Date a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio (Mt 22,15-21):configurazione giuridico-teologica della fattispecie/pericope

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Così come il soffio dello Spirito Santo, che manda all’aria i prevedibili disegni e le aspettative degli

uomini. E il vento raggiunse anche Matteo. Era un pubblicano, cioè un imprenditore che riceveva

in appalto dal procuratore romano la riscossione delle gabelle, il portorium, una forma di

diritto di dogana e pedaggio che dovevano pagare i viandanti ai confini fra le tetrarchie di

Erode Antipa e di Erode Filippo. Matteo, insomma, faceva come mestiere l’esattore delle

tasse, una figura professionale, allora come adesso, che non godeva certo di grandi simpatie fra

gli abitanti della Galilea.

Come esattore aveva il diritto di frugare nelle tasche e nei bagagli della gente. Sul suo tavolino, pieno di carte e documenti, faceva conti, contava le monete..”

https://www.famigliacristiana.it/articolo/san-matteo-l-esattore-delle-tasse-che-divenne-

apostolo_867371.aspx “Il disprezzo per i pubblicani, ai tempi di Gesù, era molto ben radicato:

erano esattori di tasse, e non si detesta qualcuno soltanto perché lavora in quella che oggi

chiameremmo intendenza di finanza o Guardia di Finanza o Agenzia delle entrate. Ma gli ebrei,

all’epoca, non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero, bensì agli occupanti Romani;

in pratica, si trattava di finanziare chi li opprimeva. E guardavano all’esattore come a un

detestabile collaborazionista.

Matteo fa questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Col suo banco lì all’aperto. Gesù lo vede poco

dopo aver guarito un paralitico. Lo chiama. Lui si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Da quel

momento cessano di esistere i tributi, le finanze, i Romani. Tutto cancellato da quella parola di

Gesù: “Seguimi” ). Non doveva essere battezzato da Giovanni, ma gli dice: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia» (Mt 3,15). La«tassa per il tempio» (Mt 17,24-27), Gesù non dovrebbe pagarla, ma «per non scandalizzarli», la paga per sé e per Pietro).

Riporto il pensiero in merito del mio amico Padre Salvatore Lazzara (attualmente presso la

Basilica Santuario della Madonna di Altavilla Milicia e la Diocesi di Palermo Uff. pastorale

per l’ecumenismo) “La logica di Dio non segue la logica del mondo. Noi chi seguiamo Dio o le

ideologie?” (un c. v. eccezionale: Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote

dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero

presso l’Ordinariato Militare in Italia come cappellano dell’Arma dei carabinieri e delle

FF.AA. dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse

missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso

il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles).

Appassionato di

giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da

Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e

commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato

con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale

della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-

line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della

questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della

“cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico

ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo

Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo) pubblicato Domenica 22/9/2024 dal mio amico Teologo e

giornalista Prof. Michelangelo Nasca, cfr.

https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.portadiservizio.it%2F2024%2F09%2F21

%2Fla-logica-di-dio-e-sempre-altra-rispetto-alla-

nostra%2F%3Ffbclid%3DIwZXh0bgNhZW0CMTEAAR3Aa8F6yltzYPd4uabofAKXX6Up7pKaU

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Non tutti conoscono l’importante ruolo pastorale, spirituale e di guida nell’osservanza delle

norme, che rivestono i sacerdoti nominati cappellani militari, da me conosciuti e frequentati

durante le mie attività istituzionali, presso le FF.AA., cioè Esercito, Marina, Aeronautica,

Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza: “01/10/24 -Questa mattina, al circolo ufficiali dell’Esercito “Pio IX” di Roma, il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale corpo d’armata Carmine Masiello, e l’ordinario militare per l’Italia, s.e. monsignor Santo Marcianò, ricevuti dal sottocapo di stato maggiore dell’Esercito, generale  corpo d’armata Salvatore Camporeale, hanno incontrato una rappresentanza dei cappellani militari    di tutta Italia per un breve momento di confronto.

Monsignor Marcianò, nel suo intervento, ha evidenziato il ruolo del cappellano militare,

fondamentale per il supporto agli uomini e alle donne dell’Esercito in quanto la sua presenza

all’interno delle caserme si pone come segno autentico di libertà, di rispetto, di benevolenza e

di servizio verso tutti, potenzia la tranquillità e l’armonia dell’ambiente, per cui la stessa

convivenza umana raggiunge forme più elevate di decoro e di solidarietà….”

(https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.difesaonline.it%2Fnews-forze-

armate%2Fterra%2Fil-capo-di-sme-incontra-i-cappellani-

militari%3Ffbclid%3DIwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0tot9dxOi2ehMDNoQ2rQxyFUpxzO0Frfdxb

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Luca ricorda che Gesù era nato mentre i suoi erano in viaggio per il censimento. Era passato per

tutte le pratiche religiose del suo ambiente (circoncisione, pellegrinaggio a Gerusalemme a 12 anni).

Gesù non era un asociale, uno che pensava che il mondo cominciasse da lui, che disprezzava

consuetudini e leggi sociali, politiche o religiose. Al contempo, immetteva nel consueto un

modello di vita nuova inaudita, che poneva la persona e soprattutto “il piccolo”, al centro, al

di sopra di tutte le leggi umane e divine.

Sul piano religioso, partecipava ai pellegrinaggi, rispettava il culto ebraico, ma ribaltava una visione religiosa divenuta oppressiva e funzionale al guadagno. Bisogna essere giusti nella nostra appartenenza a questa umanità, a una data società, anche alle sue strutture politiche. Fin dove? Ecco la seconda parte della risposta di Gesù: «Date a Dio quel che è di Dio». Cesare ha i suoi diritti e Dio ha i suoi. Così rispettoso da condividerli con Cesare. Chi vuol obbedire solo a Dio, al proprio Dio, rischia di prendere la strada dell’asocialità, dell’ingiustizia, di prendere della società solo ciò che gli conviene (assistenza, protezione…) ed ergersi a padrone assoluto della propria vita, disprezzando chi umilmente si sottopone anche agli oneri del vivere insieme: l’informazione, il voto, il tempo

speso, le file, i tributi (se non notificati personalmente, tempestivamente e regolarmente non

possono essere noti al contribuente).

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