Sesta domenica Tempo Ordinario: Beato chi confida nel Signore!

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo!… beato l’uomo che confida nel Signore” così scrive il profeta Geremia. La nostra fede ha base granitica perché fondata su Cristo risorto: Cristo, vero Dio e vero uomo; Cristo maestro e guida sicura. Il brano del vangelo ascoltato presenta una contrapposizione: quattro beatitudini e, subito dopo, quattro ammonimenti: ‘guai a voi…’. Gesù dichiara beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, i perseguitati, mentre ammonisci i ricchi, i sazi, quelli che ridono e godono.
Le beatitudini proclamate da Gesù non sono un elenco di situazioni di debolezza o di fallimento, né la promessa di un ribaltamento della situazione precedente. Le beatitudini ci parlano di una battaglia della mente e del cuore; una battaglia che il cristiano è chiamato a combattere ogni giorno. E’ l’esperienza della nostra debolezza, la sofferenza della vita di fronte a difficoltà che sembrano insopportabili; è certo una esperienza dolorosa ma che non può spaventare l’uomo che pone la sua fiducia nel Signore (cfr. Ger. 17, 7-8).
Le beatitudini rappresentano il programma completo della vita cristiana; ci insegnano a mostrare misericordia, a conservare la purezza di spirito, ad amarci l’un l’altro, ad essere operatori di pace: ama il prossimo tuo come te stesso perchè è tuo fratello con pari dignità. Da qui: ‘Beati i poveri di spirito!’ Essere poveri sulle orme di Cristo Gesù significa puntare sulla fiducia in Dio e riconoscere che in noi non c’è nulla che non abbiamo ricevuto. L’anima non può e non deve essere legata ai beni terreni ma distaccata nella piena convinzione che i beni terreni sono mezzi e non fine della vita.
La vera ricchezza è la dignità della persona umana verso la quale bisogna avere il massimo rispetto. Da qui anche le altre beatitudini come consolare gli afflitti, avere fame e sete di giustizia. La ricchezza che Gesù denuncia è quella che porta ad una forma di autosufficienza; uscire da questa trappola illusoria è la via regia che porta alla vera beatitudine. E’ una vera maledizione cercare nella propria realtà la soluzione e la sicurezza. Le beatitudini ci richiamano a quella fortezza di sè che ci pone a servizio dell’uomo e al trionfo del bene sul male.
Questa è la via maestra che ci porta al regno di Dio, dove Dio tergerà ogni lacrima dagli occhi che piangono perchè possa trionfare l’amore, che è servizio. Da 0qui le parole di Gesù: “rallegratevi ed esultate perchè grande è la ricompensa nei cieli (Mt. 5, 12). Quello del Vangelo è un messaggio nuovo già adombrato da Geremia: ‘Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno, benedetto l’uomo che confida nel Signore’.
L’uomo chiuso nel gretto egoismo della sua umanità sperimenta solo il suo individualismo esagerato dove contano solo le ricchezze, il piacere, la gloria. E’ proprio questo individualismo materialista ed ateo ci riporta all’origine della vita, ai nostri progenitori che, appena conobbero il bene e il male, pensarono solo di potere fare a meno di Dio e scoprirono solo di essere ‘nudi’, di avere perduto tutto, specie l’amore di Dio. Con il discorso delle beatitudini Gesù apre gli occhi: siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, ma diventiamo tali nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, dalla parte di ciò che non è effimero e passeggero; siamo felici se ci riconosciamo bisognosi di Dio: ‘Signore, ho bisogno di te!’
Non cercare mai la felicità, come evidenzia papa Francesco, tra i venditori di fumo, professionisti dell’illusione. Apriamo gli occhi sui valori dello spirito, sulla parola di Dio che ci scuote, ci sazia, ci dà gioia e dignità. Pratica le beatitudini e sarai vero discepolo di Gesù. La Madonna, madre di Cristo Gesù e madre della Chiesa, ci aiuti a vivere il messaggio del Vangelo con le opere e la testimonianza della vita.p