Papa Francesco: Dio si manifesta nell’umiltà

“E penso a tanti Paesi che sono in guerra. Sorelle, fratelli, preghiamo per la pace. Facciamo di tutto per la pace. Non dimenticatevi che la guerra è una sconfitta. Sempre. Noi non siamo nati per uccidere, ma per far crescere i popoli. Che si trovino cammini di pace. Per favore, nella vostra preghiera quotidiana, chiedete la pace. La martoriata Ucraina … quanto soffre. Poi, pensate alla Palestina, a Israele, al Myanmar, al Nord Kivu, Sud Sudan. Tanti Paesi in guerra. Per favore, preghiamo per la pace. Facciamo penitenza per la pace”: anche oggi al termine dell’udienza generale papa Francesco ha chiesto di pregare per la pace, ribadendo con poca voce, in quanto ancora affetto da bronchite, specificando che occorre ‘ascoltare il grido dei fratelli.
Questo invito riprende le parole scandite ieri nel collegamento con il festival di Sanremo prima del duetto tra la cantante israeliana Noa e la cantante palestinese Mira Awad, in ebraico, arabo e inglese sulle note della canzone ‘Imagine’ di John Lennon: “La musica è bellezza, la musica è strumento di pace. E’ una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli… Le guerre distruggono i bambini. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta”.
Ha concluso il messaggio invitando gli spettatore a vivere il festival di Sanremo con uno spirito di pace: “La musica può aprire il cuore all’armonia, alla gioia dello stare insieme, con un linguaggio comune e di comprensione facendoci impegnare per un mondo più giusto e fraterno”.
Ed oggi nell’udienza generale, continuando il ciclo di catechesi per l’Anno Giubilare, ‘Gesù Cristo nostra speranza’, ha affrontato il tema della nascita di Gesù e la visita dei pastori, raccontata dall’evangelista Luca eletta sempre da don Pierluigi Giroli, a causa della bronchite:
“Il Figlio di Dio entra nella storia facendosi nostro compagno di viaggio e inizia a viaggiare quando è ancora nel grembo materno. L’evangelista Luca ci racconta che appena concepito andò da Nazaret fino alla casa di Zaccaria ed Elisabetta; e poi, a gravidanza ormai compiuta, da Nazaret a Betlemme per il censimento. Maria e Giuseppe sono costretti ad andare nella città del re Davide, dove era nato anche Giuseppe. Il Messia tanto atteso, il Figlio del Dio altissimo, si lascia censire, cioè contare e registrare, come un qualunque cittadino. Si sottomette al decreto di un imperatore, Cesare Augusto, che pensa di essere il padrone di tutta la terra”.
Riprendendo il racconto dell’infanzia di Gesù di papa Benedetto XVI, papa Francesco ha sottolineato che Dio si manifesta in un luogo nascosto ma fondamentale: “Dio che viene nella storia non scardina le strutture del mondo, ma vuole illuminarle e ricrearle dal di dentro. Betlemme significa ‘casa del pane’. Lì si compiono per Maria i giorni del parto e lì nasce Gesù, pane disceso dal cielo per saziare la fame del mondo… Tuttavia, Gesù nasce in un modo del tutto inedito per un re… Il Figlio di Dio non nasce in un palazzo reale, ma nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali”.
La manifestazione al mondo avviene attraverso i pastori: “Luca ci mostra così che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà. E chi sono i primi testimoni di questo avvenimento? Sono alcuni pastori: uomini con poca cultura, maleodoranti a causa del contatto costante con gli animali, vivono ai margini della società. Eppure essi praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo”.
Il ‘mondo’ non ha trovato posto per accogliere Gesù: “I pastori apprendono così che in un luogo umilissimo, riservato agli animali, nasce il Messia tanto atteso e nasce per loro, per essere il loro Salvatore, il loro Pastore. Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso”.
La catechesi è chiusa dall’appello a comprendere il significato della nascita di Gesù: “Fratelli e sorelle, chiediamo anche noi la grazia di essere, come i pastori, capaci di stupore e di lode dinanzi a Dio, e capaci di custodire ciò che Lui ci ha affidato: i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto. Chiediamo al Signore di saper scorgere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene per rinnovare il mondo e trasformare la nostra vita col suo disegno pieno di speranza per l’umanità intera”.
(Foto: Santa Sede)