P. Aucone e la ‘risorsa’ san Tommaso d’Aquino

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Quest’anno ricorrono 750 anni dalla morte, mentre nel 2025 800 anni dalla nascita; e nello scorso anno 700 anni della canonizzazione di san Tommaso d’Aquino, che a distanza di secoli ha ancora molto da dire all’uomo contemporaneo. Per questo papa Francesco, nel luglio dello scorso anno aveva inviato una lettera ai vescovi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, e di Frosinone-Veroli- Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, sottolineando che l’eredità di san Tommaso d’Aquino “è anzitutto la santità, caratterizzata da una particolare speculazione che non ha però rinunciato alla sfida di farsi provocare e misurare dal vissuto, anche da problematiche inedite e dalle paradossalità della Storia, luogo drammatico e insieme magnifico, per scorgere in essa le tracce e la direzione verso il Regno che viene… Proprio per questo il Doctor communis è una risorsa, un bene prezioso per la Chiesa di oggi e di domani”.

Partendo dalla lettera del papa, ci facciamo spiegare da p. Daniele Aucone, docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘Mater Ecclesiæ’ e invitato presso la Facoltà di teologia della PUST (Pontificia Università di San Tommaso) e docente LUMSA (Libera Università Maria Santissima Assunta) a Roma, il motivo per cui san Tommaso d’Aquino è una ‘risorsa’:

“Il riferimento al pensiero del grande Maestro domenicano è sempre stato raccomandato dai papi lungo i secoli (papa Francesco stesso ha ricordato la definizione di papa san Paolo VI ‘luminare della Chiesa e del mondo intero’), ma dopo la lunga stagione dei razionalismi, oggi siamo più attenti a radicare questa riflessione anzitutto in vissuto biografico e testimoniale dell’uomo e del religioso che è stato Tommaso, non a caso anche modello autorevole di vita cristiana proposto dalla Chiesa (santità). 

E’ quanto ha fatto anche papa Francesco scrivendo ai vescovi di Latina, Sora e Frosinone, all’inizio dei triennio di celebrazioni giubilari (700 anni dalla canonizzazione, 750 dalla morte e 800 dalla nascita) dedicate all’Aquinate, richiamandone questa speculazione feconda ‘non sganciata dal vissuto’, approfondimento cioè di un mistero sperimentato anzitutto in prima persona”.

Perché è stato definito ‘dottore angelico’?

“Il titolo risale alla metà del XV secolo (probabilmente si deve a sant’Antonino Pierozzi il primo utilizzo) e sta a indicare la particolare purezza (intellettuale e di vita) di Tommaso, che sarà poi annoverato tra i “dottori della Chiesa” un secolo più tardi (1567). Non è peraltro l’unico appellativo legato al Maestro, né il più antico: qualche anno dopo la sua morte si parla già di lui come ‘Doctor eximius’, mentre all’università di Parigi era noto semplicemente come ‘Doctor communis’.

Nell’ottica di inseparabilità tra dottrina e vita a cui si accennava, è tuttavia interessante notare come un profondo conoscitore di Tommaso del calibro di Jean-Pierre Torrell, abbia potuto concludere la sua ricognizione dei titoli ecclesiali conferiti all’Aquinate proprio con l’appellativo più semplice (‘frater’), indicandolo come quello che l’interessato stesso avrebbe probabilmente preferito, da vero figlio di fraDomenico e quale icona luminosa del suo stesso fondatore”.

Descrivendo il dogma mariano dell’Assunzione lei ha scritto: ‘Il singolare dono concesso alla Vergine di partecipare fin da subito nella piena interezza personale (corpo e anima) alla beatitudine definitiva diviene in tal senso icona di due tratti specifici della speranza cristiana’: quale venerazione ha san Tommaso per la Madonna?

“Nel suo rapporto alla Vergine, Tommaso dà prova di una devozione sobria, ma autentica e profonda, formata in modo particolare nel solco della tradizione liturgico-spirituale dei Frati Predicatori: basti pensare alla solenne processione della Salve Regina al termine della preghiera di Compieta, introdotta a Bologna già nel 1221-1222 e poi estesa gradualmente a tutto l’Ordine. In quest’ottica, le belle riflessioni mariane contenute ad esempio nel Commento all’Ave Maria, nella Somma teologica o nei commenti biblici, rimandano anzitutto a un vissuto biografico e personale del Maestro: il manoscritto autografo della ‘Summa contro i Gentili’, conservato nella Biblioteca Vaticana, in cui la parola ‘Ave’ compare spesso in margine alle pagine del testo, rivela questa autentica tenerezza filiale di Tommaso verso la Vergine, elevata e raffinata ulteriormente dalla meditazione teologica”

Quale apporto può fornire san Tommaso al pensiero della sinodalità nella Chiesa?

“Il termine ‘sinodalità’, utilizzato per indicare uno stile ecclesiale inclusivo e partecipativo, aperto al contributo dei laici nella vita e nella missione della Chiesa, è un conio tutto sommato recente e non fa meraviglia quindi non poterlo riscontrare testualmente nelle opere dell’Aquinate. Ciò non significa però che manchi l’attenzione ai princìpi di coinvolgimento e compartecipazione che la parola esprime (la ‘res’…). La riflessione ecclesiologica di Tommaso ha un timbro fraterno e comunionale a sfondo trinitario, che è la radice stessa della sinodalità: la Chiesa è definita ‘assemblea dei fedeli’ (congregatio fidelium), legati dal vincolo di reciproca fraternità in Cristo e da lui guidati verso la Gerusalemme celeste. Il tema dell’insieme dei credenti come ‘viatores’,compagni di viaggio’ (synodoi), secondo la bella formula di sant’Ignazio di Antiochia, è già abbozzato in tale prospettiva, anche se non esplicitato in tutte le sue virtualità”.

A 750 anni dalla morte ed a 800 anni dalla nascita quanto è attuale il pensiero dell’Aquinate?

“In un tempo in cui la sfida della complessità ci invita a cogliere con sempre più chiarezza i limiti dell’astrattismo scientifico moderno, il pensiero di Tommaso si impone all’attenzione anzitutto come una ‘critica della ragione concreta’, capace di conciliare analisi e sintesi, astrazione e contestualizzazione logica e ‘dia-logica’ (per dirla con Morin). Il principio dell’ ‘hic homo intelligit’, (‘questo uomo concreto intende’), esprime proprio tale centralità del concreto vivente, in opposizione all’astrattismo disincarnato degli averroisti. La complessità del reale è onorata da Tommaso con un’autentica ‘conversazione’ tra i saperi del suo tempo (filosofia, teologia, storia, diritto, scienze naturali), che risulta illuminante anche per noi oggi. L’approccio interdisciplinare ai vari temi, raccomandato anche in ambito teologico da papa Francesco nella costituzione ‘Veritatis Gaudium’del 2018, non solo non costituisce un inedito alla luce delle migliori espressioni della teologia cattolica, ma trova proprio nell’Aquinate una realizzazione eminente e sempre vitale”.

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