63° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya. Agnes

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.10.2024 – Vik van Brantegem] – Proseguiamo il racconto del 63° viaggio di solidarietà e speranza in Kenya, dal tema Se vuoi essere primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano cammina insieme, che Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina ha iniziato giovedì 26 settembre, dopo l’intervento chirurgico del 6 settembre 2024 [QUI]. Oggi riportiamo il Report 63/6 – Agnes: la forza del sorriso, la storia di valore del prossimo libretto #VoltoDiSperanza N. 49.
Il 4 ottobre Don Gigi ha scritto: “Sarà duro e difficile lasciare l’Africa al termine di questo soggiorno e se la lascerò sarà soltanto per tornarci ancora il prossimo anno con progetti bellissimi, come quello di un pozzo nel villaggio di Msabaha”. Ieri 9 ottobre, Don Gigi e Blanca hanno lasciato il Kenya, e l’arrivo all’aeroporto di Orio al Serio è previsto per oggi alle ore 12.15. Poi, alle ore 18.00 Don Gigi celebra la Santa Messa in duomo a Bergamo e domani 11 ottobre alle ore 18.00 la Santa Messa di “ringraziamento viaggio” al Santuario Madonna dei Campi di Stezzano.
Lasciando il Kenya, Don Gigi ha inviato le foto e il commovente video della cura della manina del bambino Ruwa Kingi, che riporteremo in un successivo articolo. Immagini di una bella speranza che tocca il cuore e spinge ad un gesto di carità. Dalla cura della manina di Ruwa Kingi riparte il #AnastasiaProgram2024.
Il 29 settembre abbiamo riportato il Report 63/2 – Il #AnastasiaProgram2024 riparte alla grande [QUI], con il racconto della visita di Don Gigi e Blanca alla bambina Anastasia, che è all’origine del #AnastasiaProgram2023 dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus. Per raggiungere 416 bambini con il #AnastasiaProgram2024 in Kenya occorrono 5.000 euro. Ripetiamo la nostra domanda con insistenza: chi aiuterà Don Gigi a raggiungere l’obiettivo?
Il 28 settembre 2024 abbiamo riportato il Report 63/1 – I miei tre Papi ed un Indiana Jones di Valentina Alazraki [QUI]. Inviato da Dubai, in viaggio verso il Kenya, con la trascrizione dell’articolo pubblicato sul mensile Donne Chiesa Mondo de L’Osservatore Romano, “Il prete che vorrei”. Era il primo report – con un contenuto inconsueto, ma altamente significativo e commovente – del viaggio che Don Gigi ha svolto con un programma intenso in Kenya fino a ieri 9 ottobre.
Il 2 ottobre abbiamo pubblicato il Report 63/3 – L’anello di ematite [QUI]: “Dio ha mandato il suo angelo e mi ha consacrato nuovamente e totalmente a sé per i più poveri e per gli ultimi nel lavoro della nostra Fondazione”.
La mattina del 4 ottobre abbiamo riportato il Report 63/4 – Il cuore dei bambini [QUI], che Don Gigi ha inviato, con un testo di Maria Blanca Casillas Sillo, membro dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus: “In questi primi giorni di viaggio, nella mia prima volta in Africa, quello che più mi ha impressionato è stato il cuore dei bambini”. Poi, nel pomeriggio del 4 ottobre abbiamo riportato il Report 63/5 – Garissa inaugurazione impianto idraulico con 2 cisterne da 10.000 litri di acqua [QUI], in cui Don Gigi ha raccontato come in Kenya a Garissa, la Fondazione Santina Onlus ha inaugurato l’impianto idraulico nella scuola cattolica Saint Mary con 800 alunni.
Non vi era giorno migliore che questo per inaugurare un’opera per i poveri, perché era la festa di San Francesco, che, dopo una spensierata gioventù, ad Assisi in Umbria si convertì ad una vita evangelica, per servire Gesù Cristo che aveva incontrato in particolare nei poveri e nei diseredati, facendosi egli stesso povero. Unì a sé in comunità i Frati Minori. A tutti, itinerando, predicò l’amore di Dio, fino anche in Terra Santa, cercando nelle sue parole come nelle azioni la perfetta sequela di Cristo, e volle morire sulla nuda terra. Era sette secoli fa.

Report 63/6 – Agnes: la forza del sorriso
Incontro a Madogo Agnes, con il suo dolcissimo sorriso. È una donna di 41 anni molto carina, ma quello che mi colpisce subito è il suo pulito sorriso. È minutina, il volto è solare e noto sulla fronte, nella parte sinistra, una cicatrice…
Fa molto caldo e la stanchezza si fa sentire, ma l’incontro con questa persona ha la capacità di farmi dimenticare la stanchezza, anche se gli appunti che prendo a mano sono molto sgrammaticati, ma mentre li trascrivo in questo report sono molto lineari e chiari. Scrivere “a caldo” conferisce allo scritto sgrammaticato più forza, la forza di trascrivere un vissuto in cui si è ancora contemporanei e nel quale ancora si vive.
Agnes parla perfettamente inglese e comunque Jimmy rimane con me e mi assiste nella comprensione. Ormai sono diversi i volti di speranza che abbiamo elaborato insieme qui in Kenya. Mi rivolgo alla donna: “Agnes, parlami un po’ di te, vorremmo mettere la tua storia come una storia di speranza in un nostro prossimo libro. Suor Anna mi hai detto che hai una storia di valore e sono felice di ascoltarti”.
La donna timidamente inizia a parlare: “Gigi, se la mia vicenda abbia qualche valore non so, ma se può fare bene a qualcuno sono contenta di raccontarla. Sono una donna sposata, anche se ora sono separata. Ho quarantun anni ed ho tre figli, si chiamano Prince, il primo maschio, che oggi ha quindici anni. Poi viene una bambina di otto anni di nome Precius. Ed infine un altro maschietto, di nome Bension, che ha sette anni. Adoro i miei figli e per loro darei la vita”.
Guardo la giovane donna negli occhi e li vedo neri e pieni di luce. Basterebbero quegli occhi per dire che sta dicendo la verità più grande di tutta la sua vita! “Agnes, dimmi chi è tuo marito?” Gli occhi della donna si spengono alla mia domanda e mi rendo conto che forse ho toccato un tasto sbagliato e cambio domanda: “Scusa prima vorrei sapere cosa fai!”
Agnes riacquista forza e accenna ad un sorriso per ringraziarmi di aver cambiato argomento… “Io ero un’assistente sociale ed avevo un buon lavoro, ma con la recente alluvione di maggio 2024 ho perso casa e lavoro, ora vivo di lavori occasionali in una stanza offertami dal comune. Non ho mai perso la speranza in Dio, ma certo non è un periodo facile della mia vita, anzi Gigi è il periodo peggiore della mia vita. Anni fa ho perso i miei genitori e sono completamente sola! Ma… la preghiera mi aiuta molto…”.
Tace e vedo i suoi dolci occhi velarsi di lacrime, inghiotte e preso un lungo respiro inizia a parlare con voce più forte: “Mio marito si chiama David ha 47 anni ed è un infermiere professionale caposala in ospedale. In quell’ospedale ha una posizione di potere nei confronti degli altri colleghi e a suo piacimento li può spostare dove vuole, in cambio di ‘favori e privilegi’. In una sola parola, è un infermiere corrotto e con il suo potere compera un po’ tutto, tranne me!”
Le ultime parole pronunciate hanno la forza di una leonessa di questa savana, forte, asciutta e sicura di sé. “La nostra relazione sentimentale inizio ad andare male alla nascita di Bension: sembrava stufo dei figli e ogni loro parola lo importunava. Giungeva anche a picchiare i più grandi ed a gridare come un ossesso contro il neonato. La cosa che lo sconvolgeva era il mio sorriso. Non riusciva a spegnerlo ed in quel sorriso i miei bambini trovavano forza! Quando li picchiava correvano da me, anche il più grande di 15 anni e io li accoglievo tra le mie braccia, stringendomi forte forte a loro. Poi davo a loro un bicchiere di acqua e li calmavo nei loro dolori. Un giorno Precius, la mia piccola di otto anni, prese un forte ceffone da lui, corse da me e mentre piangeva disperata mi gridava: ‘Mamma, non smettere di sorridere, mamma non smettere di sorridere, mamma non smettere di sorridere!’ Quella frase forse è stata la più bella frase che ho sentito nella mia vita. Giuro a lei che avrei sempre sempre sempre sorriso. Mio marito sente il mio solenne giuramento, mi strappa la figlia dalle braccia e minaccioso mi dice: ‘Te lo tolgo io il sorriso dal volto, ti tolgo io questo stupido sorriso, questo sorriso di merda!’ Mi spaventa, la bimba mi guarda, io continuo a sorridere con la paura nel cuore. David si toglie la cintura e sta per avventarsi su di me, sono vicino alla porta, la spalancò e fuggo fuori, lui mi rincorre e con tutta forza sbatto la testa contro l’angolo di un muro e cado per terra piena di sangue. Ho una vistosa ferita sulla fronte. Lui mi raggiunge e, forse pacato dalla botta che ho ricevuto e dal sangue che sta uscendo mi fissa, fissa il mio volto insanguinato e con una incredibile cattiveria mi dice: ‘Anche con il viso pieno di sangue non riesci a smettere di sorridere?’ Non si accorge che alle sue spalle in pianto vi era Precius, che con il volto in lacrime scrutava il mio viso. Guardandola non sento più il dolore, non vedo più mio marito, ma solo lei! Lui se ne va con passo lento dicendo con saccenza fredda: ‘Non è nulla, è una ferita superficiale!’ Mentre dice così, non si rende conto che le sue parole sono un punteruolo che trafiggono il mio cuore. La mia piccola prende il suo fazzoletto e lentamente tenta di asciugare il mio sangue. Io continuo a sorridere e lei implacabile mi sorride e mi dice: ‘Sapevo che il papà non ti poteva togliere il sorriso, ora ne sono certa”. Lentamente bacia la mia ferita. La guardo e a mia volta tolgo dalle mie labbra il suo sangue ed insieme… continuiamo a sorridere!”
Con Jimmy ci fissiamo intensamente e in modo disgustato condividiamo la forte critica al padre David. Agnes è in silenzio, sono schifato dal comportamento machista dell’idiota infermiere. Lentamente accarezzo una guancia di Agnese e lei mi guarda intensamente con il sorriso con cui era giunta: “Hai un sorriso meraviglioso. Ha ragione la tua bimba di chiederti di non perderlo mai neppure davanti alle disgrazie della vita”.
Agnes mi risponde: “Gigi, di disgrazie ne ho avute tante recentemente e non so da dove cominciare il mio racconto. Comunque ci provo: le cose non andavano bene tra me e David ed un giorno lui non è più ritornato; è andato a vivere vicino a suoi colleghi tutti corrotti ed alle sue dipendenze. Con i bambini di quando in quando lo visitavamo. In casa sembrava giunta la pace e l’armonia, un clima pieno di sorrisi e di distensione. I miei figli erano meno nervosi e più sereni, io tornavo dal lavoro con la gioia nel cuore di vedere i miei piccoli. Finché lo scorso marzo qui nella regione di Garissa è giunta una terribile alluvione e la mia casa è stata spazzata via. Ci siamo salvati per miracolo, ma dove dormire? Pensai che momentaneamente potevo lasciarli in custodia a David mettendomi a cercare una abitazione per tutti quattro… Vado all’incontro con lui insieme ai bambini e lui cosa mi dice: ‘Nonostante l’alluvione hai ancora quel maledetto sorriso sulle labbra e ti presenti da me?’ Sprezzante per umiliarmi sorride e mi dice: ‘Sono io adesso ad avere il sorriso sulle labbra’. I miei figli distolgono lo sguardo dal padre e lo concentrano su di me, e io gli sorrido silenziosa e fiera… e loro si sentono meglio. Mio marito accetta di tenere i figli per un certo periodo. Lascio i figli a lui e mi metto a cercare una casa, ma il giorno dopo mi presento al lavoro, anche i locali degli uffici sono distrutti!”
Interrompo la donna e dico: “Cavolo, non sapevo di questo disastro, anche se Suor Josephine me ne aveva brevemente parlato!” Jimmy mi mostra su Google le immagini: assomigliano alle immagini di Acapulco devastata dall’uragano.
La donna riprende il suo racconto: “Non potevo neppure entrare nel lungo di lavoro, mi attendeva la responsabile con una triste notizia: ‘Agnes, in seguito a questa devastazione anche il tuo lavoro finisce, non possiamo più darti da lavorare! Mi sento mancare… cosa farò ora? Mentre ritorno a casa entro in chiesa e mi inginocchio in preghiera. Inspiegabilmente entra in me una grande pace e forte nelle orecchie del cuore sento: mamma non perdere mai il tuo sorriso, mamma non perdere mai il tuo sorriso! Esco dalla chiesa più serena e determinata: Dio non si può dimenticare di noi”.
“Cavolo! Rispondo io anche questo non ci voleva”. Mi colpisce ancora l’ostinato sorriso di Agnes e le dico: “Ma dammi il segreto del tuo ‘granitico sorriso”. Lei mi fissa e con molta forza mi dice queste meravigliose parole: “Tra tutte le persone care, caro Don Gigi, caro ti sia solo Gesù, tutti gli altri li devi amare a causa sua. Gesù invece lo devi amare per sé stesso. Gesù Cristo è il solo che troviamo buono e fedele più di ogni altro amico. Lui solo dobbiamo amare di amore totale. Gigi non desiderare di essere amato ed apprezzato per te stesso, poiché spetta solo a Gesù. Non volere che uno si lasci prendere nel suo cuore tutto da te, né lasciarti tutto prendere tu dall’amore di chicchessia: tu appartieni solo a Dio!”
Queste parole sono come una frustata sulla schiena che strappa la pelle, come un coltellata, come una bastonata sul mio cuore! Sono di una potenza inaudita, che mi riducono all’essenziale che gridano autenticità alla mia vita. Agnes con il suo disarmante sorriso mi ha messo a nudo, ha colto la mia fragilità e come una medicina mi regala queste parole che sono al centro di questo libro. Io non voglio essere il primo nella vita e non voglio correre da solo, voglio invece andare lontano e per fare questo devo camminare insieme a Gesù!
Chiedo scusa ad Agnese ed esco. Il caldo dei 43 °C di questa regione africana vicino alla Somalia si fa sentire. Respiro forte e asciugo le lacrime di commozione per le parole formidabili… di questa ultima arrivata nella mia vita, che con semplici parole è stata capace di torturare il mio io e ridurlo in polvere nel nome di Gesù! Che fede ha questa donna. Siamo appena tornati dall’Università di Garissa, dove il 2 aprile 2015 sono stati uccisi 148 ragazzi Cristiani, solo per il fatto di essere tali. Adesso nel colloquio con Agnes ho capito perché sono morti. La loro granitica fede scommetto ha regalato loro un sorriso nel momento della morte. A Madogo ieri pomeriggio sono stati uccisi quattro uomini per lotte tribali. La paura la sentiamo, ma siamo convinti che la fede di Agnes ci protegge in questi giorni trascorsi tra le capanne povere.
Rientro in casa e la mia Agnes mi attende: “Don Gigi, il brutto della mia storia la devi ancora ascoltare”. Mi dispongo comodo e cerco di non perdere nessuno dettaglio di quanto la donna mi sta per raccontare: “Dopo alcuni giorni che i miei figli vivono da David, gli insegnanti di questa scuola Cattolica nella quale avete costruito il sistema idraulico con le due grandi cisterne, mi chiamano: “Agnes, perché i tuoi figli da tre giorni non vengono a scuola?” Rispondo che avendo distrutto la casa dormono provvisoriamente in casa del padre. Mi precipitò a chiamare, ma il telefono è staccato, richiamo la scuola ed anche gli insegnanti provano a chiamare ma non rispondono. Cosa fare? Chiamo i vicini di casa di David, i quali mi rispondono terrorizzati e sconcertati: ‘I tuoi tre figli sono chiusi in casa da tre giorni, piangono, si lamentano, ma non sappiamo cosa fare. Se David viene a sapere che ti abbiamo chiamato, ci fa trasferire lontano da casa. Ti prego Agnes, non dire nulla a lui di noi!’ Corro dalla polizia e racconto il fatto, il direttore generale chiama il comandante locale e mi dice di andare al comando che mi stanno attendendo. Nel frattempo la polizia raggiunge David e lo portano a casa. La scena che mi si presenta è terrificante. Lui arriva davanti alla porta della sua casa scorato da due poliziotti. Io sono già lì con altri due agenti. Quel demonio apre la porta mi fissa con uno sguardo gelido e con il solito sorriso sprezzante. I tre miei figli mi corrono incontro in pianto e Prince mi dice: ‘Mamma da tre giorni siamo reclusi, senza cibo e acqua, i vicini facevano finta di non sentirci eppure ci vedevano da fuori… portaci via da qui, da questa prigione, da questa stanza squallida, da questo inferno: non voglio più incontrare, ne vedere questo idiota!’ Mentre dice queste parole, si rivolge al padre già in manette… Lo abbraccio forte e lo stringo a me. Poi è il turno di Bension ed infine della mia Precius. La piccola mi abbraccia forte e mi sussurra all’orecchio: ‘Mamma sei stata brava, anche in questo momento il papà non è riuscito a toglierti il sorriso…’ In silenzio la tolgo dalle mia braccia, vado verso mio marito incatenato e gli do un bacio sussurrando al suo orecchio: ‘Vedi, neppure questa volta sei riuscito a togliermi il sorriso’ e gli regalo un mio ultimo sereno sorriso. Lui scoppia in pianto e viene portato in prigione dove ora si trova. Io mi allontano con i miei tre figli per una stanza che amici ci hanno messo a disposizione dopo aver sentito la nostra terribile storia“.
Sia io che Jimmy siamo commossi. Il tempo ormai è finito e con molta venerazione accompagno Agnes alla porta. La guardo e nuovamente il suo sorriso pulito mi incanta. La saluto brevemente: “Grazie Agnes, saluta i tuoi figli e di loro che la prossima volta che vengo li voglio conoscere… e grazie perché mi hai insegnato che quando la vita ti dà mille ragioni per piangere, mi hai dimostrato che hai mille ed una ragione per sorridere e quella ragione è Gesù!”
I libretti della serie #VoltiDiSperanza su Amazon stanno andando alla grande. In pochi giorni l’ultimo libretto N.48 Daniel [QUI] ha venduto un discreto numero di copie ed era in distribuzione da solo due settimane, praticamente la settimana prima della partenza di Don Gigi per il Kenya.

«La vita di Daniel in Perù e un libro di speranza – IL PROGETTO. Storie dal lontano Perù, al piccolo Daniel è dedicato il nuovo libro della collana Volti di Speranza della Fondazione Santina di Monsignor Luigi Ginami. E commuove l’incontro con una detenuta in carcere.

Lo ha visto tra le fessure di legno di una baracca, in una strada sterrata in Perù, a Puerto Maldonado in Amazzonia. Un villaggio inesistente, quattro case e una povertà incredibile. Daniel, figlio di Milagros, era a casa da solo: a tre anni, ha guardato Monsignor Luigi Ginami dalle fessure della sua catapecchia e non ha detto nulla. “Era solo, quello sguardo di solitudine e povertà è diventato sguardo di speranza – ricorda Don Gigi, come preferisce farsi chiamare -: a lui è dedicato il nuovo libro della collana Volti di Speranza della Fondazione Santina”» (L’Eco di Bergamo, 8 ottobre 2024 [QUI]).
