Un sapiente manuale sulle strategie quotidiane dell’infame tentatore delle tenebre

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.11.2024 – Vik van Brantegem] – È in uscita il nuovo libro Le strategie di Barbablù. Come il diavolo ci tenta quotidianamente (Tau Editrice 2024, 72 pagine) di Fra’ Emiliano Antenucci, OFM Cap, il frate cappuccino della Madonna del Silenzio. È un testo pieno di sapienza per discernere le piccole e grandi tentazioni quotidiane e per attuare gesti di vigilanza e riparo. “Un piccolo e prezioso manuale per conoscere le strategie del nemico dell’uomo e combatterlo con l’aiuto di Dio e della Madonna” (Fra’ Emiliano Antenucci).

Domenica 1° dicembre alla ore 19:00 presentazione del libro Le strategie di Barbablù presso la parrocchia di San Nicola a San Salvo (CH).

“Barbablù” è una fiaba trascritta da Charles Perrault nel XVII secolo, che fece la sua prima apparizione nella raccolta di fiabe di autori che a loro volta avevano attinto a tradizioni orali, dal titolo Histoires ou contes du temps passé, nella precedente versione manoscritta intitolata Les contes de ma mère l’Oye, nel 1697. Benché la versione di Perrault avesse un tono evidentemente pedagogico, che ammoniva i lettori soprattutto a non lasciarsi guidare dalla smodata curiosità, la vicenda del sanguinario uxoricida nell’immaginario collettivo finì per essere presto associata all’idea del serial killer, al punto che quello di “Barbablù” divenne il soprannome affibbiato ad alcuni reali assassini seriali, come per esempio Henri Landru. Nelle intenzioni dell’epoca aveva anche un senso politico legato alla volontà di Re Luigi XIV di accentrare il potere e per questo mostrava il lato oscuro dei signorotti feudali di provincia.
In un articolo dal titolo Lo chiamava “Barbablù”. Il linguaggio di Padre Pio nei confronti del Demonio, pubblicato su La Voce di Padre Pio di giugno 2021, Marianna Iafelice scrive: «Padre Pio amava il chiaroscuro e così, mentre chiamava Gesù il “Divino artista”, gli opponeva, parlando del demonio, il “principe delle tenebre”.
Pur nella sua drammaticità, Padre Pio descriveva il rapporto del Bene con il male come un gioco di forze che ebbe inizio sin dall’infanzia come, raccontò a Nina Campanile, sebbene con estrema reticenza, quando descrisse gli attacchi frequenti e implacabili subiti dal maligno già prima del suo ingresso in noviziato: “Il solo ricordo di quella lotta intestina, che allora si andava svolgendo dentro di me, mi fa agghiacciare il sangue nelle vene, e ormai sono trascorsi o stanno per trascorrere venti anni”.
Fra’ Tarcisio da Cervinara sottolineava quanto le pagine dell’Epistolario fossero indicative per cogliere la nomenclatura “assai nutrita” e “pluriforme” utilizzata per definire il maligno che, nelle sue lettere diventava: “baffone”, “baffettone”, “brutto cosaccio”, “brutto animalaccio”, “Barbablù”, “apostata infame”, solo per citare alcuni epiteti.
Il duello tra Padre Pio e l’”insediatore maligno”, fu una battaglia “senza tregua e senza risparmio di colpi”, come fece intendere chiaramente a Padre Benedetto il 29 novembre 1910, quando sfogandosi disse: “Il nemico è talmente arrabbiato che non mi lascia quasi un momento in pace, guerreggiandomi in vari modi”.
Una battaglia che sarebbe proseguita per tutta la vita, e che, con il suo arrivo a San Giovanni Rotondo assunse connotazioni ancora diverse, infatti come scrisse Marco Tosatti questa lotta “continua, quotidiana, durissima, anima per anima” con il concorso di uomini di Chiesa, fu tutta indirizzata, da parte del nemico ad attentare alla sua credibilità. A quell’angelo di un tempo che era decaduto, diventando creatura malvagia e perfida, Padre Pio però riconosceva grande intelligenza, molto superiore a quella degli uomini, per quanto dolorosamente fosse un’intelligenza pervertita e degenerata nella malvagità».

Il diavolo, che Padre Pio era solito chiamare “Barbablù”, tenta quotidianamente le persone utilizzando sotterfugi e ambiguità. Papa Francesco sottolinea come il diavolo sia elegante e diplomatico, entrando nelle vite delle persone senza che se ne accorgano. Fra’ Emiliano evidenzia come le tentazioni quotidiane sono legate ai soldi, al successo e al sesso, ma anche a scoraggiamento, tristezza, vanità, rabbia, invidia e calunnia. Occorre discernimento per evitare le illusioni e abbracciare la luce e il bene: un esame di coscienza continuo, preghiera, rapporti umani sani, impegno delle proprie energie in attività positive.
Oltre ad essere un libro di riflessione, Le strategie di Barbablù è un vero e proprio strumento pratico per affrontare le tentazioni quotidiane, una guida di una serie di strategie per riconoscere il male, e per contrastarlo con l’aiuto della fede. L’autore spiega che il male può essere combattuto solo con il sostegno divino e quindi invita a rivolgersi a Dio e alla Madonna, fonti di forza e protezione contro le insidie del nemico; suggerisce un percorso di spiritualità basato sulla preghiera, sul silenzio e sulla misericordia. Fra’ Emiliano Antenucci condivide questa guida spirituale con l’auspicio che possa sostenere coloro che si trovano a dover affrontare la tentazione e il male nella vita di tutti i giorni.
«Il punto debole del diavolo è la nostra fede in Dio, nella Madonna e la preghiera. Sant’Agostino dice che il diavolo è un cane legato, se noi abbiamo il coraggio, la fede e la preghiera lui non potrà nulla contro di noi. Il male in qualche modo ha la capacità di affascinare, ci seduce e abbandona, al contrario Dio non ci abbandonerà mai» (Fra’ Emiliano Antenucci).
Fra’ Emiliano Antenucci è un sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Rettore del Santuario della Madonna del Silenzio in Avezzano (Aquila), voluto da Papa Francesco.
È l’inventore del corso “silenzio, parla il Silenzio”, approvato da Madre Anna Maria Cànopi, Badessa del monastero benedettino dell’Isola di San Giulio d’Orta e sostenuto dalla preghiera e dall’intercessione di venticinque monasteri di clausura. È anche autore di altri corsi (sulla felicità, sul perdona, Talità Kum).
Si è occupato di pastorale giovanile, carceraria, di strada, attualmente e assistente spirituale del Centro Rom di Avezzano (Aquila). Collabora con varie associazioni, con varie tv e con diverse riviste on-line.
Numerose sono le sue pubblicazioni apprezzate anche dal Santo Padre e tradotte in varie lingue. Le sue passioni sono la mistica e la spiritualità.
Ha guidato scuole di preghiera, collaborato con la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi e con un carcere di massima sicurezza dirigendo un corso sul perdono e la misericordia.
Ha trascorso lunghi periodi in eremi e monasteri sparsi in tutta Italia. Una Quaresima intera l’ha trascorsa nella Certosa di Serra San Bruno.
L’Opera di Maria del Silenzio comprende vari gruppi di preghiera sparsi in Italia, in Ecuador, in Messico ed è in fase di costituzione in altri paesi del mondo.





1° novembre 2008
Fra’ Emiliano scrive di getto Il Libro della Vita, prima piccola dispensa per i corsi del Silenzio intitolati “silenzio, parla il Silenzio”.
26-28 febbraio 2010
Fra’ Emiliano tiene a Foligno il primo corso del Silenzio, e poi continuano nell’Abruzzo, terra in cui è vissuto Celestino V, il Papa santo eremita per eccellenza del silenzio.
13 giugno 2011
In convento a Penne arriva l’Icona della Madonna del Silenzio che Fra’ Emiliano ha commissionato, “scritta” e fatta, dopo circa 9 mesi di lavorazione, dalle monache benedettine dell’Isola di San Giulio d’Orta.
17-18 marzo 2012
Iniziano i corsi del Silenzio a Guadalajara in Messico, con una traduzione, sia in spagnolo e poi in inglese per le varie nazioni del mondo, di Magda Nava Sandoval (responsabile con il marito del corso in Messico).
18 maggio 2015
Papa Francesco benedice una copia della Vergine del Silenzio con questa intenzione: “La Vergine Maria interceda presso il Signore, perché tutti quelli che entrano nel Palazzo Apostolico possano sempre avere le parole giuste” e la fa collocare tra i due ascensori dell’entrata principale del Palazzo Apostolico, nel cortile di San Damaso, dove passano tutti per parlare con lui.
15 giugno 2016
Fra’ Emiliano incontra Papa Francesco, che dopo l’Udienza, benedice l’orinale della Vergine del Silenzio, autografandola con la scritta dietro l’icona: “Non sparlare degli altri!”, e dando la benedizione apostolica per il suo apostolato.
22 novembre 2017
Fra’ Emiliano con la sua equipe del Silenzio incontra Papa Francesco, e gli dona una copia del libro Il cammino del silenzio (Effatà editrice), frutto dei corsi del Silenzio).
22 marzo 2019
Fra’ Emiliano ha un’Udienza privata nel Palazzo Apostolico con Papa Francesco sulla Vergine del Silenzio e progetti futuri.
24 marzo 2019
Alla Vigilia dell’Annunciazione e della sua visita al Santuario di Loreto Papa francesco scrive una lettera autografa al Ministro provinciale dei Cappuccini d’Abruzzo, Fra’ Nicola Galasso, con questa richiesta: “Sarebbe bello trovare un posto, una chiesa, dove si possa dare culto pubblico alla Madonna del Silenzio. Pensi lei, per favore e mi faccia la proposta”. Fra’ Emiliano e Fra’ Nicola, con il permesso del Generale dell’Ordine, si mettono alla ricerca e individuano la chiesa di San Francesco d’Assisi e il convento dei Cappuccini di Avezzano, abbandonato da dieci anni e di proprietà della Provincia dei Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo.



13 maggio 2020
Nel giorno in cui la Chiesa ricorda le apparizioni mariane di Fatima, la Sacra Icona della Madonna del Silenzio ha trovato casa [QUI]. Il Vescovo di Avezzano, Mons. Pietro Santoro, ha eretto la Chiesa di San Francesco di Assisi di Avezzano a Santuario Diocesano dedicato alla Madonna del Silenzio. Nel testo del Decreto il presule dichiara di averlo deciso volendo rispondere al desiderio del Papa di “trovare un posto, una chiesa, dove si possa dare culto pubblico” a questa devozione.
Quello che si chiede non è che si stia in silenzio in assoluto. Ma se si parla, che il parlare sia sì, sì; no, no: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Mt 5,33-37).

Maria, Vergine del Silenzio
di Fra Emiliano Antenucci, OFM Cap
Il destino della Vergine è quello di stare in silenzio. È la sua condizione, la sua via, la sua vita. La sua è una vita di silenzio che adora la Parola eterna. Vedendo davanti ai suoi occhi, al suo seno, fra le sue braccia, questa stessa Parola, la Parola sostanziale del Padre, muta e ridotta al silenzio per la condizione particolare della sua infanzia, la Vergine si rinchiude in un nuovo silenzio, dove viene trasformata sull’esempio del Verbo incarnato che è suo Figlio, il suo unico amore.
E la sua vita passa così da un silenzio ad un altro, da un silenzio d’adorazione ad un silenzio di trasformazione. Maria tace, avvinta dal silenzio del Figlio suo, Gesù. Uno degli effetti sacri e divini del silenzio di Gesù, è quello di mettere la sua santissima Madre in una vita di silenzio: silenzio umile, profondo, che sa adorare la sapienza incarnata in modo più santo e più eloquente di quanto non riescano sia le parole degli uomini che quelle degli angeli.
Il silenzio della Vergine non è l’effetto di balbuzie e di impotenza; è un silenzio di luce e di estasi, un silenzio più eloquente, nelle lodi a Gesù, dell’eloquenza stessa… (Pierre de Bérulle, Opuscules de pieté, 39). Maria, “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Il silenzio è una delle caratteristiche fondamentali della Madre di Dio, prima discepola di Gesù, che conserva nello scrigno del suo cuore di madre tutti i misteri del Figlio di Dio.
Papa Francesco dice in una sua omelia: “Penso a quante volte la Vergine Maria ha taciuto, quante volte non ha detto quello che sentiva per custodire il mistero del rapporto con suo Figlio».
Papa Paolo VI nel 1964 a Nazareth ci diceva a tutti che abbiamo la necessità di rinnovare e rinforzare, di irrobustire il silenzio, proprio perché «il silenzio custodisce il mistero». Pensiamo al silenzio della Madonna ai piedi della croce, a ciò che passava per la sua mente”.
La società e il mondo di oggi è malato di rumore, per cui il silenzio è la vera “profezia” ed è un modo per ascoltare Dio dentro di noi e gli altri. La Vergine del Silenzio “ci dice” con una mano di fermarci dal turbinio delle parole e dell’attivismo e con l’altra ci propone un silenzio adoratore e pieno di stupore. Maria è la cattedrale del silenzio in cui risuona la Parola eterna. La Madonna del Silenzio è un antidoto contro la “dittatura” del rumore e il “chiacchiericcio” di parole inutile e malevole.
Così il Santo Padre dopo un’udienza si rivolse ad un gruppo di pellegrini: «Ma voi pregate la Madonna del Silenzio? Ma voi sapete che la Madonna del Silenzio ci protegge tutti… per non diventare chiacchieroni. Qualcuno o qualcuna di voi è chiacchierone? No? Quando ti viene la voglia di chiacchierare morditi la lingua e prega la Madonna del Silenzio. Vi siete spaventati eh? Niente chiacchiericcio: quando esce il chiacchiericcio va fuori la Madonna, o la Madonna o il chiacchiericcio, dovete scegliere».
Il rumore ci rende sordi di fronte alle cose che contano davvero nella vita. Il silenzio ci fa vedere delle verità su noi stessi e sugli altri. Ci offre la novità di avere una visione rinnovata della realtà e degli altri. Ci fa giudicare di meno e amare di più. Il silenzio ci apre alla misericordia di Dio, al perdono degli altri e all’aspettativa di essere persone migliori.
Papa Francesco ricorda che “il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo”.