La posta del cuore. La salute del Papa e la salute della Chiesa

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.02.2025 – Aurelio Porfiri] – «Buongiorno. In questi giorni la salute del Papa ci fa molto preoccupare e molte voci si rincorrono riguardo il futuro della Chiesa. Sappiamo che si vive un momento difficile ed un emblema di questo è la situazione della liturgia, che purtroppo non ha quella dignità che i Padri del Vaticano II sicuramente prefiguravano. Cosa ne pensa? (Un fedele preoccupato).
Caro fedele preoccupato, dico senza tentennamenti che bisogna pregare per la guarigione del Papa e per un pronto recupero da questa seria malattia. Ricordiamoci che essere Cattolici vuol dire avere a cuore il Santo Padre, chiunque egli sia, simpatico o antipatico, bello o brutto. Noi non ci possiamo scegliere una Chiesa che ci piace, come Gesù non si è scelto la Croce ma si è preso quella che altri gli avevano destinato. Questa è la Chiesa e in questa dobbiamo agire. Questo non vuol dire che non dobbiamo esercitare un sano diritto di critica quando vediamo che le cose non funzionano, e ai nostri tempi di cose che non funzionano ce ne sono parecchie.
Tu mi parli della liturgia e sai benissimo che io ho scritto tanto su questo. La crisi della liturgia è conseguenza della crisi della Chiesa o forse è il contrario? Io penso che la crisi della Chiesa si è aggravata quando la liturgia ha perso quella dignità necessaria e quando una creatività selvaggia si è trasformata nel permesso (che nessuno ha mai ufficialmente dato) nel fare quello che si vuole. È vero, molti Pastori non danno un buon esempio. Si rimprovera, credo ingiustamente, alla Messa tradizionale di essere troppo rigida e quasi immutabile, ma in realtà questa rigidità mi sembra molto presente nella Messa di Paolo VI, una rigidità ideologica per cui si continua da decenni con i soliti abusi, le solite chiacchiere fuori posto, i soliti canti oramai divenuti stantii e che, al contrario della musica della grande tradizione della Chiesa (antica e moderna, sia ben chiaro) oramai mostrano i segni dell’età come quelle persone di una certa età che cercano di mostrarsi giovani ma ottenendo soltanto il risultato di enfatizzare ancora di più la loro vecchiaia.
Purtroppo, come spesso accade, molto liturgisti hanno paura di guardare al di fuori delle ideologie imposte nei seminari e nelle università e spesso sfuggono il confronto con altri che pur son figli della Chiesa e che in essa cercano di rimanere. Questa sorta di “superiorità morale” è tipica di un certo mondo sinistroide in cui molti esponenti della Chiesa sembrano trovarsi molto a proprio agio.
Detto tutto questo, dobbiamo avere cura non del Papa in quanto persona singola, ma come continuatore del Papato perché non dobbiamo dimenticare che le eresie e gli scismi sono sempre dietro l’angolo, a volte anche davanti. Ma non dimentichiamo che Pietro, come diceva Joseph de Maistre, è il “mistico monte” a cui rivolgersi, anche quando tutto questo lo viviamo nel mysterium iniquitatis del tempo presente, anzi proprio per questo dobbiamo pregare con ancora più forza perché Pietro, malgrado la sua fragilità umana, confermi nella fede i suoi fratelli.
Questa riflessione è stata pubblicata dall’autore sul suo sito Liturgia e musica sacra [QUI].