«Il Vescovo Gisana, ostracizzato dagli altri vescovi, rinviato a giudizio e sotto osservazione della Santa Sede, è in posizione precaria»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.01.2025 – Ivo Pincara] – Ieri, nel nostro articolo Abusi sessuali nelle Diocesi di Bolzano-Bressanone e di Piazza Armerini. Storia di insabbiamento e una avanguardia solitaria di trasparenza in Italia [QUI], abbiamo sottolineato: «Rimaniamo in attesa di una parola del Presidente della CEI, Cardinale Matteo Maria Zuppi sugli abusi e coperture in Alto Adige e a Piazza Armerina». Eravamo in attesa del Comunicato a conclusione dei lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, svoltosi a Roma dal 20 al 22 gennaio.

Nel loro Comunicato, i vescovi italiani ribadiscono le priorità della Chiesa in Italia, con lo sguardo rivolto alla tregua in Terra Santa, con il Segretario Generale, Mons. Giuseppe Baturi, che afferma che sugli abusi sessuali «vogliamo far emergere il sommerso». Mentre per la Diocesi di Bolzano-Bressanone l’inchiesta indipendente fornisce dati allarmanti sugli abusi e da anni nella Diocesi di Piazza Armerina si insabbia, la CEI… indica l’avvio di “uno studio pilota”. Ma dai!

Lo “studio pilota” andrebbe svolto dall’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro per la vittimologia e la sicurezza-Alma Mater-Bologna, “sugli abusi commessi da chierici in Italia, segnalati e trattati dagli Ordinari diocesani nel periodo 2001-2021”. Apprendiamo che si è già conclusa una fase di sperimentazione con la partecipazione di un campione di diocesi che, si spiega nel Comunicato “ha permesso di testare e perfezionare lo strumento di ricerca”.

Nel Comunicato si ribadisce l’impegno della Chiesa italiana affinché “la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili porti alla promozione di ambienti sicuri”. I vescovi sottolineano la vicinanza “al dolore delle vittime di ogni forma d’abuso” e la “disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia”.

Infine, sulla vicenda della condanna in primo grado i 5 marzo 2024 a 4 anni e 6 mesi per abusi sessuali su due minori e tentato abuso su un altro di Don Giuseppe Rugolo di Enna, che ha visto anche il Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana – che ha sempre protetto Don Rugolo e l’ha trasferito al nord – rinviato a giudizio per falsa testimonianza, Baturi ha indicato come la CEI non possa “non pensare alle vittime”. Va notato, che al riguardo Vatican News – alquanto carente nel riferire sul caso in passato – parla [QUI] di “presunti abusi di un sacerdote a Piazza Armerina, i provincia di Enna”, ma dai, che leggessero la sentenza della condanna in primo grado.

Nel ricordare che il processo dovrebbe cominciare a maggio, e che il Vescovo Gisana si è dichiarato sereno rispetto al lavoro che la magistratura condurrà “per accertare la sua estraneità alle accuse”, il Segretario Generale della CEI ha quindi sottolineato che, in questi casi, nei confronti del vescovo “è la Santa Sede ad assumere iniziative”, ribadendo che i vescovi italiani collaboreranno “in modo pieno”, rispetto alle decisioni che verranno prese. Ma dai, la Santa Sede in tutti questi anni ha mai assunti iniziative nei confronti del Vescovo Gisana, tranne quando lo scandalo ormai non era più contenibile.

 “A noi – è stata quindi la conclusione – ci muove la vicinanza al dolore delle vittime e la necessità che i processi accertino la verità”. Il Segretario Generale Baturi, che ha indicato l’obiettivo della CEI di “far emergere il sommerso”, ha quindi definito “un’esperienza” alla quale si guarda positivamente e che verrà studiata, quella condotta dalla Diocesi di Bolzano-Bressanone, che ad uno studio legale tedesco ha commissionato un report sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti della diocesi dal 1963 al 2023.

  • Rapporto indipendente sugli abusi sessuali nella Diocesi di Bolzano-Bressanone nell’ambito del progetto “Il coraggio di guardare” – 21 gennaio 2025 [QUI]
  • Abusi sessuali nelle Diocesi di Bolzano-Bressanone e di Piazza Armerina. Storia di insabbiamento e una avanguardia solitaria di trasparenza in Italia – 22 gennaio 2025 [QUI]

Se esistessero solo vaticanisti o media cattolici – per esempio, gli house organ come Vatican News (della Santa Sede), Avvenire (della Conferenza Episcopale Italiana) o Famiglia Cristiana (dei Paolini) – non sarebbe arrivata alcuna «voglia di far emergere il sommerso». Invece, è grazie al lavoro di media e giornalisti locali, e soprattutto laici di media laici – come Federica Tourn, di cui riportiamo l’articolo pubblicato ieri su Appunti di Stefano Feltri: «Oggi Papa Francesco tace, ma la posizione di Monsignor Gisana, ostracizzato dagli altri vescovi, rinviato a giudizio e sotto osservazione vaticana, non è mai stata così precaria») – che il sommerso non rimane insabbiato. Perché, se il sommerso è così diffuso, è che viene diffusamente insabbiato. E certamente non è merito di “progetti pilota” della Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, che le cose cambiano.

Siamo ormai abituati a leggere gli esilaranti Comunicati Stampa a firma di Don Carmelo Cosenza, il Direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Piazza Armerina. Ecco, le due righe di rito laconiche, che ha pubblicato il 21 gennaio 2025 in un post in Primo Piano sul sito della diocesi [QUI]: «Il Vescovo mons. Rosario Gisana, segue con serenità gli sviluppi del procedimento penale in corso. Nel ribadire l’estraneità alle accuse, rinnova la sua fiducia nell’operato della Magistratura».

Pare di sentire la canzone di Paul Misraki, pubblicata dalle edizioni Ray Ventura nel 1935. Va ricordato ciclicamente… repetita iuvant:

Tout va très bien, Madame la Marquise
Allô, allô James!
Quelles nouvelles?
Absente depuis quinze jours,
Au bout du fil
Je vous appelle;
Que trouverai-je à mon retour?

Tout va très bien, Madame la Marquise,
Tout va très bien, tout va très bien.
Pourtant, il faut, il faut que l’on vous dise,
On déplore un tout petit rien:
Un incident, une bêtise,
La mort de votre jument grise,
Mais, à part ça, Madame la Marquise
Tout va très bien, tout va très bien.

Allô, allô Martin!
Quelles nouvelles?
Ma jument gris’ morte aujourd’hui!
Expliquez-moi
Cocher fidèle,
Comment cela s’est-il produit,

Cela n’est rien, Madame la Marquise,
Cela n’est rien, tout va très bien.
Pourtant il faut, il faut que l’on vous dise,
On déplore un tout petit rien:
Elle a péri
Dans l’incendie
Qui détruisit vos écuries.
Mais, à part ça, Madame la Marquise
Tout va très bien, tout va très bien.

Allô, allô Pascal!
Quelles nouvelles?
Mes écuries ont donc brûlé?
Expliquez-moi
Mon chef modèle,
Comment cela s’est-il passé?

Cela n’est rien, Madame la Marquise,
Cela n’est rien, tout va très bien.
Pourtant il faut, il faut que l’on vous dise,
On déplore un tout petit rien:
Si l’écurie brûla, Madame,
C’est qu’le château était en flammes.
Mais, à part ça, Madame la Marquise
Tout va très bien, tout va très bien.

Allô, allô Lucas!
Quelles nouvelles?
Notre château est donc détruit!
Expliquez-moi
Car je chancelle
Comment cela s’est-il produit?

Eh bien ! Voila, Madame la Marquise,
Apprenant qu’il était ruiné,
A pein’ fut-il rev’nu de sa surprise
Que M’sieur l’Marquis s’est suicidé,
Et c’est en ramassant la pell’
Qu’il renversa tout’s les chandelles,
Mettant le feu à tout l’château
Qui s’consuma de bas en haut;
Le vent soufflant sur l’incendie,
Le propagea sur l’écurie,
Et c’est ainsi qu’en un moment
On vit périr votre jument!
Mais, à part ça, Madame la Marquise,
Tout va très bien, tout va très bien.

Il Papa e lo scandalo di Enna
Il Vescovo di Piazza Armerina va a processo per i fatti raccontati nel podcast “La Confessione”. E ora il Vaticano non può più far finta di niente
di Federica Tourn
Appunti, 22 gennaio 2025

«Bravo, questo vescovo, bravo». Così diceva Papa Francesco il 6 novembre 2023 del Vescovo di Piazza Armerina Monsignor Rosario Gisana. «È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto», aggiungeva Bergoglio, con un riferimento ben poco dissimulato al processo per abusi che si stava celebrando all’epoca ad Enna, a carico di un protetto di Gisana, Don Giuseppe Rugolo.

«Uomo giusto», sosteneva Bergoglio: la pensa diversamente la Procura di Enna, che ha rinviato a giudizio il vescovo per falsa testimonianza, secondo l’articolo 372 del codice penale, insieme al vicario giudiziale della diocesi, Don Vincenzo Murgano, attuale parroco della chiesa madre della città.

Gisana e Murgano dovranno comparire davanti al tribunale di Enna il prossimo 26 maggio: sono entrambi accusati di avere mentito in aula durante il processo a Don Giuseppe Rugolo, condannato lo scorso 5 marzo a quattro anni e sei mesi per violenza sessuale su minori.

La notizia del rinvio a giudizio del Vescovo Gisana arriva lo stesso giorno in cui, a Bolzano, viene presentato un report sugli abusi sessuali nella chiesa altoatesina fra il 1963 e il 2023. Lo studio individua 67 casi accertati di aggressione sessuale, di cui sono responsabili 29 sacerdoti (più altri 12 ritenuti probabili), con un’età media dai 28 ai 35 anni; le vittime sono 59, soprattutto bambine fra gli 8 e i 14 anni.

Elaborato dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera su incarico della Diocesi di Bolzano-Bressanone, si tratta del primo rapporto indipendente sugli abusi nella Chiesa in Italia finora pubblicato (su cui torneremo a breve in un altro articolo).

Un evidente schiaffo alla Conferenza Episcopale Italiana, che ha sempre rifiutato la strada della commissione indipendente per imboccare, con la Presidenza del Cardinale Matteo Zuppi, la più comoda soluzione dell’indagine interna, affidata a istituti vicini alla Chiesa.

In un solo giorno, quindi, da nord a sud la notizia è la stessa: la Chiesa italiana è spaccata fra chi vorrebbe continuare a insabbiare, come il Vescovo Gisana, e chi ha capito che è urgente schierarsi – fosse anche soltanto per opportunità – contro l’imbarazzante politica della CEI, che continua imperterrita nella sostanziale negazione del problema. Ma gli abusi clericali sono l’elefante nelle stanze dorate del Vaticano, e questo è ormai evidente a tutti.

Lo sa bene anche Papa Francesco, nonostante cerchi di distogliere l’attenzione dalle responsabilità della Chiesa ogni volta che viene blandamente interrogato sulla questione, come è successo durante l’intervista di Fabio Fazio a Che tempo che farà del 19 gennaio, in cui Bergoglio ha citato percentuali a caso sul fenomeno ed è apparso più stanco e confuso che mai.

Le accuse

Tornando alla vicenda di Enna, il vescovo e il vicario giudiziale avevano ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini un mese fa, in seguito all’esposto presentato da Antonio Messina, il giovane archeologo che aveva già denunciato per abusi Don Rugolo.

Ma di cosa sono accusati esattamente Monsignor Gisana e Don Murgano? Il vescovo, secondo quanto riporta il decreto di citazione diretta a giudizio, durante l’udienza del 10 ottobre 2022 «affermava il falso o negava il vero, ovvero taceva, in tutto o in parte, ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali era interrogato».

Secondo i magistrati, una delle cose su cui il vescovo ha mentito riguarda la richiesta della famiglia Messina di 25 mila euro in contanti, che invece era stato proprio Monsignor Gisana a proporre in cambio del silenzio della vittima. I soldi dovevano essere prelevati dalla Caritas e consegnati a Messina con la clausola della riservatezza, una scorciatoia usata altre volte dalla Chiesa in casi simili per evitare pubblicità imbarazzanti sugli abusi clericali (come abbiamo raccontato nel podcast La Confessione [QUI].

Una modalità che Antonio Messina aveva però subito respinto. Secondo i magistrati, Gisana aveva poi negato di aver informato Rugolo di quello che stava emergendo nell’indagine ecclesiastica a suo carico e addirittura gli aveva consegnato una copia della denuncia scritta da Antonio Messina.

Quanto a don Murgano, durante l’udienza del 14 marzo 2023 «negava di aver dato a Rugolo Giuseppe consigli sulla strategia difensiva da adottare in sede processuale» e, minimizzando il suo appoggio al sacerdote sotto accusa, «affermava falsamente di essersi intrattenuto soltanto per i saluti, “una decina di minuti”, nelle due occasioni in cui aveva accompagnato Rugolo Giuseppe dal suo difensore».

Murgano, lo ricordiamo, nel 2015 aveva consigliato a Messina, che si era confidato con lui a proposito dell’abuso sessuale subito da Rugolo, di non denunciare l’accaduto e di evitare persino di avvertire il vescovo.

Oggi Antonio Messina si dice soddisfatto del rinvio a giudizio: «È sicuramente un passo avanti importante, anche da parte della procura, che ha deciso di perseguire i reati che Gisana e Murgano hanno palesemente commesso nelle aule del tribunale – commenta Antonio Messina – Non è una cosa scontata perché sappiamo benissimo come spesso la giustizia si fermi davanti a prelati e al potere ecclesiastico, soprattutto in territori come il nostro. Non è un punto di arrivo ma segna un traguardo nel contrasto agli abusi e alle coperture degli abusi del clero nella Chiesa italiana, perché non ricordo prima d’ora un’azione così decisiva da parte della magistratura».

Un processo, quello ai due prelati, che dovrebbe svolgersi a porte aperte: «Non penso ci siano i presupposti per celebrare il processo a porte chiuse. Io certamente chiederò che si svolga a porte aperte, come peraltro avevo già chiesto per il processo a Rugolo, anche se in quella occasione non era stato consentito – precisa Messina –. In questo modo spero si possano mettere a tacere le ricostruzioni della diocesi, che hanno dato visioni distorte di quel che avveniva in aula, fra cui proprio le false dichiarazioni rese da Gisana e Murgano, all’epoca minimizzate dagli avvocati e per le quali viene oggi disposto il rinvio a giudizio».

L’inviato del Papa

E dato che le disgrazie non arrivano mai da sole, appena a Enna si è diffusa la notizia che il vescovo è stato rinviato a giudizio per falsa testimonianza, ecco che si viene a sapere che a Piazza Armerina è arrivato un visitatore apostolico. Si tratta dell’Arcivescovo di Gorizia, Monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, che dovrà relazionare direttamente a Papa Francesco sulla salute della diocesi retta da Gisana.

«Immagino che il visitatore apostolico arrivi in seguito al mio invio ai Dicasteri per la Dottrina della Fede, del Clero e per i Vescovi di tutto il plico riguardante il processo Rugolo – aggiunge Antonio Messina – e poi forse hanno influito le notizie sulle indagini nei confronti di Gisana e Murgano oggi imputati».

Anche il Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana Antonino Raspanti e l’Arcivescovo di Catania Luigi Renna hanno d’altronde preso di recente una posizione di condanna netta dell’operato di Gisana [QUI].

Sulle manifestazioni di solidarietà da parte della Chiesa locale, Messina è oggi moderatamente ottimista: «Nella diocesi c’è stato un risveglio delle coscienze: ho la percezione che ci sia una voglia di agire in modo concreto nei confronti degli abusi e una vera e propria condanna delle condotte omissive che riguardano un vescovo e il suo vicario giudiziale».

Gisana è ormai ben lontano dai fasti della visita apostolica del Papa in Sicilia, quando Francesco aveva deciso di far tappa a Piazza Armerina, nel centro dell’isola, proprio per salutare questo «bravo vescovo».

D’altronde Gisana gli aveva fatto un favore, al Papa, come ricordava il vescovo stesso agli attoniti genitori di Messina venuti a chiedergli aiuto per la dolorosa faccenda del figlio; era stato lui, infatti a presiedere la commissione speciale che aveva indagato (e poi assolto) il frate cappuccino Giovanni Salonia, accusato da una suora di abusi sessuali (lo abbiamo raccontato [QUI] [*]).

Una «patata calda», come dice Gisana, perché Salonia all’epoca della denuncia, all’inizio del 2017, era appena stato nominato da Francesco vicario del vescovo di Palermo Corrado Lorefice.

Oggi Papa Francesco tace, ma la posizione di Gisana, ostracizzato dagli altri vescovi, rinviato a giudizio e sotto osservazione vaticana, non è mai stata così precaria.

Intanto è stata fissata per l’8 aprile al Palazzo di giustizia di Caltanissetta la prima udienza del processo di appello a Don Giuseppe Rugolo.

[*] inGiustizia Vaticana. Un’inchiesta giornalistica partendo dal caso Salonia su In Sicilia Report – Parte 7 – 2 dicembre 2023 [QUI]

Caso Rugolo – Indice [QUI]

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