Madonna di Lourdes e malattia come richiamo alla realtà

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.02.2025 – Aurelio Porfiri] – La Chiesa festeggia la Madonna di Lourdes l’undici febbraio, giornata che dedica ai malati. I poveri, i malati, i sofferenti… Non sono queste categorie a cui ci fa piacere appartenere, sono categorie di persone in grande difficoltà esistenziale. Nessuno vuole essere povero, nessuno vuole essere malato e nessuno vuole essere sofferente. Ma purtroppo, se siamo fortunati nello sfuggire alla povertà, non lo saremo altrettanto nello sfuggire alla malattia e alla sofferenza, in quanto esse entrano nella vita di tutti, prima o poi.
Siamo esseri deperibili; questo è solo un richiamo alla realtà. La società ci fa pensare di poter essere eternamente giovani, sempre in buona salute, efficaci e potenti anche in età avanzata; ma in realtà queste sono solo pie illusioni, cose che ci piace pensare per non voler affrontare la realtà per quello che è. E la realtà è che siamo esseri deperibili. Quindi, la malattia è un qualcosa che è compreso nel “pacchetto della nostra esistenza“. Ci fa paura, ed è giusto così, perché il nostro istinto ci richiama alla sopravvivenza. Ma come ho detto in precedenza, essa ci porta anche a vedere la vita per quello che è, e a mettere tutto in prospettiva. Seneca diceva:
“Se vuoi sapere volta per volta che cosa evitare o che cosa ricercare, guarda al sommo bene, il fine supremo di tutta la tua vita. Ogni nostra azione vi si deve accordare: se uno non ha già disposto la propria vita nel suo complesso, non potrà deciderne i particolari. Nessuno, per quanto abbia pronti i colori, può fare un quadro somigliante, se non sa già che cosa vuol dipingere. Noi tutti decidiamo su singoli episodi della nostra vita, non sulla sua totalità e questo è il nostro errore”.
La malattia ci aiuta a vedere la vita nella sua totalità. Se è logico che cerchiamo di evitarla (la malattia) a tutti i costi, quando ce la troviamo davanti, cerchiamo di trarne qualche buon insegnamento. Sempre Seneca avverte:
“Ma è proprio una vergogna per un individuo assennato che il rimedio al dolore sia la stanchezza di soffrire: è meglio che sia tu a lasciare il dolore, non il dolore te; rinuncia subito a un atteggiamento che, anche volendo, non sarai in grado di sostenere a lungo”.
Un elemento importante nel tempo della prova è la preghiera, che aiuta a mettere nelle mani di un Altro quello che non si riesce a sopportare nel momento della disperazione. L’atteggiamento di preghiera non ci fa bene solo spiritualmente, ma anche fisicamente, in quanto un atteggiamento positivo, di fiducia, aiuta un eventuale processo di guarigione. La malattia non è solo al livello fisico, ma anche a quello spirituale. Corpo e spirito non sono disgiunti, se si cura uno influisce anche sulla sperata guarigione dell’altro.
Ricordo sempre una cosa che mi raccontava il mio maestro, Giuseppe Agostini. Mi raccontava che il grande organista Girolamo Frescobaldi (1583-1643), andava presso l’ospedale di Santo Spirito in Sassia, vicino a San Pietro, e suonava per i malati. Mi è sempre piaciuta questa storia perché ho sempre pensato che la musica avesse un influsso benefico sul nostro spirito e sul nostro corpo.
Chi soffre pensa a chi può consolare, spesso questa figura è quella della madre. Chi di noi non vorrebbe la nostra madre terrena al nostro fianco nell’ora della prova? E quanto più non ci sarà vicina la Madre celeste, che stabat dolorosa presso croce. Alcuni pittori la ritraggono in piedi sotto la croce e questo ci ricorda della compostezza e dignità che dobbiamo cercare anche in quei momenti in cui tutto sembra disfarsi. C’è una bella devozione alla Madonna che soccorre i miseri, a cui è legata un’altra festa, quella della Madonna del Soccorso. La bella antifona mariana (che troviamo nel sito Latheotokos.it) può esserci utile quando riflettiamo sulla maternità di Maria:
“Sancta Maria, succurre miseris, iuva pusillanimes, refova flebiles, ora pro populo, interveni pro clero, intercede pro devoto femineo sexu: sentiant omnes tuum iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem. Amen” (Santa Maria, soccorri i miseri, aiuta i deboli, conforta gli afflitti, prega per il popolo, intervieni per il clero, intercedi per tutte le donne devote: sperimentino tutti il tuo l’aiuto tutti coloro che celebrano tua santa commemorazione. Amen).
Questa antifona si deve a Fulberto di Chartres (951-1029) e si vede bene come in essa Maria è invocata per dare soccorso al popolo cristiano che guarda a Lei per consolazione, anche nel famoso canto Mira il tuo popolo essa è invocata come “soccorritrice”.
Ricordiamo di guardare a Maria nelle ore liete, come in quelle più buie.
Proprio in questa festa della Madonna di Lourdes, Papa Benedetto XVI fece il suo discorso in cui annunciò la sua rinuncia all’esercizio del ministero petrino. Era il 2013. In quel discorso il Papa pronunciò queste parole:
“Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.
Molti si sono affannati per comprendere il significato di queste espressioni, ma certo ci dicono della fatica che, come detto in precedenza, affanna non solo la nostra parte materiale, ma anche quella spirituale e di conseguenza quella psicologica. Nello stesso giorno veniva promulgato il messaggio preparato dallo stesso Pontefice per la Giornata Mondiale del Malato. In esso, tra l’altro, si legge:
“Per accompagnarvi nel pellegrinaggio spirituale che da Lourdes, luogo e simbolo di speranza e di grazia, ci conduce verso il Santuario di Altötting, vorrei proporre alla vostra riflessione la figura emblematica del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37). La parabola evangelica narrata da San Luca si inserisce in una serie di immagini e racconti tratti dalla vita quotidiana, con cui Gesù vuole far comprendere l’amore profondo di Dio verso ogni essere umano, specialmente quando si trova nella malattia e nel dolore. Ma, allo stesso tempo, con le parole conclusive della parabola del Buon Samaritano, «Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37), il Signore indica qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura. Si tratta quindi di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede: «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore» (Enc. Spe salvi, 37)”.
Ecco, con il Papa Benedetto XVI, tutti ci auguriamo di essere capaci di vedere le cose, in quella sola prospettiva che le rende non solo accettabili, ma anche piene di senso.
Questa riflessione è stata pubblicata dall’autore sul suo sito Liturgia e musica sacra [QUI].
Articolo collegato
La celebrazione della memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e della XXXIII Giornata Mondiale del Malato nell’Anno Giubilare 2025 – 11 febbraio 2025 [QUI]