Fare figli… o migranti

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.01.2025 – Miguel Cuartero] – C’era una volta il baby-boom. Il benessere economico e sociale portò a un’era di grande fiducia nel futuro, negli uomini, nella società e nelle istituzioni. Come frutto di questo ottimismo generalizzato l’Occidente si riscoprì fecondo. Molto fecondo. Oggi i cosiddetti boomer, figli della società ottimista, non hanno seguito le orme dei genitori mentre i loro figli rifiutano la scelta dei nonni. Così, nella società dell’opulenza e del disagio social, l’Occidente vive il suo più grave e pericoloso inverno demografico.
Le cause sono molteplici. A detta di alcuni osservatori (tra i quali si annovera chi scrive) sono semplici e puntuali e non sono di natura economica: si tratta di un capovolgimento dei valori e la conseguente intronizzazione del dio-denaro; a cui si aggiunge l’incapacità di sacrificio e dunque l’indisposizione a dare la vita. Altri segnalano cause economiche: “Un figlio costa e nessuno me lo paga”. Altri ancora diffondono motivazioni apocalittiche: “Siamo troppi nel pianeta, non c’è cibo per tutti”. C’è chi si nasconde dietro logiche umanitarie: “Non figliate ma adottate”. Ci sono infine gli inconsolabili pessimisti che si domandano: “Perché dare la vita a un mortale?”.
Il problema esiste. Le cause possono essere molteplici. A mancare (oltre ai figli) sono le soluzioni. Chi pensa a una radice economica del problema propone bonus sociali. Spesso, paradossalmente, Non tutti, tra coloro che si ergono sulla massa per offrire soluzioni, hanno un esempio personale da esibire. Ma a parlare, si sa, sono tutti capaci.
In questi giorni è intervenuto sul dibattito persino il Sommo Pontefice. Papa Francesco è un personaggio di grandissimo spessore morale, è ormai considerato una guida spirituale e umana anche per i non credenti. Per questo è stato invitato in tv per una intervista dal giornalista amico al quale ha offerto la sua visione e la sua soluzione del problema demografico: «L’Italia non fa figli, accolga più migranti». Lapidario. Essenziale. Papale-papale!
La proposta non è nuova. Già eminenti esponenti di una certa fazione politica propongono una felice “sostituzione” dei figli nostrani con gli uomini adulti altrui. Ora è la massima autorità spirituale a proporlo in diretta televisiva. La proposta è autorevole e ha una sua logica interna: se il numero di abitanti europei autoctoni diminuisce vertiginosamente è essenziale sostituirlo con persone provenienti da altri emisferi desiderose di trasferirsi nelle nostre latitudini (abbandonando patria, famiglia, genitori anziani compresi, nel pieno della gioventù) per trovare fortuna cambiando vita.
Inoltre, a ben pensarci, “fare” figli è molto più complicato, faticoso, responsabilizzante, impegnativo, costoso e dispendioso rispetto ad accogliere un migrante. Basti osservare l’espressione che si suole utilizzare: un figlio bisogna “farlo”, un migrante si “accoglie”.
Una giovane coppia può rifiutare di “fare” il secondo figlio (per nobilissime ragioni, perché nessuno è così meschino da preferire i soldi e la carriera a un figlio, sia ben inteso!) ma può accogliere centinaia di migranti con un semplice gesto della testa. Annuendo davanti alla tv mentre il Papa pulisce loro la coscienza invitandoli all’accoglienza dello straniero per rimediare al proprio diniego di procreare.
Accogliere i migranti ci fa infatti sentire persone migliori. Ci fa sentire più umani e, al tempo stesso, non ci impegna direttamente. I migranti arrivano da soli senza la faticosa gestazione che caratterizza l’attesa di un figlio; approdando in gran numero – come un parto plurigemellare – senza travaglio e senza epidurale; arrivano già cresciuti e non hanno bisogno di grandi cure. Ai documenti ci pensano le amministrazioni locali, senza troppa burocrazia. Idem per il sostentamento. Sono tutti uomini in età da lavoro, resta solo da collocarli ma per questo esistono i centri di collocamento. Se trovati a delinquere o sprovvisti di documenti potrebbero venire rimpatriati ma ci sarà sempre un giudice democratico pronto a difenderli nei tribunali e qualche politico, verde o rosso, pronto a incatenarsi per una giusta causa.
La giovane coppia, nel pianificare il proprio progetto di vita, dovrà solo dire di si, accogliere la predicazione e lasciare l’azione ad altri mentre, con la coscienza pulita, potrà dedicarsi alla propria realizzazione personale. In lavorazione il nuovo rito del matrimonio: “Siete disposti ad accogliere con amore senza riserve i migranti che arriveranno?”.
Per accogliere uno, dieci e cento migranti non sono necessarie virtù eroiche, non sono richieste notti insonni né sacrifici di sorta. Al contrario, si dormiranno sonni tranquilli mentre, al tempo stesso, si risolverà il problema demografico.
Ha lavorato bene la propaganda che ha dipinto i figli come un impedimento per la piena realizzazione della coppia. Un’idea sponsorizzata dalla tv, dai giornali, dal cinema, dalla politica, dalle organizzazioni e dai movimenti eco-apocalittici e – ahinoi – spesso indirettamente anche dalla Chiesa.
Sono lontani gli anni in cui Papa Achille Ratti, un gigante dimenticato, metteva la prole al primo posto tra i beni del “casto connubio” matrimoniale.
Oltre a Papa Pio XI anche i successori insistettero sulla sacralità del vincolo e sull’importanza dei figli come collaborazione all’opera creatrice di Dio. Papa Paolo VI si giocò tutto il suo pontificato nel chiedere ai Cristiani di rifiutare i mezzi anticoncezionali e di aprirsi alla vita. Definendo la paternità responsabile “la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa”, Papa Paolo VI avvertiva che la pillola avrebbe reso le coppie sempre più infeconde e aumentato l’infedeltà coniugale. Così Papa Montini anticipava in certo sensi i risultati annuali dell’ISTAT. La sua profetica Lettera enciclica Humanae vitae è oggi considerata superata: ignorata dai Cristiani e osteggiata da molti preti per i quali “l’amore e amore”…
Tempi lontani e anche impegnativi. Oggi in tv va in onda l’appello più soft e confortante: chi non “fa” figli accolga i migranti. Papale papale.
Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Testa del Serpente [QUI].