Cittadinanzattiva ha presentato il VII Rapporto sulla farmacia

In Italia, rispetto agli altri Paesi europei, l’uso di farmaci senza brevetto è ancora basso, ma in aumento, in quanto li usa abitualmente il 48,7% degli intervistati: il dato è contenuto nel VII Rapporto annuale sulla farmacia di Cittadinanzattiva presentato nei giorni scorsi a Roma, in collaborazione con Federfarma, che, realizzato grazie ai dati raccolti da settembre a dicembre 2024, con la partecipazione di 1600 farmacie e 1200 cittadini, punta a fotografare l’evoluzione del settore in Italia, con particolare attenzione ai servizi innovativi, alla distribuzione dei farmaci e alle sfide del sistema e dedica un focus anche al tema degli equivalenti.
Dal rapporto si evince che aumenta il numero delle farmacie coinvolte nella sperimentazione della Farmacia dei Servizi: nei primi tre anni di rilevazioni, il dato oscillava intorno al 60%, negli ultimi due anni supera il 70%. In costante ascesa anche l’adesione delle farmacie ad iniziative di screening per tumore al colon-retto: si passa dal 18% del 2018 al 78,8% del 2024. Tra i servizi offerti, è la telemedicina l’area di maggior crescita: se nel 2018 erano il 10% quelle che offrivano il telemonitoraggio della pressione arteriosa, nel 2024 si supera il 70%. Analogamente la telecardiologia passa dal 28% al 76,5%.
Cresce la diffusione del servizio CUP, dal 63% del 2018 al 79,1% del 2024. Non si consolida purtroppo il dato sull’impegno delle farmacie in tema di aderenza alle terapie: bassa la partecipazione dei farmacisti ai programmi di supporto (28,3%), con il 51,9% di loro che segnala ostacoli burocratici. Altra area che meriterebbe di essere rafforzata è quella relativa ai servizi di supporto all’Assistenza Domiciliare Integrata, con valori rispetto agli altri servizi offerti in farmacia sempre molto bassi (nel 2018: 7%, nel 2024: 6,5%), secondo le dichiarazioni di Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva:
“Attraverso i dati che emergono da questo Rapporto e l’analisi dei trend registrati in questi sette anni, offriamo una valutazione civica della implementazione della “farmacia dei servizi”, in risposta ai bisogni dei cittadini, in particolar modo di quelli residenti nelle aree interne del Paese, e delle persone fragili, anziani e pazienti con patologie croniche. La transizione verso la ‘farmacia dei servizi’ segna progressi ma il processo ancora non può ritenersi completato.
Ulteriori avanzamenti su questo fronte si potranno ottenere anche considerando e dando seguito alle indicazioni emerse in questa edizione del Rapporto. In particolare, va favorito il processo che vede le farmacie come luogo privilegiato per effettuare le vaccinazioni, allargandone lo spettro, ma anche favorendo la diffusione di nuovi servizi a supporto dell’assistenza domiciliare e dell’aderenza terapeutica, nonché della medicina di genere”,
Mentre il presidente nazionale di Federfarma, Marco Consolo, ha sottolineato la necessità del Rapporto: “Il Rapporto è infatti lo strumento attraverso il quale ascoltiamo i bisogni dei cittadini e raccogliamo le esperienze dei farmacisti per disegnare l’evoluzione di una farmacia sempre più rispondente alle esigenze di salute della collettività. In questo modo intendiamo costruire un percorso partecipato che porti ad un’assistenza sanitaria di prossimità e che metta realmente al centro la salute e il benessere del cittadino. Il protocollo tra Cittadinanzattiva e Federfarma oggi rinnovato valorizza appieno questo ruolo sociosanitario svolto dalla farmacia su tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle aree interne”.
I dati del Rapporto sono chiari: il 73,8% delle farmacie è già coinvolto nella sperimentazione della Farmacia dei Servizi con un impegno proattivo nel trasformare il proprio ruolo da dispensatrici di farmaci ad erogatrici di servizi sanitari. A detta dei farmacisti interpellati, cresce l’offerta dei servizi. Rispetto al 2023, aumenta il numero di farmacie che offre una gamma di servizi: test/esami diagnostici quali l’esame della glicemia (83,7%, nel 2023 era l’81,6%), del colesterolo (79,1% rispetto al 78,4% del 2023), dei trigliceridi (74,7%, un anno fa il dato si fermava al 73%); CUP e servizi correlati (79,1% rispetto al 77,4% del 2023).
Diffusa la possibilità di prenotare e ritirare farmaci e prodotti in farmacia (85%), così come il tradizionale servizio delle preparazioni galeniche (62,2%). Di contro ancora poco sviluppata l’offerta di servizi di supporto all’ADI (6,5%).
A detta dei cittadini, i servizi maggiormente fruiti rimangono gli stessi del 2023, ma la richiesta è in leggero calo: prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia (richiesto dall’84% degli interpellati, nel 2023 era l’86,5%), monitoraggio dei parametri (45,7%, nel 2024. nel 2023 era 46,3%), CUP e servizi correlati (34,7%. Nel 2023: 38,7%), preparazioni galeniche (28,4%. Nel 2023: 34%). Tra le prestazioni che non erano a conoscenza si potessero trovare in farmacia, troviamo spirometria (10,1%), servizi di supporto all’ADI (9%), programmi di supporto all’aderenza terapeutica (8,1%).
Quasi la metà (48,7%) delle persone intervistate utilizza abitualmente un farmaco equivalente, un ulteriore 44,6% dichiara di assumerlo saltuariamente. Chi proprio non lo usa è il 6,7% del campione. In particolare, si rileva che Abruzzo (17,6%), Lazio (14,7%), Molise (12,5%), Umbria (12%) e Sardegna (10%) presentano i valori relativi più alti in coloro che dichiarano di non assumere mai i farmaci equivalenti.
Nei fatti anche nel presente Rapporto, così come nelle rilevazioni ufficiali, è il Sud l’area dove è più facile trovare persone che dichiarano di non assumere mai il farmaco equivalente, a fronte del Nord che, di contro, è l’area dove si registra un più diffuso consumo abituale di tali farmaci.
Tra i motivi di rifiuto dei farmaci equivalenti, i farmacisti (il 93,5%) rilevano nei cittadini il timore che non siano equivalenti in termini di efficacia, qualità e sicurezza, o problemi con l’identificazione della confezione (62,6%) o ancora abitudini che non si è disposti a cambiare (62,1%). Tra i pazienti che si rifiutano di assumere un farmaco equivalente, prevale il timore che non siano ‘equivalenti’ (57,9%), la fermezza di non volersi assumere alcuna responsabilità finché non sia il medico prescrittore a farlo (18,4%), la diversa composizione degli eccipienti (15,8%).
Per chi, invece, sceglie di usare gli equivalenti, influisce molto la fiducia riposta nel farmacista (48,8%), il risparmio (39,7%), il fatto che a prescriverlo sia stato il medico (19,7%) o la fiducia riposta nel produttore (8,7%). La motivazione del risparmio primeggia unicamente tra i giovani 18/30 anni, mentre in tutte le altre fasce d’età prevale la fiducia nella proposta fatta dal farmacista.
Il 36,6% delle farmacie ha indicato di essersi impegnato in campagne specifiche nell’ambito della medicina di genere, e vi ha partecipato il 64,9% dei cittadini coinvolti in particolare per campagne di prevenzione e screening. Permane un non irrilevante 11,2% di persone che non ne ha ancora piena consapevolezza.
Negli ultimi 12 mesi, è unanime (98,9%) tra i farmacisti, la consapevolezza che il settore abbia registrato durevoli e/o sistematiche indisponibilità e carenze di farmaci. Si tratta in particolare di farmaci per malattie croniche (94,1%); antibiotici (50,4%); antinfiammatori (18,1%); vaccini (13,8%); medicinali oncologici (11,1%); antipiretici (8%). Una condizione riscontrata nell’ultimo anno ovviamente anche da molte persone: nel 29,6% dei casi l’attesa era compatibile con le proprie esigenze di salute, per l’11,8% era invece incompatibile.