Quando il messaggio sbagliato arriva dalle serie televisive
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.11.2024 – Aurelio Porfiri] – Bisogna riconoscere che le serie televisive, le fiction, conoscono un grande successo di pubblico ai nostri tempi. Le ragioni sono molte, non ultima quella della fruizione di questi prodotti tramite servizi come Netflix o Amazon prime, oramai molto diffusi fra le persone. È certamente un cambiamento culturale importante, che non va sottovalutato. Questi prodotti coinvolgono milioni e milioni di persone e non si può far finta di nulla, pensiamo al successo pazzesco di Squid Game o La casa di carta (foto di copertina), per avere un’idea. Anche io, devo confessare, mi rilasso guardando questi programmi, a volte fatti molto bene e che hanno anche una certa profondità.
Proprio per la grande influenza che serie televisive e fiction hanno sulle persone, non possiamo fare a meno di riflettere sui grandi, enormi pericoli che esse possono rappresentare, specie se esse vengono osservate con occhio Cristiano. Non è qualcosa che va preso alla leggera, perché in realtà il tipo di influenza che hanno, specialmente sui giovani, può essere enorme. Certo, dovrebbero essere le famiglie a fare da argine, ma considerando lo stato della famiglia oggi, c’è poco da stare allegri. Vediamo qualche esempio.
Mi riferisco qui alle serie televisive italiane e straniere, in cui si mette in atto una sorta di “normalizzazione” di comportamenti che, seppur non abbiano nulla di criminale, non rappresentano di certo la maggioranza delle persone. Per esempio sul tema dell’omosessualità, non di rado questi comportamenti vengono presentati come quasi da incoraggiare e che fanno simpatia, che è una cosa diversa dal dovuto rispetto che si deve a tutte le persone in quanto figli di Dio.
È naturalmente giusto salvaguardare la dignità di tutti in quanto persone, ma non tutti i comportamenti vanno promossi come se essi dovessero essere accettati da tutti senza discutere.
Per riferire di un episodio interno alla Chiesa Cattolica, pensiamo alle reazioni di molti al documento Fiducia supplicans [QUI], che permette la benedizione (in pratica) alle coppie omosessuali; i vescovi africani hanno fatto presente che da loro questo non sarebbe stato accettato. A me sembra che tramite questi prodotti di grande impatto sul pubblico, si cerchi di rendere accettabile un comportamento morale che molti, anche per motivi religiosi, non trovano accettabile. Ripeto, massimo rispetto per adulti consenzienti che non commettono un crimine. Ma sia lasciata anche alle persone la libertà di dissentire, pur nel massimo rispetto della dignità delle persone coinvolte.
Eppure, questi prodotti televisivi di cui stiamo discutendo, ci dimostrano come oramai viviamo senz’altro in un’epoca post-Cristiana.
Un altro esempio è quando una donna, solitamente al di fuori di un matrimonio (ma non solo) scopre di essere incinta e lo comunica alla parte maschile interessata. Solitamente la domanda che segue è: “Che cosa intendi fare?”, facendo intende che l’opzione di non tenere il bambino e di abortire ha lo stesso diritto che quella di tenerlo. Sembra lontana questa idea che ci ricorda il Cardinale Carlo Caffarra:
«L’uomo è scelto, guardato con amore e voluto da Dio stesso. Dunque, all’origine di ogni persona umana sta questa scelta, questa decisione divina. Noi iniziamo la nostra professione di fede dicendo: “Credo in Dio Padre onnipotente, creatore”. Chiediamoci: e quando Dio mi ha creato? È ovvio: nello stesso momento in cui sono stato concepito. L’atto del concepimento coincide con l’atto della creazione» (Il dono della vita, 1995).
Dio viene tenuto completamente fuori dall’equazione e l’idea che si possa decidere con una specie di equivalenza tra tenere o non tenere un bambino, sdoganata in questo modo e resa mainstream, non fa altro che erodere quel poco che rimane di rispetto della legge divina. In fondo questo è uno dei temi che anche tiene banco nella campagna presidenziale del 2024, in cui Kamala Harris invita a non decidere sul corpo delle donne, che però in una gravidanza non sono le uniche coinvolte, ma ci sono anche i diritti di chi ha contribuito alla gravidanza e, soprattutto, anche quelli del nascituro.
Il grande successo di questi prodotti televisivi, non deve farci abbassare la guardia. Anche io ne seguo e ne ho seguite varie, come detto, ma mi rendo conto che oramai esse parlano ad un mondo oramai oltre il messaggio evangelico. È interessante osservare questi programmi perché ci offrono un panorama di quello che la società è e di dove sta andando e permettono, a coloro che non vogliono abbassare la guardia, di difendere i valori e gli insegnamenti che sono alla base della nostra civiltà.
Questa riflessione è stata pubblicata dall’autore sul suo sito Traditio, per conoscere tutto su tradizione e tradizionalismo [QUI].