“Il ritorno della Tradizione”. La visita del Cardinal Müller a Napoli il 22 e 23 febbraio 2025

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.02.2025 – Vik van Brantegem] – Sabato 22 febbraio 2025 alle ore 18.00, S.Em.R. il Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha tenuto una Conferenza all’Hotel Renaissance Mediterraneo in largo Ponte di Tappia 25 a Napoli, su invito della Fondazione Il Giglio, della Sezione di Napoli di Una Voce (associazione internazionale per la difesa della liturgia latino gregoriana) e dai Coetus Fidelium nell’Arcidiocesi di Napoli (i gruppi stabili di fedeli che promuovono la Messa Vetus Ordo, San Paolo Maggiore, Sant’Andrea Avellino, San Ferdinando, Santa Maria della Vittoria).









Nel Convegno dal tema Nessuna novità è possibile senza la Tradizione Nihil novetur nisi quod traditum est (San Cipriano), sono intervenuti Guido Vignelli, saggista; Marina Cartese, Presidente della Fondazione Il Giglio; Antonio Sembiante, filologo; Vito Vincesilao, avvocato; e Nicla Cesaro, Presidente della Sezione di Napoli di Una Voce. Anche Don Giorgio Lenzi, che ha accompagnato il Cardinal Müller nel suo viaggio a Napoli, è intervenuto al Convegno in qualità di ex Cappellano del Coetus Fidelium Sant’Andrea Avellino.

Sono state proiettate delle immagini del 42° Pellegrinaggio della Tradizione da Parigi a Nostra Signora di Chartres, in occasione della solennità di Pentecoste. Da sabato 18 a lunedì 20 maggio 2024 circa 18.000 pellegrini, in gran parte giovani, hanno percorso quasi 100 chilometri, partecipando a meditazioni e la celebrazione della Santa Messa nel Vetus Ordo. Il lunedì di Pentecoste, il Cardinale Müller ha officiato presso la cattedrale di Chartres nel Rito Vetus Ordo il solenne Pontificale al termine del Pellegrinaggio, il cui tema Voglio vedere Dio ha fatto meditare i pellegrini sui Fini Ultimi, su cui anche il Cardinal Müller ha incentrato la sua omelia [QUI, QUI e QUI].
I Coetus Fidelium dell’Arcidiocesi di Napoli da qualche anno soffrono di una emarginazione a cui sono stati relegati dalla Curia retta dall’Arcivescovo metropolita, il Cardinale Domenico Battaglia, con la negazione delle chiese dove venivano celebrate da anni le Messe secondo il Rito antico, e dei sacerdoti dai quali venivano seguiti. Accorati appelli sono stati espressi durante il Convegno dai delegati dei gruppi dei fedeli per la Messa in Rito antico, alla presenza del Direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Napoli, Mons. Nicola Longobardo.
Anche nel difficile momento che sta attraversando la Chiesa Cattolica, in questi tempi non mancano segnali di speranza. Sono quelli del ritorno della Tradizione, nella liturgia, nelle devozioni dei fedeli, nelle processioni. E vedono spesso protagonisti i giovani, come nel Pellegrinaggio Parigi-Chartres e in altri pellegrinaggi tradizionali, come quello a Covadonga in Spagna, nella partecipazione ad antiche processioni e nell’aumento dei fedeli alle Messe celebrate in rito romano antico, nonostante le restrizioni imposte dal Motu proprio Traditionis custodes), che vanno nella stessa direzione. Si tratta di “minoranze creative” – secondo l’espressione usata da Papa Benedetto XVI nella Lettera al Cardinale Tettamanzi in occasione della 86° Giornata per l’Università del Sacro Cuore – che nella Storia, non solo della Chiesa, hanno prodotto i grandi cambiamenti.
All’origine della Fondazione Il Giglio vi è l’Editoriale Il Giglio, società cooperativa nata nel 1993 dall’interesse di gruppo di studiosi ed appassionati della storia con lo scopo di difendere e valorizzare la memoria delle Due Sicilie e, più in generale, del Sud, come premessa per il suo riscatto.
L’attività svolta in un ventennio e i libri pubblicati sono stati strumenti offerti a tutti per ricostruire l’identità culturale del Sud, per restituire il ricordo del passato e rettificare i giudizi portando alla luce fonti storiche misconosciute o dimenticate.
In questo spirito di recupero della verità, pur considerando prioritaria la ricerca sulla storia delle Due Sicilie, l’attività culturale de Il Giglio ha spaziato nell’ambito del pensiero tradizionalista anche in stretta collaborazione con l’associazione civico-culturale Fraternità Cattolica, che da oltre trent’anni combatte la battaglia delle idee per diffondere i principi della dottrina sociale cattolica, alla luce del Magistero della Chiesa e della Tradizione.
Il Giglio ha inaugurato quattro collane, un’esclusiva serie di CD Rom storici, ha pubblicato il primo cd musicale con l’esecuzione cantata dell’Inno del Re di Giovanni Paisiello e da qualche anno cura direttamente l’edizione del Calendario del Regno delle Due Sicilie.
Il Giglio, inoltre, ha organizzato convegni ed iniziative culturali e diffonde selezionate pubblicazioni di altre case editrici sulla memoria delle Due Sicilie e sulla tradizione Cattolica europea. Infine, pubblica la newsletter periodica di informazione online, Lettera napoletana, giunta al settimo anno.
Nel 2012, i soci fondatori dell’Editoriale Il Giglio hanno pensato che fosse giunto il momento per compiere un salto di qualità nell’organizzazione, aprendo la possibilità di nuove e più avanzate prospettive a favore del Sud. Hanno così costituito la Fondazione Il Giglio, che ha ottenuto il riconoscimento della Regione Campania. La Fondazione, che opera in totale continuità e sostituisce la preesistente cooperativa editoriale, è stata presentata ufficialmente il 6 giugno 2013.




La Conferenza e le interviste
del Cardinale Gerhard Ludwig Müller
«Ingiusto sopprimere le Messe in Rito antico»
«Nessuna novità è possibile senza la Tradizione»
«Occorre maggiore liberalità verso le Messe in Rito antico da parte dei Vescovi», ha detto il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina delle Fede, nella sua Conferenza. «Lo scopo dell’unità della Chiesa non è raggiungere l’uniformità. Non siamo una caserma dove si richiede obbedienza militare. Nella Chiesa l’obbedienza va intesa nella dimensione spirituale: come l’obbedienza a Cristo. E i vescovi, i presbiteri devono occuparsi di attirare anime, insegnare e somministrare i sacramenti, non sopprimerli», è l’indirizzo pastorale indicato dal Cardinal Müller nella sua Conferenza dedicata al tema del ritorno della Tradizione. «Sulla celebrazione della Messa in latino da parte dei vescovi occorre maggiore liberalità. Non si tratta di sopprimere i sacramenti, ma di aprirli alla gente. Ricevere i sacramenti e celebrarli è più importante che unificare i riti della Chiesa, che sono più di 20», ha insistito il Cardinal Müller. Ha aggiunto: «I fedeli del Rito antico non esprimono una distanza o una separazione dalla Chiesa, e vescovi e sacerdoti debbono concentrarsi sul fatto che la gente venga in chiesa piuttosto che su un’unica forma del rito latino, quella ordinaria. Papa Benedetto XVI aveva trovato una ottima soluzione, parlando di una forma “extraordinaria” del rito romano. Non è giusto per un pastore sopprimere la Messa in rito antico perché ci si vuole presentare come esecutori di un ordine che viene dall’alto. Lo scopo dell’unità della Chiesa non è quello di raggiungere l’uniformità. L’unificazione dei Riti non favorisce la vita religiosa e sopprimere un’attività religiosa non è nello spirito Cattolico».
A margine della Convegno, il Cardinal Müller ha concesso un’ampia intervista al sito del quotidiano Roma a cura di Rosa Benigno, che riportiamo di seguito integralmente, seguita dall’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, a cura di Gian Guido Vecchi, toccando argomenti di attualità, come le trattative per la pace tra Russia e Ucraina; l’immigrazione; la ricchezza delle numerose forme liturgiche; l’obbligo di rispettare la vita umana e il suo naturale sviluppo. Ha respinto l’ipotesi di eventuali dimissioni di Papa Francesco, gravemente malato, laddove non fosse più in condizioni di governare la Chiesa. Tutti aspetti racchiusi in un unico grande insegnamento, ha spiegato il Cardinal Müller: quello dell’Amore, come Gesù Cristo lo ha testimoniato fino ad accettare la morte. «Ed è questa la Tradizione della Chiesa», ha più volte sottolineato il Cardinal Müller.

La solenne Santa Messa
celebrata dal Cardinale Gerhard Ludwig Müller
presso San Giuseppe dei Nudi in Napoli
In occasione della sua breve visita di sabato e domenica 22 e 23 febbraio 2025 a Napoli, il Gran Priore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, S.Em.R. il Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Balì Gran Croce di Giustizia, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, domenica 23 febbraio 2025 ha fatto visita alla chiesa di San Giuseppe dei Nudi in via Giuseppe Mancinelli 14 a Napoli, un luogo ricco di storia e tradizione religiosa in Napoli. La solenne celebrazione liturgica, organizzata dalla Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dalla Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, è stata un’occasione significativa, non solo per la comunità locale ma anche per il rafforzamento dei legami dei Confratelli Costantiniani con la Chiesa a livello più alto.
La presenza del Gran Priore ha messo in risalto la dimensione di solennità e importanza spirituale della celebrazione liturgica, facendo sentire i partecipanti coinvolto in un momento di profonda riflessione e di unità spirituale. Questo tipo di incontri, infatti, rappresentano un’opportunità per vivere un’esperienza di fede condivisa e per riscoprire il significato della comunità religiosa in un contesto di alta devozione.
La chiesa di San Giuseppe dei Nudi del complesso monumentale con il suo fascino storico, si è rivelata anche questa volta il luogo ideale per un evento così carico di significato spirituale. La sua struttura, con la navata che sembra abbracciare i fedeli, ha creato un’atmosfera unica, ideale per momenti di riflessione e di preghiera. I canti liturgici hanno ulteriormente sottolineato la sacralità della liturgia, parlando direttamente al cuore dei partecipanti. La comunione di intenti e il silenzio interrotto solo dalle orazioni hanno consolidato quel senso di comunità e di appartenenza che si è vissuto in quel momento, creando un legame profondo tra i presenti e la tradizione spirituale che l’appartenenza alla Chiesa di Cristo rappresenta.
Il Gran Priore, le autorità istituzionali ed i membri dell’Ordine Costantiniano intervenuti sono stati accolti dal Presidente-Soprintendente della Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, l’Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, insieme al Segretario Generale Dott. Gaetano Giudice, al Censore Dott. Gennaro Ciccarelli e ad altri componenti della Fondazione ed Arciconfraternita.


A guidare la rappresentanza della Delegazione di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano, in vece del Delegato, Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei Duchi di Laurenzana, Cavaliere di Giustizia, il Segretario Generale ad interim Nob. Don Antonio Masselli, Cavaliere de Jure Sanguinis, e il Responsabile della Comunicazione ad interim Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.

S.Em.R. il Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Balì Gran Croce di Giustizia, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, alle ore 09.30 ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica della VII Domenica del Tempo Ordinario presso la chiesa di San Giuseppe dei Nudi, Cappella Magistrale dell’Ordine Costantiniano e chiesa di riferimento della Delegazione di Napoli e Campania da, concelebrante il Cappellano Capo della Delegazione di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano, Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli (Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Puglia), assistiti in qualità di Cerimoniere da Don Giorgio Lenzi, Cappellano de Jure Sanguinis, Cappellano d’Onore del Real Circolo Francesco II di Borbone, Procuratore Generale dell’Istituto del Buon Pastore a Roma, Superiore della Casa San Clemente, e da un frate francescano del Commissariato di Terra Santa in Napoli. Il Responsabile della Comunicazione ad interim Prof. Antonio De Stefano ha curato il cerimoniale. L’animazione liturgica è stata curata all’organo dal Maestro Giancarlo Turone, con il canto del Dott. Gennaro Ciccarelli.

Al termine del Sacro Rito prima della Benedizione Conclusiva, il Segretario Generale ad interim della Delegazione di Napoli e Campania Nob. Don Antonio Masselli, ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, preceduto dalla lettura di un breve messaggio di benvenuto al Gran Priore in nome del Delegato il Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona, che con suo rammarico non ha potuto essere presente, non essendo a Napoli:
«Eminenza Reverendissima, è un onore averLa qui oggi con noi nella chiesa di San Giuseppe dei Nudi, cappella Magistrale dell’Ordine Costantiniano.
La Delegazione di Napoli e Campania è orgogliosa di ospitarla e nel solco dei nostri predecessori pronta a formare Cavalieri, Dame e Volontari al servizio dei poveri e dei più bisognosi secondo lo spirito del Vangelo.
Preghiamo il Signore per la salute del Santo Padre, per il suo ministero Eminenza reverendissima, per il bene della Chiesa Apostolica Romana e dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio».

Nell’intervista rilasciata NNMAGAZINE TV CHANNEL, il Gran Priore ha dichiarato: «Sono venuto tante volte a Napoli, sono affezionato a questa Città. Ieri ho tenuto una Conferenza sul principio della Tradizione Apostolica nella Chiesa Cattolica, indicando tre punti di riferimento: la Bibbia, la Parola di Dio; la Tradizione Apostolica con la Liturgia e il Credo; il Magistero dei vescovi e del Papa come successori degli Apostoli e di San Pietro. Dobbiamo pregare per il Santo Padre. Lui è il Pastore visibile della Chiesa universale. Napoli fa parte della grande storia della Cristianità. San Paolo cominciava il viaggio verso Roma da Napoli. Non è solo importante ricordare la grande Tradizione, ma di farsi anche portatori della Tradizione, della Parola, di vivere come Cristiani, perché Gesù Cristo è l’unica alternativa e invito i Napoletani a mettersi alla sequela di Cristo».

Nel hortus conclusus, il giardino storico del complesso monumentale, la Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi ha offerto un rinfresco per gli intervenuti, che si sono trattenuti per uno scambio di cordialità.

Poi la Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi ha dato la possibilità agli intervenuti di fare una visita guidata al nuovo del Museo di San Giuseppe dei Nudi [QUI], inaugurato giovedì 30 gennaio 2025, accompagnati dalla Curatrice e dal Progettista del nuovo Prof.ssa Bianca Iovine e dal Progettista Arch. Davide Vargas.
Questo nuovo spazio espositivo, inserito nel suggestivo complesso monumentale di San Giuseppe del Vestire i Nudi, rappresenta un’autentica fusione di arte, storia e tradizione, valorizzando l’eredità culturale di Napoli dal Settecento all’Ottocento. La sua collocazione nel cuore del centro storico di Napoli, con l’accesso anche all’archivio storico e alla chiesa che funge da Cappella Magistrale dell’Ordine Costantiniano, oltre all’hortus conclusus, offre un’opportunità unica di esplorare la storia religiosa e la nobiltà napolitana, attraverso una collezione di opere d’arte di grande valore.
Le sei sale espositive, progettate dalla Prof.ssa Almerinda Di Benedetto, Dama di Merito dell’Ordine Costantiniano, e dall’Arch. Davide Vargas, guidano i visitatori lungo tre secoli di storia legati al Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, in un percorso che include dipinti, sculture, e reliquiari. Le opere in mostra sono testimoni della Napoli aristocratica e religiosa dell’epoca, con ritratti di sovrani borbonici, tra cui Carlo di Borbone con il suo avallo reale e Ferdinando II oltre alle Loro Auguste Consorti, nobili, tra cui i ritratti dei Confratelli, Papi, tra cui quello del Beato Papa Pio IX, per ricordare la sua visita all’Arciconfraternita, vescovi e monsignori, affiliati all’Istituzione e che hanno avuto un ruolo significativo nella vita sociale e spirituale della Città di Napoli.

Un momento particolarmente emozionante è stata la visita alla sala con l’esposizione della preziosa Reliquia del Bastone di San Giuseppe, ‘a Mazzarella è San Giuseppe, definito “quintessenza apotropaica della fede Cristiana e Cattolica, un oggetto sacro dal profondo significato religioso. Il suo ritorno in esposizione, dopo un lungo periodo di restauro, arricchisce ulteriormente il valore storico e spirituale del nuovo spazio espositivo.

Questo bastone, custodito dalla Reale Arciconfraternita dal 1795, è diventato simbolo di devozione e di fede per la comunità napoletana. L’esposizione di questa reliquia, tornata in esposizione dopo il restauro insieme alla ricca collezione di arte sacra, per volontà del Sovrintendente Avv. Ugo de Flaviis, contribuisce a rendere questo luogo uno dei più affascinanti e significativi di Napoli.

Cardinale Müller: «Politici e dittatori hanno in mente solo il loro potere. La Chiesa parla di dignità umana». A Napoli per un incontro con i Coetus Fidelium sul tema “Nessuna novità è possibile senza la Tradizione”
di Rosa Benigno
Ilroma.net, 24 febbraio 2025
Eminenza, lo spopolamento delle chiese e l’espandersi del secolarismo in Europa e in tutto l’Occidente spinge a cercare nuove formule per attrarre i fedeli. Ritiene che questa sia la strada per tornare alla devozione e a ricondurre i Cristiani a frequentare i Sacramenti?
«Abbiamo avuto modernismo, liberalismo, comunismo, panteismo. Sono categorie che non rappresentano la Tradizione della Chiesa. Il fulcro della nostra fede è la relazione di Dio con l’uomo. Dio rivelatosi in Gesù Cristo per la salvezza per tutta l’umanità, in tutti i tempi, in tutti i luoghi, e le culture. Se analizziamo altri sistemi, che presentano idee di salvezza degli uomini, di redenzione dell’uomo, non c’è una convincente alternativa a quella di Cristo».
Quali altri sistemi?
«Il comunismo, come anche il fascismo, il nazional-socialismo e tutte le ideologie elaborate solo dalle menti umane, sono limitate. Solo il Logos, la ragione divina, può darci la spiegazione profonda del senso della vita,e può salvare tutti i singoli uomini. E l’evangelizzazione non deve dire solo ciò che piace alla gente, ma deve la verità. La verità ci fa liberi. Gesù ha pronunciato parole di verità e con essa ha indicato la strada per la libertà. Verità e libertà sono inseparabili. Ognuno ha una trascendenza. Noi non siamo animali. Infatti, siamo in grado di chiederci qual è il senso dell’essere, dell’esistenza umana, della sofferenza? Quale compito abbiamo nella nostra vita? Domandarci quali responsabilità abbiamo verso noi stessi, le nostre famiglie, le nostre comunità, il nostro Stato, per tutta la comunità. Nelle ideologie che ho enumerato possiamo vedere quando manca la presenza di Dio che cosa accade: non c’è nessuna pace fra i popoli».
Parliamo di pace. Che cosa pensa delle trattative in atto per mettere fine alla guerra tra Ucraina e Russia?
«Quando parliamo degli imperialismi, di Putin, dell’America, della Cina, dobbiamo pensare ai grandi politici e dittatori che non sono interessati alla salute, alla felicità, alla salvezza degli uomini. Hanno in mente solo il proprio potere, i propri vantaggi. Il Cristo è l’unico uomo che ha dato la sua vita per gli altri e non ha sacrificato la vita degli altri per se stesso o per la fama della grande Russia. Anche quando questi governanti dicono “adesso abbiamo vinto la guerra”, bisogna constatare che i caduti non hanno vinto la guerra, i feriti non hanno vinto la guerra. Si parla di grande Russia, grande Francia… Ma. Dio è Amore e noi siamo stati creati per trovare il nostro compimento nell’amore, che è Dio e il prossimo».
Papa Francesco sta male, e tutti i cristiani stanno soffrendo. Cosa può dire loro?
«Come buoni Cristiani e veri Cattolici, tutti noi dobbiamo pregare per la salute del Papa. E per la Grazia divina su di lui. Ma sappiamo bene che non vivremo eternamente. Da Cristiani, però, la morte non è una catastrofe, ma il cammino verso la felicità. Il Papa è il primo testimone di come il cristiano, seguendo le orme di Gesù, si avvia verso la morte con la Grazia di Dio. E quanto alla richiesta al Pontefice di rinunciare al suo mandato, ritengo che non debba farlo. Dobbiamo adottare le categorie del Cristianesimo non del funzionalismo. Io sono anche contro la prassi della pensione per i vescovi al compimento dei 75 anni».
È contro la “cultura dello scarto” da cui Papa Francesco ha sempre detto di guardarsi?
«Sì, Papa Francesco ha sempre parlato della cultura dello scarto. Quando uno non funziona, non ha più valore. Ma il valore dell’uomo, la sua importanza, non dipende dal suo contributo alla Economia, al mondo finanziario, noi abbiamo una dignità. Dal bambino nel grembo della madre fino all’ultimo momento, fino all’ultimo momento del malato che sta morendo nel suo letto».
C’è un altro tema, a proposito della cultura dello scarto, molto caro a Papa Francesco e che non vede unanimi gli animi dei cristiani: quello dell’immigrazione di massa.
«Ciò che sono i sentimenti di un Papa non sono magistero. Cioè, prendiamo il tema dell’immigrazione. Non si è tenuti ad aderire alle aspettative di un Pontefice rispetto a temi che non rappresentano il fondamento della teologia. Rispetto all’immigrazione di massa, non si è colpevoli se si pensa a politiche diverse di accoglienza. Fermo restante che ai Cristiani è dato di agire sempre con carità nei confronti dei fratelli che soffrono».
Cosa ne pensa della Messa in latino, ancora tanto amata e praticata da tanti fedeli nel mondo?
«Papa Benedetto ha concesso di celebrare la Messa nella lingua materna dei popoli. Ma il latino rimane la lingua ufficiale della Chiesa e la Chiesa latina esiste anche in Brasile, Francia, Germania e con essa la grande cultura liturgica. Ma dobbiamo distinguere la sostanza che, anche in altri riti, rimane la stessa. Ci sono diversi riti e diverse cerimonie. Anche qui in Italia abbiamo il Rito Ambrosiano, per esempio, un po’ diverso in alcuni elementi, ma è sempre la stessa Messa. Altro rito in Spagna, quello Mozarabico. Alcuni ordini religiosi, i Benedettini, hanno alcune specificità nel rito della Messa e anche nel Breviario. Ma i sacramenti restano gli stessi. Non per questo si può sopprimere il rito antico. Tuttavia, io ritengo che oggi sia più importante far capire bene cosa è la Santa Messa, che è la presenza sacramentale del sacrificio di Gesù Cristo, del Mistero pasquale. Non importa in quale rito venga celebrata. Questa è una questione secondaria».
Qual è la primaria?
«La domanda primaria è capire il senso dei sacramenti. Ci sono Cattolici che non sanno cosa siano i sacramenti e pensano alla Messa come a una rappresentazione teatrale. Ma la Messa non è un teatro sacro: nei sacramenti riceviamo la Grazia di Gesù Cristo. Si vive un incontro diretto e immediato con Dio per mezzo di Gesù Cristo e si vive la comunione con la Chiesa, che non è una organizzazione religiosa. La Chiesa è il Corpo di Cristo, il Tempio dello Spirito Santo e noi tutti, singoli Cristiani, siamo membri dello stesso Corpo. Conoscenze che nei fedeli dobbiamo rinnovare con la catechesi, con buone prediche, con una buona pastorale. Nella Chiesa Cattolica abbiamo una pluralità di riti, sono più di 20 e il più grande è il Rito Latino. Nell’Est c’è quello di Crisostomo, di Basilio. Anche in India hanno 3-4 diversi riti. Papa Benedetto ha sempre detto che è un grande regalo per la Chiesa esprimersi in diversi riti. E queste non sono costruzioni che alcuni professori hanno fatto stando alla scrivania, ma sono il frutto della crescita della spiritualità di diversi popoli, e soprattutto nella Chiesa dell’Est».
Purtroppo, a Napoli sono state soppresse quasi tutte le Messe in latino, che erano molto partecipate. Lei pensa che la Chiesa “inclusiva” debba accogliere questi fedeli?
«La celebrazione dei sacramenti è più importante della unificazione dei riti. I fedeli che partecipano alla Messa in latino non esprimono una distanza dalla Chiesa, ma una legittima forma della liturgia come anche Papa Benedetto ha detto. E anche per questo è necessario anche per i vescovi e i presbiteri siano interessati più al fatto che i fedeli vengano alla chiesa che concentrati sulla unificazione dei riti nella forma ordinaria. Papa Benedetto ha parlato di “forma straordinaria”. Non è giusto che un pastore la sopprima solo perché vuole presentarsi come esecutore di un ordine che viene dall’alto. L’obbedienza della Chiesa, della disciplina della Chiesa ha lo scopo della unità della Chiesa, non della uniformità. Siamo nella Chiesa, non in una caserma, qui non si chiede una obbedienza militare. Altra cosa è l’obbedienza spirituale, l’obbedienza in Cristo, del Magistero quando accettiamo verità dogmatiche. Non è l’obbedienza disciplinare senza senso che non favorisce la vita religiosa. Avviene che i vescovi talvolta sopprimano attività religiosa. Ma questo non è nello spirito Cattolico. Va bene correggere, ma non sopprimere».
Sulle trattative di pace tra Russia e Ucraina, come si pone la Chiesa?
«La Chiesa deve stare al di sopra degli interessi politici. Il Papa ha l’autorità morale per parlare della dignità umana. Noi siamo sempre per la pace, per la buona cooperazione degli uomini tra loro e tra le nazioni».
Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller: «Pensare al successore? Chi lo fa ora sbaglia. Ma siamo pronti a ogni possibilità»
di Gian Guido Vecchi
Corriere della Sera, 24 febbraio 2025
«Il Papa ora è vivo e questo è il momento di pregare, non di pensare a chi sarà il successore. E se c’è qualcuno che pensa al futuro mentre Francesco è in ospedale non va bene, non va bene per niente». Si fa presto a dire che gli oppositori di Francesco stanno già preparando il conclave meditando la rivincita. Il Cardinale Gherard Ludwig Müller, 77 anni, già prefetto dell’ex Sant’Uffizio e curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger, è stato in questi anni un punto di riferimento degli oppositori interni, tra i porporati più critici verso Bergoglio. A viso aperto, però.
Si parla di corvi, riunioni pre-Conclave, che ne dice Eminenza?
«Guardi, io non me ne occupo, sto distante da tutto questo. Io sono un teologo e mi interesso di spiritualità Cristiana, non di potere. Noi cardinali e vescovi abbiamo il compito di servire la gente, occuparci della salvezza delle anime. Se c’è qualcuno che si interessa a giochi di potere non dà una testimonianza Cristiana».
In genere si punta il dito su chi ha contestato le scelte di Francesco…
«Ma anche Sant’Agostino una volta criticò il Papa! Pensi al primo Concilio di Gerusalemme, alla Lettera ai Galati, pure San Paolo contestò apertamente Pietro! Sono duemila anni che nel Cristianesimo ci sono critiche, è normale, è accaduto anche a Benedetto XVI, è successo a tutti, pensi a Giovanni Paolo II e al Cardinal Martini… Ma la Chiesa non è un’organizzazione politica».
Cosa intende?
«Che non ci sono né ci devono essere avversari, come i politici che si attaccano tra di loro. Siamo uniti in comunione, vescovi e cardinali sono fratelli nella fede e Gesù ha affidato una responsabilità al collegio degli apostoli: la responsabilità della Chiesa universale è affidata a tutti noi sotto la guida del Successore di Pietro, siamo con il Papa e sotto il Papa. Questa è la dottrina Cattolica».
Come vive questi giorni?
«Io conosco Papa Francesco da tanto tempo, c’è un legame personale, emotivo. Dobbiamo pregare per lui, per la sua guarigione, sapendo che tutto è nelle mani di Dio e non possiamo cambiare la situazione. Del resto, in questo momento è importante che anzitutto noi cardinali diamo testimonianza della nostra fede».
In che modo?
«Non sappiamo quando e come, ma tutti dobbiamo morire. Non esiste la vita terrena eterna. Il Papa ha un compito speciale ma è un uomo come tutti gli uomini. La cultura secolarizzata non parla della morte, ne ha paura, non ci pensa. Noi però abbiamo la speranza che la morte non è l’ultima parola, la fede che Cristo è il Figlio di Dio morto sulla croce per tutti noi, e crediamo nella vita eterna. Dobbiamo spiegarlo con serenità alle persone».
Voi cardinali, in questi giorni, avete ricevuto informazioni particolari?
«No, niente notizie riservate, sappiamo ciò che viene spiegato nei bollettini del Gemelli e d’altra parte non siamo esperti di medicina, dobbiamo accettare ciò che si scrive. Siamo pronti a tutte le possibilità».
Non è il momento di pensare al Conclave.
«Quando il Successore di Pietro finisce la sua vita terrena, i cardinali si riuniscono, devono parlare tra di loro e discutere del futuro. Questo è il loro compito essenziale. Ma anticipare, mescolare tutto, interrogarsi se il prossimo Papa sarà un “progressista” o un “conservatore” è una contro-testimonianza della nostra fede».

Nella foto il Cardinale Leo Burke e il Cardinale Gerhard Ludwig Müller in Piazza San Pietro il 24 febbraio 2025 a pregare per la salute del Papa.
«Imparino tutti quelli che non pregano nell’agonia del Papa, da questi due uomini che sono stati tra i tanti, tantissimi che durante questo pontificato sono stati scientemente umiliati, derisi, cacciati, allontanati, ridicolizzati, avversati, osteggiati, dileggiati, vituperati, degradati, sottoposti a processo, condannati, esclusi, sollevati dai loro incarichi senza motivo, commissariati, indagati, messi alla berlina» (Mons. Eleuterio Favella).
In prima fila in Piazza San Pietro c’era anche il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, che aveva dichiarato: «Le notizie che ci pervengono dall’Ospedale Gemelli sono preoccupanti. Stasera [24 febbraio 2025] insieme agli altri Cardinali parteciperò alla veglia di preghiera che si farà in Piazza San Pietro. Il Papa ha bisogno delle nostre preghiere in questi momenti non facili. Sono certo che anche in Sardegna si eleveranno le preghiere di tutti i fedeli per invocare l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine Maria su Papa Francesco».
Alla domanda di Kath.net: «Eminenza, vorrebbe descrivere la sua impressione soggettiva della preghiera del Rosario per il Papa in Piazza San Pietro?», il Cardinal Müller ha risposto: «È stato molto dignitoso e pio. La preghiera del Rosario ci introduce nei misteri della vita di Gesù, nostro Salvatore, unico Mediatore tra Dio e l’umanità. Per noi Cristiani la malattia e la morte non sono la catastrofe definitiva, come lo sono per i nichilisti e gli scettici, i materialisti e gli atei che non hanno speranza. In realtà, la vita terrena dell’uomo, con il suo infinito anelito di libertà e di amore, non si conclude nella totale frustrazione, perché l’esistenza ha un senso assoluto e lo spirito esige la conoscenza più alta, che ci viene rivelata nella fede nel Verbo di Dio fatto carne. La ragione umana fallibile (logos) è compresa dalla ragione divina, sempre infallibile, e viene ricompensata con la presenza di Dio nel suo Figlio Gesù Cristo: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16)».