Papa Francesco: appello per l’unità tra i cristiani
“Io ho dato loro la stessa gloria che tu hai dato a me (Gv 17,22). Queste parole della preghiera di Gesù prima della Passione, si possono riferire in modo eminente ai martiri, glorificati per la testimonianza resa a Cristo. In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa. Possano questi Martiri rafforzare la nostra certezza che, avvicinandoci a Cristo, ci avviciniamo gli uni agli altri, sostenuti dalla preghiera di tutti i santi delle nostre Chiese, già perfettamente uniti dalla loro partecipazione al Mistero pasquale”.
Nella memoria liturgica di papa san Giovanni XXIII, che avviò il Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962, papa Francesco ha invitato all’unità tra le confessioni cristiane senza pronunciare quest’omelia, che è stata consegnata ai padri sinodali alla conclusione della veglia ecumenica animata dalla Comunità di Taizé nella piazza dei Protomartiri in Vaticano, insieme ai partecipanti al Sinodo ed ai fratelli e sorelle delle altre Chiese.
Ed ha ricordato che unità dei cristiani e sinodalità sono collegate: “In entrambi i processi, si tratta non tanto di costruire qualcosa quanto di accogliere e far fruttare il dono che già abbiamo ricevuto. E come si presenta il dono dell’unità? L’esperienza sinodale ci aiuta a scoprirne alcuni aspetti.
L’unità è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Come non sappiamo in anticipo quale sarà l’esito del Sinodo, così non sappiamo esattamente come sarà l’unità a cui siamo chiamati. Il Vangelo ci dice che Gesù, in quella sua grande preghiera, ‘alzò gli occhi al cielo’: l’unità non è innanzitutto un frutto della terra, ma del Cielo”.
Quindi per raggiungere l’unità è necessario un cammino, come è stato scritto nel decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis Redintegratio’: “Un altro insegnamento che viene dal processo sinodale è che l’unità è un cammino: matura nel movimento, strada facendo. Cresce nel servizio reciproco, nel dialogo della vita, nella collaborazione di tutti i cristiani che ‘fa emergere più chiaramente il volto di Cristo servitore’.
Ma dobbiamo camminare secondo lo Spirito; o, come dice Sant’Ireneo, come tôn adelphôn synodía, ‘una carovana di fratelli’. L’unione tra i cristiani cresce e matura nel comune pellegrinaggio ‘al ritmo di Dio’, come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto”.
Il terzo insegnamento riguarda l’unità come armonia: “Il Sinodo ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della Chiesa nella varietà dei suoi volti. Così l’unità non è uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi. L’unità dei cristiani è armonia nella diversità dei carismi suscitati dallo Spirito per l’edificazione di tutti i cristiani. L’armonia è la via dello Spirito, perché Egli stesso, come dice San Basilio, è armonia. Noi abbiamo bisogno di percorrere il sentiero dell’unità in virtù del nostro amore per Cristo e per tutte le persone che siamo chiamati a servire”.
Ma l’unità dei cristiani può essere ‘raggiunta’ attraverso la testimonianza: “Questa era la convinzione dei Padri conciliari nell’affermare che la nostra divisione ‘è di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura’. Il movimento ecumenico è nato dal desiderio di testimoniare insieme, con gli altri e non lontano gli uni dagli altri, o peggio ancora gli uni contro gli altri”.
Ed ha ricordato i martiri: “In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore”.
Infine ha ricordato lo ‘scandalo’ della divisione tra i cristiani: “Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Questo Sinodo è un’opportunità per fare meglio, superando i muri che ancora esistono tra noi.
Concentriamoci sul terreno comune del nostro comune Battesimo, che ci spinge a diventare discepoli missionari di Cristo, con una comune missione. Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione”.
(Foto: Santa Sede)