Il futuro inizia oggi: non domani! 64° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Messico. Una bella fiaba di Natale

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.12.2024 – Vik van Brantegem] – Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, il Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina, ha svolto dal 15 al 29 novembre 2024 il 64° viaggio di solidarietà e speranza in Messico, dal tema Il futuro inizia oggi: non domani! Nel suo primo report del viaggio, Don Gigi ha scritto: “Voi che mi leggete con passione, pregate per questo meraviglioso viaggio nel cuore della disperazione, che sono i narcos del Messico”. Inevitabilmente, anche i suoi successivi report sono stati incentrati sul tema della violenza, ma nel contempo ha raccontato storie di amore e di speranza. Di seguito riportiamo un ulteriore report, che ha scritto avantieri. “Una bella fiaba”, adatta per questi giorni, visto che siamo ancora nel Tempo di Natale, il periodo dell’Anno Liturgico che inizia la sera della vigilia del 25 dicembre e arriva fino alla domenica che segue l’Epifania (6 gennaio), dedicata alla commemorazione del Battesimo del Signore (12 gennaio 2025).
Report 64/6 – Una bella fiaba di Natale
È venerdì 27 dicembre 2024, fuori vi è una bellissima giornata ghiacciata. Qui, in casa a Bergamo le luci del Natale riscaldano il cuore, dando luce al corridoio, al presepio, all’albero di Natale coloratissimo. Quest’anno con Blanca abbiamo curato particolarmente i dettagli delle luci e delle melodie natalizie che completano l’atmosfera natalizia.
Sono solo in casa e dopo i giorni di intenso impegno pastorale decido di scrivere nella calda atmosfera natalizia e la fiaba del natale entra nel cuore. Ma tutta questa atmosfera serve a celebrare la nascita di un Bimbo nella stalla di Betlemme per la Pace del mondo… e parliamo di un mondo devastato da guerre e violenze: Gaza, Ucraina, Siria, ma nel mio cuore vi è ancora la dolorosa ferita nel Messico dei Narcos che ogni anno ammazzano 40.000 persone: guerra nascosta ma devastante.
Tra i sei viaggi del 2024 il Messico è stato quello più devastante: sicuramente le pagine precedenti vi hanno mostrato qualche cosa, che quando ti entra nel cuore non riesci a dimenticare, come la storia di Melanie.
Sono arrivato dal Messico con le lacrime nel cuore e la sera sono scappato dal mio Direttore Spirituale a raccontare l’orrore visto nelle galere, nelle piazze, nelle famiglie. A questo orrore ti abitui, ci convivi, ma non dimentichi. E così nel silenzio di Città Alta il mio cuore ritorna ai giorni vissuti nel Guerrero.
Suonano alla porta. Mi chiedo: “Non attendo nessuno chi può essere?” Apro la porta e per me sono due sconosciuti, ma la cosa più strana è che non parlano italiano: “Buenos dias padre…” in un decimo di secondo mi dico, forse hanno sbagliato porta devono andare da Carla, la signora boliviana che abita di fronte… “Scusate, avete sbagliato porta, la signora Carla abita davanti a me!” “No padre, noi cerchiamo te…” Secondo mio pensiero, forse sono amici di Blanca: “Aaah cercate Blanca vero? La Signora non c’è oggi è andata in montagna, le devo dire qualcosa?”
Sono un uomo ed una donna vestiti bene. È il giovane uomo che parla: “Don Gigi siamo Messicani e veniamo dal Guerrero, hai un momento per noi?” La ragazza dai grandi occhi sorride. “Ma che bella sorpresa, ma chi vi ha dato il mio indirizzo? Prego entrate, volete una fetta di panettone?” I due giovani rimangono colpiti dalle luci di natale messe da Blanca, vedono il presepio e l’albero di natale e ascoltano una dolce melodia natalizia. Si tolgono i giacconi e li faccio sedere nel salone. Vado a preparare per loro due caffè e ritorno con il vassoio. Mi sorridono silenziosi con occhi bellissimi, la loro presenza mi regala una infinita pace, nella mia casa entra una profonda intima sensazione di pace e serenità. I loro due volti sono accesi di luce, una luce particolare e sento una profonda felicità nell’offrire loro il caffè e mi dico: “Cosa mi sta succedendo, mai avevo provato qualcosa del genere, in pochi minuti senza dire nulla con il loro silenzio portano pace? Ma chi sono? Che bello averli incontrati…
Penso così, senza neppure sapere chi siano. Inizio con convenevoli il mio discorso: “Benvenuti, una grande sorpresa, all’improvviso due meravigliose persone come voi in casa e dopo un viaggio tanto lungo. Avete viaggiato bene?” La giovane signora si fa seria e mi dice: “In verità veniamo da molto più lontano del Messico e siamo qui per te”.
Mi sembra indiscreto domandare la loro provenienza e allora cambio argomento “Bene, sono contento, ma sono curioso di sapere chi vi ha dato il mio indirizzo!” Il giovane uomo risponde: “Sono due persone diverse ad averci dato il tuo indirizzo. A me lo ha dato Dulce Maria” “Dulce Maria ti conosce?” “Molto bene Don Gigi, più di quanto credi” e subito la signora aggiunge: “Ed a me lo ha dato Emiliano!” “Emiliano? Il nipote di Arminda che ha 11 anni?” rispondo io. “Sì Don Gigi ed è lui che mi ha chiesto di venire da te”.
La testa mi sembra esplodere, forse sto sognando? Dulce ed Emiliano mi ricordano subito due enormi epiche storie di sofferenza. Dulce infatti è la vedova di Felix ucciso dai narcos ed Emiliano è figlio di Violeta, a lui invece i narcos hanno ammazzato la madre Violeta e la sorellina davanti ai suoi occhi ed ha in un braccio la cicatrice di un proiettile che lo ha trapassato. Stiamo parlando in spagnolo.
Dunque, facciamo il punto: Dulce ed Emiliano inviano a casa mia un uomo ed una donna, non mi avvisano e mi chiedo ma è un sogno, è realtà oppure una fiaba di natale? La ragazza mi guarda fisso negli occhi e allora chiedo: “Mi dite il motivo per il quale siete qui?” L’uomo risponde con un gesto prendendomi la mano sinistra ed indicando l’anello di acciaio inossidabile (foto di copertina): “Siamo qui per questo anello” e la ragazza aggiunge: “Quell’anello ti va un po’ stretto e per metterlo hanno dovuto fare una terribile fatica, l’anello non ha un grande valore ma è molto difficile lavorarlo, 3 ore di forti colpi di martello hanno reso possibile che tu lo potessi mettere”.
Rimango stupito, ma credo che Emiliano abbia raccontato a lei la storia. “Si è vero, apparteneva alla mamma di Emiliano, Violeta, e lei aveva le dita molto più piccole ed affilate, ma almeno sono sicuro di non perderlo!” Dico con un po’ di nostalgia… “Nuotando nell’Oceano indiano”, aggiunge prontamente l’uomo. Cavolo, Dulce ha raccontato a questo suo amico o parente come mi si è sfilato l’anello nuotando nell’Oceano! “Anche quell’anello di oro lo hanno dovuto allargare, vero?” Lo guardo e dopo una pausa di silenzio dico lentamente: “Felix aveva le dita più sottili delle mie, ed anche per il suo anello abbiamo dovuto allargarlo, ma quella volta è stato più semplice perché l’oro si lavora più semplicemente dell’acciaio e purtroppo era un po’ largo e mi si è sfilato proprio nell’ultimo viaggio in Africa. I bambini me ne hanno regalato uno di ematite (foto sotto), ma l’anello pur bellissimo era molto fragile come lo sono loro tutti dieci malati di AIDS.

I due sconosciuti sorridono buoni e la donna mi dice: “Sappiamo bene che ti è dispiaciuto di perdere l’anello di Felix, ed anche quello dei bambini, ma proprio per questo siamo venuti a trovarti. Per raccontarti il perché di questi anelli e per farlo ti dobbiamo raccontare chi siamo, anche se ti crederanno un pazzo, oppure al termine della nostra visita penserai ad un sogno o ad una bella fiaba natalizia. Ti vorrei parlare di Emiliano!” L’uomo aggiunge prontamente: “Cerca di mettere tutta la tua attenzione e poi appena ce ne andremo metti per scritto quello che lei ed io ti diremo, ok?”
Da quando i due sono entrati in casa io mi sento benissimo e non so perché mi sembra di essere come Pietro sul Monte Tabor. Non mi sembrano due persone umane, come Gesù sul Tabor aveva una luce particolare, così loro. E come Pietro a Gesù sul Tabor dico a loro: “Ma che bello stare qui con voi, non potete andare a dormire in albergo, qui con Blanca possiamo fare per voi due posti letto. Sto troppo bene con voi, rimanete qui fino a capodanno”. L’uomo scoppia a ridere divertito e mi dice: “Tu non ti rendi conto di cosa stai domandando”. La giovane sconosciuta mi dice: “Ti voglio raccontare bene la storia del tuo anello di oro perso in Africa, ok?”

Sono come ipnotizzato dalla loro angelica presenza. “Raccontami bene, prendo dei fogli per scrivere e non dimenticare”. Mi sembra di essere in Messico, Africa, Colombia, Vietnam, Gaza, Iraq, oppure Kenya, quando scrivo le storie dei nostri volti di speranza. E lei con una voce dolcissima inizia a parlare: “Felix, il marito di Dulce era un officiale di polizia, uno di quelli non corrotti, appassionato del suo lavoro, che vedeva come vocazione. Sempre teneva al dito l’anello di oro, tanto prezioso perché ricordava la sua famiglia. Lunedì 28 maggio 2018, Felix ed i suoi uomini sono stati informati che avrebbero eseguito un’operazione di alta pericolosità nella Città di Talpa, che si trova vicino alla Città di San Luis Acatlan. Dovevano recarsi là per arrestare pericolosi delinquenti. In quella notte, alle ore 23.00, cinque convogli con quaranta poliziotti sono usciti verso l’obiettivo della loro azione, arrivando a destinazione dopo circa sei ore di viaggio alle ore 5 del mattino di martedì 29 maggio 2018. Prima di entrare in città gli uomini si dividono in due gruppi, pronti a entrare in azione. Il primo gruppo è guidato dal Comandante Wenceslao e l’altro è comandato da Felix Suástegui”.
Lo sconosciuto guarda intensamente alla giovane donna e sembra approvare in cuor suo quanto dice. E lei continua: “Gli agenti hanno in mano i mandati di arresto per diversi criminali ma, mentre entrano nella città percorrendo la strada Caritino Maldonado, dall’ingresso di una casa inizia una sparatoria contro il convoglio. I poliziotti scendono dai furgoni per proteggersi e iniziano a contrastare la forte offensiva dei delinquenti che li stanno aggredendo. Durante il furioso scontro a fuoco, i poliziotti si rendono conto che il Comandante Wenceslao, colpito al volto durante lo scontro a fuoco, è rimasto a terra esanime. Prontamente gli agenti, ben addestrati, rispondo al fuoco e ammazzano un delinquente. Nel frattempo un altro malvivente esce dalla casa e impugna il fucile da caccia che era nelle mani dell’ucciso e apre il fuoco rientrando nella casa per proteggersi. Felix assume il comando dell’intera operazione e ordina ai suoi uomini di circondare la casa schierandosi lungo la recinzione perimetrale, a una distanza di circa cento metri, con lo scopo di impedire ogni via di fuga ai delinquenti. Felix è saldamente al comando e dirige le operazioni. Questo fatto cattura l’attenzione del delinquente che era uscito a prendere l’arma del suo complice ammazzato. Scortato da altri due uomini armati con fucili a canne mozze esce verso Felix e, in tre, iniziano a sparare contro Felix colpendolo alla testa. Lui stramazza a terra. I tre delinquenti, visto il grande numero di agenti di polizia che devono fronteggiare si rendono conto che sarebbero stati uccisi e, alle forti grida degli agenti che intimano loro di gettare le armi, si arrendono. Gli agenti si dividono in due gruppi, uno per soccorrere i due feriti e l’altro per mettere in sicurezza i tre malviventi ammanettandoli. Si rendono subito conto che Wenceslao è morto sul colpo mentre Felix è ancora in vita. Lo portano subito al vicino ospedale per le prime cure e poi, nelle ore successive, lo trasferiscono, in elicottero, in un grande ospedale di Acapulco, ma il 6 giugno 2018 muore con l’anello di oro, che tu portavi al dito ed hai perso nell’Oceano Indiano!”
Scende il silenzio nella mia casa piena di Natale. La donna si alza lentamente, scosta i capelli dello sconosciuto e mostra una cicatrice provocata da arma da fuoco. Quella cicatrice è straordinaria e nella mia testa mi sembra di ammirare le ferite dei chiodi in Gesù Risorto. Ferite che ricordano l’orrenda morte, ma che parlano di Vita e Risurrezione. Quella cicatrice è una cicatrice straordinaria, che mi regala gioia immensa, come Tommaso metto il dito sulla cicatrice e regalo una carezza dolcissima a quel segno di morte che regala Vita, e Vita piena, quella che vivono i risorti in Gesù. Lui sorride ed io lo abbraccio forte, forte ed esclamo: “Ma tu sei Felix, Felix forse sogno, forse è una fiaba ma mi regali una gioia immensa!” L’uomo con un gran sorriso mi dice: “Sono venuto a dirti che non ti devi preoccupare se hai smarrito il mio prezioso anello di oro, sono qui per parlarti di questo anello”. Con forza toglie l’anello dal mio dito e lo pone nelle mani della ragazza, che lo guarda con profonda intensità.
Felix continua e mi dice: “Ti voglio ora parlare dell’anello di acciaio che oggi porti. E con una voce sicura continua: “Violeta si era sposata con Apolinar: erano poveri ma felici. Apolinar era un uomo buono, faceva il venditore ambulante, e lui e Violeta vivevano nella colonia La Quebradora. All’alba di una triste mattina, alcuni uomini sfondarono la porta ed entrarono in casa. Apolinar cerca di difendere la moglie ed i due figli e lotta come un leone, ma viene preso. Lo massacrano di botte, poi legano a una sedia Violeta, Fernanda e Diego e se ne vanno, sequestrando Apolinar. Dopo parecchie ore di urla estenuanti, finalmente Violeta, Fernanda e Diego vengono liberati dai vicini con la brutta notizia dell’uccisione del marito. Violeta chiama sua madre Arminda: ‘Mamma, hanno ritrovato il corpo di Apolinar: lo hanno finito con tre colpi di pistola! Vieni subito!’. Dopo la morte di Apolinar, muore Diego, il secondogenito di Violetta, di morte naturale: la catena di morte continua. Rimasta sola, nel marzo del 2013 nasce Emiliano, da una relazione. Era il 25 marzo 2018, Emiliano aveva da poco compiuto cinque anni. Violeta rientrava a casa in macchina: davanti sedevano lei e la figlia Fernanda di 15 anni, dietro a Violeta era seduto Emiliano, che guardava fuori dal finestrino. Un’auto si affianca, vuole sorpassare. Nel sorpasso si accosta e dalla macchina parte una raffica di colpi, Emiliano sente un dolore fortissimo al braccio sinistro mentre la macchina inchioda perché l’altra macchina, dopo averli sorpassati, blocca la strada. Emiliano ha un dolore forte nel braccio. La pallottola è entrata e uscita dal braccio e fortunatamente non ha provocato lesioni irreversibili e il bambino oggi non ne riporta conseguenze fisiche. Ma forse le pallottole più brutte per Emiliano sono state le morti che ci sono state dopo… La figlia scende dalla macchina e domanda: ‘Perché ci avete sparato? Cosa vi abbiamo fatto?’. La risposta è tragica e senza parole: tre colpi di pistola abbattono Violeta, che teneva al dito proprio questo anello di acciaio inossidabile, che oggi tu porti. La donna stramazza a terra sotto gli occhi di Emiliano e Fernanda. Ora è la volta della dolcissima Fernanda che aveva solo 15 anni. La ragazzina scende dalla macchina e chiede agli assassini: ‘Ma perché fate questo?’. La risposta è ancora freddo silenzio e tre proiettili infuocati che uccidono Fernanda sotto gli occhi di Emiliano. I sicari se ne vanno, lasciando a terra due cadaveri e un bimbo di otto anni ferito, con la morte della mamma e della sorellina negli occhi”.
Mentre Felix termina il suo triste racconto con estrema delicatezza e purezza angelica scosta i lunghi capelli di Violeta e sul cranio nota una cicatrice di arma da fuoco, poi Felix mostra sul collo una nuova ferita di arma da fuoco e poi con un gesto simbolico indica il torace dicendo: “Queste sono tre cicatrici di arma da fuoco!” Mi alzo con le lacrime agli occhi e ripeto lentamente e con molta venerazione il gesto del bacio sacro: bacio la testa, il collo ed il torace e poi con grande forza abbraccio la donna e dico: “Violeta, davvero sono commosso, come è possibile oggi due angeli a casa mia?”
MI interrogo se sia un sogno, se sia reale, se sia una fiaba: non importa, loro sono qui con me e mi mostrano i segni delle loro due “passioni”. Loro sono risorti e mi danno una grande pace. Violeta si alza, viene da me e mi dice: “Sono fiera che Emiliano ti abbia messo al dito questo anello di acciaio. Devi dire a lui che ogni giorno veglio su di lui e devi dire a Dulce ed ai figli che Felix veglia su di loro e riguardo all’anello anche se non è di oro è di acciaio inossidabile. Ricordalo sempre”.
Felix non ha perso il carattere che aveva prima della morte e mi dice: “Sai che l’oro fonde a 1063 gradi, ma per fondere l’acciaio inossidabile ci vogliono 1435 gradi: sono 400 gradi in più, capito?!” Violeta e Felix continuano a raccontare, ma io rimango a bocca aperta. Non so se quanto sto scrivendo ora che mi leggi sia reale o una invenzione per farti capire il senso più profondo di questa vicenda di anelli.
Violeta in modo solenne mi pone l’anello al dito e Felix continua: “Non darti pena per l’anello mio, che hai perso nell’Oceano: sono felice che quella terra e quel mare conservi il mio ricordo e poi Dulce porta al dito l’altro anello di oro che regalerà a mio figlio Josè Antonio il giorno della ordinazione sacerdotale. Vero Don gigi?” Con commozione rispondo di sì e che cercherò di fare del tutto per essere presente al Sacro Rito.
Guardo all’orologio, si è fatto tardi, sono le 17.00 e devo celebrare la Messa a Cenate Sopra. Dica loro: “Sentite, devo andare a Cenate Sopra per la Messa mi accompagnate? Violeta mi dice: “Siamo venuti per questo, non ti preoccupare ci adattiamo alla tua scassata cinquecento”, Scoppio a ridere, ci vestiamo e andiamo in macchina. Felix è seduto davanti e Violeta dietro. Stranamente il traffico si scioglie davanti a noi e Felix mi dice: “Ad Acapulco con Dulce, Daniel e Felix in macchina recitate il rosario vero? Perché non lo recitiamo ora?” “Naturalmente – aggiunge Violeta – alla Madonna di Guadalupe!” In cuor mio penso: non è che la Morenita c’entri qualche cosa con questa giornata meravigliosa?
Arriviamo alla chiesa, prima della Messa dico a loro: “Naturalmente restate con me in questa sera. Dopo la Messa andiamo a cena, il giorno ormai è tramontato. Felix e Violeta si siedono nel primo banco. Guardo i loro volti che seguono con intensità la celebrazione ed al momento della consacrazione il loro aspetto diventa pieno di luce. Si accostano per riceve la comunione: “Violeta: è il Corpo di Cristo”. Le do una carezza e lei, lasciandomi il cuore pieno di gioia, scompare dalla mia vista. “Felix: è il Corpo di Cristo”. Do a Lui una carezza ed anche lui, lasciandomi il cuore pieno di pace, scompare dalla mia vista.
Ho fatto il rientro in auto a Bergamo cantando alla Vita, celebrando la Risurrezione, e appena giunto ho messo per scritto gli appunti presi a penna. Ed ora questa bella fiaba di Natale giunge a voi, una fiaba che poi fiaba non è, perché io credo che Felix e Violeta sono vivi e proteggono i loro cari, tra i quali mi ci metto anche io.
Quando guardo l’anello di acciaio inossidabile, che a fatica esce dal mio dito, mi rendo conto di quanto sia difficile e duro trasformare l’oro dei palazzi vaticani nell’acciaio inossidabile di questa nuova vita, meno preziosa ma sicuramente più temprata di quella di prima. E sono sicuro che il Cardinale Martini mi direbbe che il Vangelo non è un libro di oro, ma di acciaio inossidabile. Ed allora sono contento e ringrazio Dio della mia nuova vita, che ha reso da oro in acciaio inossidabile.