L’istituzione della Comunione in mano anglicana nel 1552

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.11.2024 – Vik van Brantegem] – Riportiamo dal blog Unam Sanctam Catholicam (difendendo la bontà, la verità e la bellezza del cattolicesimo) le riflessioni del blogger Boniface sulle variazioni della Riforma anglicana che presentano forti analogie con quelle introdotte dopo il Concilio Vaticano II attraverso la prassi, che non può non avere una dottrina, più o meno esplicita, che la sottende. Vedi, tra i precedenti: Riforma Liturgica Anglicana e alcune notazioni su Michael Davies [QUI]. La traduzione della riflessione che segue è di Chiesa e post concilio, il blog che – per “resistere”, nella fedeltà – si confronta sulle domande: Dove sta andando la Chiesa Cattolica? La Chiesa Una Santa è viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una ‘mutazione genetica’ o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti?
L’istituzione della Comunione in mano anglicana nel 1552
di Boniface
Unam Sanctam Catholicam, 8 novembre 2024
(Traduzione a cura del blog Chiesa e post concilio [QUI])
Sto ancora lavorando sul capolavoro di Nicholas Orme Andando in chiesa nell’Inghilterra medievale (di cui ho intenzione di fare una recensione nel prossimo futuro, una volta terminato) e mi sto avvicinando alla fine del libro, dove parla di come i cambiamenti dell’era Tudor abbiano alterato l’esperienza di frequentazione della Chiesa degli Inglesi.
Nella descrizione di Orme del servizio di comunione di Cranmer del 1552, qualcosa ha attirato la mia attenzione. Nello spiegare i dettagli della prima comunione anglicana e il quadro concettuale che la sottende, Orme dice:
«Il ministro e i suoi assistenti ricevevano prima la comunione, poi il pane e poi il vino, e ora il pane doveva essere “quale si mangia di solito a tavola… ma il migliore e più puro pane bianco che si possa trovare”. Questo pane veniva spezzato o tagliato a pezzi e se ne avanzava qualcosa, il sacerdote era autorizzato a portarlo a casa per uso personale, insieme al vino in eccesso. Il pane in questa forma intendeva rappresentare l’Ultima Cena in modo più realistico e sottolineare (come l’uso secolare del pane e del vino) che gli elementi non erano consacrati. Per lo stesso motivo, quando il sacerdote li distribuiva all’assemblea, un pezzo di pane veniva messo nelle mani di ogni fedele, non in bocca come prima. Le parole della somministrazione furono cambiate per esprimere lo stesso concetto: “Prendi e mangia questo, in ricordo che Cristo è morto per te, e nutriti di lui nel tuo cuore con la fede, con il ringraziamento”» (Orme, 381).
La Comunione in mano anglicana fu imposta nel Prayer Book del 1552 specificamente per disilludere i fedeli da qualsiasi fede nella Presenza Reale. Orme raggruppa questo con altri tre cambiamenti simili: l’uso di pane comune “come è solito essere mangiato a tavola”, l’incoraggiamento del sacerdote a portare a casa gli elementi avanzati e le parole alterate della somministrazione, tutti volti a “sottolineare… che gli elementi non erano consacrati”. La comunione in mano fu uno dei tanti cambiamenti deliberatamente istituiti per minare la fede nella Presenza Reale.
Non sto suggerendo che gli artefici della comunione in mano cattolica avessero esattamente le stesse motivazioni di Cranmer, ma resta il fatto che i simboli significano cose; trasmettono messaggi oggettivi su ciò in cui crediamo e su come agiamo ritualmente tali convinzioni. La deliberata alterazione di azioni simboliche consolidate da tempo si tradurrà in un corrispondente cambiamento in ciò che crediamo di fare (vedi il mio recente articolo Il nostro sterile giardino di simboli [QUI]). I riformatori anglicani capirono chiaramente questo principio, motivo per cui l’ordine di Cranmer del 1552 prescriveva la comunione in mano come gesto deliberato per erodere la fede nella Transustanziazione.
La cosa più grande che i nostri vescovi potrebbero fare per rafforzare la fede nella Presenza Reale è prescrivere la comunione in ginocchio e sulla lingua. Perché i nostri vescovi non capiscono ciò che era così chiaramente evidente a persone come Thomas Cranmer?
Foto di copertina: William White, Vescovo Episcopale Statunitense, offre la comunione in mano. Disegno di W.C. Armstrong, inciso appositamente per il Godey’s Lady Book and Magazine di Sarah Jane Hale, Vol. XLI, 1850.
William White (Filadelfia 1748-Filadelfia 1836) era un teologo anglicano. Studiò in Inghilterra dove fu ordinato sacerdote anglicano nel 1772, ritornato in patria divenne Rettore della Christ Church a Filadelfia. Amico del Presidente George Washington, prese decisamente partito per la causa delle colonie nella lotta per l’indipendenza. La costituzione, che la Protestant Episcopal Church in the USA, come filiazione autonoma della Chiesa Anglicana Inglese, si diede nel 1789, ancora oggi valida, fu in gran parte opera sua.