Dall’Azione Cattolica Italiana un invito ad essere ‘pellegrini di speranza’

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“I punti di riferimento essenziali per l’Azione Cattolica si riscontrano nel magistero della Chiesa, nella storia e nell’oggi associativo, nella rinnovata capacità di ‘leggere i segni dei tempi’. Consapevoli che il momento storico presente mostra elementi di forte complessità. Quando pensiamo alla pace, alla democrazia, allo sviluppo integrale della persona e alla cura della casa comune, ai diritti umani e alle disuguaglianze: abbiamo però innanzi, allo stesso tempo, un periodo favorevole a costruire nuovi cammini di fede e nuovi percorsi di santità popolare”.

Con queste parole il presidente nazionale dell’A.C.I, prof. Giuseppe Notarstefano, ha chiuso a Sacrofano i lavori del Convegno nazionale dei presidenti e assistenti unitari diocesani e delle Delegazioni regionali di Azione cattolica, invitando i presidenti diocesani a guardare a questo inizio di triennio associativo come ‘Pellegrini di Speranza’:

“Il che vuol dire essere donne e uomini che sanno accogliere con speranza questo tempo attraversato da guerre, contrapposizioni violente e insopportabili disuguaglianze economiche e sociali. Impegnandosi a dare spazio a una credibile e generativa ‘cultura dell’abbraccio’, che si rigenera nella fraternità e nella condivisione. E pone in atto gesti e segni di autentica e credibile vita comunitaria.

Persone dunque capaci di animare in profondità la vita. Suscitando e accompagnando i fratelli e le sorelle con uno stile evangelico, di testimonianza e di impegno, che si mette in gioco in modo ordinario e quotidiano, nei diversi ambienti e condizioni di vita”.

Quella presente a Sacrofano è anche un’Ac che ricorda a sé stessa ciò che è, attraverso le voci dei presidenti diocesani e i delegati regionali: un’associazione di persone che sanno misurarsi con le grandi questioni del tempo sì, ma che sanno fare tesoro anche delle piccole relazioni tessute dal basso. Insomma, un’associazione che costudisce la democrazia ad ogni livello della sua struttura organizzativa, come ha sottolineato il presidente nazionale:

“L’Azione cattolica, il suo essere, il suo cammino, è paradigma perfetto del Cammino sinodale. Il cammino di una Chiesa che si interroga sul suo stare nel mondo… Le ‘traiettorie sinodali’ di cui si discute in questi giorni, sono le traiettorie di impegno dell’Ac da sempre, dalla sua nascita. Non lo diciamo per vanto, ma per dire ancora una volta che noi siamo nella Chiesa e per la Chiesa. Consapevoli che la strada intrapresa dal Sinodo è solo all’inizio. L’inizio di una scala in salita. Che noi intendiamo percorre tutta con fiducia e speranza”.

E all’apertura dei lavori l’assistente generale Ac, mons. Claudio Giuliodori, aveva richiamato nell’omelia le parole di Francesco, pronunciate nello scorso aprile con la citazione di san Giovanni della Croce a non inorgoglirsi: “Anche gli apostoli hanno pensato che il regno di cui parlava il Signore aprisse le porte a ruoli di comando e di potere per cui cercavano di accaparrarsi quelli migliori e di maggiore prestigio, alla destra e alla sinistra del Re. Ma la regalità a cui il Signore fa riferimento è radicalmente diversa da quella che gli apostoli potevano immaginare. L’insegnamento di Gesù e i suoi gesti non lasciano margini per interpretazioni diverse o addomesticate”.

Ed è stato molto evidente il collegamento del tema triennale con il messaggio della Giornata missionaria: “Uniti a lui, tutto diventa possibile, anche affrontare i momenti più di difficili e le prove più grandi… Confidando nel Signore e nella sua grazia potremo certamente rispondere in modo efficace al suo invito che abbiamo scelto come prospettiva sfidante per il triennio: ‘Voi stessi date loro da magiare’.

Non l’avevamo previsto, ma è una concomitanza provvidenziale che oggi si celebri la Giornata Missionaria Mondiale, il cui tema è: ‘Andate e invitate al banchetto tutti’. Evidente e significativo il collegamento tra il tema del triennio, oggetto di questo Convegno, e quello della Giornata. I due temi si illuminano e si chiariscono reciprocamente. Concludo pertanto con l’invito a leggere il Messaggio come parte integrante delle riflessioni di questi giorni”.

Per questo mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e presidente della Commissione Cei per il laicato, ha richiamato agli associati la necessità di vivere da laici: “La vocazione genera e propone, chiama ad un legame vivo, alla comunione che si genera e cresce per la vocazione, per la continua e sempre nuova apertura alla presenza dell’altro… La consapevolezza di essere dei chiamati ci libererà da ogni paura, e ci suggerirà al momento, in ogni occasione ed in ogni situazione del tempo degli uomini ‘ciò che bisogna dire’ e cosa o come poter fare per annunziare il Cristo, per condividere con i fratelli la carità, la grazia della vocazione.

Perciò, non abbiamo timore. Viviamo intensamente la consapevolezza di essere chiamati dal Signore a conoscere e vivere la sua misericordia e, come spezziamo e condividiamo il pane della vita, così il nostro vero apostolato sia il testimoniare e donare al mondo, ad ogni uomo e donna di questo tempo, la fiducia nella presenza del Dio che chiama a vivere con Lui”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

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