Il papa: l’unità è una nostra precisa responsabilità

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Una responsabilità che richiede pazienza e perseveranza nel cammino verso quella ”piena unita”’. Il papa questa mattina ha dedicato la catechesi dell’ udienza generale alla Settimana di Preghiera per la Unità dei cristiani e ha ripercorso le tappe ecumeniche del 2008. ”L’unita’ e’ anzitutto un dono del Signore”, ha ricordato Benedetto XVI, secondo il quale ”solo uscendo da noi verso Cristo, solo nella relazione con Lui possiamo divenire realmente uniti”. 

Un anno di “incontri, dialoghi, e gesti di fraternità” per i quali rendere grazie a Dio “con gioia”.Un evento su tutti, la presenza e l’intervento di un Patriarca ortodosso ecumenico in un’assise episcopale cattolica, diventato realtà lo scorso ottobre attraverso le parole di Bartolomeo I al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. “La piena unità, ha detto il papa, è quindi connessa alla vita e alla missione stessa della Chiesa nel mondo. Essa deve vivere una unità che può derivare solo dalla sua unità con Cristo, con la sua trascendenza, quale segno che Cristo è la verità. E’ questa la nostra responsabilità: che sia visibile nel mondo il dono di una unità in virtù della quale si renda credibile la nostra fede. Per questo è importante che ogni comunità cristiana prenda consapevolezza dell’urgenza di operare in tutti i modi possibili per giungere a questo obiettivo grande”. L’ esigenza del rinnovamento ha spiegato il papa è possibile solo a una condizione, quella della “conversione del cuore”, ed ha aggiunto che la Chiesa cattolica “nella varietà delle situazioni, talvolta più positive e talora con maggiori difficoltà, si è sforzata di non venire mai meno all’impegno di compiere ogni sforzo tendente alla ricomposizione della piena unità. Le relazioni fra le Chiese e i dialoghi teologici hanno continuato a dare segni di convergenze spirituali incoraggianti”. Un ricordo anche del “fratello in Cristo” Alessio II, il papa ha detto di“restare in comunione” con coloro che si apprestano ad eleggerne il successore.

Dopo l’udienza e i saluti ai pellegrini – uno in particolare alle Suore Missionarie della Fede, impegnate nel Capitolo generale – il Pontefice, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, ha benedetto gli agnelli la cui lana sarà utilizzata per la tessitura dei “sacri palli”, le insegne onorifiche che Benedetto XVI imporrà ai nuovi arcivescovi metropoliti il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Quindi si è intrattenuto con la delegazione austriaca proveniente da Mariazell, che ha voluto insignirlo della cittadinanza onoraria, dopo averlo accolto nel settembre di due anni fa nell’antico Santuario mariano per gli 850 anni della fondazione. “Mariazell – ha detto il Papa ai presenti, ricordando con qualche sorriso l’intensa pioggia che accompagnò il suo pellegrinaggio nel 2007 – è molto più di un posto: è l’attualizzazione di storia viva di un pellegrinaggio della fede e della preghiera nei secoli”. Forse non riuscirò più a tornarci, ha soggiunto, ma “vive sempre in me”. E nei mieri ricordi – ha concluso – “torno sempre a fare una sosta a Mariazell, proprio perché sento come la Madre, qui, ci venga incontro e ci riunisca tutti”.

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