C’è ancora un futuro per la cultura Cristiana?

Manifesto
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.02.2025 – Vik van Brantegem] – Martedì 25 febbraio 2025 alle ore 18.00 presso la Sala Bolognini della Biblioteca San Domenico in piazza San Domenico 13 a Bologna, si terrà una tavola rotonda, C’è ancora un futuro per la cultura Cristiana? L’occasione è la pubblicazione del volume Una cultura che trasforma il mondo. La vita come relazione del sociologo Prof. Pierpaolo Donati, fondatore della Sociologia relazionale, che dialogherà con l’Arcivescovo metropolita di Bologna, Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Modera la tavola rotonda. l’Avv. Giorgio Spallone.

Per buona parte dell’opinione pubblica, la risposta alla domanda, se “c’è ancora un futuro per la cultura Cristiana”, è negativa, perché la considera ormai irrilevante ed estranea rispetto al prevalere di nuove tendenze evolutive. Non la pensa così il Prof. Pierpaolo Donati, che vede in questa marginalità un’occasione per comprendere davvero che cosa significhi “fare cultura”. Nel suo volume Una cultura che trasforma il mondo. La vita come relazione [Edizioni Ares 2024, 216 pagine [QUI]] mostra, infatti, come una cultura possa rinascere e rinnovarsi solo grazie a relazioni vitali che colorino di senso il nostro quotidiano. È una sfida che invita a ripensare la cultura Cristiana, non tanto o soltanto come sistema di idee o di grandi narrazioni, ma come uno modus vivendi. Ossia, come uno stile di vita che si ispira a una matrice teologica relazionale, che unisce l’umano e il divino in tutte le realtà quotidiane. In fondo, essere Cristiani, anche in mondo che non lo è più, continua a significare.

Il senso religioso è null’altro che l’esigenza di totalità che costituisce la nostra religione presente in ogni azione, insegnava Don Luigi Giussani, poiché ogni azione dell’uomo è provocata da un bisogno. Il senso religioso è la ragione come coscienza della realtà nella sua totalità. Riproporre il cristianesimo nel suo fascino originale e nella sua profonda ragionevolezza come risposta al desiderio di felicità e pienezza dell’uomo del proprio tempo, è il cuore del pensiero teologico di Don Giussani. Al centro di essi non vi è un pensiero astratto, ma la consapevolezza che l’avvenimento Cristiano sia la lente d’ingrandimento necessaria per mettere a fuoco la realtà in tutte le sue pieghe e per valorizzarne esperienze umane, religiose, intellettuali e artistiche. Don Giussani è tra i pochi che hanno intuito le crepe profonde apertesi nella Cristianità, in un panorama in cui, apparentemente, i valori tradizionali sembravano un punto di riferimento per la maggior parte degli italiani. Così, facendo leva sulla natura dell’uomo che non può fare a meno di desiderare, Don Giussani intuisce quel “Mistero che parla dal di dentro della nostra esperienza”, sottolineando come il Logos sia un ‘fatto incarnato’, “un’evidenza che si impone alla coscienza”. In questa prospettiva credere equivale a vivere l’incontro personale con Gesù nella quotidianità, poiché “l’avvenimento di Cristo, che è il significato di tutto, ti fa vivere tutto in modo diverso”. Quindi, neanche per Don Giussani è negativa la risposta alla domanda se “c’è ancora un futuro per la cultura Cristiana”.

L’autore del libro Una cultura che trasforma il mondo. La vita come relazione, il sociologo e filosofo Pierpaolo Donati, è noto a livello internazionale per la sua “sociologia relazionale” o “teoria relazionale della società”. Ha insegnato nell’Università di Bologna ed è membro della Pontificia Accademia di Scienze Sociali e dell’Accademia delle Scienze dell’Università di Bologna. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Sociologia della relazione (Il Mulino 2013), Sociologia relazionale. Come cambia la società (La Scuola SEI 2013), L’enigma della relazione (Mimesis 2015), Lo sguardo relazionale (Meltemi 2021), Alterità. Sul confine fra l’Io e l’Altro (Città nuova 2023).

La risposta negativa alla domanda, se c’è ancora un futuro per la cultura Cristiana, in buona parte dell’opinione pubblica, trova una sponda in notizie, come quella del 13 gennaio 2025: i cittadini della Foce, un quartiere della Val Bisagna, a Genova, preoccupati per il degrado intorno alla chiesa di Santa Maria dei Servi, denunciano una situazione complessa nella zona di via Cecchi, davanti alla parrocchia di Santa Maria dei Servi, dove diverse persone senza fissa dimora, stazionano davanti alla parrocchia, causando problemi di sporcizia e di ordine pubblico. Segnalano anche urla e tensione durante le Celebrazioni Eucaristiche domenicali, situazione che ha ulteriormente allarmato il Parroco, Don Jonas Murallon. Esorta: “La chiesa non va chiusa, ma protetta”.

Da tempo nei pressi e sulle scale della chiesa, giorno e notte stazionano persone in difficoltà, rendendo difficile la convivenza. Nella serata di domenica 12 gennaio 2025, un episodio particolarmente grave ha fatto allarmare ancora di più la comunità. A raccontare l’accaduto è il Parroco: “Durante la Messa un uomo di origine africana che parlava solamente in inglese è entrato dentro la chiesa e ha iniziato a urlare, prendendo anche il microfono. Non so se a causa del freddo, ma voleva avere le chiavi della chiesa, forse per potersi riparare all’interno, dicendo ‘questa è casa mia’”.

Non si tratta di una novità. Da quando Don Murallon è stato assegnato alla parrocchia di Santa Maria dei Servi, ha a avuto a che fare con le tante persone, che nel corso degli anni si sono avvicendate nei pressi per alloggiare e stazionare: “Vorremmo aiutarle, e abbiamo spesso provato a farlo, anche con l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio e della Caritas, che si occupa di portar loro del cibo. Anche in questi casi, però, noi ci troviamo a dover pulire il giorno dopo perché lasciano tutto sporco: se però gli viene proposto di spostarsi, loro non vogliono, preferiscono essere liberi di rimanere qui, anche quando fa freddo come in questi giorni. Normalmente abbiamo un buon rapporto con queste persone ma quando bevono troppo succedono queste cose. Sono persone che hanno bisogno di aiuto, ci sono anche delle donne, e vedere che dormono e vivono lì è un grande dispiacere”.

Il problema era ben noto alle forze dell’ordine: “Spesso una macchina dei Carabinieri viene a stazionare fuori dalla chiesa durante la celebrazione della Santa Messa della domenica. Ieri, però, non c’era nessuna. Quello che si può fare, a questo punto, va fatto, perché ora le persone iniziano ad avere paura, soprattutto i bambini, che ieri hanno assistito alla scena”.

L’Assessore alla Sicurezza del Comune di Genova, Sergio Gambino, ha spiegato: “È un grosso problema che purtroppo conosciamo bene. Da tempo continuiamo a intervenire in zona e ad allontanare le persone che si trovano fuori dalla chiesa, decine e decine di volte. Abbiamo anche proposto di chiudere con delle cancellate il porticato della chiesa, ma non è stato possibile perché la Sovrintendenza ha ritenuto che le ringhiere non fossero compatibili con l’architettura dell’edificio”.

Ed è proprio la cancellata che potrebbe, almeno in parte, risolvere il problema, ha osservato il Parroco: “La chiesa è in condizioni di degrado perché non può essere diversamente, almeno finché queste persone stazionano qua fuori. La cancellata potrebbe aiutare durante la sera, per evitare che ci sia modo di dormire lì fuori: non si tratta di chiudere la chiesa, ma di proteggerla, e di convincere chi si trova a stazionare lì fuori a trovare altri posti. Bisogna restare umani, aiutare queste persone è la cosa più importante, ma nello stesso tempo dobbiamo mettere a posto questa situazione perché è un problema non solo per noi sacerdoti o per la comunità parrocchiale, ma della società intera”.

L’Assessore Gambino ha spiegato ancora: “Queste persone stazionano anche sotto il porticato, che non è sulla pubblica strada; noi sgomberiamo quando sono per strada, interviene Amiu per pulire e sistemare e poi ritornano poco dopo. Inoltre, i soggetti che occupano la zona cambiano spesso, rendendo ancora più difficile la situazione”.

Poi, lo scorso 7 febbraio un ordigno incendiario è stato lanciato attraverso una finestra della chiesa. L’assalto, con i muri laterali della parrocchia imbrattato con frasi blasfeme e due svastiche e, soprattutto, un inizio di incendio che avrebbe potuto avere conseguenze terribili, è accaduto intorno alle ore 19.00, nei locali sottostanti la chiesa, che ospitano tutte le attività degli scout e dei tanti gruppi giovanili, con ingresso dalla laterale via Baroni. In quel momento, nella sede scout del gruppo Genova 12, un gruppo di ragazzi stava partecipando ad una riunione. Sono loro a sentire, in lontananza, strani rumori a cui, in un primo momento, non danno particolarmente importanza. Pochi istanti dopo, usciti dai loro locali, scorgono un principio d’incendio. Il fumo e le fiamme arrivano dalla piccola, ma storica, Biblioteca Servitana, a cui si accede da via Baroni. Qualcuno ha gettato liquido incendiario nell’intercapedine su cui si affacciano le scale, unica via di fuga, e la carta della biblioteca ha immediatamente alimentato il fuoco. Sono stati gli scout, dopo avere abbandonato precipitosamente la sede, a dare l’allarme.

Ieri 17 febbraio 2025, Pro Italia Cristiana ha commentato in un articolo dal titolo Anche in Italia sempre più chiese vengono date alle fiamme!, che «non sono sintomi da sottovalutare. Non si tratta di casualità, né di fatti episodici. Ciò che sta iniziando a diffondersi anche in Italia è quell’odio anti-Cattolico, che altrove è già divampato. È già accaduto in Canada, negli Stati Uniti, in America Latina. Con le stesse modalità. È uno tsunami di violenza, che devasta chiese, distrugge statue, compie sacrilegi e profanazioni, quello che ora minaccia di abbattersi anche da noi. Istituzioni e media non ne parlano, ma il Cardinale Timothy Dolan aveva già lanciato tempo fa l’allarme. Inascoltato.
Ad esser colpiti non sono solo gli edifici sacri, bensì ciò di cui sono espressione ovvero la fede che da secoli riunisce in preghiera le comunità Cattoliche, ferite in ciò che hanno di più caro. Non possiamo permettere che questo patrimonio spirituale, ricco di storia, arte e cultura, venga cancellato dalla furia dissacrante di miscredenti e novelli giacobini. (…)
Questi episodi sono solo l’ultimo esempio di una serie allarmante di profanazioni contro le chiese Cattoliche, che dall’inizio dell’anno stanno aumentando in Italia e in Europa. (…)
Dobbiamo difendere le nostre chiese. Per questo è urgente che la gente sappia e che stia in guardia.
In Francia l’anno scorso sono stati incendiati 50 luoghi di culto Cristiani, il 30% in più rispetto al 2023. Non basta: sono stati anche compiuti ben 770 attacchi anticristiani e 288 furti nelle chiese, il 7% in più. Ed un uomo di 62 anni, membro dell’Isis, è stato bloccato dai servizi segreti, mentre stava progettando un attacco islamico contro una chiesa Cattolica. (…)
Ora che situazioni simili cominciano a verificarsi anche in Italia, dobbiamo lanciare subito l’allarme e far pressioni su autorità ed istituzioni, affinché intervengano ed in fretta.
Una nuova ondata di odio anticristiano si sta abbattendo sull’Occidente ed ora anche tra noi, non possiamo assolutamente ignorarla o sottovalutarla.
È urgente… (…)
Vedi, non si tratta di atti di semplice vandalismo, né di banali furti: quello che si vuole colpire è il cuore della nostra fede Cattolica. Non possiamo permetterlo».

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