10 febbraio. Il Giorno del Ricordo per le vittime dei massacri dimenticati delle Foibe (1943-47)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.02.2025 – Vik van Brantegem] – Il Giorno del Ricordo per le Vittime delle Foibe è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle Foibe e l’esodo giuliano dalmata. È una storia tragica e disumana a lungo rimasta nel silenzio, e solo negli ultimi anni riportata alla luce. Infatti, per commemorare le vittime italiane massacrate nelle foibe, solo con la legge N. 92 del 30 marzo 2004 fu istituito il Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe: «La Repubblica Italiana riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Grazie a tale legge, il Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe, divenuta solennità civile nazionale, viene celebrato annualmente dal 10 febbraio del 2005. La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

Con il termine Foibe si intendono le cavità naturali tipiche del terreno roccioso del Carso fra il Friuli Venezia Giulia e quelle che ora sono la Croazia e la Slovenia. Profonde anche centinaia di metri, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, per opera delle milizie partigiane comuniste della Jugoslavia di Tito, in quei luoghi vennero gettati i corpi di migliaia di italiani per cancellarne ogni traccia.
I condannati venivano legati l’uno all’altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi e schierati sull’orlo della foiba. Colpiti i primi cadendo trascinavano con sé gli altri! La crudeltà di queste esecuzioni consisteva nelle sofferenze inimmaginabili inferte agli esseri umani feriti o ancora vivi costretti a sopravvivere per diversi giorni sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze e lunghe agonie.
Se inizialmente l’obiettivo dei partigiani comunisti jugoslavi fu quello di ribellarsi ai crimini di guerra subiti, l’insurrezione popolare però si trasformò ben presto in genocidio finalizzato alla pulizia etnica nei confronti degli Italiani.
Le vittime delle Foibe dal 1943 al 1947 furono tra le cinque e le diecimila e ad essere trucidati non furono solamente militari e avversari politici ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza dei partigiani comunisti di Tito. Coloro, tra la popolazione, che riuscirono a sottrarsi alle inaudite violenze col pieno disprezzo della vita umana, furono però costretti all’esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Infatti al massacro delle Foibe seguì, per coloro che non condivisero il regime totalitario comunista della Jugoslavia, l’esodo giuliano-dalmata, ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia. Tutti territori del Regno d’Italia prima e poi dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del Maresciallo Tito, che con i trattati di pace di Parigi del 1947 furono annessi alla Jugoslavia.

L’oppressione esercitata da tale regime ma soprattutto la vicinanza dell’Italia, che costituiva una forte attrattiva per le popolazioni non disposte ad accettare il nuovo regime dittatoriale, contribuirono a l’inasprimento delle repressioni e feroci esecuzioni tanto da rappresentare un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la pesante eredità di un Paese uscito distrutto e sconfitto dalla guerra. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare le tragiche vicende hanno rappresentato per tanto tempo un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza di un popolo. Così l’istituzione del Giorno del Ricordo, rendendo verità giustizia e dignità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari, ha avuto il merito di riportare alla memoria quel periodo e quelle sofferenze, anche se con tanti anni di ritardo.
Preghiera per i martiri delle Foibe
Composta nel 1959 da
Mons. Antonio Santin, Arcivescovo di Trieste e Capodistria
O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, dalle profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te. Ascolta, o Signore, la nostra voce. De profundis clamo ad Te, Domine. Domine, audi vocem meam.
Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche per apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti.
E ci rivolgiamo a Te, perché tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro.
Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace.
In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio.
Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua Pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi.
Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre.
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà.
Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi nostri Morti, profonda come le voragini che li accolgono.
Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a gioire dello splendore dei Tuo Volto.
E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà.
Tu ci hai detto: Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore, perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità.
O Signore, a questi nostri Morti senza nome ma da Te conosciuti e amati, dona la Tua pace. Risplenda a loro la Luce perpetua e brilli la Tua Luce anche sulla nostra terra e nei nostri cuori, E per il loro sacrificio fa che le speranze dei buoni fioriscano. Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Così sia”.