Arriva il cash mob contro l’azzardo
Ormai l’invasione è completa: anche i bar espongono insegne per segnalare ‘sale slot’ all’interno del locale, mentre i sindaci lamentano di non avere potere in materia e possono solo chiedere di cambiare la legge. Per combattere questa ‘piaga’ sociale è giunta una proposta avanzata da economisti come Luigino Bruni, Leonardo Becchetti e Vittorio Pelligra, che coinvolge il cittadino: decidere di prendere il caffè solo nei locali liberati dall’ipoteca del gioco d’azzardo.
Una scelta che se osservata da un numero elevato di persone convinte a rendere pubblica la motivazione del proprio gesto, finisce per incidere a livello sociale e politico. Esempio di questa azione popolare è il ‘cash mob’, l’iniziativa nata negli Usa per organizzare festosi acquisti di massa in negozi che meritano di essere sostenuti. Occorre rendere riconoscibile e meritevole di stima concreta il negozio e il proprietario che hanno deciso di non scommettere sulle macchinette rischiando entrate sicure. Alla radice di questa scelta non c’è un ragionamento buonista o moralista, ma una concezione di uomo e società che esprime il filone etico dell’economia civile a cui si aggiungono le valutazioni del pensiero economico internazionale in tema di sviluppo e declino. La proposta si chiama Slot Mob.
Tre i fronti su cui agisce la campagna: richiedere una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo nell’interesse non delle lobby ma dei cittadini, soprattutto i più vulnerabili; non aspettare i tempi, a volte troppo lunghi della politica, ed agire subito, e soprattutto insieme, dando vita ad uno slot mob, recandoci insieme a fare colazione in un bar che ha scelto la disinfestazione dalle slot e/o altri giochi d’azzardo; curare il cattivo gioco con il buon gioco, che è sempre un bene relazionale, organizzando, in concomitanza dello slot mob, un torneo di calcio balilla. Lo ‘Slot Mob’ è partito da Biella il 27 settembre e il 28 settembre da Milano, ad ottobre a Cagliari, e si ripeterà nei mesi successivi in diverse città: Palermo (8/10 novembre), Catania, Trento, Reggio Emilia, Cremona, Macerata e Roma.
Uno dei promotori, il prof. Leonardo Becchetti, ha spiegato così l’iniziativa: “Nel campo dell’etica il mercato è cieco, come dimostra il caso italiano della spettacolare e devastante diffusione del gioco d’azzardo. E talvolta, dunque, bisogna aiutare il mercato a ‘vedere’ meglio, come ci si propone di fare con la campagna anti-slot machine. Infatti, ciò che il mercato definisce ‘valore’ dipende dall’incontro di domanda e offerta, e il prezzo finale che si determina dipende dal rapporto tra gusti e preferenze dei consumatori e scarsità relativa dei beni domandati. Sono questi i motivi per i quali si è scelto di concentrare l’attenzione della campagna di azione dal basso e di ‘voto con il portafoglio’ sul problema delle slot machine.
L’obiettivo è di premiare con un marchio e con gli acquisti dei partecipanti quei gestori che, non senza abnegazione, hanno deciso di non mettere le ‘macchinette’ nei loro esercizi commerciali, rinunciando a entrate sicure. L’azione dal basso per essere efficace ha sempre bisogno non di ‘sostituire’ le regole, ma di agire da complemento a una evoluzione legislativa. Stavolta si punta a rialzare gli argini anti-azzardo”. In effetti, da recenti statistiche il mercato del gioco online in quattro anni è cresciuto in maniera molto forte. Nel 2008 valeva infatti € 1.484.000.000, nel 2011 ha sfiorato i 10 miliardi. Inoltre l’online ha assunto un peso crescente all’interno del mercato dei giochi: nel 2008 assicurava poco più del 3% della raccolta complessiva (47,5 miliardi) per arrivare a oltre il 12% nel 2011 (79,9 miliardi).
Nonostante la crescita vertiginosa della raccolta, la spesa effettiva dei giocatori, soprattutto grazie all’arrivo di poker cash e casinò games che restituiscono come vincite una quota molto elevata di giocate, non ha subito un incremento proporzionale. Tra 2010 e 2011, ha ribadito l’agenzia specializzata Agicos, la raccolta è cresciuta del 104% (da 4,8 a 9,9 miliardi circa), mentre la spesa effettiva appena del 6,6% (da 689 a 735 milioni). Tra il 2008 e il 2011 il gioco on line ha portato nelle casse dello Stato circa 500.000.000 di euro. La maggior parte del gettito è venuta dalle scommesse online (circa 200 milioni) e da poker, casinò e skill games (oltre 210 milioni). Il 5% della popolazione adulta italiana (2,5 milioni sui circa 50 milioni di maggiorenni) ha giocato online almeno una volta. La spesa media pro capite, considerando la raccolta complessiva di 9,85 miliardi, è stata di 3940 euro. Ogni giocatore ha però vinto in media 3650 euro circa, la spesa effettiva è stata quindi di 294 euro per giocatore.
Secondo un recente studio elaborato dall’Eurisko il 16,5% della popolazione gioca a poker cash online (1,3% adulti), mentre i giochi da casinò online sono preferiti dal 20,4% della popolazione (0,7% adulti) e i gratta e vinci online dal 2,6% della popolazione di cui 0,6% adulti. Il 24,5% della popolazione, infine, scommette su Internet e di questi l’1,6 è adulto. Diverso è il giocatore ‘tipo’ di poker online, che per il 90% dei casi è di sesso maschile con un’età che per l’80% è compresa tra i 20 e i 40 anni. L’età media si colloca poco al di sopra dei 30 anni. Di solito si tratta di una persona abbastanza colta: nel 23% dei casi il giocatore è in possesso di laurea, mentre il 62% del campione considerato è almeno diplomato.