In lode di Peppone

Don Camillo e Peppone
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.11.2024 – Aurelio Porfiri] – Come tanti altri, anche io mi sono nutrito dei film della saga di Don Camillo e Peppone, storie partorite dalla fantasia di Giovanni Guareschi (1908-1968), che hanno conquistato grandi e piccini e che ci parlano di un Cattolicesimo ruspante, e per questo autentico e sincero.

Come tutti sappiamo, Don Camillo era interpretato dall’attore francese Fernandel (1903-1971), mentre il Sindaco Peppone era interpretato dall’attore italiano Gino Cervi (1901-1974).

Attore poliedrico, attivo sia in campo teatrale che televisivo, è da tutti ricordato per almeno due personaggi, il Commissario Maigret e, appunto, il Sindaco Peppone. E dovremmo paradossalmente forse oggi cantare le lodi di questo sindaco comunista, perché io penso che quel tipo di ateismo era pur sempre il segno di una assenza, un amore che si trasforma in rigetto.

Su quell’ateismo, come ben mostra la saga di Guareschi, si poteva sempre fare breccia. Lo stesso attore Gino Cervi incarnava queste contraddizioni, massone e cattolico, come leggiamo in questo articolo da La Repubblica del 2001:

«Gino Cervi, figlio di una Bologna che rossa non era ancora, rosso non è mai stato: giovinotto fascista, poi democristiano e liberale, fin consigliere regionale nel Lazio, massone con i simboli al suo funerale, cattolico con i santini di Sant’ Antonio e Padre Pio in tasca».

Insomma, persone imperfette ma il cui presunto ateismo denuncia più una mancanza che un vero rifiuto. Ho già detto più volte come mi diverte vedere i dibattiti fra credenti ed atei spesso promossi da università americane ed inglesi e mi piace constatare che dedicano più tempo a Dio alcuni atei che molti Cattolici. Questo non vuole naturalmente promuovere l’ateismo, ma constatare come quello che abbiamo oggi è di gran lunga peggiore.

Davvero lo è? Oggi non c’è forse chi si professa ateo, ma dilaga l’indifferenza. E l’indifferenza è molto peggio, perché mentre l’ateo nel suo no alla fede comunque si pone il problema, l’indifferente lo elimina fin dal suo sorgere. L’indifferente, da stolto nel senso dei Salmi, dice nel suo cuore che Dio non c’è. Non lo interessa il problema, non lo riguarda. Anche l’ateo più pervicace deve porsi il problema che, malgrado il suo atteggiamento negativo, Dio possa esistere. Per l’indifferente il problema neanche si pone. Potremmo chiamare questo atteggiamento “indifferenza”, come ho detto, che è anche peggio dell’agnosticismo. Perché l’agnosticismo compie un atto di resa per cui la sua mente non può conoscere quello che va oltre il contingente, mentre per l’indifferente la religione non è neanche un problema, semplicemente si va oltre e si vive al di fuori di ogni afflato metafisico.

Intanto noi possiamo sorridere con l’ironia di Guareschi in un assaggio di un suo libro su Don Camillo e Peppone:

«“Nell’Unione Sovietica non esistono che libertà vere e complete” affermò severamente Don Camillo. Ma Scamoggia era scatenato: Preti anche là? Compagno, è mai possibile, che questa porca razza non la si possa eliminare?” Peppone gli rispose autoritario: “Scomparirà da sola quando finiranno la miseria e l’ignoranza: quei cornacchioni maledetti vivono sull’ignoranza e sulla miseria!” Don Camillo diventava sempre più gelido e categorico: “Compagno senatore, tu sai meglio di noi che, nell’Unione Sovietica, ignoranza e miseria non esistono più. Questo significa che, se i preti continuano ad esistere, essi dispongono di una forza che non s’è ancora riusciti a neutralizzare completamente”. “Ma che cos’hanno di speciale questi maledetti” ruggì Scamoggia. “Non sono forse gente fatta di carne e d’ossa come noi?” “No” urlò Peppone rosso come un gallinaccio. “È gente fabbricata con tutte le peggiori porcherie dell’universo. Sono falsi, ipocriti, vigliacchi, ricattatori, assassini, ladri. I serpenti velenosi li schivano perché hanno paura d’essere morsicati”».

Questo astio anticlericale ci fa oggi quasi sorridere, ma come ho detto sopra, era il grido di chi soffriva di un’assenza che in fondo è sempre meglio di un’alzata di spalle. Ecco perché si può guardare con simpatia al Sindaco Peppone e a tutte le contraddizioni di noi esseri umani, feriti, caduti, peccatori, ma che sempre possono incontrare quel Dio che si rivela celandosi.

Questa riflessione è stata pubblicata dall’autore sul suo sito Traditio, per conoscere tutto su tradizione e tradizionalismo [QUI].