Indagati per vilipendio l’Arcivescovo di Modena e Vescovo di Carpi Castellucci, insieme all’artista Saltini e ai curatori della mostra blasfema di Carpi

Mostra blasfema di Carpi
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.11.2024 – Vik van Brantegem] – Il Gip del Tribunale di Modena, Dott. Andrea Scarpa, ha comunicato di non aver accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica nel procedimento penale che coinvolge l’Arcivescovo metropolita di Modena e Vescovo di Carpi, Mons. Erio Castellucci, insieme ad Andrea Saltini, Don Carlo Bellini e Cristina Muccioli, l’artista e i curatori della mostra blasfema Gratia Plena, inaugurata sabato 2 marzo 2024 e chiuso anticipatamente il 18 aprile successivo, dopo 47 giorni di apertura al pubblico, che esponeva le opere dell’artista Saltini, al Museo diocesano “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia” presso la Chiesa di Sant’Ignazio a Carpi (foto di copertina). Tutti e quattro gli indagati, difesi d’ufficio dall’Avv. Flavia Zuddio, sono accusati di vilipendio ai sensi dell’art. 403 del Codice Penale.

La norma punisce chi offenda qualsiasi confessione religiosa, mediante una condotta di vilipendio nei confronti di chi la professa. Il vilipendere non si identifica con la mera critica, anche aspra, nei confronti della religione, ma solamente con la critica che ecceda i limiti di decoro e correttezza e del prestigio della stessa. Secondo la comune interpretazione, il vilipendio consiste nel tenore a vile, nel ricusare qualsiasi valore etico, sociale o politico all’entità contro cui è diretta la manifestazione, così da negarle ogni prestigio, rispetto e fiducia, in modo da indurre i destinatari della manifestazione al disprezzo della religione stessa. Non è per contro necessario che le espressioni offensive siano rivolte a destinatari determinati, essendo sufficiente la indistinta riferibilità alla generalità degli aderenti alla confessione religiosa. Viene richiesto il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di offendere gravemente una data religione, con la consapevolezza dell’accezione offensiva delle espressioni.

La mostra Gratia Plena di Carpi è oggettivamente dissacrante e blasfemo. Blasfemo vuol dire offensivo, oltraggioso nei confronti di Dio prima di tutto e di vilipendio nei confronti dei fedeli. Prima di tutto la blasfemia è un atto contro Dio e poi, migliaia di persone sono state vilipese, scandalizzate dal vedere profanato ciò che hanno di più caro: nostro Signore Gesù Cristo, la Sua Santa Madre e i Santi, attraverso delle immagini fuorvianti e oggettivamente oscene, il tutto ospitato in una chiesa ancora consacrata.

L’Avv. Francesco Minutillo, il legale rappresentante dei numerosi fedeli che hanno presentato l’esposto, ha duramente contestato le motivazioni addotte dalla Procura per richiedere l’archiviazione, definendole “giuridicamente inconsistenti e talvolta surreali”. Secondo il legale, l’utilizzo di un precedente giurisprudenziale della Cassazione a sostegno della richiesta risulta “inappropriato e privo di attinenza con il caso in esame, che nulla ha a che vedere con la libertà di pensiero”.

L’Avv. Minutillo ha espresso grande soddisfazione per la decisione del Gip: “Finalmente avremo un giudice davanti al quale far emergere la verità sui contenuti blasfemi della mostra tenutasi nella chiesa di Carpi. La Procura ha condotto un’indagine che riteniamo insufficiente e, per questo, abbiamo richiesto numerosi approfondimenti, tra cui l’audizione di Mons. Francesco Cavina, del giornalista Andrea Zambrano e di Mons. Ermenegildo Manicardi. Inoltre, abbiamo chiesto di acquisire gli atti relativi all’aggressione all’artista Saltini e al danneggiamento della tela, avvenuti il 28 marzo 2024, fatti che all’epoca suscitarono un ampio clamore mediatico. È necessario capire che fine abbia fatto quell’indagine, dato che non si hanno tracce dell’aggressore. È giunto il momento di fornire risposte chiare”.

Il 25 aprile abbiamo scritto: «Si, si chiude la mostra, ma non il caso. Restano da verificare più cose che non tornano. Alcune sono semplici curiosità, altre invece hanno un certo peso, dalle probabili implicazioni legali». Questo momento ora è arrivato. L’udienza del 20 gennaio 2025 sarà un momento decisivo per chiarire il destino del procedimento e dare risposte alle molteplici domande sollevate dai fedeli e dai loro rappresentanti legali, 9 mesi dopo lo scoppio del caso.

Quando l’arte distorce il sacro
E i pastori applaudono

In riferimento alla mostra Gratia Plena si è parlato di arte dissacrante e blasfema, in particolare per il quadro in cui viene ritratto un uomo chinato sulle parti intime di Gesù. Il titolo del dipinto è INRI. San Longino. Secondo la tradizione, Longino è il soldato romano che diede l’ultimo colpo di lancia al costato di Cristo crocifisso. In seguito si convertì, divenne uno dei primi cristiani.

L’opera al centro della controversia è stata descritta dall’Avv. Minutillo come “un’immagine disgustosa di Cristo, collocata senza alcuna giustificazione plausibile all’interno di una chiesa ancora consacrata, proprio di fronte all’altare maggiore”. Il legale ha sottolineato che “non si tratta solo della singola opera, ma dell’insieme delle circostanze e delle condotte, poste in essere non solo dall’artista, ma anche dagli esponenti della Curia. Sarà fondamentale valutare tutti questi elementi per comprendere la fondatezza dell’ipotesi di reato che vede quattro persone indagate, tra cui l’Arcivescovo Castellucci”.

Per il clamore mediatico suscitato, il 18 aprile fu calato il sipario e chiuso anticipatamente quella brutta mostra, oggetto di un triste e prolungato contendere, che ha avuto il torto di aver voluto imporre come fosse artistico, il matrimonio tra il divino e l’osceno.

Mercoledì 17 aprile 2024, con un post su Facebook, l’artista Saltini, definito “imbrattatele” da qualche bontempone, comunicò l’intenzione di voler smantellare la sua mostra – cosa che i “Cattolici guastafeste” avevano da subito auspicato – attribuendo la decisione a problemi di salute e alla eccessività delle spese. Dichiarava di essere assolutamente non più intenzionato a sostenere quelle per la vigilanza, inizialmente non previste, ma resesi necessarie in itinere, a suo dire per certi personaggi violenti, incontrati malvolentieri lungo il suo percorso…

La Diocesi di Carpi ha sempre difeso a spada tratta l’artista. Non soltanto la mostra blasfema è stata ospitata in una chiesa, già abbastanza grave, ma è stata difesa dalla Curia di Carpi, anche quando le proteste dei fedeli si son fatte sentire, peraltro in modo del tutto civile e rispettoso. La Curia di Carpi in un comunicato prese atto del disagio dell’”incompreso” (?) pittore, esprimendogli immutata stima, come già allo stesso era stata abbondantemente manifestata la domenica 7 aprile, in un sit-in di solidarietà, svoltosi sul piazzale antistante la Chiesa di Sant’Ignazio, alla riapertura della mostra, dopo la fantasmagorica “aggressione” subita. Alla presenza delle istituzioni, sembrerebbe il primo cittadino compreso, i fan, autori e detentori di striscioni incoraggiavano il pittore al grido: “Siamo tutti Saltini”.

Non solo la Curia di Carpi non prese le distanze dalla mostra e dal suo autore; non solo non ordinò l’immediata chiusura della mostra, ma la si è difesa, e difesa in modo tanto maldestro insinuando: “Il male non sta nei quadri, ma negli occhi di chi guarda”. Questo è proprio un tradimento da parte di chi ha il dovere di vigilare, perché la parola vescovo questo vuol dire: vescovo è colui che vigila sulle anime che gli sono affidate, vigila per difenderle. E qui non solo è mancata la vigilanza, ma abbiamo assistito ad uno spettacolo che sarebbe ridicolo se non fosse tragico: lo spettacolo di pecore scandalizzate dalla mostra oscena descritti come nemici, che hanno occhi maliziosi, incapaci di capire l’arte e contrari alla libertà di pensiero.

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