Faccia a faccia con il martirio dei cristiani caldei
Un incontro segnato dalla commozione del papa per due doni speciali: la stola di mons. Ragheed Aziz Ganni, trucidato a Mosul il 3 giugno 2007 con tre diaconi dopo aver celebrato Messa; la casula di mons. Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul trovato morto il 13 marzo 2008 dopo essere stato sequestrato 14 giorni prima. Benedetto XVI ha ricevuto i vescovi della Chiesa Caldea a conclusione della loro visita ad limina.
“Questo dono – ha detto il papa nel riceverli – parla del loro supremo amore per Cristo e per la Chiesa”. Benedetto XVI ha mostrato grande attenzione e preoccupazione per la sorte delle comunità cattoliche dell’Iraq. “Prego Dio, ha detto il papa, affinché gli uomini e le donne desiderosi di pace in questa amata regione uniscano le loro forze per far cessare la violenza e permettere così a tutti di vivere nella sicurezza e nella concordia reciproca!”.
Il papa ha ricordato le antichissime origini della Chiesa caldea “la sua storia mostra anche quanto ha sempre partecipato in modo attivo e fecondo alla vita delle vostre nazioni.” Per mantenere questo ruolo occorre una solida preparazione spirituale e culturale. Un riferimento poi alla convivenza tra religioni:”So che da sempre la convivenza fra la comunità musulmana e la comunità cristiana conosce incertezze. I cristiani, che da sempre abitano in Iraq, sono suoi cittadini a pieno titolo, con i diritti e i doveri di tutti, senza distinzione di religione. Desidero offrire il mio sostegno agli sforzi di comprensione e di buone relazioni che avete scelto come cammino comune per vivere in una stessa terra sacra per tutti.” Riguardo la vita interna della Chiesa il papa ha chiesto fedeltà alla Parola e unità fra tutti i fedeli, in comunione con i loro Pastori. “In questa prospettiva, ha aggiunto, gli orientamenti del Concilio Vaticano ii sulla liturgia daranno a tutti la possibilità di accogliere con sempre maggiori frutti i doni fatti dal Signore alla sua Chiesa nella liturgia e nei sacramenti.”
Una “ricchezza innegabile” è per il papa la Assemblea Sinodale ed ha poi fatto riferimento alle “urgenze” della popolazione come la “situazione dei fedeli che si devono confrontare ogni giorno con la violenza.Rendo omaggio al loro coraggio e alla loro perseveranza dinanzi alle prove e alle minacce di cui sono oggetto, soprattutto in Iraq. La testimonianza che rendono al Vangelo è un segno eloquente della vivacità della loro fede e della forza della loro speranza. Vi incoraggio vivamente a sostenere i fedeli per superare le difficoltà attuali e rafforzare la loro presenza, facendo appello in particolare alle Autorità responsabili per il riconoscimento dei loro diritti umani e civili, esortandoli anche ad amare la terra dei loro antenati, alla quale sono profondamente attaccati.” Da qui nasce il problema della diaspora e il grazie del papa per “tutti coloro che, in diversi paesi, partecipano all’accoglienza fraterna delle persone che, per un periodo di tempo, hanno dovuto purtroppo lasciare l’Iraq. Sarebbe bene che i fedeli caldei che vivono al di là dei confini nazionali, mantenessero e intensificassero i loro vincoli con il proprio Patriarcato, affinché non siano separati dal loro centro di unità. È indispensabile che i fedeli conservino la loro identità culturale e religiosa e che i più giovani scoprano e apprezzino la ricchezza del patrimonio della loro Chiesa patriarcale.”
Importante quindi per il papa “sviluppare le opere di carità, affinché il maggior numero di fedeli si possa impegnare concretamente nel servizio ai più poveri. So che in Iraq, nonostante i terribili momenti che avete attraversato e che ancora vivete, si sono sviluppate piccole opere di una straordinaria carità, che fanno onore a Dio, alla Chiesa e al popolo iracheno.” Nessun riferimento nel discorso del papa alla proposta di un Sinodo speciale per il Medio oriente che era stata presentata la scorsa settimana dall’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Luis Sako, Secondo il vescovo, interpellato dall’agenzia AsiaNews, papa Ratzinger avrebbe definito quella del Sinodo ”una buona idea”.”Siamo una realta’ piccola – ha continuato mons. Sako – ma abbiamo il desiderio comune di continuare la nostra missione nell’area. Il Sinodo tocchera’ diverse tematiche, fra le quali il problema dell’immigrazione dei cristiani. Abbiamo steso un progetto che delinea il percorso da seguire durante il Sinodo e le problematiche da affrontare”.