scrive: «Chi consiglia – bene o male – il Papa? Chi lo aiuta a rimediare a uno sbaglio madornale che macchia terribilmente il suo pontificato? Forza, Francesco, ce la puoi fare! Non si può tacere (o dovranno gridare le pietre?)».

«Il Papa era stato persuaso da Alessandro Diddi, avvocato italiano e Promotore di Giustizia in Vaticano, sebbene non abbia mai ottenuto alcun titolo in diritto canonico e vaticano, a firmare quattro rescripta che modificavano la normativa procedural penale dello Stato della Città del Vaticano mentre le indagini erano già in corso. Le accuse mosse contro Becciu e altri indagati sono comparse, per caso, sulle pagine del settimanale italiano L’Espresso. Considerando che i documenti erano esclusivamente nelle mani dell’Ufficio del Promotore, non è difficile intuire chi possa averli trasmessi ai giornalisti.
Nel 2024, ulteriori sviluppi hanno rivelato che sulla posizione di Becciu e di altri indagati nel procedimento vaticano erano stati effettuati da Pasquale Striano accessi non autorizzati nella banca dati delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS), senza l’approvazione della magistratura italiana. Anche in questo caso, il responsabile di tali richieste d’accesso risulta facilmente individuabile. (…)
Il Pontefice ha preso una decisione contro un suo cardinale senza permettergli nemmeno di difendersi e dimostrare la propria innocenza. Il processo non era ancora iniziato, e le indagini non erano nemmeno concluse, eppure il Papa ha imposto a Becciu di rinunciare ai diritti legati al cardinalato. Non gli è stato chiesto di rinunciare ai doveri, ma solo ai suoi diritti» (Silere non possum).

Poi, segnalando il N. 57 delle Osservazioni casuali (22 febbraio-1° marzo 2025) di Luis Badilla e Robert Calvaresi – Una Chiesa immobile e esterrefatta. “Successori” di Papa Bergoglio: è lotta interna. Intanto gli “oppositori” che vogliono voltare pagina non hanno strategia né progetto – che di seguito riportiamo per intero, Andrea Paganini commenta la parte intitolata La vicenda del Cardinale Angelo Becciu: un macigno per il Conclave: «Avrei amato non doverne parlare, ma il problema c’è e perfino i sassi gridano perché lo si affronti seriamente e la verità venga alla luce! Non si può sorvolare sull’ingiustizia commessa contro un uomo innocente e perbene. Mai! Poi questa è anche un’ingiustizia contro la Chiesa. Oggi ne parlano Luis Badilla e Robert Calvaresi: “La vicenda del Cardinale Angelo Becciu: un macigno per il Conclave”. Io continuo a sperare che il Papa rimedi al suo errore».

Nell’ultima frase del testo di Luis Badilla e Robert Calvaresi sulla vicenda del Cardinal Becciu – “Forse dall’inizio ciò che cercava era impedire la presenza di Becciu in un Conclave” – va tolta la parola “forse”, come ho osservato dall’inizio del caso.

Una Chiesa immobile e esterrefatta
di Luis Badilla e Robert Calvaresi
Osservazioni casuali N. 57
(22 febbraio–1° marzo 2025)

“Successori” di Papa Bergoglio: è lotta interna. Intanto gli “oppositori” che vogliono voltare pagina non hanno strategia né progetto.

Da un’ottica giornalistica si può parlare di “successione di Francesco”, ma per la verità e per la dottrina Cattolica, il Papa regnante non è mai successore del precedente.

Francesco non è successore di Benedetto XVI così come Papa Ratzinger non era il successore di Papa San Giovanni Paolo II. I Pontefici sono Successori dell’Apostolo Pietro – in linea diretta – e in tale speciale qualità sono Vicari di Cristo e Vescovi di Roma, come lo fu Pietro dopo la morte di Gesù, e dal suo insediamento a Roma.

Porporati “bergogliani”: cardinali aedi

Comunque, seppure con un linguaggio inappropriato perché la questione è troppo tecnica, in questi giorni si comincia già a parlare sul Successore di Papa Francesco e al riguardo le considerazioni più interessanti si trovano all’interno del grande gruppo dei cardinali cosiddetti “bergogliani”, che attualmente sarebbero 110 nel caso dei porporati

elettori (80% dei 138 conclavisti). Se a questi 110 cardinali che possono entrare in Conclave si aggiungono i bergogliani che ormai hanno più di 80 anni, il totale è di 149: il 59% dell’intero Collegio cardinalizio (252 porporati).

La dicitura “bergogliano” è piuttosto superficiale ma mediaticamente precisa: è un ecclesiastico creato cardinale da Papa Bergoglio. Ciò però non vuol dire che sia una persona incondizionata del Pontefice, un suddito fedele in tutto, senza autonomia e capacità critica, un “yes man”. In questo gruppo dei cosiddetti cardinali bergogliani ci sono ecclesiastici di questo tipo, e non pochi, ed è un qualcosa che si registra da sempre con tutti i Papi.

Ci sono però anche cardinali di nomina bergogliana capaci di pensare e di agire a prescindere da quanto vuole o desidera il Papa di riferimento. Questa maggiore o minore autonomia dialettica è diversa a seconda che debbano eleggere un nuovo Papa dopo la morte del Pontefice regnante oppure con il Pontefice emerito vivo, che abbia rinunciato per scelta o impedito per malattia disabilitante.

Si è già detto, e va ribadito per chiarezza: ad un Collegio cardinalizio a maggioranza bergogliana non è detto che corrisponda automaticamente un Conclave bergogliano. Perché? Per svariate ragioni. La prima singolare e determinante riguarda proprio i porporati chiamati bergogliani (definizione che piace moltissimo a loro stessi).

L’interprete migliore del momento

In questo gruppo di conclavisti, i candidati al papato sono diversi e ciascuno prova, all’interno delle orme dell’eredità di Papa Bergoglio, ad esserne l’interprete migliore e quello del momento. Di questa varietà, il Cardinale Pietro Parolin vuole trarre il massimo profitto: essere il candidato di mediazione e rappresentare tutte le sfumature del cosiddetto bergoglianesimo. I suoi sostenitori usano ogni tipo di argomento o analisi per provare a staccare il Cardinal Parolin da Papa Bergoglio, in particolare usando il suo carisma di persona mite, pacata e serena. Si tenta di raccogliere voti nell’altro campo poiché il quorum di 92 è altissimo. Ci sono molti però, alcuni quasi impossibili di superare: da un lato il Cardinal Parolin resterà legato per sempre all’Accordo con Pechino (da molti considerato “una resa ignobile”) e tante decisioni del Pontefice considerate errori giganteschi che il Segretario di Stato ha coperto: devastazione della Segreteria di Stato, oggi ridotta a ufficio passa carte; perdita della qualità e competenza della nomenklatura fiore all’occhiello della Santa Sede e della sua diplomazia; sostegno incondizionati ad azioni del Papa che molti considerano inaccettabili. Al riguardo si cita un lungo elenco. Tre sono dirimenti: Dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni (2023), “Dubia” di due Cardinali (10 luglio 2023) e “Respuestas” del Sant Padre “a los Dubia propuestos por dos Cardenales” (2023); e Traditionis custodes – Sull’uso della Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 (2021) e il presunto questionario ai Vescovi del mondo sulla materia.

I nomi dei papabili principali del gruppo bergogliano, con stili o sfumature diverse, e a volte di significato contrario, sono: Zuppi, Omella, Hollerich, Pizzaballa, Leo, Cupich, Arborelius, Aveline, Tagle, Marengo, Tolentino de Mendonça e da poco anche Grech.

Con l’eccezione di alcuni – Parolin, Pizzaballa e Tagle – che brillano anche per una quota di luce propria, tutti gli altri nomi sono frutto della creatività mediatica che, come noto, in questo periodo della storia della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. È vero che ciascuno, volendo, può offrire un suo carisma, un qualcosa di accattivante, per attrarre cardinali-follower, ma si tratta di banalità minime, non all’altezza della sfida.

Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale popolare, o un cardinale poliglotta, per aspirare al Soglio di Pietro.

Questa attrattiva si complica quando subentra anche la questione del essere più liberale o meno liberale di Francesco (premesso che sia tale) e quindi offrire una convincente garanzia programmatica per dirimere l’odierno dilemma (se vero che sia così): una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio oppure accelerare le riforme per rendere irreversibili le riforme di Bergoglio. In politica si dice: avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.

Un “outsider” ma al centro dopo la fine del papato

E poi c’è la grande incognita del papabile più noto, ma il più silenzioso e completamente fuori dallo schema dominante: l’Arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest, Péter Erdő, 72 anni. Il porporato è nato a Budapest (Ungheria) il 25 giugno 1952, primo di sei figli in una famiglia di intellettuali cattolici. È stato creato cardinale il 21 ottobre 2003 da Papa San Giovanni Paolo II. Il Cardinal Erdő, canonista esperto e raffinato, uomo di legge, prudente e conservatore, non identificabile con il bergoglianesimo ma neanche ritenuto nemico o avversario. Come riconosciuto ampiamente è un vescovo lontano dalle dialettiche di cordate o gruppo.

Per diversi analisti, è proprio il Cardinale Péter Erdő il porporato che può dare forma, corpo, programma e stile a tutti i cardinali che pensano che il bergoglianesimo finisce con la fine del suo papato e, quindi, un eventuale Conclave dovrebbe voltare pagina nella vita della Chiesa. Il porporato ungherese, con grande intelligenza e lungimiranza, si è tenuto fuori da tutte le controversie e polarizzazioni, gruppi e cordate, che spesso hanno acquistato profili politici, e dunque una sua potenziale candidatura può raccogliere voti da tutti a prescindere dalla logica delle divisioni.

Non sarà però facile poiché l’affabulazione delle riforme di Papa Bergoglio continua ancora a stare in piedi anche se non si trova un solo testo autorevole e serio, non propagandistico e non adulatorio, che elenchi e spieghi con articolazioni convincenti e dimostrabili almeno tre o quattro di queste cosiddette riforme presentate come storiche e inedite. Tra l’altro, come nel caso di quelle chiamate “riforme economiche”, tranne qualche affermazione generica, del vero contenuto non si sa nulla.

In questo caso, prima di spiegarle si dovrebbe raccontare cosa è stato fatto.

Un’opposizione sgangherata, senza progetto e senza papabile autorevole

Nel campo contrapposto o critico di Papa Francesco, ostile alla sua eredità o al suo voler prolungare il pontificato tramite le scelte del gruppo di cardinali bergogliani, allo scopo, si dice, di “rendere irreversibili le sue riforme”, l’elenco dei papabili è piuttosto affollato anche perché molti nomi sono frutto della fantasia mediatica. Si tratta di ecclesiastici come Robert Sarah, Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke e Angelo Bagnasco, che però oggettivamente non hanno nessuna chance nella parte decisiva degli scrutini.

Anche altri nomi di persone a metà strada – che hanno fatto di tutto per restare fuori dalla polarizzazione ma senza nessuna autorevolezza – non sembrano avere chance come nessuna chance hanno i porporati che in sostanza entrano ed escono, periodicamente, dall’elenco dei papabili a seconda i gusti di alcune testate o agenzie.

Con l’eccezione di alcuni – Parolin, Pizzaballa e Tagle – che brillano anche per una quota di luce propria, tutti gli altri nomi di papabili sono piuttosto arbitrari. Come noto, in questo periodo della storia della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. È vero che ciascuno, volendo, può offrire un suo carisma, un qualcosa di accattivante ma si tratta di cose inconsistenti o di banalità minime, non proprio adeguate al momento.

Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale popolare, o un cardinale poliglotta, ecc. Quest’attrattiva si complica quando subentra anche la questione di essere più liberale o meno liberale di Francesco e così dirimere il dilemma: una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio oppure accelerare le riforme per rendere tutto irreversibile. In politica si dice: avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.

Nel caso di questo gruppo si deve tener conto anche del fatto che tra i “critici” del Papa non c’è un consenso, solido e organico e con un’ampia condivisone. Poi, nel panorama complessivo di queste persone ognuno ha criticato l’operato del Pontefice dal proprio punto di vista. Così, nei fatti, le critiche contro Papa Bergoglio sono numerose ma piuttosto disperse al punto, se si vuole usare un linguaggio semplice seppure non appropriato, non si è mai configurato una “opposizione” o contrappeso.

La vicenda del Cardinale Angelo Becciu: un macigno per il Conclave

Senza includere il Cardinale Angelo Becciu fra i critici del Papa, poiché oggettivamente non lo è stato mai nonostante che si trovi in una situazione difficilissima per volontà di Papa Bergoglio, a molti analisti attenti il porporato ex Prefetto appare come un possibile autorevole papabile. Paradossalmente il Cardinal Becciu, che non può entrare in un Conclave, invece può essere eletto Vescovo di Roma perché adempie ai requisiti del Diritto Canonico: maschio, battezzato e celibe.

Tutta la questione si potrebbe chiarire se si aprisse una via percorribile per ridefinire il suo status attuale: porporato sospeso dal Papa dalle sue più importanti prerogative tra cui quella di essere elettore. Finché Papa Bergoglio sarà vivo sicuramente non cambierà nulla. Il cardinale è un condannato in primo grado a oltre 5 anni di galera e attende, dopo l’appello, la sentenza definitiva.

Questa vicenda si è molto ingarbugliata poiché si è sviluppata, dal 24 settembre 2020 ad oggi, nello stile tipico di Papa Francesco, e cioè, alla fine nulla è trasparente e univoco. Tutto diventa confuso e non c’è mai una verità convincente e cristallina. La vicenda Becciu va annoverata fra molte altre, come lo scandalo Rupnik per esempio, che fanno parte degli scheletri del pontificato.

Non solo. Il macigno Becciu in un momento di Sede Vacante e di un Conclave crea scompiglio e disorientamento nel popolo di Dio e anche fra i cardinali perché l’elezione del nuovo Vescovo di Roma sarà fatta con un corpo elettorale volutamente mutilato, per di più per ragioni e cause mai chiarite al punto di configurarsi oggi come frutto di una persecuzione.

Forse dall’inizio ciò che cercava era impedire la presenza di Becciu in un Conclave.

Il giallo della riforma del Conclave

Il 21 gennaio dopo le 16 il canale RaiNews 24 (Italia) in un telegiornale affermò che il Papa, ricoverato presso il “Gemelli”, aveva ricevuto insieme il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato e il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista gesuita ex Rettore della Pontificia Università Gregoriana. Siccome Ghirlanda è da qualche anno che viene accreditato come lo studioso per le modifiche delle regole del Conclave sono partite subito numerose speculazioni, anche fantasiose e insensate. Il Vaticano [la Sala Stampa della Santa Sede] mezz’ora dopo fece una smentita precisa, curiosamente molto tempestiva (questioni di minuti) indicando peraltro l’autore – cosa che non accade spesso – della fake news. Ecco il testo: “In merito alle notizie diffuse da Rai News 24 oggi pomeriggio, poco dopo le ore 15:00, la Sala Stampa della Santa Sede smentisce che ci sia stato un incontro ieri tra il Santo Padre e i Cardinali Gianfranco Ghirlanda e Pietro Parolin”.

E perché questo nervosismo?

Perché da oltre un anno si parla sulla questione delle modifiche delle regole del Conclave e, sostanzialmente, si dice che si vorrebbe escludere i cardinali ultraottantenni dalle Congregazioni pre Conclave e che si vorrebbe anche modificare il quorum per essere eletto Vescovo di Roma, passando da due terzi (oggi sarebbe di 92 voti) a maggioranza semplice (70 voti) Si parla anche di altre presunte possibili riforme, addirittura di permettere la partecipazione di “conclavisti” laici e donne.

Su questo non si è mai parlato con autorevolezza in Vaticano. Papa Francesco non ha neanche sfiorato l’argomento. Sin dall’inizio si è detto che la “notizia” era una manovra proveniente da settori Cattolici americani tradizionalisti e anti-Bergoglio.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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