64° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Messico. L’inaugurazione delle aule parrocchiali a La Laja

Don Gigi con due Prime Comunioni
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.12.2024 – Vik van Brantegem] – Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami inizia anche il suo Report 64/3. L’inaugurazione delle aule parrocchiali a La Laja con il racconto della violenza, onnipresente in Messico. Nel Report precedente [QUI] ha scritto: «Questa meravigliosa terra che amo con il mio cuore mi distrugge interiormente nell’ascolto di queste storie. E poi devo essere onesto: ho paura qui. Mi sto spingendo troppo oltre e nelle carceri, per strada mi conoscono. Quando vado in macchina, quando trovo proiettili vicino alla mia auto sento freddo e prego».

Prima di dedicarci alla lettura del Report da La Laja, vediamo le foto dell’incontro fantastico a Roma sabato 7 dicembre 2024 del Consiglio Direttivo e Consiglio di Amministrazione della Fondazione Santina Onlus, guidati dal Presidente Don Gigi, con la Santa Messa, l’incontro con il Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin, la visita alla Basilica di San Pietro e ai Giardini Vaticani.

Report 64/3. L’inaugurazione delle aule parrocchiali a La Laja

Il clima in cui scrivo è davvero angosciante. Sono circa 10 anni che vengo in Messico, ma i casi di violenza così forti e violenti nell’immediato non li avevo mai incontrati. Sono uccisioni che avvengono proprio in questo momento mentre scrivo. Per strada, alla completa luce del sole. Oppure, come gli spari alle ore 03.11, che nel silenzio della notte ti esplodono nel cuore e ti tolgono il sonno, regalando angoscia, disorientamento.

Quello che seguono sono tutti casi recenti, non di sei mesi fa o dello scorso anno:

Parlando solo di ieri, la bimba Scarlet si vede ammazzare il padre Roman, meccanico, in pieno giorno alle ore 14.00. Quanti giorni fa? Il 22 agosto.

A Carlos gli ammazzano il padre il 21 gennaio in una tacheria nel cuore della notte.

La piccola Ruth vede la morte misteriosa ed inquietante del padre lo scorso 21 agosto. Si chiamava Noel e si era separato dalla madre pur vivendo nella stessa casa per motivi economici. Alla sua morte aprono la stanza in cui dorme e trovano biancheria sporca disordinata e sul letto il simbolo del satanismo, una manciata di terra nera legata in biancheria intima da donna di colore nero. Questi omicidi sconfinano in territori oscuri ed inquietanti di forze maligne.

Come anche l’ultimo caso di ieri, di Juan Carlos uccio il 20 settembre 2024. Entrando in casa mi apre la porta Thomas, il fratello del morto, ed immediatamente vedo sul suo braccio sinistro il sinistro e grande tatuaggio della Santa Muerte, una setta satanica molto radicata in Messico. Non dico nulla. Mi riceve Georgina, la moglie di Juan Carlos, con cui parliamo del pietoso caso dell’uccisione dello sposo. Ad un certo punto dico a Thomas: “Tu veneri la Santa Muerte?” L’uomo arrossisce e mi dice: “Lo hai capito dal tatuaggio vero? Rispondo di sì. Si alza e va a prendere due statuette della Morte che tiene vicino al comodino. “Thomas, tu vai al culto?” “No padre, ma io adoro la Santa Muerte e la onoro, lei mi protegge”. Guardo alla moglie che invece ha un volto perplesso. “Perché non mi regali le due statuine? Io ti regalo in cambio una bella statua della madonna di Guadalupe”. L’ uomo dice di no. Glielo chiedo una seconda volta. È la moglie a parlare: “Io voglio la statua della Madonna”. “Padre te ne regalo una”. E così ricevo nelle mie mani la prima statuina”. Poi torno all’ attacco: “Per regalare la madonnina a tua moglie voglio la seconda statua e ti regalo anche una catenina con San Giuda Taddeo”. L’uomo bacia con intenso amore quell’oggetto satanico e nel cuore provo un gran freddo. Con Dulce e Georgina andiamo subito al mercato e troviamo una bella immagine della vergine di Guadalupe e la comperiamo insieme ad una catenina di San Giuda Taddeo. Torniamo e mettiamo la bella madonnina in un angolo del cortile e tutti insieme recitiamo il Rosario alla Morenita. Uscito da quella casa, prima di celebrare la Messa riduco in pezzi le due statue della Morte. Un piccolo dettaglio: la testa delle due statuine era curiosamente in ferro ed ho dovuto battere forte forte quel ferro per distruggerlo.

Continuo questa triste rassegna con il caso della scorsa settimana di Maria, una meravigliosa mamma di 64 anni, che nel negozio si pone come scudo tra i delinquenti ed il figlio alla cassa. L’uomo viene barbaramente ucciso e la donna conserva nel suo braccio il colpo di un proiettile che l’ha trapassata mentre invano difendeva il giovane figlio.

Parliamo infine del ragazzino Emiliano, al quale hanno ucciso la mamma davanti lui e lo hanno ferito anche alla spalla destra. Ha solo otto anni.

Ecco nuovamente il panorama dove inauguriamo l’opera delle aule parrocchiali il 20 novembre 2024, giorno di anniversario di Messa di Padre Hugo, ben 40 anni. Quando descrivo questo scenario mi vengono alla mente le parole di Mons. Davide Pelucchi, Vicario Generale della Diocesi di Bergamo, nella sua omelia durante la Santa Messa per il nostro anniversario associativo lo scorso luglio [QUI]: “Chi collabora con l’Associazione Santina si prefigge certamente di raccogliere degli aiuti, anche economici, per modificare un po’ il destino di sofferenza di tante persone. Ma nel fare questo, gli amici di Santina ottengono un secondo beneficio, personale, cioè modificare il proprio destino in destinazione. In un’azione che, indipendentemente dalla quantità di offerte che si possono dare, diventa un atto d’amore facendo sì che anche chi riceve non solo avrà un po’ d’acqua, un po’ di pane o un refettorio migliore, ma avrà una speranza nuova”.

Queste parole di Mons. Pelucchi ben si addicono all’inaugurazione delle aule parrocchiali di La Laja ad Acapulco. Lo scorso 24 ottobre 2023 l’uragano Otis aveva devastato la parrocchia e ridotto le aule di catechismo in un ammasso di fango, pietre, legna e mobili inutilizzabili. Senza parlare di porte, finestre, infissi distrutti. La nostra Fondazione ha accolto la richiesta del Parroco Padre Hugo. Abbiamo inviato gli aiuti e scrupolosamente abbiamo esaminato le ricevute.

Oggi le aule parrocchiali sono bellissime, pulite, luminose con i muri colorati di azzurro ed una meravigliosa vista sulla città.

La gente è contenta ed il logo della nostra Associazione campeggia all’inizio del salone parrocchiale.

La gente è felice e pur essendo un giorno feriale, la chiesa è piena di gente. Facciamo festa al parroco per il suo potente anniversario e amministro la Prima Comunioni a Sofia e Romina.

Poi Magda e Dulce hanno l’onore di tagliare il nastro ed io benedico felice le mura. Il tutto si conclude con una cena per tutti sul piazzale alto della chiesa dove campeggia il nostro murales in onore delle vittime di violenza e in favore della pace.

Nell’inferno dei morti ammazzati in questi giorni, con i quali ho aperto questo report, questa sera di inaugurazione sì trasforma in una serata di pace e speranza. Il parroco visibilmente commosso ringrazia tutti noi e ci parla di Maria Rosa Pelucchi un bravo medico al servizio sempre degli ultimi. Per vent’anni è stata un punto di riferimento per centinaia di mamme e papà di Cologno al Serio (e non solo), che le hanno “affidato” i loro bambini, ricevendo aiuto, ascolto, professionalità e grande umanità. La gente è commossa al ricordo della buona dottoressa e Padre Hugo si rivolge ai bambini e in particolare alle due bambine della Prima Comunione, incoraggiandole a seguire la strada del bene percorsa da Maria Rosa.

Si accendono le stelle nel porto di Acapulco, ed una grande gioia si fa presente nella Comunità che si sente ascoltata ed incoraggiata dagli italiani venuti a portare conforto in nome di una brava donna bergamasca, Maria Rosa Pelucchi. Sono opere semplici che non cambiano la vita alle persone sbranate dagli omicidi frequenti. La vita di efferata violenza non cambia questa sera, ma forse, grazie anche e Fondazione Santina la vita di questa splendida piccola e tormentata parrocchia ha cambiato il suo destino in destinazione.

Chiudo questo report con un altro brano dell’omelia di Mons. Pelucchi, che ho citato prima. Ascoltiamo le sue parole. Noi le abbiamo tradotte in spagnolo e quella sera le abbiamo pronunciate all’omelia, Eccole, pazientemente ascoltatele, faranno bene anche a voi: “Termino citandovi la scena di un film che forse avete visto: avete visto i film di Don Camillo e Peppone? C’è un film, del 1947, intitolato Il ritorno di Don Camillo. C’è una scena breve, il testo scritto dallo scrittore un po’ più lungo rispetto a quanto registrato, ma è splendida. La scena è questa: il Sindaco Peppone va dal Vescovo e dice: ‘È impossibile avere un parroco così, che va nell’osteria con i compagni comunisti: deve andare via!’. E il vescovo lo trasferisce: lo manda via dal paese […] e lo manda in un piccolo paese di montagna, d’inverno, poverissimo, in una chiesa sguarnita, senza riscaldamento. Dopo due-tre giorni che è su non ce la fa più: gli manca… cosa gli manca? Sentire la voce di Gesù nel Crocifisso. Allora, la sera scende, va da Peppone e gli dice a Peppone: ‘Io ho bisogno di avere il Crocifisso di questa parrocchia nella mia chiesa: mi aiuti a portarlo su con il tuo camion?’ Va in chiesa, stacca il Crocifisso dall’altare, lo mette sul camion di Peppone e Peppone lo porta su per la strada finché arriva il camion, e poi c’è tutto da fare la strada a piedi. Si prende il Crocifisso, Peppone gira il camion e Don Camillo si incammina – è già notte; poi incomincia a nevicare. La Croce pesa moltissimo. Mentre sale lungo il sentiero che porta alla sua chiesa, Don Camillo si rivolge al Crocifisso – la testa di Gesù è vicina alla sua – e gli dice, a Gesù: ‘Com’è pesante, portare questa croce!’ – ‘E lo dici a me, che l’ho portata in un cammino più difficile e doloroso?’ ‘Signore – esclama – siete Voi, è la Vostra voce, siete Voi che adesso mi parlate? Come sono contento di sentirVi!’. ‘Don Camillo, io non ho mai smesso di parlarti, ma tu non mi sentivi perché avevi le orecchie chiuse dall’orgoglio’. ‘Grazie, Signore: ora odo la Vostra voce e qui mi sento bene’. Sale alla sua chiesa, la apre, appoggia il Crocifisso sull’altare, poi si addormenta, stanco morto – morto però felice. La mattina si sveglia e vede, come al solito, la chiesa con una sola persona ad assistere alla Messa: la sua domestica. E quando si sveglia – ‘son qui ancora da solo, come le altre volte’ – si alza, accende le candele, prepara le ampolline, sta per incominciare la Messa e vede, in fondo alla chiesa – questa scena c’è nello scritto, non c’è nel film – Peppone. Quando era sceso dal camion, Don Camillo gli aveva dato diecimila lire per pagare il trasporto; ma Peppone, l’amico, l’aveva seguito di nascosto dietro di lui, era entrato in chiesa, aveva preso le diecimila lire che gli aveva dato e le aveva messo nella cassetta delle elemosine: aveva visto la povertà della chiesa in cui si trovava. A un certo punto, Don Camillo si volta verso il Crocifisso e dice: ‘Gesù, sei dispiaciuto di essere stato portato in questa chiesa così squallida, così povera, così fredda? Ti ho forse fatto del male, portandoti qui, rispetto alla chiesa più bella in cui ti trovavi prima?’ E Gesù gli risponde: ‘No, Don Camillo, questa chiesa, questa gente, questa parrocchia sono meravigliose!’ Don Camillo capisce, sorride e impara a trasformare il destino in destinazione”.

Davvero la parrocchia di La Laja, come dice Mons. Pelucchi, è meravigliosa. Questa gente è meravigliosa. Questa gente ha ricevuto molto dolore, ma questa meravigliosa gente di La Laja era contenta, seppur dimenticata da tutti, nelle sue strade piene di bossoli di proiettili, di muri lacerati da colpi di fucili, di cadaveri grondanti sangue. Proprio in questo calvario il Crocifisso è al suo posto reale, accanto a chi soffre, accanto a chi muore, accanto a chi come Maria Rosa trasforma il destino in destinazione e – ricordiamolo tutti – il nostro unico destino è il Paradiso.

Qui a La Laja in questi giorni abbiamo riscritto il film di Don Camillo e sono orgoglioso di essere stato con Dulce e Magda uno dei protagonisti.

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