Un triste bilancio

Sarà la guerra?
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.02.2025 – Franco Angeli] – In un sempre più incombente clima di guerra, con brutalità sempre più evidenti, è chiaro come ad essere assente nello scenario politico globale è la voce strutturata Cattolica. Quella determinazione discesa dalla grande elaborazione ottocentesca, che individuava il ruolo chiave della cultura al servizio della fede, ma anche della libertà personale; quale ad esempio espressa nella Aeterni Patris di Leone XIII [QUI].

“Ordinò agli apostoli che andando ammaestrassero tutte le genti”. Dimensione questa etichettata negativamente da Papa Francesco come proselitismo. La diffusione della parola, con la grande attenzione alla filosofia, cifra antica nella tradizione della cultura occidentale, era attenzione massima nelle intenzioni di Leone XIII e della Chiesa preconciliare. È in questo spirito e con questo spirito che dalla impostazione di Leone XIII ne è discesa attraverso una integrazione di fede e cultura la elaborazione novecentesca della dottrina sociale della Chiesa e la sua importante presenza, attraverso i partiti politici, nello scenario politico del Novecento, assai complesso.

Lo spirito di mediazione dei Cattolici e la loro aderenza al principio di Verità e Giustizia ha dato alla politica mondiale un grande respiro di pace e prosperità, proprio fondato sulla negazione della guerra come momento di relazione tra i popoli. Tuttavia, in certa Chiesa Cattolica soprattutto gesuitica, è proprio questa compenetrazione ampia di posizioni politiche e soprattutto la gestione dei cosiddetti moderati, che ha sempre rappresentato fatto indigesto. Per i sostenitori della teologia della liberazione non poteva e doveva esistere una presenza politica Cattolica moderata.

Non che sostenessero una uscita dalla politica, ma anzi una presenza politica ideologica e oltranzista, che di fatto annullava la sofisticata presenza politica moderata, che per certi aspetti significava anche posizioni anti politiche.

La dismissione del neotomismo e la aderenza al pensiero liquido sociologico ha significato lo sdoganamento della ideologia in ambito Cattolico. Tendenza arginata dal lungo pontificato di Giovanni Paolo II-Benedetto XVI. L’eredità del pontificato di Francesco è stata il naufragio del tentativo ratzingeriano di riaffermare una giusta presenza dei Cattolici in politica in una dimensione identitaria. Piuttosto, si sono ribadite posizioni allineate alla religione mondialista di fatto avversa alla dottrina sociale della Chiesa.

La così detta “Chiesa dei poveri e per i poveri” non esiste. Perché non esiste una voce Cattolica nella società e nella politica. È una Chiesa virtuale. Di non virtuale c’è solo la acrimonia ideologica di questa linea politica che definiremmo tout court autoritaria. Che ha annullato ogni possibilità per i Cattolici di essere determinanti negli Stati moderni. Un controsenso che non deve sfuggire: il personalismo di questo Papa non è stato al servizio della fede. E ai più avveduti intellettuali Cattolici la cosa è apparsa da subito evidente.

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