Cosa ci sarà da ricostruire?

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.01.2025 – Andrea Gagliarducci] – Con l’annunciata nomina di Suor Raffaella Petrini a Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano a partire da marzo, Papa Francesco ha chiarito il suo intento primario. Di fronte a un atteggiamento che descrive sommariamente come: “Si è sempre fatto così”, Papa Francesco applica piuttosto un approccio personale, da cui derivano cambiamenti sia nella legge che nella consuetudine. Papa Francesco ha delineato con precisione il principio all’inizio del suo pontificato.
L’allora Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, José Rodríguez Carballo, OFM, ex Ministro generale dei Frati Minori e ora Arcivescovo di Mérida-Badajoz in Spagna, ha affermato durante un incontro presso la Pontificia Università Antonianum nel 2013, che stava discutendo con il Papa sulla necessità di ampliare i criteri per i noviziati [QUI]. Ha spiegato che a un certo punto aveva sottolineato che alcune idee potrebbero non essere previste nel diritto canonico, a cui Papa Francesco ha risposto: “Possiamo cambiare il diritto canonico”.
A questo si aggiunge un altro principio del Papa: le riforme si fanno strada facendo. Non c’è bisogno di un piano preciso, perché il piano è semplicemente quello di riformare. Ecco perché le riforme di Papa Francesco tendono a fare un passo avanti e uno indietro, con successivi aggiustamenti in seguito a errori o malfunzionamenti.
Quindi, come si inserisce in questa logica la nomina annunciata di Suor Raffaella Petrini? C’è una domanda preliminare: perché Papa Francesco ha deciso di nominare una suora a un incarico che è un incarico cardinalizio?
La Presidenza del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano non è prerogativa esclusiva degli ecclesiastici. È un incarico amministrativo e vale la pena ricordare che il Governatore dello Stato in passato era sempre un laico. Papa Giovanni Paolo II ha collegato il potere del Papa e il suo esercizio sullo Stato della Città del Vaticano a una commissione di cardinali [QUI]. Il Presidente della Commissione dei cardinali, che deve essere un cardinale, è anche Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. E quindi, il potere del Papa è esercitato da una commissione di cardinali il cui presidente svolge anche funzioni amministrative. Papa Francesco non sembra aver considerato tutto questo.
Ha pensato al valore di Suor Petrini, al fatto che la posizione non poteva, almeno in teoria, essere ricoperta da un ministro ordinato, e al fatto che, in questo modo, avrebbe potuto mantenere la sua promessa di aumentare il numero di donne nelle posizioni di governo nella Chiesa.
Questa mossa richiede certamente un cambiamento nelle leggi. O il ruolo del Presidente del Governatorato viene separato da quello del Presidente della Commissione dei cardinali, o la Commissione dei cardinali diventa semplicemente una commissione a cui chiunque può essere nominato.
Più che una riforma, è una rivoluzione. Almeno perché, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, si è sempre cercato di collegare il ministero del governo all’ordinazione. Papa Giovanni XXIII ha stabilito che i cardinali dovessero essere almeno arcivescovi, con alcune eccezioni. Il diritto canonico ha stabilito che i chierici potevano essere giudicati solo dai chierici. La riforma della Curia di Papa Paolo VI e poi di Papa Giovanni Paolo II ha sempre previsto che almeno un arcivescovo guidasse i dicasteri vaticani perché questo doveva esercitare la collegialità con il Papa, Vescovo di Roma. Papa Francesco è tornato all’idea che l’investitura personale del Papa sia sufficiente per avere una missione canonica. Il Papa è al centro di tutto, mentre ciò che riguarda il governo può essere affidato a chiunque. L’ordinazione riguarda solo questioni spirituali, mentre l’ordinazione non è cruciale quando si tratta di governare. La potestas gubernandi, o il potere di governo, diventa così una mera funzione lavorativa, non parte di un sacramento.
Il Papa, tuttavia, non è tornato a questa idea con una riflessione teologica precisa e sistematica. Ci è arrivato attraverso tentativi ed errori, attraverso scelte di governo che hanno più bisogno di spostare gli equilibri che il desiderio di portare avanti una visione. C’è una visione, ma è in effetti se non intenzionalmente una visione quasi laica del governo.
L’unica cosa su cui tutti erano d’accordo nel 2013 era che molte cose nella Curia romana e nella Chiesa in generale necessitavano di riforme. Il modo in cui vengono attuate le riforme, tuttavia, non è una questione indifferente. Le scelte di un riformatore, le scelte di qualsiasi riformatore, hanno un impatto sulla vita della Chiesa. Ci si potrebbe allora chiedere quanto fosse necessario tutto questo.
Quando è stato eletto Papa Francesco, si è detto che quattro anni di Bergoglio sarebbero bastati [QUI]. Questa voce, riportata da giornalisti vicini al Papa e non certo da nemici, testimoniava la necessità di rompere l’equilibrio e, allo stesso tempo, tornare a un punto in cui ricostruire secondo il vecchio equilibrio. Bergoglio era considerato lo shock salutare, che avrebbe poi permesso una crescita più organica.
Dopo undici anni di pontificato, c’è bisogno di ricostruire. Gran parte del vecchio mondo è stato distrutto, ma il nuovo mondo non solo non è stato costruito, ma le fondamenta di questo nuovo mondo non sono state nemmeno gettate. Le riforme di Papa Francesco appaiono incomplete perché non hanno preteso di essere completo.
C’è un governo asimmetrico, con cariche episcopali e cardinali assegnati in base alla fiducia personale, ma che non hanno alcun peso effettivo nelle cariche. E c’è una centralizzazione di tutto nella figura del Papa. Inoltre, c’è una forte volontà di delineare una nuova narrazione. Negli ultimi anni, si è parlato molto della necessità che la teologia latinoamericana diventi una fonte di teologia, del desiderio di rimettere al centro i movimenti popolari e del fatto che si può vedere meglio il centro dalla periferia.
Bisogna creare una nuova narrazione per fare questo cambiamento e bisogna imporre un nuovo punto di vista. Resta da vedere quale direzione prenderanno i seguenti quattro documenti del Dicastero per la Dottrina della Fede (intelligenza artificiale, schiavitù, monogamia e mariologia). In effetti, il fatto che il Dicastero pubblichi così tanto, indica uno sforzo senza precedenti. In precedenza, il Dicastero era considerato, a volte con timore, come il luogo in cui si correggevano gli errori. Ora, rischia di diventare il luogo in cui si impongono nuovi punti di vista.
Alla fine, Papa Francesco ha fatto sì che molte cose tornassero indietro. Nonostante tutti i suoi discorsi sull’andare avanti, Francesco ci ha in molti modi riportati a nozioni più vecchie, come se volesse resettare la storia e ricominciare da un punto precedente, se non da zero, come se la storia non fosse mai accaduta. Il lavoro così ritagliato e iniziato non può rimanere meramente estetico. A un certo punto, qualcuno toccherà le fondamenta.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].