Convegno su Cardinale Pietro Gasparri, canonista a Parigi, “Papa mancato” e artefice del Codice di Diritto Canonico e dei Patti Lateranensi

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.11.2024 – Vik van Brantegem] – Giovedì 5 dicembre 2024 alle ore 09.00, presso l’Aula 4 del Campus Universitario dell’Università di Camerino in via D’Accorso, si svolgerà il Convegno di studi Attualità dell’opera del Cardinale Pietro Gasparri: il Vaticano, Parigi, l’idea del Codice, organizzato dalla Regione Marche e dalla Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Camerino, con il patrocino del Comune di Camerino, del Comune di Ussita, dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, di ADEC-Associazione dei docenti universitari della disciplina giuridica del fenomeno religioso e del Consociatio internationalis studio iuris canonici promovendo.
Osserviamo che, pur essendo trascorsi già quasi un secolo dalla sua morte, alcune intuizioni, alcune “creature” del Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Gasparri, continuano ad essere perfettamente operative e funzionanti, dimostrando l’acume del porporato di Ussita, che pur le pensò svariati decenni or sono:
- la Facoltà di Diritto Canonico dell’Institut Catholique de Paris, università privata detto “La Catho” dai parigini, di cui Gasparri fu il principale fautore, è tuttora operativa e laurea ogni anno decine di persone;
- lo Stato della Città del Vaticano, al cui disegno perimetrico Gasparri contribuì fortemente, come plenipotenziario della Santa Sede per le trattative che portarono ai Patti Lateranensi, è tuttora esistente e riconosciuto in tutto il mondo;
- il Codice di Diritto Canonico, o più precisamente l’idea della codificazione canonica, che trovò concretezza nel Codex Iuris Canonici promulgato il 15 settembre 1917 da Papa Benedetto XV e poi, dopo il Concilio Vaticano II, in quello promulgato il 25 gennaio 1983 da Papa Giovanni Paolo II, è tuttora vigente ed operativo, vieppiù con le recenti riforme del Libro VI sul diritto penale, e le riforme sulle nullità matrimoniali, efficaci anche in Italia e dunque di grande interesse.
Programma del Convegno di studi
Saluti istituzionali
- Prof. Graziano Leoni, Magnifico Rettore dell’Università di Camerino
- Geom. Roberto Lucarelli, Sindaco di Camerino
- Dott.ssa Silvia Bernardini, Sindaco di Ussita
- Dott. Renzo Marinelli, Presidente della Commissione Cultura della Regione Marche
- Avv. Chiara Biondi, Assessore alla Cultura della Regione Marche
- Prof.ssa Lucia Ruggeri, Direttore della Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Camerino
- S.E.R. Mons. Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche
- S.E. Florence Mangin, Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede
Prima sessione: Gasparri e il Vaticano
Moderatore
- Prof.ssa Maria d’Arienzo, Università Federico Il di Napoli, Presidente ADEC-Associazione dei docenti universitari della disciplina giuridica del fenomeno religioso
Relazioni
- S.Em.R. il Signor Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica: Il Cardinale Pietro Gasparri e lo ius publicum ecclesiasticum
- S.E.R. Mons. Prof. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, Vescovo titolare di Civitate, Segretario del Dicastero per i Testi Legislativi: L’attuale quadro normativo dello Stato della Città del Vaticano, erede ed evoluzione di quello creato da Gasparri
Seconda sessione: Gasparri e Parigi
Moderatore
- Prof. Ludovic Danto, Doyen della Faculté de Droit Canonique dell’Institut Catholique de Paris
Relazioni
- Mons. Prof. Patrick Valdrini, Rettore emerito dell’Institut Catholique de Paris, Pontificia Università Lateranense: Il Cardinal Gasparri, Segretario di Stato, e l’Institut Catholique de Paris
- Prof. Stefano Testa Bappenheim, Università di Camerino: Mons. Gasparri canonista a Parigi
Terza sessione: Gasparri e l’idea della codificazione
Moderatore
- Prof. Vincenzo Pacillo, Università di Modena e Reggio Emilia
Relazioni
- Prof. Orazio Condorelli, Università di Catania: Spigolature sulla codificazione canonica e sull’opera codificatrice di Pietro Gasparri
- Prof.ssa Daniela Tarantino, Università di Genova: Le sfide del diritto canonico nella Chiesa del Terzo Millennio
Comitato scientifico
- Fabio Fede
- Stefano Testa Bappenheim
Segreteria organizzativa
Scuola di Gurisprudenza
via D’Accorso 16
62032 Camerino (MC)
Telefono: 0737 403049-403000
Email


Ricorrono i 90 anni dalla morte, avvenuto il 18 novembre 1934 a Roma, del Segretario di Stato Cardinale Pietro Gasparri. Nella storia d’Italia, il suo nome è legato a quella firma da lui apposta l’11 febbraio 1929 in calce ai Patti Lateranensi, mentre nella storia della Chiesa egli ebbe ruoli di primo piano per diversi decenni, sia come diplomatico, sia come fine canonista. Fu coordinatore e principale redattore del Codice di Diritto Canonico del 1917, studioso e saggista, autore di alcuni trattati, rimasti classici per molti anni.
Le sue Memorie – in cui narra gli eventi che lo videro protagonista e in cui sottolineò il forte attaccamento a Capovallazza, frazione di Ussita in cui nacque nel 1852 – furono parzialmente pubblicate a cura di Giovanni Spadolini, più di quarant’anni dopo la sua morte.



“Ebbi i natali il 5 maggio 1852 in Capovallazza, uno dei villaggi che formano il comune di Ussita, in mezzo ai monti Sibillini, a circa 750 metri su livello del mare”: è una frase che il Cardinale Pietro Gasparri scrisse nelle sue Memorie, alla cui stesura dedicò il proprio tempo dopo essere stato, dal 1914 al 1930, Segretario di Stato di due Papi, di Benedetto XV, che lo nominò, e di Pio XI, che – dovendo a lui la propria elezione – lo confermò nell’incarico.
Ordinato sacerdote nel 1877, tre anni dopo all’età di 28 anni fu chiamato come docente di Diritto canonico all’Institut Catholique de Paris e vi rimase fino al 1898, quando Papa Leone XIII lo elesse arcivescovo e nominò Delegato Pontificio in Perù, Bolivia ed Ecuador. Degli anni in Sud America egli ricordava i viaggi a cavallo lungo le asperità dalle Ande, che lo riportavano con la mente ai suoi Sibillini. Ad Ussita ritornava tutti gli anni in estate per ritemprarsi, tra la sua gente, i parenti e le passeggiate sui monti. Nel 1901 fu nominato dal Papa Segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinarî.
Nel Concistoro del 16 dicembre 1907 fu creato cardinale da Papa Pio X e fu Camerlengo di Santa Romana Chiesa dal maggio 1914 al gennaio 1915 e poi dal dicembre 1916 fino alla morte.
Sostenitore del progetto della codificazione canonica, vi si dedicò per quasi un quindicennio, prima come segretario e poi come cardinale, dal 1907 Relatore della Commissione incaricata dell’opera, che giunse a termine con la promulgazione nel 1917 del Codex Iuris Canonici, di cui pubblicò le fonti in 7 volumi dal 1923 al 1935, l’ultimo postumo, completati poi da altri 2 volumi. Dal 1917 fu anche Presidente della Commissione per l’Interpretazione Autentica del Codex Iuris Canonici.
Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XV dal 1914, nel 1922 Gasparri fu ad un passo dal diventare l’undicesimo pontefice marchigiano e il terzo della provincia di Macerata, dopo Marcello II e Pio VIII. Dopo la morte di Benedetto XV, Gasparri era il candidato predestinato alla successione, ma nel Conclave non riuscì ad ottenere il quorum richiesto per l’opposizione dei cardinali francesi e spagnoli, che volevano eleggere uno di loro. Al nono scrutinio Gasparri invitò a convergere sull’allora Arcivescovo metropolita di Milano, Achille Ratti, che fu poi eletto e gli confermò Segretario di Stato.


In veste di Segretario di Stato preparò, avviò e concluse le trattative che portarono ai Patti Lateranensi, che sottoscrisse l’11 febbraio 1929 come plenipotenziario.
«La Santa Sede e l’Italia hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti». Con questa premessa si aprono i Patti dei Lateranensi che, dopo sessant’anni di gelo tra le due sponde del Tevere, diedero una soluzione alla “questione romana” – che si protraeva da quando Gasparri era seminarista – per cui egli aveva lavorato per almeno un ventennio. Se fosse stato per lui la conciliazione tra Italia e Santa Sede sarebbe avvenuta già nel 1919, ma all’epoca il Re Vittorio Emanuele III non volle avallare l’intesa di massima raggiunta nelle trattative segrete condotte tra rappresentanti delle due parti.
Conclusa l’impresa unitaria, nella primavera del 1861 Cavour aprì ufficialmente la “questione romana”, proclamando Roma capitale del Regno, quando la stessa si trovava ancora sotto la giurisdizione papale. Dieci anni dopo, conquistata la Città, il governo Lanza trovò la soluzione nella Legge delle Guarentigie di maggio 1871. Con essa il Pontefice, all’epoca Pio IX, diventava suddito dello Stato Italiano, conservando tuttavia una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Il Papa non accettò la soluzione unilaterale e in segno di protesta sia lui che i suoi successori non varcarono mai la soglia delle mura vaticane. I rapporti vennero ristabiliti quasi sessant’anni dopo, in piena epoca fascista. Dopo i vani tentativi di conciliazione nel corso dei pontificati di Leone XIII e Pio X, i primi segnali distensivi si ebbero con Benedetto XV che alimentò la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana, sostenendo nel 1919 la formazione del Partito Popolare Italiano (dalle cui ceneri nacque nel 1942 la Democrazia Cristiana). Sul versante opposto Giolitti apriva a una nuova stagione di rapporti, attraverso la politica delle «due parallele» e rimarcando l’autonomia di Stato e Chiesa nei rispettivi ambiti. L’avvento della dittatura fascista mise in allarme la Santa Sede preoccupata di perdere la propria secolare autonomia. Di qui, nell’estate del 1926, si avviarono delle trattative condotte per l’Italia dal Consigliere di Stato Domenico Barone e per la Chiesa dall’Avv. Francesco Pacelli. Nelle ultime fasi, agli stessi subentrarono rispettivamente il Capo del governo Benito Mussolini e il Segretario di Stato Cardinale Pietro Gasparri. A questi ultimi spettò di formare l’accordo dell’11 febbraio, nella Sala dei Papi del Palazzo di San Giovanni in Laterano.

Il Trattato (ratificato con la legge 810 del 27 maggio 1929) riconosceva innanzitutto la personalità giuridica internazionale dello Stato della Città del Vaticano, mentre quest’ultimo riconosceva il Regno d’Italia e Roma quale sua capitale. Tra i punti salienti, venivano regolati gli effetti civili del matrimonio religioso e stanziati circa un miliardo di lire, a titolo di risarcimento per i danni subiti con la perdita del potere temporale del Papa. I punti più controversi, che rispetto alle Guarentigie segnavano un regresso nella tutela della libertà religiosa, riguardavano l’indicazione del cattolicesimo quale religione di Stato e l’obbligatorietà dell’insegnamento della dottrina Cristiana nelle scuole elementari e medie.

Pur tra il dissenso delle correnti laiche dell’Assemblea Costituente, i Patti vennero assorbiti all’interno della Costituzione del 1948, nello specifico con l’articolo 7. Tuttavia fu avvertita a più riprese l’esigenza di modificare l’accordo, nei punti ritenuti palesemente incompatibili con i principi della Costituzione repubblicana. Istanze raccolte più tardi nel nuovo Concordato del 1984, sottoscritto dal Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi e dal Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli. Con esso da un lato si eliminavano i punti più controversi (il riconoscimento di “religione di Stato” e l’insegnamento obbligatorio cambiato in facoltativo); dall’altro si facevano importanti concessioni alla Chiesa, tra cui il finanziamento attraverso il meccanismo dell’otto per mille e il diritto a istituire scuole di ogni ordine e grado.
Il 10 febbraio 1930 – alla vigila del primo anniversario del Concordato firmato con Benito Mussolini – Gasparri rassegnò le dimissioni da Segretario di Stato, per divergenze con Papa Pio XI.
L’anno prima di morire, su proposta di Guglielmo Marconi, nel 1933 Gasparri fu nominato Accademico d’Italia per le discipline giuridiche. Egli accettò a condizione – poi accolta – che il Re e Mussolini lo esonerassero dal prestare giuramento.
Le spoglie del Cardinale Pietro Gasparri riposano dal 2019 nella cripta dei vescovi della cattedrale di Santa Maria Annunciata a Camerino.