In alcuni Paesi la reputazione della Chiesa sembra avere priorità rispetto alla protezione delle vittime/sopravvissuti di abusi del clero
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.10.2024 – Vik van Brantegem] – Il Presidente della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, Cardinale Sean O’Malley, Arcivescovo emerito di Boston, ha presentato il Primo Rapporto Annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela dei minori. “Preoccupante mancanza di strutture di segnalazione” e “assenza di statistiche affidabili”. Gruppi di vittime, in particolare, “riferiscono che in alcuni Paesi la reputazione della Chiesa sembra avere priorità rispetto alla protezione delle vittime/sopravvissuti”. Tra le proposte: “Attivare ad uno standard universale” e un’Enciclica su questa materia.
Abusi sui minori: un rapporto annuale che delinea dieci anni di lavoro per la cultura della salvaguardia
di Andrea Gagliarducci
ACI Stampa, 29 ottobre 2024
A un passo dalla pensione, dopo aver compiuto 80 anni e averne trascorsi dieci alla guida della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, il Cardinale Sean O’Malley, Arcivescovo emerito di Boston, firma il Primo Rapporto Annuale della Commissione. Un rapporto che sarà modello per i rapporti che verranno, ma anche unico nel suo genere, perché mette insieme il lavoro di dieci anni, delinea quella che si pensa debba essere una “cultura della salvaguardia”, mette in luce sfide e opportunità sul tema della prevenzione degli abusi.
“È ferma convinzione dei membri della Commissione – scrive il Cardinal O’Malley nel rapporto – che tutto il popolo di Dio, e specialmente i leader della Chiesa, siano stati chiamati per lavorare verso due obiettivi: una Chiesa che è sicura dagli abusi al suo interno, e una Chiesa che è efficace contro gli abusi e difende la dignità dei bambini e degli adulti vulnerabili nel mondo”.
In conferenza stampa, il Cardinal O’Malley parla poi di due periodi della Chiesa. Il primo, “vissuto ininterrottamente per quasi 40 anni come Vescovo”, che ha riguardato l’ascolto di “potenti testimonianze del tradimento che si prova quando si subisce un abuso da parte di una persona in cui si è riposta fiducia, e delle implicazioni che tale abuso comporta per tutta la vita”.
Le storie delle vittime, cui il cardinale si dice “grato”, mostrano “un periodo privo di affidabilità, in cui i leader della Chiesa hanno tragicamente deluso coloro che siamo chiamati a pascere”, ma anche “un periodo anche privo di professionalità, in cui i leader della Chiesa hanno preso decisioni senza attenersi alle politiche, alle procedure o agli standard di base per la tutela delle vittime”.
Dopo questo “periodo buio”, in cui “la sfiducia ha ostacolato la capacità della Chiesa di essere testimone di Cristo”, arriva il secondo periodo, “che stiamo cominciando a vedere prendere forma in molte parti del mondo, in cui la responsabilità, la cura e la preoccupazione per le vittime cominciano a fare luce sull’oscurità. È un periodo in cui esistono solidi sistemi di denuncia che ci permettono di ascoltare e rispondere alle vittime, con un approccio informato sui traumi. È un periodo in cui i protocolli di gestione del rischio e la supervisione informata promuovono ambienti sicuri. È un periodo in cui la Chiesa fornisce servizi professionali di accompagnamento delle vittime, come impegno per il viaggio verso la guarigione. È un periodo in cui tutti coloro che svolgono un ministero e lavorano nella Chiesa ricevono la formazione e l’addestramento necessari per promuovere una cultura della tutela. È un periodo in cui la Chiesa abbraccia pienamente il suo ministero di salvaguardia”.
Il rapporto è diviso in quattro diverse parti: la Chiesa locale in focus; la missione di tutela della Chiesa a livello continentale; le politiche di tutele e salvaguardia della Curia a servizio della Chiesa; il ministero di tutela della Chiesa nella Chiesa.
Ci sono sette osservazioni che emergono nel rapporto:
Si deve promuovere un migliore accesso alle informazioni da parte delle vittime, per affrontare la preoccupazione che riguarda processi canonici opachi come una fonte di re-traumatizzazione.
L’approccio alla vulnerabilità deve essere olistico, e anzi si deve sviluppare una definizione di vulnerabilità più uniforme.
Le giurisdizioni devono essere chiare, in modo che i casi siano gestiti in maniera efficace, tempestiva e rigorosa.
Ci vuole un processo più snello per dismettere dagli uffici e permettere le dimissioni o la rimozione di un leader della Chiesa.
Il magistero della Chiesa deve essere ulteriormente sviluppato sul suo ministero di salvaguardia.
C’è il bisogno di studiare politiche di danno e compensazione che promuovano un approccio rigoroso alle riparazioni.
Si deve professionalizzare la tutela della Chiesa.
Il rapporto guarda in dettaglio alla situazioni delle Conferenze Episcopali che sono passate dalla Commissione in questi mesi (Messico, Papua Nuova Guinea, Belgio e Camerun), e anzi ricorda il ruolo che le visite ad limina hanno in questo processo, perché la presenza a Roma dei vescovi locali permette alla commissione di essere a conoscenza dalle 15 alle 20 Chiese locali.
Il rapporto chiede di promuovere “una conversione nella Chiesa riguardo la dignità dei bambini e i diritti umani in relazione all’abuso”, cosa che richiede “una unificata visione teologico pastorale”. Sottolinea che i risarcimenti non riguardano “solo gli aspetti finanziari”, ma abbracciano “un più ampio spettro di azioni”, che includano anche il riconoscimento degli errori e le scuse pubbliche sono spesso persino più importanti, tanto che la questione della riparazione sarà il pilastro del prossimo rapporto annuale.
Il rapporto mostra anche la differenza delle Chiese locali sulla base della provenienza geografica, perché in alcuni casi il fenomeno dell’abuso è riconosciuto da tempo, in altri casi invece è giunto in superficie solo di recente, e in altre ancora manca ancora una pubblicizzazione dei casi di abuso.
Il rapporto chiede anche che la Commissione possa avere accesso a “informazioni statistiche più specifiche dalla Sezione Disciplinare” del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Altre fonti di informazione sono appunto le ad limina, i rapporti governativi, anche i gruppi di lavoro ad hoc indipendenti, e le informazioni pubbliche che sono consultabili dalle organizzazioni internazionali e le Ong locali e globali, e persino i media.
Il rapporto, forte dell’esperienza di ascolto delle vittime, sottolinea che “i processi civici e canonici possono essere difficili, lenti, e persino fonte di costante vittimizzazione”, perché sono processi che tendono a “focalizzarsi sulle accuse e i perpetuatori piuttosto che sui bisogni dei sopravvissuti”, che devono sentirsi ascoltati.
Rapporto sugli abusi: Card. O’ Malley, “c’è ancora molto da fare”
di M. Michela Nicolais
SIR, 29 ottobre 2024
“C’è ancora molto da fare” nel contrasto agli abusi da parte di esponenti del clero. Lo ha detto il Cardinale Sean Patrick O’ Malley, Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, presentando in Sala Stampa della Santa Sede il Prima Rapporto Annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, a dieci anni dall’inizio dell’ attività della Commissione istituita da Papa Francesco. “Una Chiesa che sia al sicuro dagli abusi al suo interno e una Chiesa che sia efficace protagonista contro gli abusi e sostenitrice della dignità dei bambini e degli adulti vulnerabili in tutto il mondo”: questi gli obiettivi principali del Rapporto, in cui si analizzano nel dettaglio, sulla base delle visite “ad limina”, le Conferenze Episcopale di: Messico, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, Belgio, Camerun.
Le restanti conferenze che hanno effettuato la visita “ad limina” – Ruanda, Costa d’Avorio, Sri Lanka, Colombia, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa), Zimbabwe, Zambia, Ghana, Repubblica del Congo (Brazzaville), Sudafrica, Botswana, Eswatini (Conferenza Episcopale regionale dell’Africa del Sud), Togo, Burundi – Missionarie della Consolata (femminile), Congregazione dello Spirito Santo (maschile) sono presentate in formato abbreviato.
Due gli istituti religiosi analizzati: Missionarie della Consolata (femminile), Congregazione dello Spirito Santo (maschile).
Nel Rapporto Annuale, la Commissione presenta anche le risultanze di “case studies” sulle organizzazioni Caritas, attraverso i propri livelli istituzionali.
“Consolidare e chiarire le competenze proprie di ogni Dicastero della Curia romana così da garantire una gestione efficiente, tempestiva e rigorosa dei casi di abuso sottoposti alla Santa Sede; snellire e velocizzare il processo di dimissione dall’incarico così da consentire un percorso agevole e semplice per le dimissioni o la rimozione di un leader della Chiesa, laddove giustificato”, alcune indicazioni del Rapporto, oltre a quella di “sviluppare ulteriormente il magistero della Chiesa sul suo ministero in materia di tutela, di promuovere la conversione all’interno della Chiesa riguardo alla dignità del bambino e ai diritti umani in relazione agli abusi”. “Studiare i danni e le politiche di risarcimento per promuovere un approccio rigoroso alle riparazioni, come parte dell’impegno della Chiesa nel percorso di guarigione delle vittime/sopravvissuti”, la raccomandazione a favore di chi ha subito abusi.
A livello continentale, nel Rapporto si stigmatizza “una preoccupante mancanza di strutture di segnalazione e di servizi di accompagnamento delle vittime/sopravvissuti” e si chiedono le dimissioni o la rimozione dall’incarico per chi si è rivelato inattivo nel combattere la piaga degli abusi. Di qui la necessità di “una visione unificata e teologico-pastorale” del problema, magari con “un documento del magistero che unifichi queste prospettive, come un’enciclica”.
“Il risarcimento nella Chiesa non si riduce ai soli aspetti finanziari, ma comprende uno spettro di azioni molto più ampio”, spiega la Commissione citando “diversi aspetti persino più importanti”, come il riconoscimento degli errori, le scuse pubbliche e altre forme di vera vicinanza fraterna alle vittime/sopravvissuti e alla loro comunità, sono spesso persino più importanti”. Ciononostante, “le riparazioni economiche rimangono particolarmente rilevanti e la Commissione continuerà ad offrire la sua cooperazione agli organismi chiave della Chiesa così che procedure standardizzate e conosciute vengano più esaurientemente sviluppate”.
“Mentre alcune parti delle Americhe, dell’Europa e dell’Oceania hanno beneficiato di ingenti risorse disponibili in materia di tutela, una parte consistente dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dell’Asia dispone di scarse risorse specificamente dedicate”, l’analisi del testo, in cui si rileva “l’urgenza di accrescere la solidarietà tra le conferenze episcopali così da mobilizzare le risorse per pervenire ad uno standard universale in materia di tutela”.
Per quanto riguarda l’Europa, l’adesione alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali (Convenzione di Lanzarote), ratificata da molti Stati della regione, ha contribuito al compimento di progressi significativi, anche se “il panorama in materia di tutela all’interno della Chiesa cattolica nella regione europea presenta una notevole diversità”. “Nelle nazioni che hanno vissuto crisi molto complesse o in cui si è svolto un dialogo pubblico approfondito sugli abusi, vi è una chiara tendenza ad istituire sistemi maggiormente strutturati e reattivi nell’affrontare gli abusi all’interno della Chiesa”, l’omaggio del Rapporto: “Le Chiese locali che appartengono a detto gruppo — tra cui Irlanda, Francia, Italia e Polonia — hanno sviluppato quadri giuridici e formativi oltre a un impegno attivo con le vittime/sopravvissuti e alla collaborazione con le autorità civili”.
Tra le sfide che il nostro continente dovrebbe affrontare, la “persistente assenza di statistiche affidabili sull’entità degli abusi da parte di chierici e religiosi”.
Gruppi di vittime, in particolare, “riferiscono che in alcuni Paesi la reputazione della Chiesa sembra avere priorità rispetto alla protezione delle vittime/sopravvissuti”.
Foto di copertina: illustrazione della copertina del Primo Rapporto Annuale della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.