Al Palazzo Reale di Caserta l’evento “Maria Sofia e la fine di un regno. Storia di una regina e del suo esercito”

Ingresso Archivio di Stato di Caserta
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.02.2025 – Vik van Brantegem] – Mercoledì 19 febbraio 2025, l’Archivio di Stato di Caserta e il Centro Studi della Provincia di Caserta “Antica Terra di Lavoro” APS, dedicano un pomeriggio all’ultima Regina delle Due Sicilie, S.M. Maria Sofia von Wittelsbach, Duchessa in Baviera (Castello di Possenhofen, 4 ottobre 1841 – Monaco di Baviera, 19 gennaio 1925), moglie di S.M. Francesco di Borbone, in occasione del centenario della morte, e all’Esercito delle Due Sicilie e alle battaglie che portarono all’unificazione politica italiana. Il mito dell’eroina di Gaeta non è stato mai offuscato dal passare del tempo, anche se i testi di storia hanno ignorato o addirittura vituperato la figura, la personalità e il comportamento eroico dell’ultima Regina delle Due Sicilie. L’evento dal tema Maria Sofia e la fine di un regno. Storia di una regina e del suo esercito si terrà alle ore 17.30 presso la Sala Conferenza dell’Archivio di Stato di Caserta al Palazzo Reale in piazza Carlo di Borbone di Caserta.

Archivio di Stato di Caserta

Programma

Saluti del Direttore dell’Archivio di Stato di Caserta, Dott.ssa Fortunata Manzi

Il Presidente del Centro Studi della Provincia di Caserta “Antica Terra di Lavoro”, Dott. Tommaso Tartaglione, dialoga con il Prof. Aurelio Musi, ordinario di Storia moderna all’Università degli Studi di Salerno, autore del libro Maria Sofia. L’ultima Regina del Sud, e con Giovanni Pede e Luca Esposito, cultori di storia militare, autori del libro Dal Macerone a Gaeta. L’ultima difesa delle Due Sicilie. Nell’occasione saranno presentati i due libri

L’attore Mario Di Fraia interpreterà alcuni brani poetici dedicati alla Regina Maria Sofia

L’artista marinese Vito Riccardi, disegnatore, incisore, illustratore digitale, svelerà la sua opera dedicata alla Regina Maria Sofia

Maria Sofia von Wittelsbach

S.M. Maria Sofia Amalia von Wittelsbach, Regina delle Due Sicilie

«Femme hèroique qui, reine soldat, avait fait elle meme son coup de feu sur les remparts de Gaete» (Donna eroica che, da regina soldato, aveva sparato lei stesso il suo colpo di fuoco sui bastioni di Gaeta): così Marcel Proust nel suo La prisonnière, canta della regina soldato, la giovane Maria Sofia von Wittelsbach dei Duchi in Baviera, divenuta a solo 18 anni l’ultima Regina delle Due Sicilie, per poco più di un anno, l’eroina che dagli spalti della fortezza di Gaeta infonde coraggio a quel che rimane dell’esercito borbonico annientato dall’arrembaggio piemontese. Prestò assistenza alle truppe reali e curò i feriti, fece tutto ciò che era in suo potere per aiutare, sostenere e incoraggiare i soldati combattenti. Armata lei stessa di fucile, si recò sul bastione della fortezza di Gaeta durante l’assedio piemontese e non esitò a sostituire un artigliere ferito a morte, continuando il fuoco contro gli assedianti piemontesi. Il suo comportamento attirò attenzione e ammirazione in tutta Europa.

La Regina Maria Sofia sui bastioni di Gaeta
Karl Theodor von Piloty, La Regina Maria Sofia di Napoli su una delle batterie di Gaeta,1863, olio su tela, 54,5x67cm, proprietà dei Duchi in Baviera del Casato Wittelsbach, Wildbad Kreuth, Baviera.
La Regina Maria Sofia è accompagnata dal Generale Felix von Schumacher e dal suo aiutante Alphons Pfyffer von Altishofen sui bastioni di Gaeta durante l’assedio. La sua sciarpa rossa e gli stivali con speroni, che indossava durante l’assedio, sono ora, insieme ad altri cimeli, in possesso della famiglia Schumacher a Lucerna.
Il Generale Felix von Schumacher (Lucerna, 14 luglio 1814-Lucerna, 19 ottobre 1894) apparteneva alla famiglia patrizia Schumacher di Lucerna. Fu aiutante di campo del Re delle Due Sicilie, S.M. Ferdinando II, consigliere dei suoi figli Francesco II e i Conti di Trani e di Caserta, protettore della giovane Regina Maria Sofia. Nel 1858 fu elevato al titolo di patrizio napoletano. Dopo la caduta del Regno delle Due Sicilia nel 1861, accompagnò il Re e la Regina in esilio a Roma.

La Regina Maria Sofia sui bastioni di Gaeta

Il mito dell’eroina di Gaeta non è stato mai offuscato dal passare del tempo, anche se i testi di storia hanno ignorato o addirittura vituperato la figura, la personalità e il comportamento eroico dell’ultima Regina delle Due Sicilie. Gabriele D’Annunzio definì Maria Sofia “l’aquiletta bavara che rampogna”, intendendo con queste parole disprezzare la Regina che si oppose con tutto il suo coraggio all’usurpazione sabauda del Regno delle Due Sicilie. Maria Sofia, infatti, tentò di riconquistare sino all’ultimo giorno della sua vita quella Patria meridionale che lei, bavarese di nascita, aveva fatto sua e profondamente amata, insieme alla sua gente.

Alta, slanciata, elegante nel portamento nobile e grazioso, con una magnifica capigliatura castana, bellissimi occhi di color azzurro-cupo, Maria Sofia trascorre l’infanzia e l’adolescenza nel castello di Possenhofen dei Duchi in Baviera, dove le giovani Wittelsbach si esercitano in lunghe galoppate a caccia di animali selvatici. Oltre alle passeggiate a cavallo, pratica la scherma, il nuoto, la ginnastica, la danza, riceve una solida educazione musicale e una formazione al gusto estetico secondo i modelli ereditati dalle corti europee d’antico regime. È molto affascinata dalla fotografia: una passione che le rimarrà tutta la vita. Come la sorella Elisabetta, Sissi, futura Imperatrice d’Austria, è solita girare da sola per la città e fumare piccoli sigari in pubblico. Non rispetta l’etichetta di corte e coltiva i rapporti umani, che intrattiene anche con persone umili. Fin da ragazza è esuberante, indipendente, anticonformista, nonostante i tentativi della madre Ludovica di frenarne gli eccessi.

  • S.M. Maria Sofia Amalia von Wittelsbach, ultima Regina delle Due Sicilie [QUI]
Copertina libro

Maria Sofia. L’ultima regina del Sud (Neri Pozza 2022,‎ 240 pagine [QUI]) di Aurelio Musi

La biografia storica di Maria Sofia va ben oltre il breve periodo del Regno. In collegamento con gli anarchici, alimenta la destabilizzazione del Regno d’Italia. Giura vendetta ai Savoia, che le hanno sottratto un regno e le sue ricchezze. Dopo i dieci anni di esilio a Roma, ospite di Papa Pio IX, l’ultima Sovrana del Regno delle Due Sicilie vive tra Austria, Ungheria, Francia, Germania. Muore a Monaco nel 1925. Nella sua lunga vita ispira scrittori e artisti. Chi ne fa un monumento, in cui lei si riconosce, è Marcel Proust nel suo La prisonnière. A lungo Luchino Visconti accarezza l’idea, poi sfumata, di realizzare un film sulla sua vita affidando a Greta Garbo la parte della protagonista.

Copertina libro

Dal Macerone a Gaeta. L’ultima difesa delle Due Sicilie. Un racconto dalla parte dei vinti, con cenni biografici sui soldati del Re di tutti i corpi e gradi (Cosmo Iannone Editore 2024, 212 pagine [QUI]) di Giovanni Pede e Luca Esposito

L’esercito del Regno delle Due Sicilie era davvero un esercito di stranieri e di mercenari, di uomini sanguinari e feroci contro i loro stessi fratelli? O, peggio ancora, di ufficiali traditori, pronti a passare dalla parte del vincitore? In realtà, era un esercito nazionale la cui principale ragion d’essere era il mantenimento dell’ordine interno, ma che fece la sua parte quando il Re se ne mise a capo, dopo le dimissioni del governo costituzionale napoletano. La ricerca degli autori si propone di approfondire questi aspetti di storia militare ricordando tanti fedeli “soldati del Re” e focalizzandosi sul periodo che va dal risolutivo intervento armato sardo-piemontese del 12 ottobre 1860 alla metà del mese successivo. L’irresolutezza dell’alto comando napoletano, cui non fu estraneo lo stesso Re nell’ingannevole speranza in un aiuto francese, rimandò lo scontro definitivo con l’Armata Sarda fino a che fu troppo tardi e tutto compromesso in una settimana o poco più. La ritirata si concluse solo a Gaeta, una fortezza che, a causa del mortale immobilismo degli ultimi anni di regno di Ferdinando II, non era in grado di resistere a un assedio sostenuto da cannoni a grande gittata, di fronte ai quali gli artiglieri napoletani nulla poterono. Un lavoro, questo di Pede ed Esposito, che si colloca oltre le polemiche di parte e aiuta a ricostruire il dato storico in modo obiettivo e documentato.

L’artista Vito Riccardi

Vito Riccardi, artista marinese classe 1965, esprime la sua arte attraverso la creazione e la sperimentazione in ambito digitale. Le sue opere sono principalmente ritratti, in particolar modo ritratti femminili. Le donne che Riccardi racconta tramite la tavola grafica, sono per lui la massima espressione del bello in senso assoluto. I suoi ritratti hanno uno stile molto pop, caratterizzato da effetti e colori sgargianti, ma ciò che ancor di più resta impresso come tratto distintivo in chi guarda, sono gli occhi chiusi di queste figure in primo piano. A tal proposito, l’artista stesso ha affermato che «gli occhi chiusi rendono le mie donne più affascinanti, credo, perché richiamano una dimensione onirica. Non è come per Modigliani, che disegnava le donne senza pupille rendendole fredde e distanti, come statue. Io e le mie donne sogniamo gli stessi sogni».

Mostra Beata Maria Cristina di Savoia

L’opera di Vito Riccardi, un’originale istallazione pop art presso il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio in Caserta l’anno scorso, dedicata alla Regina Maria Cristina di Savoia, prima moglie di S.M. Ferdinando II di Borbone, che tanta cura spese per il rilancio della colonia serica, realizzata su materiali plastici, fa parte di una serie di opere raffiguranti donne che hanno fatto la nostra storia, la serie delle “illuminate”. Quest’opera raffigura una donna illuminata, in plexiglas, con impianto led; vuole essere un’ispirazione per tutte le donne che cercano la loro realizzazione liberamente, proprio come la leggendaria figura della reginella santa. Nella corona, il cuore è colorato in viola, notoriamente il colore della spiritualità che si riflette nelle labbra, dalle quali proferivano le preghiere. Il rosso ed il blu sono omaggi ai colori della Città di Caserta.

L’Archivio di Stato di Caserta

L’Archivio di Stato di Caserta ha sede in alcuni dei locali del magnifico complesso vanvitelliano della Reggia di Caserta, con ingresso da piazza Carlo di Borbone. Il maestoso Palazzo Reale fu costruito per volontà di Re Carlo di Borbone a partire dal 1752, anno di posa della prima pietra. Il Re, per il nuovo Regno conquistato nel 1734 e svincolato dalla Corona di Spagna, scelse di erigere il nuovo edificio, destinato a competere con le grandi residenze delle corti europee, nella pianura di Terra di Lavoro, non lontano da Napoli. Il progetto fu affidato all’Architetto Luigi Vanvitelli, figlio del pittore vedutista neerlandese Gaspar Adrianszoon van Wittel, italianizzato Vanvivelli (Amersfoort 1653-Roma 1736). La costruzione si protrasse per quasi un secolo e terminò solo nel 1845. La Reggia ha una pianta rettangolare articolata in quattro cortili interni. Si estende per circa 47.000 metri quadrati. Meraviglioso il Parco Reale, progettato sempre dal Vanvitelli, i cui lavori cominciarono nel 1753, arricchito da splendide fontane, bacini d’acqua e cascate, alimentate dall’acqua proveniente dal monte Taburno, convogliata dall’acquedotto carolino, appositamente costruito. La Reggia di Caserta e il Parco Reale sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997.
e contribuire insieme al Museo Reggia di Caserta a tenere viva la sua primaria funzione culturale.

Il Centro Studi della Provincia di Caserta “Antica Terra di Lavoro”

La denominazione con cui si è costituito il Centro Studi della Provincia di Caserta “Antica Terra di Lavoro” APS è quello della provincia di Caserta di cui i soci vogliono approfondire la storia e divulgarla soprattutto alle giovani generazioni. Ma rimanda anche all’antica Terra di Lavoro del Regno delle Due Sicilie, di cui l’attuale provincia è la naturale erede.

I soci fondatori provengono da tutta la provincia: partendo dai piccoli centri dell’Alto Casertano come Alife, Alvignano, Dragoni, Roccaromana; alla “città dello storico incontro” Teano, ai centri più importanti come Caserta, Marcianise e Maddaloni, passando per Macerata Campania, Casagiove e San Nicola la Strada.

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