Papa Francesco: dialogo ecumenico per la pace nel mondo

“La commemorazione liturgica dell’apostolo Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, mi offre l’opportunità di esprimere, a nome di tutta la Chiesa cattolica e a nome mio, sentiti auguri a Vostra Santità, ai membri del Santo Sinodo, al clero, ai monaci e a tutti i fedeli riuniti nella Cattedrale patriarcale di San Giorgio a Phanar. Vi invio anche l’assicurazione delle mie fervide preghiere affinché Dio Padre, fonte di ogni dono, vi conceda abbondanti benedizioni celesti per intercessione di Sant’Andrea, primo dei chiamati e fratello di San Pietro. La delegazione che ho inviato anche quest’anno dimostra l’affetto fraterno e il profondo rispetto che continuo a nutrire per Vostra Santità e per la Chiesa affidata alle vostre cure pastorali”: così ha scritto papa Francesco nel messaggio inviato al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I in occasione della festa di sant’Andrea Apostolo, recapitato dal card. Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani.
La delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta dal patriarca ecumenico nella chiesa patriarcale di san Giorgio al Fanar ed ha avuto un incontro con il patriarca e conversazioni con la commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica, nel ricordo dell’anniversario del decreto ‘Unitatis Redintegratio’:
“Pochi giorni fa, il 21 novembre, è stato il sessantesimo anniversario della promulgazione del Decreto ‘Unitatis Redintegratio’, che ha segnato l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico. Questo importante documento del Concilio Vaticano II ha aperto la strada al dialogo con le altre Chiese. Il nostro dialogo con la Chiesa ortodossa è stato e continua ad essere particolarmente fruttuoso. Il primo dei frutti ottenuti è certamente la rinnovata fraternità che oggi viviamo con particolare intensità, e per questo rendo grazie a Dio Padre Onnipotente”.
Nel messaggio il papa ha sottolineato che il documento ha segnato l’inizio del dialogo ecumenico: “Tuttavia, ciò che la Unitatis Redintegratio indica come fine ultimo del dialogo, la piena comunione tra tutti i cristiani, la condivisione dell’unico calice eucaristico, non si è ancora realizzato nemmeno con i nostri fratelli e sorelle ortodossi. Ciò non sorprende, perché le divisioni che risalgono a un millennio fa non possono essere risolte in pochi decenni. Allo stesso tempo, come sostengono alcuni teologi, l’obiettivo di ristabilire la piena comunione ha un’innegabile dimensione escatologica, in quanto il cammino verso l’unità coincide con quello della salvezza già donata in Gesù Cristo, alla quale la Chiesa parteciperà pienamente solo alla fine dei tempi”.
E la strada del dialogo ecumenico è stato sottolineato anche dal recente Sinodo dei vescovi: “L’impegno irreversibile della Chiesa cattolica sulla via del dialogo è stato riaffermato dalla recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, tenutasi in Vaticano dal 2 al 27 ottobre 2024. L’impulso a un rinnovato esercizio della sinodalità nella Chiesa cattolica favorirà certamente le relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che ha sempre mantenuto viva questa costitutiva dimensione ecclesiale. Sono particolarmente lieto che i rappresentanti di altre Chiese, tra cui il metropolita Giobbe di Pisidia, delegato del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, abbiano partecipato attivamente al processo sinodale. La sua presenza e il suo assiduo lavoro sono stati un arricchimento per tutti e un segno tangibile dell’attenzione e del sostegno che avete sempre dato al processo sinodale”.
Ed infine un richiamo all’anniversario del Concilio di Nicea: “Santità, l’ormai prossimo 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea sarà un’altra occasione per testimoniare la crescente comunione che già esiste tra tutti coloro che sono battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ho già espresso più volte il desiderio di poter celebrare questo evento insieme a voi, e ringrazio sinceramente tutti coloro che hanno già iniziato a lavorare per renderlo possibile.
Questo anniversario non riguarderà solo le antiche sedi che parteciparono attivamente al Concilio, ma tutti i cristiani che continuano a professare la loro fede con le parole del Credo niceno-costantinopolitano. Il ricordo di quell’importante evento rafforzerà sicuramente i legami già esistenti e incoraggerà tutte le Chiese a una rinnovata testimonianza nel mondo di oggi”.
Mentre ai membri dell’associazione giapponese ‘Hidden Christian Research Association’ ha ricordato la fedeltà dei cristiani giapponese: “E’ appropriato che il nostro incontro abbia luogo alla vigilia della celebrazione della memoria di San Francesco Saverio, il grande missionario che sognò che la predicazione del Vangelo avrebbe prodotto una ricca messe di anime nella vostra Terra nativa. Come eredi di tale sogno, possa il vostro lavoro di educazione e conservazione rendere meglio noto e apprezzato questo eminente capitolo della storia dell’evangelizzazione.
Cari amici, quando pensiamo all’eroismo dei primi missionari, al coraggio dei martiri giapponesi e alla perseveranza della piccola ma fedele Comunità cattolica del vostro Paese, come non rivolgere il pensiero ai fratelli cristiani che ai nostri giorni subiscono la persecuzione e perfino la morte per il nome di Gesù? Vi chiedo di unirvi a me nel pregare per loro, e per quelli che soffrono per i frutti amari della guerra, della violenza, dell’odio e dell’oppressione”.
Ed anche ai partecipanti al convegno nel centenario della prima ‘All Religions’ Conference’, promossa dalla ‘Sree Narayana Dharma Sanghom Trust’, il papa ha ricordato il primo organizzatore, Sree Narayana Guru: “Sree Narayana Guru ha dedicato la sua vita a promuovere il riscatto sociale e religioso con il suo chiaro messaggio che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro etnia o dalle loro tradizioni religiose e culturali, sono membri dell’unica famiglia umana.
frateHa insistito sul fatto che non ci dev’essere discriminazione contro nessuno, in nessun modo e a nessun livello. Il suo messaggio è molto adatto al nostro mondo di oggi, dove assistiamo a crescenti casi di intolleranza e odio tra popoli e nazioni. Purtroppo, manifestazioni di discriminazione ed esclusione, tensioni e violenze basate sulle differenze di origine etnica o sociale, razza, colore, lingua e religione sono un’esperienza quotidiana per molte persone e comunità, soprattutto tra i poveri, gli indifesi e coloro che non hanno voce”.
E’ stato un richiamo al documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale: “Tutte le religioni insegnano la verità fondamentale che, in quanto figli dell’unico Dio, dobbiamo amarci e onorarci l’un l’altro, rispettare le diversità e le differenze in uno spirito di fraternità e di inclusione, prendendoci cura gli uni degli altri, nonché della terra, nostra casa comune. Il mancato rispetto dei nobili insegnamenti delle religioni è una delle cause della travagliata situazione in cui il mondo oggi si trova. I nostri contemporanei riscopriranno il valore degli alti insegnamenti delle tradizioni religiose solo se tutti ci sforzeremo di viverli e di coltivare relazioni fraterne e amichevoli con tutti, all’unico scopo di rafforzare l’unità nella diversità, assicurare una convivenza armoniosa tra le differenze ed essere operatori di pace, nonostante le difficoltà e le sfide che dobbiamo affrontare”.
Mentre ad un gruppo di parlamentari francesi ha chiesto di dare un’educazione ai giovani: “La prima realtà che vi invito a considerare oggi è l’urgenza di offrire ai giovani un’educazione che li orienti verso i bisogni degli altri e sappia incentivare il senso dell’impegno. Il giovane in crescita necessita di un ideale, perché è fondamentalmente generoso e aperto alle domande esistenziali. Sbaglia chi pensa che i giovani non aspirino ad altro che stare sul divano o sui social! Coinvolgere i giovani, coinvolgerli nel mondo reale, in una visita ad anziani o a persone disabili, una visita a poveri o migranti, questo li apre alla gioia dell’accoglienza e del dono, offrendo un po’ di conforto a persone rese invisibili da un muro di indifferenza. È curioso come l’indifferenza uccide la sensibilità umana! Esistono già diverse iniziative degne di nota che chiedono solo di essere seguite, incoraggiate e moltiplicate!”
Inoltre ha chiesto loro una riflessione sulla questione del ‘fine vita’: “Spero inoltre che, anche con il vostro contributo, il dibattito sulla questione essenziale della fine della vita possa essere condotto nella verità. Si tratta di accompagnare la vita al suo termine naturale attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative. Come sapete, le persone alla fine della vita hanno bisogno di essere sostenute da assistenti che siano fedeli alla loro vocazione, che è quella di fornire assistenza e sollievo pur non potendo sempre guarire. Le parole non sempre servono, ma prendere per mano un ammalato, prendere per mano, questo fa tanto bene e non solo all’ammalato, anche a noi”.
(Foto: Santa Sede)