Date a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio (Mt 22,15-21):configurazione giuridico-teologica della fattispecie/pericope

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Per la Chiesa in generale, non pretendere più regimi di privilegio, condividere con tutti

quell’umanità nella quale soltanto allora può far brillare l’unicità del Vangelo. Condivido il loro

pensiero per il quale il Vangelo, oggetto della mia disamina, ci inviti ad essere normali, a non fare

mai del nostro credere un motivo di privilegi. Solo allora potremo mostrare e dire la parola unica

del Vangelo in tutto il mondo in cui la pace non esiste più. In particolare nell’epoca attuale in cui niente è più sicuro e duraturo in tutti i Continenti incisi direttamente od indirettamente da eventi bellici, per cui condivido quanto espresso dal mio citato amico presbitero presso la Basilica Santuario mariano di Altavilla Milicia (PA), cappellano militare per 24 anni nelle FF.AA., di cui ho già sintetizzato l’eccezionale c.v., Padre Salvatore Lazzara:

“Nostra Signora del #Libano, proteggi i tuoi figli dall’odio, dalla violenza e dalla guerra. I potenti

della terra ascoltino il grido della pace! Tutto è perduto con la guerra, nulla è perduto con la pace!”.

Ad un occhio superficiale potrebbe apparire un principio di dualismo (in filosofia, in

opposizione al monismo, ogni concezione del mondo fondata su un’essenziale dualità di

principî, per es. il dualismo platonico dei mondi sensibile e intelligibile, il dualismo cartesiano

delle sostanze pensante ed estesa, il dualismo kantiano di noumenico e fenomenico), un po’ schizofrenico (la schizofrenia è un disturbo caratterizzato da alterazione del pensiero, della

percezione, del comportamento e dell’affettività. Si manifesta con deliri, allucinazioni, eloquio

disorganizzato, comportamento disorganizzato o catatonico e sintomi negativi): “Date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio ciò che è di Dio”, noi a volte, siccome siamo divisi dentro, lo interpretiamo così: “Finché preghi ti riferisci e ti relazioni alle cose di Dio poi nella vita ti riferisci alle cose di Cesare”, cioè del mondo, barcamenati fra queste due realtà, beh, non è certamente questo che sta dicendo Gesù a questi farisei. Che era successo?

Era successo che già i sadducei, classe di gente che viveva intorno al tempio, alle politiche del

tempio, all’economia del tempio, già si erano avvicinati a Gesù per metterlo alla prova e

siccome erano stati apostrofati a dovere da Gesù, si mettono da parte, un partito in qualche

modo era stato messo a tacere, allora subito un altro partito si fa avanti per vedere,

attenzione, fino a che punto può osare con Gesù. E’ interessante questo perché questo atteggiamento mette in evidenza il desiderio di approfittarsi dell’autorevolezza di quest’uomo mettendo alla prova innanzi tutto la veridicità di questa autorevolezza e poi spostare questo atteggiamento di Gesù che non guarda in faccia a nessuno, non teme nessuno, non ha soggezione di nessuno, vedete come questi farisei si presentano a lui: “Tu non hai soggezione di nessuno perciò noi possiamo farti una domanda che ha proprio come necessità che tu non tema l’autorità di altri”, perché è una domanda sull’autorità, lo vedremo … allora vanno per vedere se il loro partito ha fortuna con Gesù e se lo possono utilizzare per sé, costui è un uomo che porta con sé molti uomini, è un uomo che mostra di avere una certa autorevolezza, vediamo se lo possiamo utilizzare e gli fanno questa domanda: “E’ lecito o no di pagare il tributo a Cesare?” , c’è insieme a loro un altro gruppo di personaggi, gli erodiani, erano uomini legati ad Erode il re fantoccio al tempo di Gesù che era stipendiato dai Romani per far finta di essere un re in Israele.

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