Presentato il messaggio per la pace di papa Francesco: concedici la tua pace

“All’alba di questo nuovo anno donatoci dal Padre celeste, tempo Giubilare dedicato alla speranza, rivolgo il mio più sincero augurio di pace ad ogni donna e uomo, in particolare a chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita. A tutti voi speranza e pace, perché questo è un Anno di Grazia, che proviene dal Cuore del Redentore!
Nel 2025 la Chiesa Cattolica celebra il Giubileo, evento che riempie i cuori di speranza. Il ‘giubileo’ risale a un’antica tradizione giudaica, quando il suono di un corno di ariete (in ebraico yobel) ogni quarantanove anni ne annunciava uno di clemenza e liberazione per tutto il popolo. Questo solenne appello doveva idealmente riecheggiare per tutto il mondo, per ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo, soprattutto nei confronti dei più poveri e di chi era caduto in disgrazia. Il suono del corno ricordava a tutto il popolo, a chi era ricco e a chi si era impoverito, che nessuna persona viene al mondo per essere oppressa: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi secondo la volontà del Signore”.
Lo scrive papa Francesco nel messaggio per la 58^ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema ‘Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace’, presentato oggi da Krisanne Vaillancourt Murphy, direttrice esecutiva di Catholic Mobilizing Network; dall’ing. Vito Alfieri Fontana e dal card. Michael Czerny, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha sottolineato alcuni aspetti del messaggio:
“Coerentemente con il significato antico, il Santo Padre parla dei Paesi poveri. Nel nostro tempo, dice, ciò deve includere la conversione dei cuori, la cancellazione del debito estero o internazionale e il pagamento del debito ecologico. Pensiamo ‘alla misericordia con cui [Dio] perdona costantemente i nostri peccati e perdona ogni nostro debito’ (n. 9). Il Messaggio invita ciascuno di noi: 1. a rafforzare e consolidare la nostra fede; 2. a rinnovare il nostro impegno alla conversione, e 3. al disarmo!”
Ed ha ripreso i tre temi singolarmente: “Quando le tante ingiustizie del mondo ci riempiono di orrore, quando siamo terrorizzati dal male insensato che gli esseri umani continuano a perpetrare, è bene ricordare la salvezza che Cristo porta. E’ bene ricordare la potenza dello Spirito Santo, mite come ‘un sussurro di una brezza leggera’, che guida la storia al compimento della volontà del Padre, quel Padre che vuole, come spiega Gesù, ‘che io non perda nessuno di quelli che [il Padre] mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno’. Per sfidare le tante brutture che abitano il nostro tempo e deturpano il volto dell’umanità e della terra, fissiamo lo sguardo su Cristo, che è la nostra gioia e la nostra pace”.
Eppoi ha sottolineato la necessità della conversione: “Come Chiesa e come discepoli, abbiamo bisogno di conversione, di un rinnovamento continuo della mente e del cuore. Il cristiano è un uomo che ha speranza e che aspetta Cristo. Più che essere definito dal passato, dagli errori e dai peccati commessi, il cristiano anela costantemente all’incontro con il Signore, sopportando pazientemente la fatica dell’incompletezza e delle imperfezioni, proprie e altrui. La conversione è un cammino tracciato da quell’amore per Cristo che ci ispira, ci trasforma, ci orienta e ci dà energia”.
Ed infine il disarmo: “Il suono forte del corno d'ariete non ci invita a uno sforzo moralistico di auto-miglioramento, ma a un cambiamento radicale nel modo in cui guardiamo la realtà. Quando affidiamo il presente a Dio e viviamo oggi nella fede e nel servizio, il futuro non è più minacciato. Invece, attendere il Signore, prestare attenzione ed esercitare responsabilità, si esprimono concretamente nell'agire per il bene, per l'unità e per la cura”.
Mentre la direttrice esecutiva di ‘Catholic Mobilizing Network’ ha evidenziato l’essenzialità del messaggio: “Il messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace è un invito gradito e stimolante alla pace che illumina un cammino pieno di speranza per occuparsi delle ferite non guarite, ricucire relazioni spezzate e affrontare le ingiustizie e la sofferenza nel nostro mondo. Attraverso il ‘perdono salvifico offerto a tutti attraverso Gesù Cristo’, ci chiama a essere portatori della giustizia misericordiosa di Dio nel mondo, anche in presenza di gravi danni”.
Ed ha sottolineato l’impegno del papa per la pace e per la giustizia: “Papa Francesco delinea gli ostacoli alla pace che sono contrari alla dignità umana e fornisce proposte concrete per promuovere la pace e ripristinare la dignità. Il suo appello a porre fine alla pena di morte è il motivo per cui sono qui, poiché la missione di Catholic Mobilizing Network è quella di mobilitare cattolici e persone di buona volontà negli Stati Uniti per porre fine alla pena di morte, promuovere soluzioni di giustizia in linea con i valori cattolici e promuovere la guarigione attraverso la giustizia riparativa”.
Ha concluso l’intervento con una storia di perdono: “Porto con me storie sui percorsi di perdono di familiari di vittime di omicidio, di uomini e donne nel braccio della morte e di fratelli e sorelle scagionati, tutti confermando ciò che il Santo Padre suggerisce sulla guarigione e l'instaurazione della pace. Le mie amiche Vicki e Syl Schieber hanno perso la figlia Shannon nel 1998. Shannon è stata assassinata mentre terminava il suo primo anno di scuola di specializzazione. La loro sofferenza era inimmaginabile; eppure hanno scelto di rispondere in modo riparatore. Hanno combattuto per risparmiare l'uomo che ha tolto la vita alla loro figlia da una condanna a morte”.
Infine Vito Alfieri Fontana ha raccontato la sua storia di ‘conversione’ da fabbricante di armi: “Quando ero un fabbricante di armi pensavo che la guerra fosse connaturata con l’animo umano. Messaggi rivolti alla responsabilità ed alla solidarietà meritavano una scrollata di spalle se non qualche commento ironico. Chi lavora nel settore degli armamenti si dà da fare ad offrire ai clienti prodotti che assicurano soluzioni rapide ed efficaci per affrontare una guerra. E ci sono clienti che ci credono o fingono di crederci. L’importante è che venditore e compratore facciano un buon affare”.
Insomma sulla guerra si può anche speculare: “Le guerre invece si immergono rapidamente nel fango delle trincee e durano anni. Magari il trucco è tutto lì per continuare all’infinito le forniture e moltiplicare i prezzi ‘sennò il fronte crolla’. La vita insomma non era male, i problemi morali si affacciavano e sparivano pensando che, se non avessi fabbricato io le mine antiuomo, l’avrebbe fatto qualcun altro. Le tensioni internazionali mantenevano stabile il lavoro e per una guerra fredda che finiva ne arrivava un’altra in Medio Oriente e via così”.
Però qualcosa cambia la vita: “Poi qualcosa inceppa il meccanismo: le domande dei figli che ti chiedono cosa fai e perché lo fai, la pressione di un’opinione pubblica che scopre il problema dell’uso delle mine antiuomo, l’invito al dialogo del venerabile don Tonino Bello che chiedeva di pensare alla mia vita se non a cambiarla. La vita l’ho cambiata però cercando di porre un minimo rimedio al ‘prima’. Quello che per me era normale era diventato un peso”.
Ed inizia la sua attività di sminamento: “Dopo avere lavorato nello sminamento più di quindici anni passati nei Balcani, dopo la sanguinosa guerra degli anni ’90 del secolo scorso, posso dire che poche volte io ed i miei colleghi siamo stati ringraziati. Chi è toccato dalla guerra o da qualsiasi altra disgrazia che gli ha devastato la vita, intendendo terra, lavoro, famiglia non pensa di ricevere un aiuto anche se fraterno ma pretende invece un risarcimento per il dolore inutile dal quale è stato schiacciato. Finito il lavoro di bonifica, la gente si è rimessa a lavorare senza inutili chiacchiere”.
(Foto: Vatican News)