Papa Francesco: l’incontro è ponte di riconciliazione

“Questa mattina, a causa di una caduta a casa Santa Marta, papa Francesco ha riportato una contusione all’avambraccio destro, senza fratture. Il braccio è stato immobilizzato come misura cautelativa”, è stato reso noto dalla sala stampa vaticana, ma ciò non ha impedito di incontrare una delegazione della Comunità Bektashi, provenienti dall’Albania per un incontro organizzato dal Dicastero per il Dialogo Interreligioso:
“Ogni volta che dei leader religiosi si riuniscono in spirito di mutua stima e si impegnano in favore della cultura dell’incontro, attraverso il dialogo, la comprensione reciproca e la cooperazione, si rinnova e si conferma la nostra speranza in un mondo migliore e più giusto. Quanto il nostro tempo ha bisogno di tale speranza!
Ed ha ricordato le relazioni tra la Santa Sede e l’Albania: “Le relazioni di amicizia tra la Chiesa Cattolica, l’Albania e la Comunità Bektashi sono un bene per tutti noi, e nutro la fiducia che questi legami si rafforzeranno sempre più a servizio della fraternità e della convivenza pacifica tra i popoli. In questi tempi difficili, tutti siamo chiamati a rifiutare la logica della violenza e della discordia, per abbracciare quella dell’incontro, dell’amicizia e della collaborazione nella ricerca del bene comune”.
Inoltre ha ricordato gli incontri avutisi negli ultimi anni: “In proposito, penso con gratitudine ai molti momenti di incontro fraterno che hanno avuto luogo tra la comunità Bektashi e la Chiesa Cattolica, come la Preghiera per la pace nei Balcani del 1993 e la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace di Assisi del 2011. L’inaugurazione del Tempio Bektashi di Tirana, nel 2015, è stata un momento particolarmente fecondo di vicinanza e amicizia”.
Tale momento è stato un’occasione per affermare la necessità di costruire ‘ponti’: “Sono convinto che la Comunità Bektashi, assieme agli altri musulmani, ai cristiani e a tutti gli altri credenti presenti in Albania, possa servire da ponte di riconciliazione e arricchimento reciproco non solo all’interno del vostro Paese, ma anche tra Oriente e Occidente. Nonostante le sfide del presente, il dialogo interreligioso ha un ruolo unico nella costruzione di un futuro di riconciliazione, giustizia e pace che i popoli del mondo, e specialmente i giovani, tanto ardentemente desiderano”.
Inoltre, incontrando la comunità sacerdotale argentina a Roma, il papa ha ricordato il sacerdote Brochero: “In ogni caso, per non tralasciare gli odori della nostra terra, voglio raccontarvi una cosa che ho letto recentemente su Sacerdote Brochero e che ritengo faccia molto comodo a voi, che continuate a prepararvi per affrontare l’ardua battaglia del Vangelo. Ciò che vi illustrerò di lui si riferisce alla sua anima sacerdotale e il primo, essenziale punto è l’affermazione fatta dai suoi amici secondo cui Brochero non avrebbe dovuto essere altro che un prete”.
Per questo è importante la vocazione: “Dobbiamo assumere con fermezza questa identità sacerdotale, prendendo coscienza che la nostra vocazione non è un’appendice, un mezzo per altri fini, anche pii, come quello di essere salvati. Assolutamente no. La vocazione è il progetto di Dio nella nostra vita, ciò che Dio vede in noi, ciò che muove il suo sguardo d’amore, oserei dire che in un certo modo è l’amore che Lui ha per noi e in questo sta la nostra vera essenza”.
Quindi ha spiegato il significato di vocazione secondo tale sacerdote: “Cioè prendersi cura della nostra interiorità, tenere il fuoco acceso, con grande umiltà, ‘abbattuti’, perché ‘stando’ nel nostro orgoglio siamo più vulnerabili. Altra nota importante è la fraternità sacerdotale. Innanzitutto con l’Alfiere, considerato un semplice soldato, per emulare le gesta degli eroi, combattendo al suo fianco, fianco a fianco, fino all’ultima cartuccia. E con i suoi fratelli sacerdoti vuole condividere tutto ciò che ha, li invita a correggerlo con fiducia e lo fa con loro con franchezza, chiedendo loro di condurre una vita di profonda pietà, con la confessione frequente per condividere così tutta la vita, sia materiale che spirituale e apostolica”.
Infine il suo rapporto con l’Eucarestia, senza abbandonare il proprio ‘compito’: “Infine, come non potrebbe essere altrimenti, l’Eucaristia. Per quanto arduo fosse il suo compito, cercava di non lasciarlo mai, trascorrendo gran parte della notte all’aperto, in mezzo ai campi di grano, aspettando che si svegliassero al ranch, poiché non riteneva opportuno disturbarli all’alba) così poteva entrare per festeggiare. Quel rispetto sacrificale per il mistero che, lontano dalle imposizioni, permeava più di mille parole di stucchevole eloquenza”.
(Foto: Santa Sede)