64° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Messico. Il futuro inizia oggi: non domani!

Copertina viaggio
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.11.2024 – Vik van Brantegem] – Dopo la Santa Messa, che ha celebrato alle ore 18.00 di giovedì 14 novembre 2024 al santuario della Madonna dei Campi di Stezzano, Mons. Luigi (Gigi) Ginami, Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina, il giorno seguente è partito per il 64° viaggio di solidarietà e speranza in Messico, dal tema Il futuro inizia oggi: non domani! (segue il video promo). Sta svolgendo un programma intenso fino al 29 novembre 2024, accompagnato da Magda, la Responsabile per il Messico, e Dulce Maria, la Responsabile per il #FelixProgram. Dopo il viaggio di ritorno, lunedì 2 dicembre 2024 celebrerà alle ore 8.00 la Santa Messa di “ringraziamento viaggio” al Santuario Madonna dei Campi di Stezzano.

Don Gigi ha iniziato le attività del 64° viaggio di solidarietà e speranza nella Parrocchia di San Nicola di Bari nella colonia di La Laja ad Acapulco sabato 16 novembre alle ore 17.00 con la celebrazione della Santa Messa. In questa parrocchia di La Laja la Fondazione Santina ha restaurato la casa di riposo Buen Samaritano e ha realizzato un murales. Domani, mercoledì 20 novembre alle ore 17.00 la Fondazione Santina inaugura la ricostruzione delle aule di catechismo della Parrocchia di San Nicola di Bari, dedicate alla memoria di Maria Rosa Pelucchi. Il giorno seguente, giovedì 21 novembre, dopo la celebrazione della Santa Messa alle ore 08.00, Don Gigi si recherà in visita al memoriale delle Vittime di Violenza, costruito dalla Fondazione Santina, e recita una preghiera. Alle ore 16.00 si svolgerà l’incontro con le famiglie vittime di violenza del programma di adozione a distanza e le famiglie dei programmi conclusi, che si concluderà con la celebrazione della Santa Messa alle ore 18.00.

Di seguito riportiamo in primo report del 64° viaggio di solidarietà e speranza in Messico e il video Nancy volto di speranza in Messico, che Don Gigi ci ha inviato ieri.

Report 64/1. Le mie prime ore in Messico

Il viaggio inizia proprio in salita. Non è ancora un giorno che vivo in Messico, e dopo poche ore, domenica 17 novembre, nel primo incontro con vittime di violenza le vittime di violenza, nella visita alla famiglia di Ainara e Mariana, si avvicina lei, Nancy, e non parla: ha in mano una cartelletta trasparente con dei documenti e non mi dice nulla, mi stringe la mano ed alza la camicetta. Spalancò gli occhi e rimango senza fiato. Un orrendo segno di proiettile all’altezza del fegato e vicina una lunga cucitura come di parto cesareo per curare il fegato ferito. Poi Nancy abbassa la spallina sinistra e li appare un nuovo foro di proiettile entrato ed uscito. Il triste rito si ripete e la donna mostra sulla parte alta della schiena altre cicatrici di sparo.

Ed ecco le prime parole di ghiaccio, mentre gli occhi si riempiono di lacrime: “Il 7 luglio scorso hanno ucciso mio marito ed hanno tentato di ammazzare anche me! Ecco i certificati dell’obitorio e anche miei”. Raccolgo quelle carte con curiosità e devozione. Molta gente mi saluta – ormai qui sono di casa – e mi riprometto di sentire con calma la sua storia. Così, dopo alcune ore riusciamo a parlare. Ci siamo dati appuntamento per ieri sera sul luogo del delitto, la casa di Nancy e più precisamente il letto matrimoniale nel quale dormiva con il marito.

Ma prima di parlare di Nancy, di Rafael (lo sposo ucciso) e dei tre figli Veronica, Daniel e Carlos, meglio farvi capire dove siamo e dove abito. Sono in casa di Magda nella colonia di La Laja ad Acapulco nello Stato di Guerrero. La strada sulla quale si affaccia la mia camera, che gode di una meravigliosa vista sull’Oceano Pacifico, è una delle vie più violente di Acapulco. Questa mattina a colazione Magda mi dice che un mese fa vi è stata l’ultima strage. Erano cinque uomini che usavano La Laja solo per dormire a casa della vecchia madre. Oltre ai cinque fratelli maggiori vi era il più piccolo di cinque anni. Il più grande era un autentico delinquente, capo dell’efferato cartello che comanda nel rione; poi vi era il secondo fratello, che invece era onesto e non voleva entrare nel traffico di droga, ma il fratello lo esponeva in tutti i suoi fatti di terrore. Parliamo di pochi metri fuori della casa dove abito e sento paura e disagio profondo, quasi come una nera angoscia.

Mentre Magda è andata a chiamare la madre, che mi descriverà meglio cosa è accaduto, approfitto per raccontarvi quanto di orribile mi ha appena detto disgustata: “Gigi, il fratello più grande lo hanno ucciso, il secondo fratello che si era rifiutato di trafficare droga, lo hanno decapitato, hanno tagliato il suo pene e glielo hanno conficcato in bocca. Anche il più piccolo di soli cinque anni è morto. Ora la mamma non abita più qui, sono rimasti solo tre fratelli che vanno e vengono”.

Guardo le palme fuori di casa e mi ricordo quando proprio qui si sono ammazzati per strada altre persone, come il marito di Lisette, oppure il tassista di Nora. Vedete, qui non vi è la povertà dell’Africa che impressiona, ma la violenza del Messico che tortura l’anima con i suoi spaventi, come quando visitai l’obitorio pieno di cadaveri freschi di giornata. Qui in Messico i narcos ammazzano 90 persone al giorno. È una guerra che causa circa quarantamila morti all’anno.

Ieri siamo andati a Coyuca, il villaggio fuori Acapulco, a visitare la mia piccola Santina, la figlia di Damaris nata in carcere e che ora vive con la zia. Qui ascolto un’altra terribile storia di sofferenza, fresca: nei giorni scorsi due cartelli della droga si sono scontrati e sono morte sei persone. Rimane a terra un ferito. Cosa fa il cartello? Corre all’ospedale dove è ricoverato il ferito e senza pietà lo ammazzano in ospedale. Raccapricciante. Il fatto è avvenuto lo scorso 6 novembre. Il sicario ha fatto irruzione nell’ ospedale IMSS-Bienestar, si è diretto verso il giovane ferito, che si chiamava Julio ed aveva solo 30.anni, e lo ha ucciso spietatamente.

La violenza è tornata con la comparsi di un gruppo chiamato GNG (Guerrero Nuova Generación) il 24 ottobre e collegato con il cartello di Michoacan. Tale gruppo è in guerra contro un altro cartello chiamato Los Granados. Con queste brevi pennellate sto dipingendo il quadro truce e nero di questo Messico, che neppure l’uragano Otis è riuscito a pulire e che vede la violenza risorgere con ancora più forza.

Affrescato il quadro in cui collochiamo queste intense giornate che trapano la testa con le loro forti emozioni iniziamo a parlare di Nancy, la moglie di Rafael morto il 7 luglio. Inizio a parlare dei figli. La prima dolcissima figlia di Rafael e di Nancy si chiama Veronica ed è nata il 1° gennaio 2001, ha dunque 23 anni ed è una bellissima ragazza, ma… all’ età di otto anni si ammala di leucemia e viene sottoposta a sconsiderate cure si chemioterapia, che la rendono disabile e malforme. La ragazza è minutina, seduta su una sedia a rotelle rotta. La incontriamo così nella modesta abitazione dove vivono. Lei è dolcissima quanto schiva e non può lavorare, dunque dipende dal magro salario della mamma, che fa la cameriera in un ristorante della costa. Poi viene Daniel, nato il 29 gennaio 2006 ed ha 18 anni. Infine in casa incontriamo Carlos, nato il 7 aprile 2016, intento a cercare uno dei bossoli dei colpi esplosi durante l’attentato.

Ecco il quadro completo in cui vivo in questi giorni e chiaramente spaventa, disorienta e deprime. Prima dell’incontro con Nancy, mi documento sfogliando le carte del decesso di Rafael e del ferimento di Nancy. Rafael è stato colpito da pallottole al polmone sinistro, al cuore ed all’aorta dominale: sono i tre punti nevralgici della sua morte, tra i tanti colpi che hanno trapassato il suo corpo martoriato.

E così inizia la mia lunga chiacchierata con Nancy, che vorrei chiamare il nostro nuovo volto di speranza. Magda e Dolce sono con me ed ascoltano attentamente la storia. Nancy mi prende per mano e mi porta fuori, in mezzo alla stupenda natura che solo l’Equatore può produrre: “Sono venuti da là, padre, dall’ingresso in basso hanno percorso lentamente il sentiero. I nostri cani hanno cominciato ad abbaiare. Erano le 21.00, io ero a letto e mio marito stava guardando la televisione. Sentendo i cani abbaiare, apre la porta ed esce per capire cosa succedeva. Quattro uomini, due con fucili e due con pistole lo aggrediscono. I miei figli sono chiusi nelle loro stanze che danno sul cortiletto. Io vengo svegliata d quelle urla, ma sono ancora intontita. Sento gli spari in consecuzione. Uno di quegli uomini vede la televisione accesa e dalla luce del televisore vede la mia faccia. Apre la porta, mio marito con le ultime forze si scaglia su di lui ed evita così che il colpo mi giunga alla testa. Il delinquente inveisce ora contro di me: ‘Figlia ti puttana, troia… muori’. Spara un secondo colpo e urla nuovamente: ‘Troia, muori’. Spara per la terza volta e grida ancora orribili parole. I colpi sono numerosi. Scappa e ritorna il silenzio. È un silenzio freddo, di ghiaccio. Solo il rantolo di mio marito agonizzante mi amplifica nel cuore l’orrore”.

Nancy scoppia in un pianto convulso e non riesce più a parlare. L’abbraccio forte. Veronica piange e Carlos scappa a cercare il bossolo che non trova. Asciugo le sue lacrime e la conforto. Ci pensa poi Dulce, la vedova di Felix a fare il resto con il suo esempio e le dolci parole.

Io continuo: “Nancy, queste parole le leggeranno tra poco i miei amici in Italia e non sai quanto farà bene loro conoscere la tua storia, cosa vuoi dire a loro?” “Vedi, Don Gigi, vederti ammazzare la persona più cara della tua vita davanti ai tuoi occhi è terribile, ma non so se riesco a spiegarmi cosa voglia dire essere ferita nella tua camera da letto dove dormi con tuo marito. È un furto del cuore, dell’anima e della tua intimità. È umiliante, scatena in te un ciclone che ti toglie respiro e pensiero, sprofondi in un malessere più doloroso del dolore che provocano le tue ferite. Sono arrivata al pronto soccorso, ma in quella stessa notte ci erano ricoverate altre persone in condizioni gravi come le mie e sono passate diverse ore prima del mio intervento all’addome. Grazie a Dio tutto è andato bene, ma sono tornata alcuni giorni dopo alla mia colonia Manantiales con un buco nel cervello ed un buco nel cuore. Padre, vorrei che la mia storia fosse utile a qualche persona, che questi fatti non si ripetano più. Io ora devo rimboccarmi le maniche e devo mantenere tre figli con il mio lavoro solo. Ho fiducia in Dio e che lui potrà aiutarmi”.

Guardo con dolcezza la donna e le dico: “Non avere paura, noi ti saremo vicini. Il prossimo anno a settembre inizieremo un nuovo programma di adozione a distanza e vorrei inserire il tuo bambino in quel programma e poi Dulce e Magda ti saranno vicine”.

Sono giunto in Messico da nemmeno 24 ore e mi sono incontrato con questo caso così terribile e disgustoso, che però mi dà forza per vivere qui, con passione e tutte le energie del cuore, la vicinanza a queste persone disperate, che altro non sono che la carne si Gesù.

E voi che mi leggete con passione pregate per questo meraviglioso viaggio nel cuore della disperazione, che sono i narcos del Messico.